(Da: CR News, Ottobre 2006-Gennaio 2007, Volume XI, n.6-9)
Rev. Angus Stewart
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L’idea chiave in I Corinzi 7:17-24 è quella di chiamata. Forme del verbo “chiamare” sono qui usate otto volte ed il sostantivo “chiamata” una volta: “Che ognuno dimori nella stessa chiamata in cui fu chiamato” (20). Vi sono due significati di “chiamare” o “chiamata,” sia in italiano che in greco. Una è la “chiamata efficace,” un’opera della grazia di Dio. L’altra è la propria “vocazione,” un’opera della provvidenza di Dio. Entrambe queste chiamate, la chiamata efficace e la vocazione, giungono agli eletti nell’amore di Dio in Gesù Cristo. Ma di quali di queste si parla nelle nove istanze nel nostro testo? Entrambi sono incluse al verso 20: “Che ognuno dimori nella stessa chiamata [vocazione] in cui fu chiamato [chiamata efficace].” A volte essa è vocazione; a volte è la chiamata efficace, a volte non è molto chiaro, perché le due idee qui sono strettamente correlate. Ciò è indicato dalla stessa parola “chiamata” usata con quattro significati. Inoltre entrambe le parole, in modi differenti, esprimono la sovranità di Dio su noi e l’amore di Dio per noi. Dunque sia la nostra chiamata efficace che la nostra vocazione servono la nostra salvezza.
Dovremmo notare la struttura basilare di I Corinzi 7:17-24. Avrete bisogno qui di aprire le vostre Bibbie. E’ affermato il principio: “Ma come Dio ha distribuito ad ognuno, come il Signore ha chiamato ognuno, così cammini. E così ordino in tutte le chiese” (17). Il principio è applicato alla situazione n. 1: circoncisione o in circoncisione (18-19). Il principio è riaffermato con parole differenti (20) ed applicato alla situazione n. 2: schiavi o liberi (21-23). Infine, il principio è di nuovo stabilito: “Fratelli, che ognuno, lì dove è chiamato, dimori con Dio” (24).
Consideriamo, a turno, la chiamata efficace (in questo articolo) e poi la vocazione (nel prossimo). La chiamata efficace è la potente parola di Dio al cuore del peccatore eletto che lo trasla dalle tenebre nella Sua luce meravigliosa. La chiamata efficace ha due aspetti: la proclamazione esterna del vero vangelo della grazia di Dio e l’operazione interna dello Spirito Santo che opera potentemente mediante la parola predicata così che il peccatore eletto viene a Cristo in fede.
La chiamata efficace è una, perché la predicazione esterna e l’operazione interna dello Spirito sono due aspetti della sola chiamata degli eletti. Noi distinguiamo i due elementi ma non li separiamo. Essa è graziosa, provenendo dall’eterno amore di Dio che seriamente desidera la nostra salvezza. Essa è particolare perché giunge agli eletti soltanto, perché “coloro che ha predestinato, li ha anche chiamati” (Romani 8:30). E’ anche irresistibile, effettuando la salvezza di tutti coloro “scelti” in Cristo “prima della fondazione del mondo” (Efesini 1:4), portandoci infallibilmente in gloria.
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I Corinzi 7:17-24 sottolinea che la chiamata efficace giunge ad uomini e donne nella loro chiamata o vocazione terrena. Dio non soltanto determina chi chiamare ma anche quando ed in quali circostanze chiamare ogni peccatore eletto a salvezza. Dunque la chiamata efficace di Dio (grazia) giunge al peccatore eletto nella sua vocazione terrena (provvidenza). In entrambe la chiamata celeste e la nostra chiamata terrena, Jehovah è assolutamente sovrano (cf. “come Dio ha distribuito ad ognuno” [17]).
Si consideri la venuta di Paolo per predicare il vangelo a Corinto. Dio ha molte persone elette lì (Atti 18:10) e, nella Sua sovrana provvidenza, il Suo popolo si trova in varie vocazioni. Alcuni sono schiavi, altri sono proseliti, uno è una donna sposata con quattro bambini, uno è un ramaio, un altro è un single nel concilio cittadino, etc. La chiamata efficace di Dio giunge a queste persone nelle loro rispettive chiamate. Perché Dio non soltanto chiama peccatori eletti, ma Egli li chiama come madri o contadini o Gentili o schiavi, etc. In tutto questo, Egli sta adempiendo il Suo proposito nel radunare una chiesa cattolica o universale come il corpo di Gesù Cristo.
Paolo cita come suo primo esempio la circoncisione, il segno della più grande distinzione tra le nazioni, quella tra Giudei e Gentili (I Corinzi 7:18-19). La circoncisione, ovviamente, è la rimozione del prepuzio dei maschi Ebrei (nell’ottavo giorno dopo la nascita) o dei maschi Gentili convertiti. Il vangelo in Corinto convertì Giudei circoncisi, Gentili proseliti e Gentili incirconcisi. I Gentili incirconcisi avrebbero potuto pensare che si sarebbero dovuti circoncidere. Ciò mostrerebbe che non erano più pagani ed avrebbe compiaciuto i Giudaizzanti, che insegnavano che la circoncisione è necessaria per la salvezza. Quelli circoncisi avrebbero potuto ritenere che loro dovevano divenire incirconcisi. Non avevano la maggior parte dei Giudei circoncisi rigettato il Messia? Non è vero che il battesimo rimpiazzò la circoncisione?
Cosa dice l’apostolo? “E’ qualcuno chiamato essendo circonciso? non divenga incirconciso. E’ qualcuno chiamato nell’incirconcisione? Non sia circonciso” (18). Perché i santi non dovrebbero circoncidersi o incirconcidersi? “La circoncisione non è nulla, e l’incirconcisione non è nulla” (19). Qual è allora la cosa importante? “osservare … i comandamenti di Dio” (19). In Cristo, come Paolo spiega in Galati, “né la circoncisione è di alcun profitto, né l’incirconcisione,” ma “una nuova creatura” (6:15) o “la fede che opera mediante l’amore” (5:6). Dal momento che la circoncisione non è nulla, né vantaggiosa né peccaminosa, “che ogni uomo rimanga nella medesima chiamata in cui egli fu [efficacemente] chiamato” (I Corinzi 7:20).
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Nell’articolo precedente abbiamo considerato la chiamata dei Cristiani che sono circoncisi o incirconcisi (I Corinzi 7:18-19). In questo articolo ci volgiamo ai credenti che sono “servi,” letteralmente “schiavi,” quelli che si trovano nelle più degradanti e ristrette delle vocazioni (21-23).
Notate che lo Spirito Santo non dice: “Schiavi Cristiani, insorgete contro i vostri padroni! La schiavitù è di per sé peccaminosa, il nuovo ordine è giunto, scrollatevi di dosso ogni schiavitù ed unitevi per i diritti degli schiavi!” Al contrario, noi leggiamo: “non ve ne curate” (21). “Non preoccupatevi o affrettate o tramate la vostra fuga, come se essere uno schiavo è assolutamente insopportabile ed incoerente con la vita Cristiana!” Perché? “Perché colui che è chiamato nel Signore, essendo un servo, è il libero del Signore, similmente anche colui che è chiamato, essendo libero, è lo schiavo di Cristo” (22). Uno schiavo Cristiano è l’uomo libero di Cristo, libero da Satana, dal peccato e dall’inferno. Egli è libero di servire Dio in Cristo, perché egli conosce la verità e la verità lo ha reso libero (Giovanni 8:32). Anche se fisicamente egli è uno schiavo, spiritualmente ha la più grande libertà nel mondo. Dunque non essere ansioso perché sei uno schiavo (I Corinzi 7:21)! Soltanto il vangelo può giungere con un’etica come questa!
D’altro canto, un Cristiano che è un libero cittadino (come la maggior parte dei lettori delle News) è lo schiavo di Cristo (22). Perché noi non siamo nostri ma apparteniamo a Gesù Cristo, per fare ciò che Egli ci richiede. Il nostro padrone non è un tiranno, Egli è buono e grazioso con noi.
Forse ciò implica che se un uomo è uno schiavo quando egli è efficacemente chiamato deve rimanere così tutta la sua vita? “Ma se puoi essere reso libero, piuttosto usalo” (21). Vi sono vari modi in cui uno schiavo può essere reso libero: dalla volontà e testamento del suo padrone, coll’essere comprato con denaro (suo o dei suoi amici), come una redarguizione per un servizio fedele, etc. L’apostolo non dice meramente ad uno schiavo Cristiano “prenditi” la tua libertà ma “usa” questa libertà (24). Usa la tua più grande libertà per il servizio di Gesù Cristo e non meramente per il tuo proprio piacere.
Qualsiasi sia la tua vocazione, credente, tu sei “comprato a prezzo,” il sangue di Cristo (23). Quindi, “non siate … schiavi degli uomini” (23), come “per piacere agli uomini,” non lavorare meramente per soddisfare il tuo capo ma servi il Signore con semplicità di cuore (Colossesi 3:22). Rigetta la sapienza mondana dei non credenti che afferma che la libertà terrestre è la cosa principale. Piuttosto, considera tutte le cose, inclusa la tua vocazione, alla luce della tua chiamata efficace e redenzione in Cristo e della tua libertà spirituale in Lui. Noi dobbiamo pensare in questo modo in tutte le nostre circostanze, perfino se noi siamo schiavi terreni e siamo trattati molto male. Ciò glorifica Dio Onnipotente e ci mette in grado di perseverare in tutte le nostre difficoltà, specialmente nei nostro luoghi di lavoro, anche se pochissimi tra noi soffrono nel grado degli schiavi Cristiani di I Pietro 2:18-25.
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E dunque in che modo I Corinzi 7:17-24 si applica alle vocazioni diverse da quella di uno schiavo? Forse la chiamata efficace ti è giunta come un bambino che va a scuola, o forse sei una moglie e madre o lavori fuori casa, principalmente con le tue mani o con la testa. La regola generale è stare nella situazione in cui fosti efficacemente chiamato: “Fratelli, che ognuno dimori con Dio dove è stato chiamato” (24). Ovviamente vi sono eccezioni. I bambini che vanno a scuola crescono. La tua salute potrebbe forzarti a cambiare lavoro o perfino ad andare in pensione. Forse il tuo lavoro precedente alla tua conversione era peccaminoso (e.g., come spacciatore o prostituta) o includeva essere al lavoro nel Giorno del Signore e non per opere di necessità o misericordia.
Perché rimanere nella vocazione in cui fosti chiamato è la regola generale (17, 20, 24)? Perché aiuterà a preservare l’ordine civile, in opposizione allo spettacolo di tutti i nuovi credenti che cerchino immediatamente dei nuovi lavori. In questo modo il credente testimonia alla grazia di Cristo nella sua precedente stazione. Anche la cattolicità della chiesa è servita in modo migliore dal pio cammino dei santi nelle loro varie vocazioni (e non lasciandoli tutti a lavorare in uno o due settori). Inoltre, ciò mostra che la contentezza Cristiana non si fonda sulle circostanze esterne favorevoli (specialmente sul proprio impiego) ma sulla fede nella bontà e provvidenza di Dio.
Vi sono anche occasioni in cui non soltanto è moralmente neutrale ma anche spiritualmente benefico cambiare lavoro. Il testo stesso suggerisce questo, se ciò ti pone nella condizione di servire meglio il Signore (21) e di osservare i Suoi comandamenti (19).
Tutto ciò si applica al celibato e matrimonio Cristiano, il soggetto di I Corinzi 7. Diciamo che sei una persona sposata e sei chiamato efficacemente in questa condizione. Devi lasciare la tua sposa non credente? “Che ognuno dimori nella stessa chiamata in cui è stato chiamato” (20). Servi Dio in questa difficile situazione (12-16; cf. I Pietro 3:1-6). Se sei single quando sei convertito, puoi usare la tua maggiore libertà per servire il Signore (I Corinzi 7:32, 34), e quindi rimani così (1, 8). Ma se tu “ardi,” dovresti sposarti (9). Qualsiasi sia il tuo status coniugale, tu hai una chiamata. Credi nella sovrana ordinazione di Dio per te e sii contento, perché tutte le cose operano insieme per il bene per il tuo bene (Romani 8:28). L’intero insegnamento di I Corinzi 7—la bontà del celibato (1, 8), il dovere del sesso nel matrimonio (3-5), no al risposalizio mentre il proprio sposo è ancora in vita (10-11, 19), no alla diserzione come base per il divorzio (15), etc.—è “ordinato” dalla Scrittura apostolica per “tutte le chiese” in ogni tempo (17). Ciò include la perseveranza e la contentezza nelle nostre vocazioni, mentre viviamo in comunione col Signore: “Fratelli, che ognuno dimori con Dio dove è stato chiamato” (24).