Ron Hanko
Un aspetto molto importante dell’unità della chiesa è la sua unità nell’Antico e nel Nuovo Testamento, che significa che Israele è la chiesa dell’Antico Testamento, e che la chiesa del Nuovo Testamento è il vero Israele di Dio. Sembra che pochi vedono questo, tuttavia la Bibbia è chiara a riguardo.
Che Israele è la chiesa e la chiesa è Israele sta alla radice di una difesa del battesimo degli infanti (una sola chiesa, e quindi un solo patto ed un solo segno del patto). Similmente, questa comprensione è essenziale nell’evitare gli errori del dispensazionalismo, l’insegnamento che Israele e la chiesa sono due entità interamente differenti ed hanno due futuri differenti.
Atti 7:38 ci mostra chiaramente che Israele e la chiesa sono uno. Lì Israele è chiamato “la chiesa nel deserto,” e viene usata la parola usuale neotestamentaria per indicare la chiesa, ovvero “ekklesia.”
Filippesi 3:3 è un’ulteriore prova. Lì Paolo, parlando ad una chiesa Gentile, dice “perché noi siamo la circoncisione, che adoriamo Dio nello spirito, e gioiamo in Cristo Gesù, e non poniamo fiducia nella carne” (vedasi anche Romani 3:28-29; Galati 3:29). Tutti coloro che adorano Dio in spirito e nell’amore del nostro Signore Gesù sono i veri Giudei, l’Israele di Dio.
Per quanto riguarda la Bibbia, essere un vero Giudeo non ha niente a che fare con la discendenza fisica da Abraamo, cioè, con la propria genealogia e nascita naturale. Per quanto riguarda questo, la Bibbia dice: “Dio è capace da queste pietre di far sorgere dei figli ad Abraamo” (Luca 3:8).
Un reale Giudeo, secondo la Scrittura, è uno che è nato dalla potenza della promessa (Romani 9:8), uno che ha la medesima fede giustificante di Abraamo (Galati 3:8-9); uno che, come Abraamo, appartiene a Cristo (v. 29); ed uno che è circonciso nel cuore (Romani 3:29). Il resto non sono ritenuti Giudei (Romani 2:28) e non hanno niente a che fare con le promesse (Atti 2:39).
L’unità di Israele e la chiesa è anche chiara da Osea 1:10-11 e la sua citazione in Romani 9:24-26, e da Amos 9:11-15 e la sua citazione in Atti 15:13-17. Nel passaggio di Osea la Parola di Dio fa riferimento alle dieci tribù che avevano abbandonato Giuda e Beniamino e alla loro futura ristorazione. Romani 9:24-26 ci mostra che questa profezia è adempiuta nel raduno della chiesa del Nuovo Testamento.
In Amos 9:11-15 leggiamo di nuovo della ristorazione della nazione di Israele alla sua propria terra e alla ricostruzione del tempio. Atti 15, tuttavia, rende chiaro che questa profezia è adempiuta nel raduno dei Gentili nella chiesa del Nuovo Testamento. La ricostruzione del tabernacolo di Davide, che era caduto a terra ed era stato rovinato (v. 16), fa riferimento al fatto che Dio visita i Gentili “per prendere da loro un popolo per il Suo nome” (v. 14).
E’ soltanto quando vediamo queste verità che inizieremo a realizzare che l’Antico Testamento come il Nuovo è scritto per noi Cristiani del Nuovo Testamento. Le sue promesse, perfino le sue minacce, non sono per qualche popolo straniero con il quale non abbiamo niente a che fare, ma sono per noi e per i nostri figli. Ciò fa una bella differenza nella lettura dell’Antico Testamento. E’ allora che non lo leggiamo più con un velo sui nostri occhi, ma con intendimento e profitto.
(“The Church in the Old and New Testaments,” un capitolo tradotto da: Doctrine According to Godliness [Grandville, Michigan, USA: Reformed Free Publishing Association, 2004], pp. 237-239)