Il Sigillo dello Spirito (1)
Rev. Angus Stewart
Efesini 1:13 proclama che i credenti sono “sigillati” con lo Spirito Santo. Ma cosa è un sigillo? Tipicamente, un sigillo ha la forma di un pezzo di cera o carta etc., con un disegno stampato. Esso ha tre usi principali. Primo, un sigillo è un marchio di autenticità e/o autorità. Per esempio, Faraone diede il suo anello (con sigillo) a Giuseppe come segno del fatto che egli era il suo numero due nel regno (Genesi 41:42). Dunque Giuseppe esercitava l’autorità regale di Faraone come suo rappresentante ufficiale. Secondo, un sigillo è usato per testimoniare un documento. Geremia comprò un campo in Anathoth (per mostrare che Giuda sarebbe ritornato dalla cattività Babilonese), e gli atti di compra erano sigillati da testimoni (Geremia 32:11-14). Terzo, un sigillo è usato per sicurezza. Si pensi ad un documento sigillato che può essere aperto soltanto da una persona autorizzata (come il rotolo con i sette sigilli in Apocalisse 5 che soltanto l’Agnello che fu ucciso poteva aprire). Anche oggi, i sigilli sono ancora usati nella nostra società per propositi simili: come un marchio di autorità o autenticità, come un testimone e per sicurezza.
Che dire del sigillo dello Spirito in Efesini 1:13? Tutte le idee summenzionate sono vere in questo caso. Coloro che sono sigillati sono gli autentici o genuini figli di Dio che portano il nome di Dio come profeti, sacerdoti e re. Lo Spirito ci testimonia che siamo di Cristo. Noi siamo sigillati quali coloro eternamente sicuri per la grazia onnipotente di Dio.
Alla base di tutto questo e, cosa ancora più basilare del nostro sigillo con lo Spirito, è l’idea della proprietà e dell’appartenenza. Lo Spirito ci ha sigillati perché Dio ci possiede e noi apparteniamo a Lui attraverso la redenzione di Cristo. Con quel sigillo stampato su noi, noi abbiamo il marchio ufficiale degli autentici Cristiani, siamo i rappresentanti di Dio, abbiamo la testimonianza dello Spirito Santo nei nostri cuori, e siamo al sicuro, perché siamo posseduti dal Dio Triuno.
Tu, credente, sei stato marchiato con il sigillo di Dio! La scritta di questo sigillo dice, in effetti: “Tu appartieni a Me!” Anche se i termini correlati al sigillo potrebbero essere nuovi per te, l’idea non dovrebbe esserlo. E’ l’insegnamento del primo Giorno del Signore del Catechismo di Heidelberg. Io non appartengo a me stesso ma al mio fedele salvatore, Gesù Cristo, Che mi ha redento col Suo prezioso sangue. Questo, noi confessiamo, è il nostro “solo conforto in vita e morte.”
In che modo questo sigillo è correlato allo Spirito Santo? Dio ci sigilla con lo Spirito, e lo Spirito Stesso ci sigilla perché lo Spirito Santo è Egli Stesso il sigillo di Dio in noi. Lo Spirito Santo, Che è in ogni credente personalmente, testimonia a noi: “Tu appartieni al Dio Triuno! Egli ti possiede corpo ed anima. Tu apparterrai sempre a Lui in Gesù Cristo.” Questo, in termini teologici, è la certezza, la certezza della nostra salvezza.
Ma perchè lo Spirito Santo, e non il Padre o il Figlio, ci sigilla ed assicura della nostra salvezza? Perché all’interno della Santa Trinità lo Spirito Santo è il vincolo che unisce il Padre ed il Figlio in un vincolo di amore e comunione, un vincolo personale, divino. Dunque nell’opera della salvezza lo Spirito è il vincolo che ci unisce al Dio Triuno in Gesù Cristo, consacrandoci e dedicandoci a Lui ed unendoci a Lui. Lo Spirito Che ci unisce al Dio vivente è lo Stesso Che ci testimonia di questa unione. Che testimone che Egli è! Un sigillo vivente, personale, divino che testimonia nelle nostre coscienze che noi siamo di Cristo per sempre! Questa è certezza, certezza della nostra salvezza!
Questo sigillo dello Spirito Santo deve essere compreso nel suo contesto, la sola lunga frase che è Efesini 1:3-14, una gloriosa dossologia o benedizione di Dio per tutte le benedizioni spirituali (i.e., le benedizioni dello Spirito Santo) che noi abbiamo in Cristo Gesù, secondo l’eterna, incondizionata elezione di Dio (3-4).
Lo Spirito ci testimonia che noi siamo stati eletti e predestinati da Dio e così noi appartenevamo a Dio prima della fondazione del mondo (4-5). Lo Spirito di adozione testimonia ad ogni credente: “Tu sei figlio [o figlia] di Dio.” Quali coloro redenti dal sangue di Cristo, lo Spirito ci assicura che noi siamo posseduti da Dio e che tutti i nostri peccati sono stati rimessi (7). Lo Spirito ci testimonia che siamo inclusi nel grande piano di Dio di unire tutte le cose in cielo e terra in Gesù Cristo (10-11) e che noi siamo dedicati alla lode della gloria della Sua grazia (6, 12, 14). Questo è quanto lo Spirito Santo, quale sigillo di Dio in noi, testimonia a noi, e di cui rende certo ogni uomo, donna e bambino credente mediante la Parola !
Ricorda che il tema di Efesini è ” La Chiesa quale Corpo di Cristo.” L’intera congregazione ed ogni credente deve conoscere questo sigillo dello Spirito per funzionare correttamente come corpo di Cristo in tutto il suo servizio di adorazione, testimonianza, mutua edificazione, preghiera, comunione, etc. Perché senza la certezza che apparteniamo a Gesù Cristo, come possiamo pregare “Padre nostro che sei nei cieli?” Come puoi lodare Dio o fare delle buone opere in gratitudine per la tua salvezza se non sei certo che Cristo ha portato tutti i tuoi peccati alla croce? Come puoi avere comunione con altri credenti se non sei certo che tu sei incluso nella comunione dei santi con Gesù Cristo? Vedi quanto è necessario ed importante questo benedetto ministero dello Spirito, per come Egli sigilla la verità del vangelo biblico e Riformato nei nostri cuori e ci assicura che apparteniamo al nostro fedele salvatore!
Salomone era Salvato?
Prof. Herman Hanko
Domanda: “E’ il Salomone della Scrittura tra i redenti?”
Questa domanda è una di quelle che suscita una certa ansia, ed è stata posta da migliaia di persone. Il problema sorge dal fatto che la Bibbia ci dice che Salomone sposò molte mogli, 700 per l’esattezza, più 300 concubine (I Re 11:3). Queste donne, molte delle quali provenienti da terre straniere, volsero il cuore di Salomone dal servizio di Dio all’adorazione di idoli. “Perché accadde che quando Salomone fu vecchio le sue mogli volsero via il suo cuore verso altri dèi, ed il suo cuore non fu perfetto presso il Signore suo Dio, come fu il cuore di Davide suo padre. Perché Salomone andò dietro Ashtoreth la dea dei Sidoni, e dietro Milcom l’abominazione degli Ammoniti. E Salomone fece male agli occhi del Signore, e non andò pienamente dietro il Signore, come fece Davide suo padre. Allora Salomone costruì un alto luogo per Chemosh, l’abominazione di Moab, nella collina che è davanti Gerusalemme, e per Molech, l’abominazione dei figli di Ammon. E similmente egli fece per tutte le sue mogli straniere, che bruciavano incenso e sacrificavano ai loro dèi. Ed il Signore fu adirato con Salomone, perché il suo cuore fu volto dal Signore Dio di Israele che gli era apparso due volte” (4-9).
II Cronache, che descrive le opera ed il glorioso regno di Salomone, non fa riferimento ai suoi peccati. Ma ciò che colpisce di entrambe le narrative, e specialmente di quella in I Re 11, è che non è fatta menzione del ravvedimento di Salomone, nemmeno quando Dio gli disse che a motivo del suo peccato una larga parte del suo regno sarebbe stata presa dalla linea di Davide (11-13).
Le Scritture sono chiare sul fatto che nessun impenitente andrà in cielo. La via per la gloria per noi peccatori è la via del ravvedimento. Questo è vero nella nuova dispensazione; era egualmente vero nell’antica. Uno penserebbe che se Salomone era salvato dopo tali atroci peccati la Scrittura avrebbe fatto riferimento al suo ravvedimento. Il fatto che non lo faccia sembra indicare che Salomone non era tra i redenti.
Tuttavia, io sono convinto che Salomone era salvato e che noi vedremo Salomone in gloria. Le basi per questa asserzione si trovano nella descrizione che la Bibbia fa della sua vita, prima di tutto. La Scrittura ci dice che “Salomone amava il Signore” (I Re 3:3). Nessun non credente ama il Signore. Che l’amore di Salomone fosse genuino è evidente dall’apparizione del Signore a Salomone a Gibeon (5-14). Al tempo di quell’apparizione, Salomone fece la scelta giusta quando chiese cosa voleva ricevere da Dio; egli chiese sapienza poiché era cosciente che egli doveva governare il popolo di Dio. Dio approvò quella scelta, e Salomone, in gratitudine a Dio, “venne a Gerusalemme, e stette davanti all’arca del patto del Signore, ed offrì olocausti, ed offrì offerte di ringraziamento” (15).
Dio diede a Salomone sapienza oltre quella che chiunque altro possedeva (I Re 4:29-34). La sapienza è un dono che Dio dà soltanto al Suo popolo, perché essa è l’abilità spirituale di applicare i principi permanenti della Parola di Dio al proprio cammino nella vita. La sapienza di Salomone andò perfino oltre questo ed includeva una comprensione della creazione di Dio e l’abilità di creare proverbi e di comporre canzoni (32-33). I suoi proverbi sono Scrittura ispirata e ci dicono di Cristo, la vera sapienza di Dio (cf. specialmente Proverbi 8). Una delle sue canzoni, il Cantico dei Cantici, è anche Parola di Dio e parla della relazione tra Cristo e la Sua chiesa eletta.
Salomone costruì il tempio perchè egli voleva una casa per il Signore suo Dio (I Re 5:5), e lo fece sapendo che egli era il figlio di Davide, colui che il Signore aveva promesso a Davide e che avrebbe costruito il tempio. E’ vero che queste promesse si riferiscono a Cristo, ma esse fanno riferimento, in prima istanza, a Salomone, un tipo di Cristo nella sua sapienza e nello splendore del suo regno (I Re 5:5; II Samuele 7:12-15; Salmo 89:19-37). Io penso che è impossibile che Salomone poteva essere un tipo di Cristo in quanto un figlio di Davide, in quanto uno che costruì il tempio, quale personificazione della sapienza di Dio, e quale il figlio promesso a Davide come parte del patto di Dio con Davide, senza essere tra i redenti.
Ma, infine, io sono convinto che la Scrittura ci fornisce anche il ravvedimento di Salomone. Esso si trova nel libro di Ecclesiaste. E’ abbastanza evidente che Salomone scrisse questo libro alla fine della sua vita, dopo aver provato in pieno tutte le ricchezze ed i piaceri che la vita può dare. Egli ebbe potere, prestigio, ricchezza che non si può quantificare, un potente regno, 1000 mogli e concubine, palazzi e giardini, ogni cosa nel mondo che si potrebbe volere o desiderare. Ma sopra tutto questo è scritto: Vanità delle vanità, tutto è vanità. Egli giunse ad imparare la verità di questo e lo caratterizzò alla luce della valutazione di Dio di tutte le cose. In tutte le cose di questa terra non si può trovare alcuna gioia, alcuna pace, alcuna genuina utilità, niente di proficuo per il tempo o l’eternità. E se da tutto questo si potrebbe concludere che una tale valutazione delle possessioni di questa terra non è ancora ravvedimento, vi ricordo di quanto Salomone dice alla conclusione del libro (e alla luce della sua idolatria): “Vanità delle vanità, dice il predicatore, tutto è vanità. Ed inoltre, siccome il predicatore era saggio, egli insegnò ancora al popolo conoscenza, sì, egli diede buona attenzione, ed investigò, e mise in ordine molti proverbi. Il predicatore cercò di trovare parole accettevoli: e quello che fu scritto era retto, parole di verità [Salomone deve aver scritto alcuni dei suoi proverbi dopo il suo ravvedimento] … Odiamo la conclusione dell’intero discorso: Temi Dio, e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto dell’uomo. Perché Dio porterà ogni opera in giudizio, con ogni cosa segreta, sia che sia bene, o che sia male” (Ecclesiaste 12:10-12; 15-16).
Salomone era tra i redenti, non vi può essere dubbio a riguardo. Ma in quanto un tipo di Cristo, egli dimostrò di essere soltanto un tipo, una figura imperfetta. Egli non era, dopo tutto, affatto saggio, ma molto stolto. Se la salvezza doveva venire attraverso Salomone, non ci sarebbe stata speranza, perché egli anche aveva bisogno di salvezza. I suoi peccati furono grandi, ma non oltre la potenza redentrice di Colui che fu “più grande di Salomone” (Matteo 12:42). Salomone anche aspettava la venuta di Cristo e la desiderava.
Ed il conforto per noi è che anche noi possiamo sapere che i nostri peccati sono perdonati nella via del ravvedimento, non importa quanto numerosi e quanto grandi.
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