Robert C. Harbach
La Scrittura fa Distinzione tra Naturale e Spirituale, non tra Figurativo e Reale (o cosiddetto Letterale)
Il sottoscritto è nato, è stato battezzato ed allevato in una chiesa Presbiteriana dove il Dispensazionalismo si era insinuato e col quale è stato imbevuto. Così egli venne a conoscenza di una certa classe di “insegnanti della Bibbia” che si vantavano del fatto che essi comprendevano, interpretavano ed insegnavano la Bibbia letteralmente. Essi enfatizzano questo in un modo tale da dare l’impressione che specialmente per questa ragione superano uno dei test principali di ortodossia. Essi mettono in evidenza con interpretazione “letterale” che intendono, come mostra il dizionario, “un’interpretazione secondo la lettera, reale, non figurativa.”
A questo punto possiamo risparmiarci molta confusione se vediamo che testi come Romani 2:27-29; 7:6, e II Corinzi 3:6 non si applicano a questa definizione, in quanto la distinzione tra “lettera” e “spirito” non è analoga a quella tra “letterale” e “figurativo.” Ma noi qui ci preoccupiamo molto dell’uso del dizionario e della parola “letterale” non perché i dispensazionalisti le usano ma perché è inadeguata. Un passaggio della Scrittura può essere preso “letteralmente” e far senz’altro riferimento a ciò che è “reale” ma anche a ciò che è “figurativo.” Per esempio, le parole “ciò che è nato dallo Spirito è spirito” (Giovanni 3:6) di sicuro devono essere prese letteralmente. Non sono esse letteralmente vere? Ma devono essere comprese nel senso naturale o figurativo? Evidentemente il secondo! Così quando è detto: “Si è letteralmente catapultata nella stanza,” in che senso si intende? Ovviamente quello figurativo! Ma è un errore dei dispensazionalisti supporre che l’interpretazione cosiddetta “letterale” richiede qualcosa di necessariamente materiale o naturale. Una comparazione di Isaia 54:1 con Galati 4:26 prova il contrario.
Noi quindi preferiamo piuttosto distinguere tra naturale e spirituale. La Scrittura fa questa distinzione (I Corinzi 15:46). La distinzione non è quella tra “figurativo” e “reale” (“letterale”), ma tra naturale e spirituale. Per illustrare, la parola “il vituperio di Cristo” (Ebrei 11:26) dobbiamo crederla di certo in modo letterale, ma in che senso sono usate le parole? Uno naturale o spirituale? Chiaramente il secondo, perché “il Cristo” qui, secondo il principio di parallelismo fa riferimento al “popolo di Dio” (v. 25) e così significa la Chiesa, il Corpo di Cristo. Per espandere un pò, Gesù disse: “la Scrittura non può essere infranta.” Senza dubbio prendiamo queste parole letteralmente. Tuttavia non comprendiamo che Gesù aveva in mente qualcosa di materiale, o naturale. Egli stava parlando dell’infallibilità della verità. I Giudei si sbagliavano, e con loro i Dispensazionalisti che perpetuano il loro errore, non nel comprendere la Scrittura letteralmente, ma nell’interpretarla in modo naturale dove non solo non è concesso farlo, ma dove una tale interpretazione rende il testo del tutto impossibile da essere compreso. Ciò è delineato chiaramente nelle parole di Gesù: “Distruggete questo tempio, ed in tre giorni lo farò risorgere di nuovo” (Giovanni 2:19). I Giudei compresero questo nel senso naturale, come applicarsi all’edificio situato su uno delle due alture di Sion, il Monte Moriah. “Ma Egli parlava del tempio del Suo corpo.” Proprio come quando leggiamo che “vi fu guerra in cielo. Michele ed i suoi angeli combatterono contro il dragone, ed il dragone combattè ed i suoi angeli,” (Apocalisse 12:7) dovrebbe essere perfettamente chiaro che non si intende in senso meramente naturale, ma che in vista qui vi sono idee spirituali. Perché “noi combattiamo non contro carne e sangue, ma contro principati, contro potenze, contro i dominatori delle tenebre di questo mondo, contro la malvagità spirituale negli alti luoghi” (Efesini 6:12).
Così, i dispensazionalisti sono stati chiamati “letteralisti” estremi. Ma essi più che “letteralizzare” la Scrittura la naturalizzano. La Scrittura non ha bisogno di essere letteralizzata, essa è già così. Ciò di cui la Bibbia ha bisogno è un’interpretazione appropriata. Quando, per esempio, leggiamo di “Sion,” molto di più è inteso che meramente una montagna in Palestina. Si naturalizzi il termine “Sion,” ed una gloriosissima verità del vangelo è ridotta ad assurdità. Ciò sarà evidente in quanto segue. Clarence Larkin di Foxchase, Philadelphia, un dispensazionalista che più dispensazionalista non si può, ha insegnato che il Monte Sion in Apocalisse 14:1 “non è della Gerusalemme terrena, ma della Gerusalemme celeste, di cui Paolo (sic) parla in Ebrei 12:22-23.” (The Book of Revelation, p. 131).
Ma William R. Newell, pure un dispensazionalista molto stretto, intende il Monte Sion qui come “la sede del glorioso regno” di Cristo e dei santi nella Gerusalemme storica (The Book of the Revelation, p. 209). Nell’interesse di aderire quanto più strettamente possibile alla cosiddetta interpretazione “letterale” (perché egli sostiene che “il numero 144.000 è letterale,” cioè, strettamente aritmetico) Newell interpreta: “Ed io guardai, ed ecco, l’Agnello che stava sul Monte Sion” come significare “l’Agnello è visto stare sul Monte Sion prima che di fatto venga lì come in Apocalisse 19.” Ciò significa, per essere coerenti col letteralismo naturalizzante, che l’Agnello è visto sul Monte Sion “letteralmente,” cioè corporalmente prima che venga lì letteralmente e corporalmente nella venuta finale e visibile di Apocalisse 19.
La Vera Sion è un Nome per il Popolo di Dio, la Chiesa
Il Monte Sion in origine era un bastione pagano Canaanita. Davide lo conquistò e lo fortificò. Lì egli innalzò il tabernacolo di Davide e vi pose l’arca del patto. Così la chiesa diviene accentrata su Sion. Non nel tabernacolo di Mosè, allora a Gibeon, ma nel tabernacolo di Davide anche i Gentili furono radunati. Prova: Salmo 87! Sion è eminentemente adatta ad essere il simbolo della Chiesa di Dio! Che il lettore prenda una concordanza e ricerchi la parola “Sion” per come è usata in tutta la Scrittura. Egli troverà qualcosa come: “Ma scelse la tribù di Giuda, il monte Sion che Egli ha amato” (Salmo 78:68). “E da Sion verrà detto: ‘Questo e quell’uomo sono nati in ella, e l’Altissimo Stesso la stabilirà’” (87:5). “Tu sorgerai, ed avrai misericordia di Sion, perché il tempo di favorirla, sì, il tempo stabilito è venuto” (102:13). Qui è espresso l’amore e la misericordia di Dio per gli eletti rigenerati, non un’infatuazione per una collina naturale situata in Palestina. L’idea non solo non ha senso, ma è pietosa, come rivela quanto segue: “perché il Signore ha scelto Sion, Egli l’ha desiderata come Sua abitazione. Questo è il Mio riposo per sempre, qui io dimorerò, perché l’ho desiderata” (132:13 e a seguire).
Molti passaggi nell’Antico Testamento rivelano che “Sion” è una designazione del popolo di Dio. “Ricorda la Tua congregazione che Tu hai acquistato anticamente, la verga della Tua eredità, che Tu hai redenti, questo monte Sion, nel quale Tu hai dimorato” (74:2). Si noti di nuovo che Sion è un popolo: “Sion ha udito, ed è stata contenta, e le figlie di Giuda hanno gioito a motivo dei Tuoi giudizi, Oh Signore” (97:8). “Io ho posto le Mie parole nella tua bocca, e ti ho coperta nell’ombra della Mia mano, così che possa piantare i cieli, e porre le fondazioni della terra, e dire a Sion, Tu sei il Mio popolo” (Isaia 51:16). “Coloro che confideranno nel Signore saranno come il monte Sion, che non può essere rimosso, ma rimane per sempre. Come le montagne sono attorno a Gerusalemme, così il Signore è attorno al Suo popolo da ora e per sempre” (Salmo 125:1). Il reale agente di predicazione nel mondo è la congregazione (qahul) del Signore, la chiesa (ekklesia): “Oh Sion, che porti buone novelle, và sull’altissima montagna, O Gerusalemme che porti buone novelle, alza la tua voce con forza, alzala, non temere, dì alle città di Giuda: ‘Ecco il tuo Dio!’” (Isaia 40:6).
Sion, la Città di Dio Spirituale e Celeste con gli Eletti Redenti
Tutto questo è in armonia con il passaggio interpretativo in Ebrei 12:22: “Ma voi siete giunti [vedi Diodati] al monte Sion, e alla città del Dio vivente, la Gerusalemme celeste, e ad un’innumerevole compagnia di angeli, all’assemblea generale e alla chiesa dei primogeniti.” Chi è già giunto al Monte Sion? Secondo questa epistola, i “santi fratelli, partecipi della chiamata celeste,” (3:1), cioè, i veri e rigenerati Cristiani.
Quando leggiamo “il Signore ha scelto Sion” (Salmo 132:13) il significato è che Dio ha scelto un popolo. Quando noi leggiamo che Dio “dimora in Sion” (9:11) esso è il modo veterotestamentario di far riferimento all’”abitazione di Dio attraverso lo Spirito” (Efesini 2:22, vedasi I Timoteo 3:15). “Il Signore ama le porte di Sion più di tutte le altre dimore di Giacobbe” (87:2). Si compari questo con “le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa (Matteo 16:18) e “Cristo ha amato la chiesa” (Efesini 5:25). La mera collina naturale di Sion nella Gerusalemme terrena, invece, sarà bruciata in una conflagrazione naturale al ritorno di Cristo (II Pietro 3).
Ma la Sion spirituale “dimora per sempre” (Salmo 125:1). Quindi, essa è chiamata “bellissima per collocazione, la gioia di tutta la terra,” e “la perfezione della bellezza” (48:2; 50:2, 5). Essa è il luogo dove gli eletti di Dio sono nati di nuovo: “E da Sion verrà detto: ‘Questo e quell’uomo è nato in ella.’” (87:5). Essa è la sfera dell’elezione: “Ecco, io pongo in Sion una pietra angolare, eletta preziosa, e colui che crede in Lui non sarà confuso” (I Pietro 2:6) [‘una pietra (Cristo) posta in Sion (nella Chiesa, l’edificio spirituale),’—N.d.T.]. Essa era il luogo non solo di buone novelle, ma della salvezza: “Oh che la salvezza di Israele giunga da Sion! Quando il Signore porta indietro dalla cattività il Suo popolo” (Salmo 14:7), un’aspirazione che è sicuramente realizzata (Isaia 52:7), perché è il luogo della benedizione divina: “Il Signore ti benedirà da Sion” (Salmo 128:5) e niente meno che di benedizione eterna: “come la rugiada dell’Hermon che discende sulle montagne di Sion, perché lì il Signore ha comandato la benedizione, la vita per sempre” (133:3). Sion ha goduto realmente della salvezza! “Sion sarà redenta attraverso il giudizio, e i suoi convertiti con giustizia” (Isaia 1:27). “Il Redentore verrà a Sion” (59:20). Essa è anche il luogo del trono regale del Redentore, che egli occuperà non per un mero millennio, ma “il Signore regnerà sopra loro nel monte Sion da ora e per sempre (Michea 4:7).
Nel Nuovo Testamento Sion è chiamata “la città del Dio vivente.” Nell’Antico Testamento Sion è chiamata la città di Dio. Egli né il Costruttore. Egli la abita. Lì Egli esercita il Suo sovrano dominio. I Suoi eletti Gentili è lì che “non sono più stranieri e pellegrini, ma concittadini coi santi” (Efesini 2:19). La loro cittadinanza è la Gerusalemme celeste, dove in principio già si trovano. Sion, allora, è spirituale, ed in essa è tutto il libero e sovrano amore di Dio fatto nostro e pronto per la fede degli eletti di Dio per essere appropriato e goduto!