Herman Hoeksema
(Capitolo 71 di: Herman Hoeksema, Righteous by Faith Alone: A Devotional Commentary on Romans [Giusti per Sola Fede, un Commentario Devozionale a Romani], ed. da David J. Engelsma, Reformed Free Publishing Association, MI, USA, 2002)
Romani 11:1-5
Io dico allora, Ha Dio respinto il suo popolo? Così non sia. Perché anche io sono un Israelita, della discendenza di Abraamo, della tribù di Beniamino.
Dio non ha respinto il suo popolo che ha preconosciuto. Non sapete cosa dice la Scrittura di Elia? Come egli fa intercessione a Dio contro Israele, dicendo:
“Signore, essi hanno ucciso i tuoi profeti, e buttato giù i tuoi altari, ed io sono lasciato solo, ed essi cercano la mia vita.”
Ma cosa dice la risposta di Dio a lui? “Io ho riservato a me stesso settemila uomini, che non hanno piegato il ginocchio all’immagine di Baal.”
Così anche al presente vi è un residuo secondo l’elezione della grazia.
In questa parte dell’epistola ai Romani l’apostolo esordisce con una parola che ricorre frequentemente durante tutta l’epistola e con la quale abbiamo in qualche modo familiarizzato, ovvero la parolina allora: “Io dico allora.” Con questa parola introduttiva l’apostolo indica che sta per considerare una conclusione che può essere tratta da ciò che ha scritto nei versi precedenti. Questa conclusione, che potrebbe essere tratta da qualcosa che ha scritto nel capitolo 10, l’apostolo l’afferma nella domanda al primo verso del capitolo 11: “Ha Dio respinto il Suo popolo?” Queste parole sono connesse specialmente con l’ultima parte del capitolo 10. Lì l’apostolo aveva affermato che anche se i Giudei avevano udito, essi non avevano creduto, né avevano ricevuto la Parola di Dio. Essi si erano ribellati contro questa Parola. In verità, era stato loro predetto che sarebbe venuto il tempo in cui Dio avrebbe posto fine al Suo dedicarsi a loro e si sarebbe volto ai Gentili. Mosè aveva detto: “Io vi provocherò a gelosia per mezzo di quelli che non sono mio popolo, e per mezzo di una stolta nazione vi farò adirare.” Isaia aveva affermato molto audacemente: “Io sono stato trovato da coloro che non mi cercavano, Io sono stato reso manifesto a coloro che non chiedevano di me.”
Considerando queste cose, l’apostolo chiede: “Dobbiamo dire ora che Dio ha respinto il Suo popolo?” Quando noi diciamo nella nuova dispensazione che Dio ha posto fine al Suo dedicarsi ad Israele ed ha messo sullo stesso livello Giudeo e Gentile, non ne consegue che Dio ha respinto il Suo popolo?
Lasciate che spieghi brevemente qual è il significato di ciò che l’apostolo afferma in questa sezione della sua epistola. L’apostolo pone la domanda: “Ha Dio, ora che nella nuova dispensazione ha posto fine alla Sua opera con Israele e si è rivolto ai Gentili, completamente e definitivamente respinto il Suo popolo, in modo che ora per loro non vi è salvezza?” La risposta dell’apostolo è: “Così non sia.” Ciò è impossibile perché Dio ha tra i Giudei, come anche tra i Gentili, un residuo secondo l’elezione di grazia. Questo residuo Dio lo ha preconosciuto.
Che Dio non abbia respinto il Suo popolo è evidente dal fatto che Paolo stesso era salvato. Paolo anche era un Giudeo: “un Israelita, della discendenza di Abraamo, della tribù di Beniamino.” L’apostolo aggiunge questa ultima designazione perché egli era di Tarso. Egli intende: “Io non sono un proselita, ma un Giudeo di nascita della tribù di Beniamino. Quindi io sono una prova vivente del fatto che Dio non ha respinto il residuo secondo l’elezione della grazia.”
Poi l’apostolo illustra il fatto che Dio non ha respinto il Suo popolo in base alla storia di Israele. Sembra davvero che Dio avesse definitivamente e completamente respinto il Suo popolo. Ma, dice l’apostolo, ciò si è verificato spesso nella storia di Israele. Specialmente al tempo di Elia. Elia accusò Israele di essere molto malvagia e fece intercessione contro di lei. Ma cosa dice la risposta di Dio? “Io ho riservato a me stesso settemila uomini, che non hanno piegato il ginocchio all’immagine di Baal.” Così è sempre. Vi è sempre un residuo secondo l’elezione della grazia.
Il Residuo
Anche se i suoi contenuti sono piuttosto dottrinali, è essenziale che abbiamo una corretta comprensione di questo undicesimo capitolo di Romani e che procediamo attraverso esso attentamente. Perché incontreremo considerevole opposizione alla verità rivelata in questo capitolo per quanto riguarda la questione di cosa deve essere dei Giudei nel senso nazionale della parola. Questo capitolo è stato interpretato come far riferimento ai Giudei in quanto Giudei. Esso viene spiegato come far riferimento ai Giudei in quanto nazione. Vi sono molti che insegnano che dobbiamo aspettarci un futuro speciale, glorioso per i Giudei in senso nazionale. Per questa concezione essi si appellano anche a Romani 11. Secondo questa concezione, dobbiamo supporre che l’apostolo sta parlando dei Giudei come se fossero ancora i figli peculiari della promessa, ancora la nazione peculiare di Dio come era nell’Antico Testamento. Quindi, essi dicono, l’apostolo insegna qui che dobbiamo aspettarci una speciale dispensazione per i Giudei nel futuro e credono che in qualche modo Dio tratterà la nazione di Israele in un modo speciale. Essi dicono che in qualche momento nel futuro tutti i Giudei saranno convertiti e si volgeranno al Signore.
Vediamo coloro che sostengono queste concezioni a riguardo dei Giudei in che modo interpretano questo passaggio. La domanda: “Ha Dio respinto il Suo popolo?” essi la interpretano così: “ha Dio respinto il Suo popolo definitivamente?” E’ chiaro essi dicono che i Giudei sono respinti ora. Ma ciò è definitivo o Dio ritornerà ai Giudei e li riceverà di nuovo? Essi interpretano le parole Dio non ha respinto il Suo popolo che ha preconosciuto come far riferimento alla nazione di Israele. Essi non vedono alcuna limitazione nella parola preconosciuto. Essi la spiegano così: Dio ha preconosciuto Israele come nazione. Quando arrivano al verso quinto, dove l’apostolo dice: “Così anche al presente vi è un residuo secondo l’elezione della grazia,” essi interpretano il residuo secondo l’elezione della grazia come il residuo della nazione di Israele. Vi è un residuo dei Giudei che è lasciato, e vi sarà sempre fino a quando Dio li ristorerà. Infine, per quanto riguarda il riferimento di Paolo a se stesso, essi lo comprendono come se dicesse: “Anche io sono un Giudeo. Pensate che sarei così poco patriottico da insegnare che Dio ha respinto i Giudei come nazione?”
Ho riveduto ripetutamente queste cose, e sono convinto che l’apostolo non insegni niente del genere. Cominciamo con l’ultimo argomento. Che l’apostolo abbia detto: “Io non sono così poco patriottico da insegnare che Dio ha rigettato i Giudei come nazione” è contrario all’intera Scrittura. Paolo non si sarebbe mai volto alla sua persona per determinare ciò che Dio farà. Piuttosto l’apostolo indica il suo esempio per provare che Dio non ha completamente respinto il Suo popolo. L’apostolo argomenta che la sua propria salvezza personale prova la risposta negativa alla domanda: “Ha Dio respinto il Suo popolo?” Ma in questo caso, la domanda non è semplicemente: “Ha Dio respinto il Suo popolo?” ma: “Li ha Dio respinti del tutto?” Che Dio respinga il Suo popolo non significa che Egli ha respinto ogni Giudeo. Egli non ha respinto tutti i Giudei perché non respinse Paolo. La domanda è questa: “Quando Dio ha respinto quelli che erano il Suo popolo peculiare, Israele, li ha respinti tutti?” La risposta è: “Così non sia.”
Quindi, concludiamo che il residuo di coloro di cui il passaggio parla sono gli eletti tra i Giudei. Di essi solo possiamo dire che sono il popolo che Dio ha preconosciuto.
La preconoscenza di Dio è una preconoscenza divina. Dio non preconosce come a volte noi preconosciamo. Noi a volte preconosciamo nel senso che prediciamo il clima con certi strumenti, o osservando certi segni. Dio non conosce affatto in questo senso. Dio non ottiene conoscenza osservando le cose. La preconoscenza di Dio, piuttosto, è la causa di tutto ciò che esiste. E’ causativa. E’ creativa.
Lasciatemi fare un’illustrazione. Quando un artista disegna qualcosa e la termina, egli dirà: “Io preconoscevo quest’opera.” Ciò significa che aveva in mente quel disegno prima di averlo cominciato. Questo in qualche modo illustra la preconoscenza di Dio. Quando la Scrittura ci dice che Dio ha preconosciuto il Suo popolo, non significa che ha antevisto cosa avrebbero fatto (per esempio credere ed accettare Cristo). No. Significa che Dio li aveva nella Sua mente, che li ha concepiti sovranamente proprio come l’artista concepisce il suo disegno. E quando Dio aggiunge che ha eletto il Suo popolo, intende dire che Egli ha anche voluto e desiderato che fossero il Suo popolo.
Il Suo popolo che ha preconosciuto è quella sezione della chiesa portata nella chiesa dalla nazione giudaica. L’elezione della grazia è lo stesso dell’elezione per grazia. Quindi, possiamo dire che la distinzione tra i Giudei è questa: vi sarà sempre tra i Giudei un residuo secondo l’elezione di grazia. Vi è un tale residuo secondo l’elezione di grazia tra essi ora, e sempre vi sarà.
Il Suo Carattere Permanente
Questo residuo secondo l’elezione delal grazia non sarà mai respinto. Dimorerà per sempre. A volte ciò sembra non essere così. Questo è il motivo per cui l’apostolo indica la storia di Elia [I Re 19:1-18]. Questo fu un momento patetico nella storia di Israele. Non è patetico quando un profeta di Israele intercede contro Israele? Non pensate che sarebbe patetico se la nostra chiesa fosse in una condizione tale da farmi sentire costretto a dire nelle mie preghiere: “O Dio essi sono tutti malvagi!”
La storia è familiare. Accadde dopo l’incidente sul Carmelo. La regina Jezebel minacciò Elia di morte. Elia fuggì nel deserto e giunse al Monte Horeb. Lì egli intercedette contro Israele. Il Signore chiese ad Elia: “Che fai tu lì?” Egli rispose: “Essi hanno ucciso i tuoi profeti, e buttato giù i tuoi altari, e sono lasciato solo, ed essi cercano la mia vita.” Elia esagerò, ovviamente, ma a lui appariva così la situazione. E ciò si verificò spesso, e in maniera particolare quando la nazione di Israele rigettò il Messia.
Questo accade spesso anche nella chiesa nella nuova dispensazione. Potreste chiedere come è possibile che la chiesa appaia in condizione così disperata che il profeta sia costretto ad intercedere contro di lei. La spiegazione è che la chiesa non è mai pura. Vi è sempre il guscio reprobo. Vi sono periodi nella storia della chiesa quando questo guscio reprobo si moltiplica ed ottiene il potere. Le cose vanno tutte bene fintanto che al potere vi è il residuo eletto. E noi dobbiamo fare in modo che sia così, fintanto che sia possibile, che il residuo rimanga al potere.
Ma essi non potevano fare così nell’antica dispensazione. Il guscio reprobo poteva rendere impossibile al popolo di Dio il Suo servizio. Fintanto che vi era un re empio sul trono e sacerdoti empi ad amministrare nel tempio, il popolo non poteva portare i suoi sacrifici, non potevano compiere le cerimonie. Allora sembrava come se nessuno fosse lasciato a servire Dio. Elia disse che soltanto lui era stato lasciato. Anche nella chiesa ciò è spesso il caso.
Ma anche se appare così, in realtà non è mai così. Il Signore rimproverò Elia. Egli dichiarò: “Io ho riservato a me stesso settemila.” E’ sempre così. E questi settemila non possono mai perire. Non importa come la chiesa possa apparire esteriormente, il Signore avrà i Suoi settemila. Il residuo secondo l’elezione della grazia non può mai perire.
La Ragione per Cui Dimora
Vi sono due ragioni per le quali il residuo dimora e per le quali questo residuo secondo l’elezione di grazia tra i Giudei non può mai perire. Una è la ragione generale, valida per tutta la chiesa: essi sono preconosciuti. L’altra è che essi sono preservati. L’apostolo menziona entrambe: “Dio non ha respinto il Suo popolo che ha preconosciuto,” e: “Io ho riservato a me stesso settemila.”
Che Dio non respinga il residuo eletto fatto di Giudei è dovuto al fatto che se lo facesse la Sua opera più importante sarebbe rovinata, in modo da non poter essere la manifestazione della gloria della Sua grazia. Lasciate che usi ancora una volta l’illustrazione dell’artista. E’ possibile che l’artista, che ha preconosciuto il suo disegno, si rifiuti di disegnarne una parte? No, perché se lo facesse, il disegno sarebbe rovinato. E’ possibile che Dio rigetti una parte del Suo popolo che ha preconosciuto? No, perché la chiesa è un tutt’uno. La chiesa non è una ammucchiata di gente. E’ un tutt’uno. Quando la chiesa è completata, essa deve rivelare la gloria del Figlio. Se mancasse una parte, la gloria di Dio sarebbe rovinata. Quindi Egli li preserva, li rigenera, li chiama, li giustifica, e li glorifica. Non importa come ciò appaia a noi esteriormente, Dio preserva sempre i Suoi settemila. Dio salva sempre il Suo popolo. Lode al Suo santo nome!