Contenuti
La Giustificazione per Sola Fede – Rev. R. Van Overloop
Introduzione
Cos’è La Giustificazione
Come La Giustificazione è Nostra
Pace Con Dio
La Giustificazione e le Buone Opere – Prof. D. Engelsma
Introduzione
L’Attacco alla Giustificazione In Nome delle Buone Opere
La Verità di Giacomo 2
La Relazione tra la Giustificazione e le Buone Opere
La Giustificazione e il Credente – Rev. W. Langerak
Introduzione
La Giustificazione Stabilisce la Giustizia di Dio e La Nostra Relazione Legale con Tutte le Cose
La Giustificazione e La Nostra Relazione alla Chiesa
La Giustificazione e La Nostra Relazione al Mondo: La Nostra Carne e Il Nostro Peccato
La Giustificazione e La Nostra Relazione al Mondo: La Creazione Naturale
La Giustificazione e La Nostra Relazione con Dio: La Pace
La Giustificazione e La Nostra Relazione Con Dio: Culto Che Glorifica Dio e Vita Santa e Grata
La Giustificazione Per Sola Fede
Rev. Ronald Van Overloop
Introduzione
È un privilegio poter parlarvi questa sera su un argomento così importante. Infatti, è oggettivamente importante perché è stato la questione principale della Riforma Protestante del XVI secolo, e la sua importanza rimane tale nelle chiese Riformate. Inoltre, essa è importante anche soggettivamente, per ogni figlio di Dio, perché in essa vengo a conoscenza di come sono giusto dinnanzi a Dio.
Martin Lutero sostenne che questa verità rappresenta la differenza tra una chiesa che si regge ed una che cade. Se una chiesa mantiene la verità della giustificazione per sola fede, allora secondo Lutero tale chiesa è una chiesa stabile. Se invece non la mantiene, è una chiesa cadente. L’importanza della giustificazione per sola fede è evidenziata anche nel fatto che i due credi che sorsero dalla Riforma, la Confessione di Fede Belgae il Catechismo di Heidelberg, affermano e difendono questa verità, e lo fanno con termini precisi, potenti e confortanti: Catechismo di Heidelberg, Giorno del Signore 23, 24, 51 e Confessione di Fede Belga, Articoli 22-24.
La portata di questa verità può essere capita anche dal tipo di attenzione che Satana gli rivolge. Satana ha attaccato la verità della giustificazione per sola fede per tutta la storia della chiesa. Alcuni dei suoi più ingannevoli attacchi sono stati e sono tuttora avanzati tramite la distorsione del linguaggio, usando, si, le parole “giustificazione per fede,” ma dandole un significato diverso. Molto spesso Satana attacca l’uso della parola “sola”. Coloro che identificano la propria dottrina come “federal vision” stanno attaccando questa fondamentale e preziosa verità, facendo questo nel modo più ingannevole possibile. Essi, si, dicono che la giustificazione è per fede e che è per grazia, ma essi a questo aggiungono che la giustificazione non è solo per fede, ma è anche per opere susseguenti alla fede. Il risultato è insomma che la giustificazione non è per sola fede!
La centralità della verità della dottrina per sola fede è inoltre vissuta praticamente. Lo fu nella vita di Martin Lutero. Ed ogni credente ha un periodo della sua vita nel quale si chiede come può mai ritrovarsi giusto dinnanzi all’Iddio santo il cui sguardo non tollera l’iniquità. Ogni credente è consapevole dei suoi peccati e della presenza di grande peccaminosità in lui. Ci chiediamo, Come posso sapere che, quando verrà il grande giorno del giudizio, potrò stare dinnanzi a quel giudizio senza essere terrorizzato? In quel giorno, tutto ciò che ho fatto, detto e pensato verrà svelato. Come posso guardare a quel giorno con un confortante senso del favore di Dio? Come possiamo guadagnare tale certezza quando la mia coscienza mi accusa di aver grandemente trasgredito tutti i comandamenti di Dio? Come posso avere questa certezza quando gli altri mi fanno notare i miei errori? Come posso stare di fronte a Dio? Come mi riceve? La risposta a queste penetranti domande si trova solo nella verità della giustificazione per sola fede. Questa verità è il cuore del vangelo per quanto riguarda l’esperienza di ogni figlio di Dio.
Cos’è La Giustificazione
Cos’è la giustificazione? Herman Hoeksema la definisce come un atto della grazia di Dio grazie al quale Egli imputa, mette in conto legale la Sua perfetta giustizia in Cristo ad una persona colpevole e condannata (ma eletta), assolvendolo da tutta la sua colpa e dalla punizione sulle basi dei meriti dell’opera di Cristo, e donandogli il diritto alla vita eterna. La giustificazione è una parte della salvezza dal peccato che si ha in Cristo in quanto questa salvezza è applicata da Dio ad ognuno dei Suoi eletti.
I nostri credi parlano della giustificazione alla stessa maniera. Sia la Confessione di Fede Belga che il Catechismo di Heidelberg descrivono la giustificazione come un’opera di Dio nell’esperienza di un credente. La Scrittura afferma, “Or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo proponimento. Poiché quelli che egli ha preconosciuti, li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del suo Figlio, affinché egli sia il primogenito fra molti fratelli. E quelli che ha predestinati, li ha pure chiamati; quelli che ha chiamati, li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati” (Romani 8:28-30). Questo passo parla della giustificazione come un’opera di Dio – la Sua dichiarazione legale nella coscienza dei peccatori eletti, chiamati, credenti. Parlando stasera della giustificazione, ne parleremo come una parte dell’opera di Dio nel salvare ogni peccatore eletto, donandogli in Cristo la salvezza dal peccato. La giustificazione consiste in Dio che dichiara alla coscienza dei Sui figli rigenerati e chiamati che essi sono perdonati e giusti.
Dio tramite il Suo Spirito parla alla coscienza dell’umiliato e contrito peccatore riguardo il Suo atto di cambiamento della posizione legale del suddetto peccatore davanti a Sé stesso, il Giudice, cambiamento che va da uno stato di colpevolezza ad uno di innocenza. Dio parla al peccatore penitente della Sua opera di averlo giustificato in Cristo. La parabola di Gesù del Fariseo e del Pubblicano si conclude con il pubblicano che “ritornò a casa sua giustificato”. Il fariseo invece stava in piedi e pregava “O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini”. Il pubblicano si trovò un luogo lontano e li implorò umilmente misericordia – ecco l’immeritata pietà di Dio verso un miserabile peccatore. Dio parlò alla coscienza di quell’umile e contrito peccatore, e operò in lui la consapevolezza di aver fatto qualcosa per lui. Il pubblicano lasciò il tempio giustificato, gioendo nella consapevolezza e nella certezza della sua giustificazione. La giustificazione consiste nell’umile peccatore che ode Dio dichiarare di aver cambiato il suo status legale dinnanzi al santo e giusto Giudice da uno di colpevolezza ad uno di innocenza. Credendo a quello che Dio aveva proclamato tramite il Suo Spirito alla sua coscienza, il pubblicano andò a casa non più battendosi il petto come faceva nel tempio, ma felice e con la benedizione della giustificazione.
Mentre la dichiarazione Divina della giustificazione dei suoi Figli eletti ha avuto luogo una volta per tutte alla croce di Cristo, la giustificazione che ha luogo nelle coscienza dei Suoi figlio occorre ripetutamente. Ogni volta che il peccatore si pente, Dio dona a questo peccatore umiliato la consapevolezza che tutti i suoi peccati e la sua peccaminosità sono perdonati per amore di Gesù. Perché allora i figli del Padre celeste sono istruiti nel pregare continuamente: “perdonaci i nostri debiti, come anche noi perdoniamo ai nostri debitori”? In risposta a questa domanda, i nostri padri spirituali usano il linguaggio della giustificazione nel Catechismo di Heidelberg: “voglia Tu, per il sangue di Cristo, non imputare a noi, miseri peccatori, tutti i nostri misfatti, né il male che ancor sempre ci aderisce” (Risposta 126). Ogni volta che preghiamo con la quinta petizione della preghiera del Signore stiamo chiedendo a nostro Padre in cielo di giustificarci, cioè, di non imputarci i nostri peccati e la nostra peccaminosità che giace in noi. La giustificazione viene ripetuta, non perché l’atto Divino di giustificazione sia imperfetto, ma perché il peccatore pecca ripetutamente e ha bisogno che gli sia detto, altrettanto ripetutamente, che i suoi peccati non gli sono imputati.
Ci sono due elementi principali nel dichiarare la giustificazione di un peccatore eletto da parte di Dio. Il primo consiste nel fatto che Dio istruisce l’empio eletto sul suo perdono, e lo libera da tutta la colpa e la vergogna dei suoi peccati. Il peccatore sa di essere degno solo di condanna e la sua stessa coscienza lo condanna (Luca 18:13). Ma Dio gli dichiara di essere perdonato – perfettamente innocente. Ecco cosa dice il Catechismo di Heidelberg: “sebbene la coscienza mi accusi che io ho gravemente peccato contro tutti i comandamenti di Dio, e che non ne ho mai osservato alcuno, e sono ancora sempre incline ad ogni male, tuttavia Dio, senza alcun mio merito, per pura grazia, mi dona ed imputa la piena soddisfazione, giustizia e santità di Cristo, come se io non avessi mai avuto né commesso nessun peccato, ed avessi io stesso compiuto tutta l’ubbidienza che Cristo ha adempiuto per me, quand’io accetto tale beneficio con un cuore credente” (Risposta 60). Dio perdona. Egli elimina la mia condanna, la punizione che merito, la vergogna che segue la punizione, e la consapevolezza della colpevolezza, la stessa che condusse il pubblicano a battersi il petto in un angolo del tempio lontano dallo sguardo altrui. Dio dichiara che il nostro peccato è cancellato. Egli dichiara che nel Suo giudizio non siamo più degni di essere condannati. Per cosa può essere condannato un peccatore che è stato giustificato? Il suo peccato non c’è più. Tempo fa, un insegnante di catechismo mi disse che essere giustificato significa “come-se-non-avessi-mai-peccato”. Il Catechismo di Heidelberg dice, “come se io non avessi mai avuto né commesso nessun peccato”.
Il secondo elemento della giustificazione consiste in Iddio che dichiara, alla coscienza del peccatore eletto, che quello stesso peccatore è giusto. Detto semplicemente, essere giusto significa essere giusto agli occhi di Dio perché la legge di Dio necessita di essere perfettamente adempiuta. Dio dichiara che, in Cristo, il peccatore credente ha adempiuto la Sua legge (Romani 5:19). Non importa cosa vede il mio sguardo o cosa gli altri vedono in me. La giustizia sta nel fatto che Dio mi dichiara aver fatto ciò che è giusto. Ancora, il Catechismo di Heidelberg si esprime molto bene: “come se … avessi io stesso compiuto tutta l’ubbidienza che Cristo ha adempiuto per me” (R. 60). La realtà di questo secondo elemento della giustificazione rende insufficiente la definizione della stessa quale “come-se-non-avessi-mai-peccato”, in quanto quest’ultima non menzione la giustizia. La giustificazione significa che Dio ha dichiarato giusta una persona. Questa è una giustizia reale. Dio, il perfetto Giudice, dichiara giusto il peccatore eletto, rigenerato e chiamato. Il peccatore giustificato è consapevole di essere degno di eterna condanna, ma Dio, per il Suo sterro beneplacito, unicamente per grazia e per amore di Cristo dichiara tale peccatore come perfettamente giusto, e perciò degno di intima amicizia con Dio, sia adesso che nell’eternità in paradiso. L’attuale relazione con Dio sta così nel fatto che il giustificato è ora un figlio di Dio, graziosamente adottato nella Sua famiglia. Ed egli è un erede della vita eterna. Questi figli sono eredi, coeredi con Cristo della vita eterna con Dio.
Dobbiamo dire un’altra cosa riguardo la giustizia che Dio mette in conto al giustificato. Tale atto consiste in Dio che dichiara una persona giusta tramite un’imputazione. E questa imputazione non consiste in un infusione di giustizia o in un rinnovamento, non ancora almeno. Infatti, questa appena menzionata è la santificazione, e la santificazione segue sempre la giustificazione. La giustizia che è nostra nella giustificazione è qualcosa che Dio, in quanto Giudice, dichiara essere nostra da un punto di vista legale, per imputazione. La giustizia che Dio dona al peccatore non è altro che la giustizia di Gesù. Noi di giustizia non ne abbiamo. E questa giustizia non è altro che la giustizia di Dio. “Perché nessuna carne sarà giustificata davanti a lui per le opere della legge; mediante la legge infatti vi è la conoscenza del peccato. Ma ora, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di Dio, alla quale rendono testimonianza la legge e i profeti, cioè la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo verso tutti e sopra tutti coloro che credono” (Romani 3:20-22). È la giustizia di Dio – la Sua stessa giustizia. La giustizia perfetta di Dio è riconosciuta a nostro conto grazie all’opera perfetta di Gesù Cristo.
Fu Gesù ad ottenere questa giustizia assolutamente perfetta. Lo fece tramite la Sua perfetta obbedienza alla legge di Dio e soffrendo l’intera punizione per i nostri peccati. Nella Sua vita e nel suo martirio, Gesù fu fatto peccato per noi. Egli fu annoverato tra i peccatori. I nostri peccati gli furono imputati, e così Egli portò ognuno dei nostri peccati e tutta la nostra peccaminosità. Egli venne in carne simile a quella del peccato al fine di portare l’ira di Dio per tutti i nostri peccati. Romani 4:25 afferma che Egli fu consegnato alla morte a causa delle, e per conto delle, nostre offese. L’opera di sostenere l’ira di Dio perfetta, compiuta con amorevole obbedienza verso Dio. Essa meritò il perdono e la giustizia. Egli pagò in pieno il nostro debito e guadagno per noi una giustizia così perfetta che Dio ebbe da risuscitarlo dai morti. Gesù infatti non appartiene più ai morti né alla tomba. Ognuno dei nostri peccati e l’intera nostra peccaminosità fu perdonata.
E, così come Gesù fu consegnato alla morte a causa delle nostre offese, così fu anche risuscitato dai morti per la nostra giustizia. La Sua risurrezione è la prova che Egli aveva pienamente pagato per tutto il nostro peccato. Quando vediamo la tomba vuota lo Spirito ci comunica la verità del perdono, perdono pieno e gratuito. La nostra coscienza potrebbe dire il contrario. Essa potrebbe voler farci guardare a tutti i nostri peccati e fissare al pozzo nero di peccaminosità dal quale fuoriesce tutta la nostra peccaminosità, facendoci così dubitare della nostra salvezza. Ma il vangelo mira alla croce e alla risurrezione di Gesù Cristo. La Sua tomba è vuota. Egli ha pagato tutto. Siamo giustificato. Siamo giusti.
Come La Giustificazione è Nostra
Come diventa nostra la giustificazione? Come possiamo sapere che siamo giustificati? Come Dio ce la comunica? Come ne abbiamo esperienza? Per sola fede! La fede è il mezzo o lo strumento tramite il quale Dio imputa al peccatore colpevole la giustizia di Gesù Cristo, e la fede è il mezzo o lo strumento tramite il quale il peccatore colpevole viene a conoscere per esperienza della sua innocenza e pace con Dio e ne gioisce.
Il Catechismo di Heidelberg presenta l’argomento della giustificazione dopo aver trattato le cose che un credente deve credere, e arriva alla verità della giustificazione con questa domanda, Ma in cosa ti aiuta ora il credere tutto questo che è stato espresso nel Credo Apostolico? La risposta è bellissima, “Che io, in Cristo, sono giusto dinanzi a Dio”. Non si tratta di essere giusti dinnanzi agli uomini. Costoro l’avranno difficile nel credere che io sono giusto. Essi, così come la mia coscienza, vedono che pecco ancora, che ancora faccio ciò che è sbagliato. Ma dio dice, “Tu sei giusto davanti a Me, così giusto che sei un erede della vita eterna”.
La fede è quel dono di Dio nel peccatore chiamato e rigenerato tramite il quale il peccatore è innestato in Cristo e grazie al quale egli abbraccia e si appropria di Cristo e, affidandosi a lui, ne riceve tutti i benefici. La fede abbraccia la dichiarazione del Giudice divino. Essa fa appropriare al cedente il perdono e la giustizia Cristo.
La fede è il migliore strumento per donarci la conoscenza della nostra giustificazione, e lo è perché la fede è un credere, non un operare. Dire “fede” significa dire “niente opere”. La fede è il contrario delle opere. Essa è un dono di Dio, non delle opera, affinché nessun uomo si glori (Efesini 2:8-9). La fede è quel legame che unisce una persona a Cristo. Dio unisce effettivamente nell’elezione tutti gli eletti a Cristo. Quando Dio rigenera gli eletti, Egli ci innesta oggettivamente in Cristo mediante la fede. Ecco il potere della fede. Esso diviene attivo per farci essere effettivamente innestati in Cristo e soggettivamente contenuti da Lui. Gli eletti lo abbracciano, o “dimorano in Lui” come Gesù stesso dice in Giovanni 15. La fede conosce e confida in Cristo per la giustizia. Abbraccia Gesù Cristo come proclamato nel vangelo. Confidiamo in Colui nel quale crediamo. Io so in chi ho creduto e sono persuaso che Egli è capace di prendere il mio peccato, di pagarlo interamente, e di meritare quella giustizia che Egli porrà in mio conto. La fede crede semplicemente – essendo persuasa della verità che Dio ha rivelato nella Sua Parola.
Quindi, come sono giusto agli occhi dell’Iddio perfettamente santo? Questa è la domanda che brucia in ogni peccatore colpevole. Questa era la domanda bruciante di Lutero. Se i serafini di Isaia 6 erano costretti a nascondere sé stessi e i loro volti dinnanzi all’Iddio tre volte santo, come posso io stare davanti a Lui? La fede dice, “Io sto dinnanzi a Lui, non sulla base di ciò che vedo, ma sulla base di ciò che Dio mi ha insegnato nella Sua Parola. La Bibbia mi dice che quando Gesù morì, Egli morì per i peccatori. E quando Egli visse, compiendo perfettamente la volontà del Padre, Egli meritò una giustizia perfetta per coloro che rappresentava. Dio, per amore di Gesù, pone quella giustizia a mio conto. Dio mi permette di stare davanti a Lui in quella giustizia.”
Tale fede esclude le opere. Le Scritture dichiarano ripetutamente che la salvezza è per sola grazia mediante la fede e senza alcuna opera umana. “Perciò l’eredità è per fede; in tal modo essa è per grazia” (Romani 4;16a). “Nessuna carne sarà giustificata davanti a lui per le opere della legge …” “poiché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono gratuitamente giustificati per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.” “Noi dunque riteniamo che l’uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge.” (Romani 3:20, 23-24, 28). Per uno che opera c’è una ricompensa, ma non è una ricompensa di grazia, ma di debito (cf. Romani 4:4). La fede crede in Colui che giustifica gli empi, perché “Cristo a suo tempo è morto per gli empi,” che sono senza capacità di fare alcun bene (Romani 5:6). Gli empi non hanno fatto niente per meritare alcunché di buono da Dio. E Galati 2:16 la pone in questi termini: “sapendo che l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesù, affinché fossimo giustificati mediante la fede di Cristo e non mediante le opere della legge, poiché nessuna carne sarà giustificata per mezzo della legge.”
La fede è un dono di Dio, non un’opera dell’uomo. Ci sono molti che parlano della giustificazione per fede, ma costoro fanno della fede un’opera umana. Ma la Bibba e le nostre confessioni Riformare condannano un simile pensiero. “Perché dici d’essere giusto soltanto per fede? Non che io piaccia a Dio per la dignità della mia fede, ma soltanto la soddisfazione, giustizia e santità di Cristo è la mia giustizia dinanzi a Dio, ed io non posso ricevere ed appropriarmi delle stesse in alcun altro modo che soltanto per fede” (Catechismo di Heidelberg, D. & R. 61). La fede non è la giustizia, ma il modo in cui Dio dona la Sua giustizia al Suo popolo. La fede non è un’opera dell’uomo, ma un dono di Dio. Perciò, non dobbiamo mai pensare che la fede renda uno degno o che abbia qualche merito dinnanzi a Dio. Egli opera in noi il volere e l’operare per il Suo beneplacito (Filippesi 2:13), così che quando crediamo rimane un’opera di Dio e non nostra. Le opere umane non producono alcuna parte della nostra giustificazione dinnanzi a Dio. Le buone opere fluiscono dalla nostra salvezza, ma esse in nessun modo guadagnano la salvezza né ci rendono giusti davanti a Dio. “Ma perché le nostre buone opere non possono essere la nostra giustizia dinanzi a Dio, o una parte di essa?Perché una giustizia che debba reggere davanti al giudizio di Dio deve essere assolutamente perfetta ed assolutamente conforme alla legge; mentre anche le nostre migliori opere in questa vita sono tutte imperfette e contaminate col peccato.” (Catechismo di Heidelberg, D. & R. 62). “Cosa? Le nostre buone opere non ci guadagnano niente, e tuttavia poi Dio vuole redarguirle in questa vita e in quella a venire?” Si, le nostre buone opere ricevono una ricompensa, ma “questa ricompensa non avviene per merito, ma per grazia” (Catechismo di Heidelberg, D. & R. 63). È tutto per grazia. Le buone opere che sgorgano dalla nostra salvezza, che Dio ricompenserà, non producono alcunché della nostra giustificazione. Quando siamo dinnanzi a Dio ora e nel giorno del giudizio, non dobbiamo pensare che è grazie a qualcosa che abbiamo fatto. Noi possiamo stare davanti a Dio in giustizia, ma è tutto per grazia mediante la fede, senza alcuna opera umana.
Proprio perché la fede si aggrappa a Cristo, noi volgiamo lo sguardo da noi stessi e guardiamo a Lui. Noi non possiamo aggiungere alla Sua opera perfetta. La fede in Cristo dichiara che è tutto da Lui e niente da noi. Se le nostre opere potessero aggiungere o aiutare nella nostra salvezza, allora i nostri peccati sottrarrebbero da essa. Siamo giusti dinnanzi a Dio solo perché Egli giustifica graziosamente. Egli fa l’imputazione e la dichiarazione del giudizio. Noi non possiamo guadagnarlo né perderlo. Siamo giustificati per fede senza le opere. E allora possiamo avere pace con Dio!
Pace con Dio
Siccome la giustificazione è per sola grazia mediante la sola fede, c’è pace con Dio (Romani 5:1). Non solo c’è pace, ma meravigliosa pace con Dio. Tra Dio e noi c’è un fondamentale accordo e una susseguente buona volontà.
Questa pace non è qualcosa che io avrò o che potrei avere, ma è qualcosa che io ho adesso. Il possesso attuale di questa pace benedetta è sperimentata ricordando che siamo giustificati per sola fede per il nostro Signore Gesù Cristo. Se dovessimo considerare solo il nostro peccato, perderemo il senso della pace con Dio. Il diavolo ama farci concentrare sui nostri peccati. Egli usa la nostra coscienza e altri umani per puntare ai nostri peccati e alla nostra peccaminosità. Egli vuole che pensiamo di non essere buoni abbastanza. Egli vuole che ci confrontiamo con gli altri in quanto ciò ci fa inevitabilmente considerare le nostre opere. Egli non vuole altro che farci distogliere lo sguardo dalla croce di Cristo. Il diavolo ama farci sentire così colpevoli da non poter trovare via d’uscita, ma rimanere colpevoli e condannai. Contro di lui, Dio vuole che i suoi figli sperimentino la colpevolezza, ma solo quel tipo di colpevolezza che ci distoglie dal merito delle nostre opere verso il merito della croce di Cristo. Questo perché la colpevolezza di Dio è la porta per la quale dobbiamo passare al fine di avere la consapevolezza di essere giustificati.
Siamo giustificati per fede tramite nostro Signore Gesù Cristo. Dobbiamo guardare a Lui, e continuare a guardare a Lui. La Sua opera perfetta è la sola cosa che può meritare perdono completo e giustizia perfetta. La fede nella Sua croce e risurrezione ci assicura della giustificazione. E tale giustizia e giustificazione sono così reali che nessuno può fare un’accusa contro di noi. “Che diremo dunque circa queste cose? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Certamente colui che non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà anche tutte le cose con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica” (Romani 8:31-33). Se non siamo giustificati, allora siamo condannati. E l’apostolo continua, “Chi è colui che li condannerà? Cristo è colui che è morto, e inoltre è anche risuscitato; egli è alla destra di Dio, ed anche intercede per noi” (Romans 8:34). Dio ci fa guardare all’opera di Cristo per garantirci libertà dalla condanna e il possesso della giustificazione. “Chi è colui che li condannerà? Cristo è colui che è morto.” Cristo, il nostro capo rappresentativo, è morto per noi. Ma c’è di più, “inoltre è anche risuscitato.” Ricordiamo che abbiamo già imparato da Romani 4:25 che Gesù fu risuscitato per la nostra giustificazione. E c’è anche di meglio, “egli è alla destra di Dio, ed anche intercede per noi.” Alla destra di Dio Gesù intercede per noi, perorando le ricchezze dei meriti della Sua croce, così che Dio possa dichiararci giustificati. Non c’è nulla che possa separarci dall’amore di Dio e dalla nostra giustizia in Cristo. Ecco perché abbiamo pace con Dio!
Perdono e giustizia sono nostre secondo le ricchezze della grazia di Dio (cf. Efesini 1:7). Non è secondo la misura del nostro ravvedimento né secondo l’esercizio della nostra fede. Il perdono di Dio è secondo le ricchezze della Sua grazia. La Sua grazia è il solo standard. La fede conosce che siamo i figli di Dio per adozione, possedendo ogni diritto di figli, inclusa l’eredità eterna. E la fede sa che la nostra giustizia non potrà mai essere perduta e che siamo eredi della vita eterna. Stando nella Sua grazia gioiamo nella speranza della gloria di Dio (Romani 5:2)
Pace con Dio è la capacità di gioire. Gioiamo del fatto che noi non apparteniamo a noi stessi, ma apparteniamo in vita e in morte al nostro fedele Salvatore. Non abbiamo mai bisogno di essere tormentati dal pensiero di non essere all’altezza o di non essere buoni abbastanza. Piuttosto abbiamo fiducia nell’approcciare Dio, con la nostra coscienza libera dalla “paura, dall’orrore e dallo spavento” (Confessione Belga 23). La sola accettazione che conta è quella di Dio, e noi siamo “favoriti nell’amato suo Figlio” (Efesini 1:6). Quando Dio ama il Suo amato Figlio, allora possiamo sapere che siamo accettati in Lui e amati per il Suo amore.
Perciò, credete nel Signore Gesù Cristo. Questo è tutto ciò che Paolo ha da dire in risposta al carceriere di Filippi. Esercite la vostra fede donata da Dio per afferrare Cristo e la Sua opera perfetta. Giacete in Lui, Realizzate quanto siete completamente perdonati e perfettamente giusti. Questa è la pace che sorpassa ogni intelligenza. Ed è allora, o peccatore, che potrai andare a casa giustificato!
La Giustificazione e le Buone Opere
Prof. David J. Engelsma
Introduzione
Che grande verità evangelica che è la giustificazione per sola fede! Che dono benedetto di Dio per noi che è la giustificazione per sola fede! E che benedetta opera dello Spirito di Gesù Cristo nelle nostre coscienze è la giustificazione per sola fede!
La giustificazione è un atto di Dio strettamente legale nel quale perdona i peccati di colui che crede in Gesù Cristo e lo reputa giusto sulla sola base dell’obbedienza di Gesù Cristo al posto di questo peccatore. Così è come Davide descrive la giustificazione nel Salmo 32:1-2, dove proclama la beatitudine dell’uomo al quale Dio imputa la giustizia senza le opere. “Beato colui la cui trasgressione è perdonata, il cui peccato è coperto! Beato l’uomo a cui l’Eterno non imputa l’iniquità.” E questo è come l’apostolo Paolo descrive la giustificazione, con un riferimento a questo passaggio dei Salmi, in Romani 4:5: “invece colui che non opera, ma crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede gli è imputata come giustizia.”
La sola base di questo atto di Dio giudice nel pronunciare l’empio ma credente peccatore giusto è l’obbedienza di Gesù Cristo al posto del peccatore. La base è sia l’obbedienza di Cristo alla legge di Dio lungo tutta la Sua vita, sia la morte di Cristo quale completa e perfetta soddisfazione della giustizia di Dio nei confronti della colpevolezza dei peccatori eletti. Paolo scrive in Romani 5:19 che è per l’obbedienza di uno, cioè Gesù Cristo, che i molti sono “costituiti” (e non “fatti”, come la Authorized Version traduce) giusti, proprio come tutti noi fummo costituiti colpevoli “per la disobbedienza di un solo uomo.” La sola giustizia che sia utile nell’aula del tribunale celeste con Dio il giudice, il quale è maestoso nella Sua santità, è la giustizia operata da Dio stesso nella vita obbediente e nella morte del Suo stesso Figlio incarnato, Gesù Cristo.
Questa giustizia è la stessa giustizia di Dio, come Paolo insegna in Romani 3:25: specialmente nella propiziazione della croce, Dio dichiara la Sua giustizia. In Romani 10:3, l’accusa dell’apostolo contro i Giudei, e contro tutti coloro che in qualche modo rendono la loro giustizia interamente o in parte la loro giustizia con Dio, consiste essi “ignorando la giustizia di Dio” cercano “di stabilire la propria giustizia;” il loro peccato consiste nel fatto di non sottomettersi alla giustizia di Dio.
Questa giustizia, che è quella di Dio ed è la sola giustizia che può appellarsi a Dio così da ottenere il verdetto “innocente,” e in modo tale da spalancare le porte della vita eterna al peccatore, questa giustizia, dicevo, è garantita al peccatore per mezzo della fede, e per mezzo della fede sola. Questo è l’insegnamento dell’apostolo in Romani 3:28: “Noi dunque riteniamo che l’uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge.” La fede in Gesù Cristo è il mezzo, lo strumento, tramite il quale il peccatore riceve la giustizia per imputazione, così che la sua posizione con Dio il giudica sia come quella di uno che non avesse mai peccato, come se egli stesso avesse ubbidito perfettamente alla legge di Dio, come se egli stesso avesse pagato completamente per tutti i suoi peccati e peritato la vita eterna. In quanto Romani 3:28 contrasta la fede con “le opere della legge,” l’apostolo infatti insegna che la giustificazione è per sola fede.
Quando Martin Lutero tradusse Romani 3;28 con la parola allein in tedesco, che sarebbe “solo/a,” rendendo così il testo “l’uomo è giustificato mediante la sola fede senza le opere della legge,” egli catturò il significato dello Spirito Santo e perciò tradusse il testo correttamente.
Questa comprensione di Romani 3;28, Galati 2;16, ed altri testi, cioè, che questi testi insegnino che siamo giustificati per fede sola, è confessionale insieme a tutto il popolo Riformato. D. & R. del Catechismo di Heidelberg, per esempio, risponde alla domanda “In che modo sei giusto dinanzi a Dio?” in questa maniera: “Solo per vera fede in Gesù Cristo.”
Che grande verità evangelica che è. È il cuore del vangelo biblico, come dichiara Lutero e l’intera Riforma Protestante. Calvino concorda, chiamando la giustificazione per sola fede, nelle sue Istituzioni, “il perno sul quale ruota tutta la religione.”
In quanto atto di Dio puramente grazioso, la giustificazione per sola fede glorifica Dio. La giustizia di un peccatore, dalla quale tutte le benedizioni e la salvezza dipendono, è un dono gratuito di Dio. La giustizia del peccatore dinnanzi a Dio è la giustizia stessa di Dio operata da Dio nell’incarnazione e della morte espiatoria di Suo Figlio. Siccome l’atto della giustificazione, l’obbedienza che è la base della giustificazione, ed anche la fede stessa del peccatore tramite la quale egli riceve giustizia, sono dono gratuito di Dio per grazia sovrana, la giustificazione punta all’eterna elezione di Dio come fonte della giustificazione, e magnifica la grazia di Dio.
Essendo un atto di Dio puramente grazioso, la giustificazione per sola fede procura pace al credente. “Sebbene la coscienza mi accusi che io ho gravemente peccato contro tutti i comandamenti di Dio, e che non ne ho mai osservato alcuno, e sono ancora sempre incline ad ogni male,” confido di essere giusto davanti a Dio sulla base dell’obbedienza di Cristo. Questa è la testimonianza delCatechismo di Heidelberg in D. & R. 60. Senza la giustificazione per sola fede, e dipendendo anche da una sola delle nostre buone opere, “saremmo sempre nel dubbio e sballottati qua e là senza alcuna certezza, e le nostre povere coscienze sarebbero sempre tormentate,” come confessiamo nell’Articolo 24 della Confessione Belga.
Ora, questa verità della giustificazione per sola fede dove pone le buone opere del credente giustificato? C’è ancora un qualche posto per le buone opere? Il posto delle buone opere è un posto importante, o anche solo necessario? Oppure le nostre buone opere, e la chiamata a fare buone opere, sono escluse, o forse minimizzate? La domanda è questa: quale è la relazione tra la giustificazione per sola fede e le buone opere?
Amici miei, questa è una domanda importante in sé stessa, cioè a prescindere da qualsiasi controversia sull’argomento. Lo stesso vangelo che esclude le opere buone dalla giustificazione le include nella nostra salvezza per lo Spirito. Quello stesso vangelo che ci mette in guardia contro il portare buone opere nella giustificazione ci ammonisce anche a non lasciare le buone opere fuori dalle nostre vite.
In aggiunta all’urgenza di una corretta comprensione della relazione tra giustificazione e buone opera è l’attacco alla giustificazione per sola fede da parte di determinate nemici di tale verità. Questo attacco alla giustificazione per sola fede è fatto, si presume, a nome delle buone opere. L’urgenza oggi è accentuata nella comunità delle chiese Riformate a causa di un attacco alla giustificazione per sola fede in nome di un’enfasi sulle buone opere proveniente dall’interno delle chiese Riformate stesse. Infatti, questo attacco alla giustificazione per sola fede è avanzato da prominenti e influenti teologi Riformati, professori di seminari e ministri del vangelo. Questi uomini sono portavoce di un movimento conosciuto come “federal vision” (visione federale), cioè letteralmente “visione pattale,” perché essa è lo sviluppo di una certa dottrina del patto. Centrale in tale dottrina del patto è un attacco alla giustificazione per sola fede. Tale attacco è difeso come un favorimento delle buone opere nella vita del Cristiano.
Questo attacco alla giustificazione per sola fede si trova nella Orthodox Presbyterian Church, nella Pesbyterian Church in America, nelle United Reformed Churches, e nelle Orthodox Christian Reformed Churches. Non solo l’attacco alla giustificazione per sola fede si trova in queste chiese, ma nel caso delle ultime tre menzionate l’attacco alla giustificazione per sola fede è stato confermato dalle maggiori assemblee – da riunioni, presbiteri, e sinodi.
L’Attacco alla Giustificazione in Nome delle Buone Opere
L’attacco principale alla verità evangelica della giustificazione per sola fede da parte dei suoi nemici di ogni epoca consiste in questo: la giustificazione per sola fede indebolisce, se non distrugge del tutto, lo zelo per una vita santa di buone opere.
Sin dall’inizio, dovremmo riconoscere l’apparente validità di tale accusa. La giustificazione per sola fede afferma che le opere del peccatore giustificato non entrano affatto nella sua giustificazione. Nessuna delle buone opere che egli può fare, né alcuna delle opere peccaminose che egli ha fatto, siano anche macroscopicamente peccaminose, nessuna di loro entra nella sua giustificazione da parte di Dio. Sulla base di questa dottrina, la mente carnale, il pensiero carnale, l’uomo naturale dice, “Ciò conduce inevitabilmente in una negligenza nella vita di coloro che abbracciano tale dottrina.”
Sino ad oggi, tre principali campioni delle buone opera (come amano farci credere) sono sorti. Essi oppongono la giustificazione per sola fede essendo secondo loro tale dottrina dannosa per le buone opere.
Il primo di questi nemici della giustificazione per sola fede è la chiesa Cattolica Romana. Durante la Riforma, e anche dopo, Roma ha condannato la verità della giustificazione per sola fede in quanto distruttiva della zelo per la santità di vita. È a questa accusa di Roma che il Catechismo di Heidelberg nella D. 64: “Ma questa dottrina non rende le persone negligenti e malvagie?” Io non considero con serietà la (falsa) preoccupazione di Roma verso la santità di vita e le buone opere, né alcuno dovrebbe farlo. Quando Roma indossa la sua maschera di pietà mostrando preoccupazione per il timore che i Protestanti Riformati possano mancare in santità, io semplicemente rido, e rido sonoramente. Il fatto che questa sudicia chiesa al tempo della riforma avesse criticato il Protestantesimo per empietà non è altro che uno scherzo. Che questa chiesa ampiamente sodomita, che ha nascosto l’iniquità dei piani alti fino a che i media secolari non spifferarono le loro perversioni, debba censurare i Cristiani Riformati di negligenza, tutto ciò è ridicolo. Il fatto che la chiesa che accetta Ted Kennedy e gran parte della mafia come membri regolari, e che darà a questi uomini dei bei funerali con messa dove periranno eternamente, una simile chiesa che pronuncia anche una sola parola sulla giustificazione e le buone opere non è che piena ipocrisia. Tuttavia, qui siamo interessati all’accusa di Roma perché essa è la stessa identica accusa che è sempre sorta dagli altri nemici della giustificazione per sola fede. Infatti, le accuse di Roma sono proprio le stesse di coloro che sorsero contro l’apostolo Paolo stesso quando egli stava proclamando la dottrina della giustificazione nell’epistola ai Romani.
Il secondo attacco degno di nota alla giustificazione viene dagli arminiani, sempre perché si presume che la dottrina in questione sia dannosa per la santità di vita e per le buone opera. Ciò non è ben noto tra di noi perché ci concentriamo sulla loro negazione dell’elezione, dell’espiazione efficace per i soli eletti, della grazia sovrana e della perseveranza dei santi. Ma gli arminiani negano anche la giustificazione per sola fede. Ed essi la negano, come dicono, perché la vedono come svantaggiosa per la responsabilità umana e per una vita di santità. I Canoni di Dordt si riferiscono a questo aspetto dell’eresia aminiana nel Capi II, Reiezione degli Errori 4, nel quale si condanna l’errore “che Dio, abrogata l’esigenza della perfetta ubbidienza legale, considera la fede stessa e l’ubbidienza imperfetta della fede come perfetta ubbidienza della legge, e per grazia la stima degna del premio della vita eterna.” John Wesley era un vero figlio di Giacomo Arminio e Simone Episcopio nella sua negazione della giustificazione per sola fede in quanto la riteneva distruttiva della sua idea di santità.
Il terzo assalto alla giustificazione per sola fede da notare è stato lanciato negli ultimo trenta anni circa all’interno delle chiese Riformate stesse, per l’appunto, dall’interno di chiese Riformate e Presbiteriane che sono largamente ritenute le più conservatrici. Mi riferisco al movimento della “federal vision,” un movimento influenzato da una comprensione di Paolo, specialmente in Romani e Galati, che differisce dalla comprensione che Lutero ebbe, che ebbe Calvino, che l’intera tradizione Riformata ha avuto e specialmente che le confessioni riformate hanno. Essa è chiamata “new perspective on Paul” (nuova prospettiva su Paolo). Siccome questa negazione della giustificazione per sola fede è sorte dentro ed è nutrita nel seno d chiese Riformate ritenute conservatrici, e siccome si basa su una popolare, e prevalente, dottrina del patto, questo attacco alla giustificazione per sola fede è il più pericoloso per i Cristiani Riformati professanti di oggi. Infatti, reputo questa eresia come la più grave minaccia alla fede Riformata dal Sinodo di Dordt.
L’attacco alla giustificazione per sola fede, a nome delle buone opera, come costoro dicono, assume sempre la stessa forma, e usa sempre gli stessi argomenti. Sia che venga dalla bocca del teologo Cattolico Romano, o da quella del teologo Arminiano, o dalla bocca dei portavoce della “federal vision” di chiese Riformate conservatrici, l’argomento è sempre lo stesso.
L’argomento fondamentale contro la giustificazione per sola fede è questo: un credente sarà motivato ad uno zelo per le buone opere solo se suppone che la sua giustificazione dipenda da queste buone opere, o che sia ottenuta da tali buone opere, o se sarà condotto dalla terrificante convinzione che le sue buone opere lo rendano degno della sua giustificazione da parte di Dio. Questo è uno degli argomenti fondamentali. La sola motivazione allo zelo nel fare buone opere è la presupposizione che tali buone opere siano la base o il fondamento della giustizia, che queste buone opere siano la condizione della salvezza, che tali buone opere rendano uno degno della vita eterna. Se questo punto è sbagliato (e la Scrittura dice che esso è completamente sbagliato), allora l’intero argomento contro la giustificazione per sola fede collassa.
Legato a questo argomento centrale ci sono diversi altri argomenti, sempre presenti, contro la giustificazione per sola fede. Da un lato, questo dice tale argomento, quando Paolo insegna la giustificazione per fede senza le opere della legge, o a prescindere dalla legge, l’apostolo sta escludendo solo alcuni tipi di opere – cioè quelle cerimoniali (come la circoncisione), o opere che sono compiute al fine di meritare, oppure opere che sono compiute da persone non rigenerate. Secondo coloro che sostengono tale argomentazione, Paolo non intende escludere dalla giustificazione le vere opere buone, le opere fatte dal credente Cristiano per amore di Dio.
Ecco un’altro ragionamento. Quando Dio promette, come certamente fa, di ricompensare le nostre buone opere, ciò significa che le nostre opere buone guadagnano la salvezza, o che ci rendono degli della salvezza, o che sono in parte la base della nostra salvezza, in modo che la salvezza sia almeno parzialmente per buone opere, e non solo per fede.
E poi c’è quest’altro. Quando la Bibbia insegna in 2 Corinzi 5:10, e in altri passi, che il nostro giudizio finale avrà luogo “secondo le” nostre opere, il passo significa che il giudizio finale, che decide il nostro destino eterno, sarà in parte basato sulle opere che abbiamo compiuto. E siccome il giudizio finale non sarà altro che la versione pubblica della giustificazione che noi sperimentiamo tutt’oggi, e siccome il giudizio finale sarà basato sulle nostre opere, così è anche la nostra giustificazione attuale, nella nostra esperienza, cioè una giustificazione sulla base delle opere.
È di speciale interesse per noi l’argomentazione contro la giustificazione per sola fede da parte degli uomini della “federal vision.” Il loro argomento contro la giustificazione per sola fede proviene da una definita dottrina del patto. Siccome il patto di Dio con il Suo popolo è condizionale, e condizionale significa che dipende dalla fede e dall’obbedienza del bambino battezzato, allora anche la giustificazione all’interno del patto sarà condizionale. Ciò significa che la giustificazione di Dio del bambino battezzato dipende dal credere del bimbo, e dall’obbedienza al patto di Dio del bambino durante la sua vita.
Ora, tutto ciò non è del tutto nuovo, e questo perché la nozione di un patto condizionale e di una salvezza condizionale nel patto è stata fondata e difesa dalle chiese Riformate da lungo tempo. Questa è la dottrina contro la quale le Protestant Reformed Churches combatterono duramente tra la fine del decennio 1940 e l’inizio del 1950. In questa dottrina del patto che ora è stata sviluppata in una conclamata negazione della giustificazione per sola fede e, insieme con questa verità evangelica centrale, anche la negazione dei cosiddetti “5 punti del Calvinismo.” Ciò che ora è nuovo è che la dottrina di un patto condizionale è ora applicata alla verità della giustificazione con il risultato che ora si nega arditamente la giustificazione per sola fede.
Nel mio libro The Covenant of God and the Children of Believers (RFPA, 2005),ho dimostrato che la negazione della giustificazione per sola fede da parte della “federal vision” è lo sviluppo della dottrina di un patto condizionale.
La visione della giustificazione difesa da tutti coloro che attaccano la giustificazione per sola fede è questa: la giustificazione non è strettamente un atto legale di Dio, a anche un’opera rinnovatrice e santificatrice che effettivamente rende il peccatore buono. La giustificazione, in questo caso, non dipende interamente dall’obbedienza di Cristo per noi e al di fuori di noi, ma dipende anche in parte da noi stessi, dalla nostra obbedienza, e dalle nostre buone opere. E, secondo questa veduta, la giustificazione non consiste solo nell’obbedienza e nella giustizia di Gesù Cristo, la giustizia perfetta di Cristo prodotta dalla Sua obbedienza durante tutta la sua vita e dalla Sua morte espiatoria al nostro posto; piuttosto, la giustizia riconosciuta da Dio nella giustificazione è parzialmente anche la nostra – la nostra imperfetta giustizia, fatta dalle nostre imperfette buone opere.
Quale è la risposta della fede Riformata ortodossa a questo attacco alla giustificazione per sola fede a nome delle buone opera, sia che provenga dalla Chiesa Romana Cattolica, dagli Arminiani (che son oil 90% o più di quei Cristiani in Nord America che si chiamano evangelici o fondamentalisti), o dai difensori di un patto condizionale?
In primo luogo, rispondiamo che l’attacco stesso verso di noi e verso la nostra dottrina della giustificazione conferma che stiamo mantenendo la stessa dottrina evangelica della giustificazione che l’apostolo Paolo mantenne e confessò, specialmente in Romani e Galati. L’insegnamento paolino della giustificazione richiamò lo stesso attacco, esattamente lo stesso. “Paolo,” lo accusavano i suoi opponenti, “per la fede tu rendi vuota la legge” (Romani 3:31). “Paolo,” sostenevano, “stai predicando che dobbiamo e che continueremo nel peccato, affinché la grazia abbondi” (Romani 6:1). Parlando di me stesso, e per le Protestant Reformed Churches, noi gioiamo che la nostra confessione della giustificazione sta ancora facendo sorgere questo attacco. Se la nostra confessione della giustificazione non lo facesse, sarei preoccupato del fatto che ci possa essere qualcosa di errato con essa. Oggi sono molto poche le chiese Riformate la cui confessione e predicazione fanno scatenare questo attacco. Pochissime chiese Riformate stanno predicando e confessando la giustificazione per sola fede e la salvezza per gratuita, sovrana, incondizionale grazia così chiaramente e decisamente da far si che gli opponenti li accusino di insegnare una dottrina che si risolve in negligenza di vita.
In secondo luogo, la nostra risposta all’attacco è quella di Paolo: “Così non sia!” Noi no disprezziamo una vita di buone opere in obbedienza alla legge di Dio. Al contrario, grazie all’insegnamento della giustificazione per sola fede noi stabiliamo una tale vita di zelo per le buone opere.
In terzo luogo, noi non rispondiamo a questi attacchi compromettendo la dottrina della giustificazione per sola fede – nemmeno minimamente. Piuttosto la difendiamo contro questi attacchi. La giustificazione è per sola fede. Tutte le nostre opere sono escluse, incluse le nostre opere davvero buone, le opere che facciamo per il potere dello Spirito di Cristo. La sola base della nostra giustificazione con Dio è l’obbedienza di Cristo, e non la nostra obbedienza, qualunque essa sia. L’unica opera che compone la nostra giustizia con Dio è l’opera fatta per noi da un altro, cioè Gesù Cristo.
Per quanto riguarda l’argomento specifico che è innalzato contro la giustificazione per sola fede, rispondiamo che quando Paolo esclude le opera della legge, e la legge, dalla giustificazione, egli si riferisce a tutte le nostre opere. Galati 3:10, 12 lo prova, e questo perché in tale passaggio la legge, della quale egli dice nel verso 11 che non ha posto alcuno nella giustificazione del peccatore, si riferisce ovviamente all’intera legge di Dio, inclusi i dieci comandamenti. Al verso 10 , Paolo cita Deuteronomio 27:26: “Maledetto chiunque non persevera in tutte le cose scritte nel libro della legge per metterle in pratica!” Il “libro della legge” include tutti i comandamenti, non solamente quelli cerimoniali. Di conseguenza, quando nel verso 11 l’apostolo nega che alcuno sia giustificato “per la legge,” egli si riferisce all’intera legge.
Per quanto riguarda il premio promesso, rispondiamo che la Bibbia non intende prometterci un premio per le nostre buone opera. Piuttosto, questa ricompensa è una ricompensa di grazia, non una ricompensa che guadagniamo, né che meritiamo, né salari Dio ci paga per il nostro operare. La ricompensa è per grazia perché Dio nella Sua grazia ha eternamente preordinato le buone opere affinché camminassimo in esse (Efesini 2:10). La ricompensa è per grazia perché grazia alla Sua morte Gesù Cristo guadagnò per noi il diritto di fare buone opere (Tito 2:14). È un privilegio compiere buone opere al servizio di Dio. La ricompensa è una ricompensa di grazia perché quando Dio le accetta da noi, Egli prima giustifica, o perdona, tutte quelle buone opera e quella corruzione e quel peccato che macchiano ognuna di esse. E la ricompensa è una ricompensa di grazia perché quando Dio ci dona la ricompensa, che sarebbe la vita eterna e il posto che abbiamo nella gloria, Egli fa questo non perché ce lo deve ma come favore gratuito (Heidelberg Catechism,D. & R. 63).
Poi, per quanto riguarda quell’argomentazione contro la gratuita giustificazione che si appella al giudizio finale e al fatto che saremo giudicati secondo le nostre opere, è certamente vero che il nostro giudizio nell’ultimo giorno sarà la giustificazione di noi che crediamo in Gesù Cristo. Oggi, quando io credo in Gesù Cristo, sono privatamente giustificato. Dio ed io sappiamo che sono giustificato per fede in Cristo. Ma verrà il giorno nel quale mi troverò di fronte a Dio il giudice e alla presenza dell’intero mondo, eletti e reprobi, demoni e angeli, e allora Dio renderà pubblica quella giustificazione che ora è privata. Quella giustificazione del giudizio finale sarà un atto di Dio strettamente legale. Esso non avverrà a causa delle nostre opere, o sulla basedelle nostre opere, la Scrittura mai dice ciò. Esso avrà luogo secondo le nostre opere, essendone lo standard. Nel giudizio finale, la sola base della nostra giustificazione sarà la stessa che è oggi, e cioè, l’obbedienza di Gesù al nostro posto. Sia ringraziato Dio per questo! Se ciò non fosse vero, non avremmo speranza. Ma in quel giorno, le buone opere che abbiamo fatto per grazia di Dio saranno da Lui mostrare, perdonate da tutta la corruzione che le contamina, così che possano rivelare e dimostrare la realtà della graziosa salvezza e giudizio di Dio per noi, a Sua lode.
All’attacco verso la giustificazione che sorge dalla dottrina di un patto condizionale, replichiamo, primo, che dalle basi di un patto condizionale segue la negazione della giustificazione per sola fede, con tutte le dottrine della grazia. Se il patto è condizionale, la giustificazione è per fede e opere. E se il patto e condizionale, anche l’elezione è condizionale, l’espiazione è condizionale, la salvezza di un peccatore è condizionale, la vita eterna è condizionale.
Secondo, la nostra risposta è che il fatto stesso che un patto condizionale implichi una giustificazione per fede ed opera, prova che la dottrina di un patto condizionale sia falsa. Essa rappresenta l’introduzione nelle chiese Riformate di una salvezza per il volere e l’operare dell’uomo.
Terzo, la nostra risposta è che il patto è incondizionale. Dio promette e realizza il patto con Gesù Cristo e con tutti gli eletti in Gesù Cristo per pura grazia, come Galati 3:16 e Galati 3:29 insegnano. Galati 3:16 insegna che la promessa del patto al seme di Abrahamo era una promessa a Cristo, il quale è il seme di Abrahamo. La promessa del patto non fu mai diretta a tutti i discendenti fisici di Abrahamo. Secondo Galati 3:29, coloro, e solo costoro, che appartengono a Cristo per elezione divina sono inclusi nel seme di Abrahamo e sono oggetti della promessa. Oggi, l’intera chiesa mondiale Riformata e Presbiteriana è messa in guardia da Dio, attraverso la teologia della “federal vision,” sul fatto che la dottrina di un patto condizionale rappresenta la reiezione del vangelo della salvezza per grazia. E l’intera chiesa Riformata nel mondo è alla prova per quanto riguarda la fondamentale confessione delle chiese Riformare lungo tutte le epoche, e cioè la salvezza per sola grazia.
La nostra replica all’attacco verso la giustificazione per sola fede, in quarto luogo, è questo: a nostra volta accusiamo coloro che insegnano la giustificazione per fede e opere di distruggere la pace e la certezza della salvezza del figlio di Dio, di rubare Dio della Sua gloria e di essere dei Farisei, come Calvino accusa tutti coloro che insegnano la giustificazione per fede ed opere. Chiunque insegna e crede nella giustificazione per fede ed opere è una specie di Fariseo. Secondo nostro Signore, in Luca 18:14, i Farisei non sono giustificati. E come potrebbe essere giustificato colui che dipende dalle sue opere macchiate dal peccato e colui che osa, come dice Robert Trail, porre la sua pietosa santità sul trono del giudizio accanto al prezioso sangue dell’agnello di Dio?
La verità di Giacomo 2
Fino qui ho volontariamente sorvolato sul principale argomento usato dalla giustificazione per fede ed opera contro la giustificazione per sola fede. Si tratta di un argomentazione testuale che si appella a Giacomo 2:24 e seguenti. Ora vorrei considerare quell’attacco alla giustificazione per sola fede che si appella a Giacomo 2 e, in connessione a tale appellarsi, la verità concernente la giustificazione presente in Giacomo 2.
Giacomo 2 insegna che sia Abrahamo, nell’offrire Isacco al commando di Dio, che Rahab, nel ricevere e salvare le spie Israelite, furono giustificati per opere (vv. 21, 25). Il passo insegna che da questi eventi importanti della storia dell’Antico Testamento, spiegati come giustificazione per opere, vediamo che “l’uomo è giustificato per opere, e non per fede soltanto” (v. 24). Sembra che Giacomo 2 insegni che la giustificazione è per opere, e non per sola fede. E, apparentemente, nello stesso capitolo Giacomo insegna una dottrina che è l’esatto opposto dell’insegnamento dell’apostolo Paolo, il quale, in Romani 3 e 4, in Galati 2, e in altri luoghi, insegna che la giustificazione non è per opere, ma per fede soltanto.
Non c’è da sorprendersi del fatto che i nemici della giustificazione per sola fede diano così tanta importanza a Giacomo 2. Esso è per loro il passo decisivo. Roma cita contro Martin Lutero Giacomo 2 infinite volte, fino al punto che il Riformatore, esasperato, sminuisce Giacomo chiamandola “un epistola pagliosa” – un epistola di paglia (un’accusa che non mantenne). Similmente, i difensori contemporanei della giustificazione per opere nelle chiese Riformate si rifanno a Giacomo 2. Già solo questo è altamente significativo. Tali difensori della giustificazione per opere nelle chiese Riformate si schierano con Roma contro il vangelo della Riforma.
La spiegazione di Giacomo 2 data dai nemici della giustificazione per sola fede consta in quanto segue. Giacomo insegna che la giustificazione, in quanto atto di Dio per il quale il peccatore diviene giusto, è effettivamente reale per le buone opere del peccatore in modo che la giustizia del peccatore consti in parte della sua obbedienza alla legge di Dio. Secondo questi difensori della giustificazione per fede ed opere, nell’atto della giustificazione Dio tiene in conto le opere del peccatore. E Giacomo deve essere armonizzato con Paolo in questa maniera, cioè che, sebbene entrambi stiano parlando della giustificazione nello stesso senso, essi hanno in mente diversi tipi di opere. Le opere che Paolo esclude dalla giustificazione in Romani 3:28 sono solo le opere cerimoniali e quelle fatte per meritare la salvezza. Dall’altro lato, dicono costoro, le opere che Giacomo ha in mente sono le vere opere buone che procedono dalla fede.
Questa era la spiegazione di Giacomo 2 che Roma ha sempre dato. Questa è la spiegazione di Giacomo 2 che i sostenitori della “federal vision” stanno dando oggi. La nostra giustizia con Dio è in parte l’obbedienza di Cristo, e in parte la nostra obbedienza. La nostra giustificazione oggi e nel giorno del giudizio dipende in parte dall’opera di Cristo per noi e in parte dalle nostre buone opere. Nell’atto della giustificazione di Dio tramite il quale diveniamo giusti, le nostre opere contano. I Suoi santi occhi si posano su di esse, non come peccati che devono essere perdonati, ma come opere che devono essere accettevoli per Dio al fine di rendere uno degno della vita eterna. E noi passeggiamo verso il giudizio, ora e nell’ultimo giorno, con le nostre buone opere nelle mani, presentando queste opere come azioni dalle quali dovrà dipendere il nostro destino eterno.
Tutto ciò non è terrificante da pensare? È in questo modo io e voi affronteremo il giudizio finale? Devo forse morire con questo terrificante pensiero nel mio cuore: il mio destino eterno dipende da qualcosa che io ho fatto, dipende da me stesso? Non è questo un volgare insulto – l’insulto dell’incredulità che proclama la sua propria giustizia – verso la giustizia perfetta che Dio ha operato in Cristo?
Ma tutto ciò non è l’insegnamento di Giacomo 2.
Innanzitutto, qualsiasi cosa Giacomo insegni nel capitolo 2, esso è in armonia con ciò che Paoli insegna, perché lo Spirito non può contraddire sé stesso nella Bibbia. Paolo sta insegnando la giustificazione nel senso di un atto legale di Dio che ci assolve dalla colpa e ci riconosce giusti. Ciò è chiaro dal linguaggio di Paolo usato in Romani 3 e 4: “imputa;” “perdona;” “a chi non opera ma crede in colui che giustifica l’empio;” Abrahamo nostro padre non fu giustificato “per le opere” (Romani 4:1-8).
Secondo. Giacomo sta parlando della giustificazione in un senso diverso da quello di Paolo. Giacomo si riferisce alla prova e alla dimostrazione della gratuita giustificazione per sola fede del credente. L’uomo che è stato giustificato per sola fede mostrerà tale giustificazione. Egli la mostrerà ad altri uomini. Egli proverà quella giustificazione a sé stesso. E mostrerà quella giustificazione a Dio suo giudice. Egli mostrerà la sua giustificazione tramite le buone opere che sempre ne sono il frutto.
Tale è sempre stato la spiegazione di Giacomo 2 dei padri Riformati. Nel suo commentario su Giacomo 2:14 e seguenti, Giovanni Calvino scrive che la giustificazione per opere in Giacomo 2 si riferisce alla “prova che Abrahamo diede della sua giustificazione.” La giustificazione per opere in Giacomo 2 significa “che la giustificazione è conosciuta e provata dai suoi frutti.”
Che questo è ciò che Giacomo intenda lo mostra il passo stesso. Giacomo sta argomentando con membri di chiesa i quali, sebbene professino la fede, nei fatti hanno una fede “morta,” una fede che non produce alcuna opera buona, e che è contenta di vivere impenitentemente nel peccato. Giacomo sfida questo tipo di membri di chiesa: “mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede” (v. 18).
Giacomo stesso chiama l’attenzione al fatto che Abrahamo fu giustificato dall’atto legale di Dio del perdono dei peccati, e della giustizia imputata per sola fede, molto prima che Abrahamo offrisse suo figlio Isacco sul monte. Proprio nel mezzo della sua dottrina della giustificazione, Giacomo cita Genesi 15:6: “e così fu adempiuta la Scrittura che dice: E Abramo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto di giustizia” (v. 23). Questo accadde molti anni prima che Isacco fosse nato. Abrahamo credette nella promessa di Dio. E la fede di Abrahamo, completamente a prescindere da qualsiasi opera, incluso il sacrificio di Isacco, gli fu imputata a giustizia.
Giacomo sta insegnando esattamente quello che Gesù ha insegnato in Luca 7:47 riguardo alla donna peccatrice che lo amava, avendo Egli perdonato I suoi peccati, e che unse i Suoi piedi con olio prezioso. “I suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato.” Egli non intende che il suo amore fu la base per il suo perdono. Egli intende dire che il suo amore era prova ed evidenza del perdono dei suoi molti peccati. E che questo era l’insegnamento di Gesù è reso indubbio dalla seconda parte di Luca 7:47: “ma colui al quale poco è perdonato, poco ama.”
È questo l’insegnamento di Giacomo 2. Le opere buone, le quali non hanno parte nel riconoscimento del peccatore come giusto dinnanzi a Dio (in quanto ciò avviene per sola fede), sono il frutto necessario e la dimostrazione della giustificazione. Grazie alle buone opere fatte per amorevole gratitudine a Lui che ha graziosamente perdonato i loro peccati, Abrahamo, Rahab, ed tutti i veri credenti sono giustificati dimostrativamente.
Pertanto, Giacomo 2 è un passo importante per insegnarci la corretta relazione tra la giustificazione per sola fede e una vita di buone opere.
La Relazione tra la Giustificazione e le Opere
Buone opere, un intera, coerente vita di buone opere – buone opere nella vita privata, buone opere a scuola, buone opere nelle relazioni sentimentali, buone opere nel matrimonio, buone opere in casa e in famiglia, buone opere sul lavoro, buone opere in chiesa, buone opere nel mezzo e in opposizione alla cultura incredula e alla società depravata nella quale abbiamo il privilegio di risplendere come luce nelle tenebre – dico, le buone opere sono i frutti della giustificazione per sola fede. Sono frutti e prove della nostra giustificazione per sola fede. Le nostre buone opere non sono le condizioni per la giustificazione, né la base della giustificazione, né il contenuto della giustificazione, ma i suoi frutti.
E lo sono in due sensi.
Primo, la fede mediante la quale siamo giustificati è una fede vera e vivente. In quanto tale, ci unisce al Gesù Cristo risorto e vivente così che mediante questa fede riceviamo continuamente la grazia purificante e potenziante di Cristo per vivere vite sante. Chiunque Egli giustifica, lo santifica anche. Sebbene siamo giustificati per fede senza le opere, la fede che giustifica non è mai priva di opere.
Secondo, le buone opera sono il frutto della giustificazione nel senso che il peccatore perdonato, liberato dalla colpa e dalla vergogna del peccato, e quindi liberato dalla morte e dall’inferno, e a cui ora il paradiso e aperto, e sul quale il viso favorevole di Dio splende, costui amerà il Suo grazioso Salvatore. E questo amore riconoscente per Dio è il motivo di una vita di buone opere. È una grande motivazione ad uno zelo per le buone opere! Tale era l’insegnamento di Gesù riguardo la relazione tra la giustificazione e le buone opere nella parabola dei due debitori in Luca 7:42: “Non avendo essi di che pagare, egli condonò il debito ad entrambi. Secondo te, chi di loro lo amerà di più?” Se siamo perdonati, ameremo. E se molto ci è perdonato, ameremo molto. Senza amore per Dio per tale graziosa giustificazione, nessuna opera buona è affatto possibile. Dobbiamo ascoltarlo dire alla nostra anima: “Figlio mio, figlia mia, adottato alla croce, io perdono gratuitamente tutti i tuoi peccati. Ti imputo la giustizia di Mio Figlio.” Ed allora saremo zelanti per le buone opera – noi non possiamo fare altro se non essere zelanti per esse.
La realtà è che, e possano i sostenitori della giustificazione per opera udire, ogni opera fatta al fine di guadagnare, al fine di essere ripagata, al fine di adempiere una condizione, al fine di renderci degni, al fine di fondare la nostra salvezza, al fine di fare a sé stessi una promessa universale di salvezza, ogni opera del genere è malvagia, è peccato. Opere d’amore sono l’unico modo per compiacere Dio. E l’amore confessa la verità della salvezza per sola grazia. L’amore obbedisce alla legge. L’amore fa attenzione ai precetti e segue l’esempio di Gesù nel vangelo.
Il predicatore non ha motivo di temere che se predica la giustificazione per sola fede, tale dottrina porterà negligenza nella sua congregazione.
Ciò non significa che non ci saranno coloro che abuseranno della dottrina essendo negligenti nelle loro vite. Proprio perché qualcuno farà questo spiega la presenza di Giacomo 2 nella Bibbia.
Non deve essere sottovalutato che Giacomo 2 è un avvertimento necessario riguardo la giustificazione per fede ed opere. C’erano nella chiesa di quel tempo coloro che confessavano a voce alta la graziosa salvezza, ma che fallivano nel vivere in buone opere, specialmente mostrando crudeltà verso gli altri membri di chiesa. Tali persone sono ancora presenti nella chiesa. Io stesso ho conteso con queste persone, e questi sono stati tra i più forti conflitti durante il mio ministero. Oh, quando ampiamente costoro parlano della grazia sovrana, ma poi nelle loro vite non mostrano frutti di buone opere. Il predicatore e il concistoro devono ammonirli con parlare forte: “Fai una così forte confessione ortodossa mentre vivi empiamente? Anche Satana fa questo. Non sai, o uomo vano, che la fede senza le opere è morta?”
Grazie a questa stessa ammonizione, scritta sulle pagine della Scrittura ispirata, che giunge a noi tutti, noi che abbiamo una fede vivente siamo incitati ancora di più ad una vita di buone opere per mostrare la nostra fede. Questo glorifica Dio, colui che salva, non solo dalla punizione del peccato, ma anche dalla polluzione del peccato e dalla sua schiavitù. Ed Egli ci salva dalla polluzione e dalla potenza del peccato nella stessa maniera in cui ci ha salvato dalla colpa del peccato: con il vangelo della grazia, e non della legge.
La Giustificazione e il Credente
Rev. William Langerak
Introduzione
Rimane ancora una cosa da discutere in questa appropriata e arricchente conferenza sul tema della “Giustificazione per Sola Fede.” I precedenti speaker hanno attentamente spiegato tale verità. Ora, siccome quasi ogni attacco contro di essa tramite le epoche ha preso la stessa forma, cioè iniettando le opere del peccatore come una base per la nostra giustificazione, questi speaker hanno accuratamente distinto tra la giustificazione e la santificazione, mostrando la relazione necessaria tra le due, e dimostrando che la giustificazione accade sia oggettivamente che soggettivamente a prescindere da ogni opera, sia buona che malvagia, nel corpo o nell’anima, dalla carne o dallo spirito rigenerato. È stato mostrato che quando si parla di giustificazione, le nostre opere semplicemente non hanno posto alcuno. È stato insegnato che la verità della giustificazione generalmente intesa dalla chiesa per circa 2000 anni, ma specialmente in quanto sviluppata, formulata e insegnata dalla chiesa della Riforma contro i funesti errori di Roma e degli Arminiani. La cosa che rimane da esporre in questa conferenza è il significato di questa verità per la vita di tutti i giorni del credente.
Il significato generale di tale verità è stato già notato. Il titolo di questa conferenza usa l’appassionata descrizione data dalla chiesa del passato, cioè “il cuore del vangelo.” I miei colleghi hanno evidenziato che Lutero la chiamava “l’articolo sul quale la chiesa sta o cade,” e Calvino “il perno principale intorno al quale ruota la religione.” Dobbiamo aggiungere che il significato generale della giustificazione è indicato anche dalla profondità della trattazione che ha ricevuto da tali teologi. Per esempio, nel Libro III delle sue Istituzioni, Calvino dedica alla giustificazione nove dei 25 capitoli, mentre uno sulla fede e uno sulla rigenerazione, e tre sulla predestinazione. Egli inoltre dedica otto capitoli alla sanificazione, rendendo così l’accusa secondo la quale il Riformato non ha posto per le buone opere a nient’altro che una piena calunnia. Il significato generale della giustificazione è divenuto chiaro anche dai testi che abbiamo letto, dove la Scrittura non solo difende questa verità, ma chiama coloro che tentano di rovesciarla “cani” e “operatori di iniquità.”
Tuttavia, il proposito di questo discorso è quello di dimostrare dalla Scrittura, dalle confessioni e dagli autori Riformati, i benefici specificatamente pratici che la verità della giustificazione procura al credente e, nel fare questo, dimostrare anche cosa viene perduto quando qualsiasi altra nozione di giustificazione viene introdotta. Inoltre, è mia intenzione concentrarmi su quegli aspetti della giustificazione che si applicano alla nostra vita presente terrena, siccome i precedenti speaker hanno già menzionato il significato della giustificazione per la nostra vita eterna in gloria.
Il significato pratico di questa verità per la nostra vita presente terrena è importante da dimostrare, e lo è per due ragioni. Primo, affinché il credente possa essere incoraggiato a lottare con grande zelo e costo personale per questa verità e contro l’errore. Ancora oggi, leader Riformati e Presbiteriani apparentemente conservatori affermano arditamente che questa verità sviluppata, formulata e pensata dalla chiesa della Riforma sia deformata, illegittima, e malsana. Secondo loro migliaia di credenti offrirono le loro schiene alle fruste, le loro lingue alle lame, le loro bocche ai bavagli e i loro corpi al fuoco non per la verità della Parola di Dio, ma per un colossale errore teologico compiuto dai nostri padri Riformati. Questo recente attacco, che va sotto il nome di “Federal Vision,” fa molto di più che deprezzare il caro costo pagato in passato dai credenti Riformati nel mantenere questa verità, un deprezzamento già di per sé spregevole. Assaltando la verità biblica della giustificazione, che è infatti il cuore stesso del vangelo, costoro privano il credente della suoi benefici pratici e salvifici, e derubano Dio della Sua gloria. Perciò, i credenti devono conoscere questi benefici della giustificazione per la vita di tutti i giorni, così che siano personalmente spinti a mantenere tale verità, anche a grande costo personale.
In secondo luogo, i benefici pratici della verità della giustificazione devono essere dimostrati affinché I credenti se ne possano avvalere. C’è il pericolo che noi vediamo la giustificazione semplicemente come un’astrazione teologica e il battagliare per essa come un litigio sulla semantica. Il fatto è che dove la giustificazione è fraintesa, rigettata o rovesciata, li semplicemente non può esserci godimento dei ricchi benefici che essa provvede, ma solo miseria.
La Giustificazione Stabilisce la Giustizia di Dio e
La Nostra Relazione Legale a Tutte le Cose
Per comprendere il significato della giustificazione per sola fede nella vita giornaliera del credente, prima di tutto è necessario conoscere cosa la distingue da ogni altro aspetto della salvezza. Cos’è che rende la giustificazione il cuore del vangelo, il perno centrale sul quale ruota la religione, e l’articolo sul quale la chiesa si regge o cade? Vi sbagliate se supponeste che la ragione è che la giustificazione rivela al meglio la libertà, la grazia e la misericordia di Dio nella salvezza a prescindere dalla volontà, del valore, e delle opere degli uomini. È vero che la dottrina della giustificazione rivela chiaramente tali cose, ma non esclusivamente, e nemmeno primariamente. L’amore elettivo di Dio, la rigenerazione vivificante, la santificazione trasformante, ed effettivamente ogni parte della salvezza rivelano ugualmente che Dio salva a prescindere dal volere, dal valore, o dall’opera del peccatore. Potrebbe anche essere sostenuto che sia l’elezione a rivelare più chiaramente la prerogativa divina nella salvezza, o che la santificazione riveli meglio il potere divino nella salvezza, o che la rigenerazione riveli la passività dell’uomo sotto l’opera di Dio.
Ciò che distingue la giustificazione e che le dona il suo significato unico è questo: di tutti gli aspetti della salvezza di cui godiamo, la giustificazione rivela ed esalta la giustizia legale dell’Iddio Trino, e cioè, la Sia giustizia sia nel Suo stesso essere che nei Suoi rapporti con l’umanità. E tale punto della giustizia di Dio è fondamentale per il godimento della salvezza nella vita Cristiana ed è ciò che rende la giustificazione il cuore del vangelo.
La giustizia di Dio si riferisce alla verità che entro il Suo stesso essere e nei Suoi rapporti con la creazione, e in particolare l’umanità, l’Iddio Trino agisce in accordo alla standard della sua bontà etica. In ciò è anche implicato il diritto di Dio di insistere sul e sul mantenere quello standard. La giustizia di Dio non è più molto apprezzata nelle chiese di oggi. Infatti, sarebbe giusto dire che il fallire nell’onorarla evidenzia che molti movimenti di rigetto della verità della giustificazione. Le chiese di oggi potrebbero esser interessate nel miglioramento personale o anche nella liberazione dalla miseria. Ma come accusò una volta Abraham Kuyper, l’intera questione consiste semplicemente nel “chiamare l’aiuto del Sommo Medico, il quale riceve la sua tassa e poi è licenziato con qualche grazie. La questione della giustizia non entra affatto nell’argomento: finché il peccatore è reso santo, va tutto bene”.i
La giustizia di Dio è fondamentale per la fede Cristiana. È una perfezione essenziale dell’essere stesso di Dio e della Sua attività; se Dio fosse ingiusto o se agisse ingiustamente, Egli non sarebbe Dio. Si consideri inoltre che, insieme alla conoscenza e alla santità, la giustizia è una delle perfezioni di Dio comunicate all’uomo quanto Egli lo creò a Sua propria immagine, ed è una perfezione che Egli ristora immediatamente tramite Cristo nell’uomo nuovo. In aggiunta, la persona ed ogni opera di Gesù Cristo ha lo scopo di rivelare la giustizia di Dio. Sulla croce, piuttosto che lasciare il peccato impunito, Dio lo punì nel Suo amato Figlio, accettando solo il sacrificio della Sua giustizia come soddisfazione per il peccato, e ricompensandolo con sommo onore e gloria per la Sua opera. Il Catechismo di Heidelberg insegna che Gesù fu stabilito per ristorarci alla giustizia (D. & R. 16), soffrì per ottenere la nostra giustizia (D. & R. 37), morì per soddisfare la giustizia di Dio (D. & R. 40), risuscitò e ascese per renderci partecipi di quella giustizia (D. & R. 45 e 49). Lui stesso, Gesù Cristo, il mistero della santità, fu giustificato in Spirito (1 Timoteo 3:16) per rivelare la giustizia di Dio.
Dovrebbe allora stupirci che tale giustificazione, il forense, giuridico, e legate atto di Dio nel dichiararci giusti sulla base della croce, sia il cuore del vangelo? Lo è perché stabilisce la giustizia di Dio. Rivela Dio come il Legislatore che stabilisce ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, il Giudice che determina ciò che è conforme alla legge, e il Re che governa in giustizia, punisce o ricompensa secondo la Sua legge. E siccome tale giustificazione stabilisce la giustizia di Dio, essa rivela anche la meraviglia della Sua grazia nel giustificare gli uomini. Come ha detto Herman Bavinck, “Ciò che Dio condanna nella maniera più assoluta nella Sua santa legge, e cioè la giustificazione dei malvagi (Deuteronomio 25:1), cosa che Egli stesso dice che non farà mai (Esodo 23:7), Egli tuttavia la fa. Ma lo fa senza mettere a repentaglio la Sua giustizia. Ecco la meraviglia del vangelo.”ii
Quindi, l’ulteriore significato della giustificazione è che, siccome rivela la giustizia di Dio nello stabilire una relazione con noi, essa serve quale base legale per ogni relazione che il credente ha. Abraham Kuyper ha giustamente notate, “Il diritto regola le relazioni. Il diritto è la base specialmente delle relazioni interpersonali. Tutte sono prima stabilite e sviluppate su una base legale, quella del diritto.”iiiE così, la nostra giustificazione serve come base per la nostra relazione con il mondo, per la nostra relazione al peccato, alla morte, alla legge, alla chiesa, ad ogni membro della chiesa, ad ogni membro del mondo, ma primariamente alla nostra relazione con Dio. Non ci potrebbe essere relazione con Dio senza la giustificazione, e non ci potrebbe essere susseguente cambiamento della nostra condizione dinnanzi a Dio a meno che non ci sia prima un cambiamento del nostro status, e cioè, della nostra relazione legale con Dio, il diritto di Dio sopra noi.
Dice ancora Kuyper: “È evidente che rigenerazione, chiamata e conversione, si, l’intera riforma e santificazione, non sono sufficienti. Sebbene queste siano assai gloriose e vi liberino dalla macchia e dalla polluzione del peccato … esse non toccano la vostra relazione giuridica con Dio. Ogni membro della chiesa deve … realizzare che nella sua posizione giuridica con Dio, ora e per sempre, egli non è solo un uomo o una donna, ma una creatura appartenente a Dio, assolutamente controllata da Dio, e colpevole e punibile quando non dovesse agire in accordo alla volontà di Dio.”iv
Esamineremo ora più da vicino il significato della giustificazione per il credente in tali relazioni.
La Giustificaizone e la nostra Relazione alla Chiesa
La giustificazione è di base per la nostra relazione con la chiesa di Gesù Cristo. Primo, ciò implica che una appostia appartenenza come membro di chiesa è essenziale. Per gioire dei benefici della giustificazione per sola fede, uno deve essere un membro dove tale verità è insegnata e creduta. Questo perché la giustificazione è ricevuta per mezzo dell’adorazione ufficiale. Per le sue parole nell’adorazione, il pubblicano fu giustificato, e per le sue parole nell’adorazione il Fariseo fu condannato (Matteo 12:37). La dichiarazione di Cristo che uno è giustificato è udita solo tramite la retta e ufficiale predicazione del vangelo da ministri chiamati e mandati. Cristo deve parlare, perché solo Dio può perdonare i peccati. Solo Dio può giustificare. Ed egli sceglie di farlo tramite la predicazione. Inoltre, la predicazione che ha al suo cuore la dichiarazione che i peccatori che credono in Cristo sono giustificati, questa è il marchio primario della vera chiesa.
L’importanza della giustificazione per l’essere membri di chiesa spiega perché Lutero la chiamò l’articolo sul quale la chiesa sta o cade. Una vera chiesa è quella che predica la giustificazione per sola fede, e niente contraria ad essa. Una chiesa che non vuole predicare e che non predica la giustificazione per sola fede non è una chiesa. Dove la giustificazione per sola fede è rigettata ed un’altra forma di giustificazione è insegnata, li semplicemente non ci potrà essere alcuna giustificazione dei peccatori. Potrebbe avere l’aspetto di una religione pura e senza macchia, ma essa non giustifica i suoi membri.
A tal riguardo, penso che quella predicazione che dichiara i peccatori giustificati in qualche altra maniera non è diversa da un ecclesiastico musulmano che insegna ai suoi seguaci che essi sono ricevuti nel favore di Dio uccidendo gli infedeli facendosi detonare una bomba legata alla vita. Si può anche credere a questo fino al punto che qualcuno perda la vita per tale causa, ma ciò non esclude che quanto insegnato non avviene. Allo stesso modo, dove il predicatore dichiara che uno è giustificato per fede e per le opere della fede, li nessuno è giustificato. Possono anche dichiararlo, ma semplicemente non è vero.
Riguardo la nostra relazione alla chiesa, la giustificazione serve inoltre come base per la nostra unità essenziale in quanto membri della chiesa e come giusto giudizio l’uno dell’altro. È in questa connessione che Calvino parlò del giudizio d’amore o di carità. Egli notò che siccome empietà e ipocrisia esistono sempre nella chiesa ed in ogni membri, la santificazione da solo non può essere usata come marchio della vera chiesa o del vero credente. Il giudizio deve essere secondo amore, cioè, in accordo a come noi stessi verremmo giudicati da altri credenti alla luce della nostra graziosa giustificazione di Dio. Questo è ciò a cui Gesù si riferiva quando disse, “Non giudicate secondo l’apparenza, ma giudicate secondo giustizia” (Giovanni 7:24), e “sarete giudicati secondo il giudizio col quale giudicate” (Matteo 7:2). Dovremmo tenere questo in mente nel nostro rapporto gli uni con gli altri. Ci viene anche richiesto di pregare, “Perdona i nostri debiti, come noi li perdoniamo ai nostri debitori.”
La ragione per cui la giustificazione serve come base della nostra unità, e da retto giudizio dell’uno verso l’altro, sta nel fatto che essa è un grande equalizzatore nella chiesa di Gesù Cristo. La giustificazione è la base legale per l’eguaglianza spirituale. Il Catechismo di Westminster evidenzia questa importanti fatto: “La giustificazionelibera tutti i credenti senza distinzioni dall’ira punitiva di Dio, e questo in modo perfetto in questa vita, così che essi non cadano mai nella condanna; l’altra non è né uguale in tutti, né in questa vita perfetta per alcuno, ma in crescita verso la perfezione” (D. & R. 77). La giustificazione è una di quelle cose che tutti i membri di chiesa condividono in comune, dai piccoli bambini agli santi anziani. Ci sarà differenza razziale, di genere, doni, condizione sociale, condizione economica, ed educazione. Ci saranno differenze di crescita nella santificazione – bambini che maturano spiritualmente presto e adulti che sono spiritualmente ancora bambini – ma tutti devono essere visti e trattati come eguali sulla base della loro giustificazione.
La Giustificazione e la nostra Relazione al Mondo:
la Nostra Carne e il Nostro Peccato
La dottrina della giustificazione è significativa anche per la nostra relazione al mondo e alle cose che gli appartengono. La giustificazione cambia la nostra intera relazione alla creazione, alla legge, al peccato, e a membri del mondo. Questo cambiamento è indicato nella Scrittura. La frase operativa è che noi “siamo morti” a queste cose. Con ciò la Scrittura intende che la nostra relazione legale ad esse è compiuta affinché esse non abbiano alcun diritto sopra di noi, mentre allo stesso tempo una nuova relazione è stabilita con Gesù Cristo così che possiamo derivare ogni vita e ogni beneficio da Lui.
Notiamo in primo luogo che la Scrittura insegna che la giustificazione cambia la relazione verso la nostra stessa carne, la quale ha le sue origini in questo mondo, e verso i peccati che hanno origine dalla nostra carne. La giustificazione ci rende morti al peccato e alla legge del peccato nella nostra carne. Per esempio, 1 Pietro 2:24 dice che Cristo “portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, affinché noi, morti al peccato, viviamo per la giustizia.” E Romani 6:1-2: “Che diremo dunque? Rimarremo nel peccato, affinché abbondi la grazia? Niente affatto! Noi che siamo morti al peccato, come vivremo ancora in esso?”
La giustificazione, allora, è la base, la possibilità, e la certezza della santificazione, e della liberazione dal potere del peccato nella nostra carne. La giustificazione e la santificazione, allora, sono necessariamente e inseparabilmente correlate; la relazione è quella del legale al fattuale, dello status alla condizione, del diritto alla ricezione, dell’imputazione al dimorare. Ed esse sono necessariamente ed inseparabilmente correlate proprio perché è Dio che giustifica. La giustificazione dona al credente il diritto di essere liberato dal dominio del peccato. Grazie ad essa il diritto del peccato di regnare nella carne del credente viene legalmente rimosso. E, siccome la giustificazione avviene per mezzo della fede – la connessione organica e vivente a Gesù Cristo stabilita da Dio – il credente sarà certamente liberato dal potere del peccato. Ciò spiega perché il Catechismo di Heidelberg può proclamare così fortemente che è impossibile che la dottrina della giustificazione per sola fede renda gli uomini negligenti e profani (D. & R. 64). Grazie alla sua relazione con Cristo tramite la giustificazione per fede, il credente è ora morto al peccato così che sia impossibile che la vita di Cristo fallisca nell’avviarli ad una vita nuova e santa. La giustificazione non dipende dalla santificazione, ma è la sua base legale e certezza.
Ma che uno sia giustificato non significa che il peccato sia mortonella carne del credente. Ciò dovrebbe essere chiaro non solo dalla nostra esperienza, ma dalla Scrittura. Giobbe parlo delle iniquità della sua giovinezza e che egli detesta sé stesso per i suoi peccati. Mentre Davide parla delle Sua integrità nel Salmo 7:8, egli confessa anche la sua iniquità e la sua depravazione nel Salmo 51: “Ecco, io sono stato formato nell’iniquità, e mia madre mi ha concepito nel peccato.” E l’apostolo Paolo, un santo giustificato, afferma, “Io stesso dunque con la mente servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato” (Romani 7:25).
Il credente deve anche riconoscere la presenza del peccato dimorante in lui perché la fede è tenuta in conto di giustizia a colui che “crede in colui che giustifica l’empio” (Romani 4:5). Io credo che ciò sia vero anche quando parliamo della giustificazione soggettiva. I benefici della giustificazione sono sperimentati continuamente nelle nostre vite non solo quando umilmente confessiamo i nostri peccati e la nostra depravazione passate, ma specialmente quando confessiamo che sebbene siamo dei santi giustificati e santificati, rimaniamo nella nostra carne peccatori. Noi dobbiamo accettare la responsabilità personale della nostra depravazione e del peccato che da essa sgorga come una inondazione. Altrimenti, diventiamo come “i sani” che non hanno bisogno del medico e come “i giusti” che non hanno bisogno del ravvedimento (Marco 2:17-18). Per usare le parole di Calvino, “per ottenere la giustizia di Cristo, dobbiamo abbandonare la nostra giustizia .. Il cuore non può essere aperto per ricevere la misericordia di Dio a meno che non venga interamente svuotato da ogni opinione riguardo la sua propria dignità” (Istituzioni 3.11.3; 3.12.7). Un esempio è quello del pubblicano che fu giustificato quando gridò “O Dio, sii placato verso me peccatore” – e non, “sii placato verso me, che ero peccatore.”
Quanto detto spiega perché il Catechismo di Heidelberg include un’intera sezione sulla nostra miseria che precede la sezione sulla nostra liberazione dove è proclamata la giustificazione. Un predicatore Riformato non salta questa sezione andando semplicemente a predicare sulla nostra liberazione con tale attitudine, “Beh, questa roba sul peccato, sulla nostra miseria e depravazione fa parte di qualcosa che noi eravamo e della quale avevamo bisogno di liberazione in passato.” No, anche quella sezione è li per il nostro conforto; è li affinché possiamo valutare correttamente noi stessi per quello che siamo per natura e perché è necessario godere della giustificazione. È necessario perché Gesù libera e dona la giustizia al povero, al bisognoso, all’oppresso, all’umile, a colui che fa cordoglio, allo stanco e all’aggravato, all’affamato e all’assetato di giustizia. Anche il giustificato, rigenerato, e santificato apostolo Paolo poteva ancora confessare, “Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo” (1 Timoteo 1:15). Bavinck la mise in tali termini: “Anche se il credente partecipa al perdono dei peccati (giustificazione) egli deve comunque, giorno dopo giorno, continuare coscientemente ad appropriarsene per fede al fine di godere della sua certezza e del suo conforto. È vero che ci sono molti che continuano a vivere sulla base di un’esperienza passata e sono felici così, ma questa non è la vita Cristiana.”v
Comprendere il cambiamento della giustificazione nella nostra relazione al peccato (cioè, che siamo morti al peccato, ma che il peccato non è morto in noi) è importante anche affinché non svalutiamo il peccato stesso o la legge di Dio. Gli speaker precedenti hanno evidenziato il sorprendente fatto che coloro che attaccano la giustificazione perché essa ostacolerebbe il compiere buone opere, di solito costoro non condividono lo standard della legge di Dio oppure lo mantengono con una grande stime di sé stessi. Ciò era vero del Fariseo al tempo di Gesù che si considerava giusto e che rese alla legge un servizio solo con la lingua. Ciò era vero per gli Arminiani e per i seguaci di John Wesley. E c’è una ragione per questo. Se uno è giustificato in parte dalle sue buone opere secondo lo standard della legge di Dio, allora quello standard deve essere ottenibile, altrimenti nessun peccatore potrebbe essere giustificato. L’inevitabile risultato di un simile ragionamento è che la perfezione richiesta dalla legge venga diminuita, o dicendo che la legge richiede un perfetto compimento solo esteriore, o che Dio accetta l’imperfetto compimento come base della giustificazione. È anche impressionate che, quando ciò è fatto, le opere considerate buone gli occhi degli uomini diventano malvagie a quelli di Dio siccome essi non sono frutti di ringraziamento per la nostra giustificazione, ma sono mezzi per ottenerla. Questo fenomeno spiega inoltre la denuncia del teologo Presbiteriano John Murray. “Fin troppo spesso manchiamo nel prendere in considerazione la gravità del nostro peccato contro Dio. Questa è la ragione per cui questo grandioso articolo della giustificazione non solletica le profondità più interne del nostro spirito. Questa è la ragione per cui il vangelo della giustificazione suona così insensato per il mondo e la chiesa del XX secolo.”vi
La Giustificazione e la nostra Relazione al Mondo: la Creazione Naturale
Per quanto riguarda il significato della giustificazione per le nostre relazione nel mondo, essa è anche la base per il rapporto del credente con la creazione naturale. Essendo giustificati, noi siamo anche resi morti al mondo in tal senso. Tuttavia, dobbiamo subito aggiungere che allo stesso tempo siamo anche riconciliati al mondo, mondo che è anche esso redento in Cristo. Ciò è evidenziato in due testi in 2 Corinzi. Nel capitolo 4:14-15, Paolo dice che uno dei benefici della giustificazione è che tutte le cose sono nostre per il nostro bene. E nel capitolo 5:17-18 dice, “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono diventate nuove. Ora tutte le cose sono da Dio, che ci ha riconciliati a sé per mezzo di Gesù Cristo e ha dato a noi il ministero della riconciliazione.”
Che significa tutto questo? Primo, il credente è dichiarato morto al mondo nello stesso senso di essere morto al peccato. Noi siamo morti agli effetti di ogni male. Essi sono semplicemente incapaci di modificare la nostra relazione con Dio. Il male coopera al nostro bene, vivificando l’uomo nuovo e crocifiggendo il vecchio. Satana, anche quando ci tenta, serve al nostro bene. Ciò è quello a cui Calvino si riferiva quando nel contesto della giustificazione sottolineava che sebbene siamo redenti da un mondo che altrimenti ci relegherebbe e ci opprimerebbe, tutte le cose ora cooperano al nostro bene (Istituzioni 3.15.8). Il nostro conforto non è semplicemente nella provvidenza di Dio, ma, come il Catechismo di Heidelberg insegna, nel fatto che l’Iddio della provvidenza è mio Padre, colui che crea quella nuova relazione d’adozione quando vengo giustificato (D. & R. 27). Ancora Bavinck: “Il marchio dei giustificati è che nel mezzo dell’oppressione e della persecuzione alla quale sono esposti da ogni parte del mondo, essi pongono la loro fiducia nel Signore e cercano la loro salvezza e benedizione in Lui solo. In nessun luogo c’è liberazione per loro, né in loro stessi né in qualche altra creatura, se non nel Signore loro Dio soltanto.”vii
Tale fatto spiega perché, immediatamente dopo aver detto che “Dio è colui che li giustifica,” Paolo pone queste domande retoriche e confortanti, “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà l’afflizione, o la distretta, o la persecuzione, o la fame, o la nudità, o il pericolo, o la spada?” (Romani 8:35). Essendo giustificati, tali cose o ci sono scongiurate da Dio nostro Padre giustificante, oppure sono fatte cooperare al nostro profitto. In entrambi i casi, una volta giustificati, la provvidenza, il mondo e anche i mali di questo mondo servono la nostra salvezza.
In secondo luogo, questa verità della giustificazione per fede implica che la nostra attitudine verso le cose di questa creazione terrena cambiano. Come Colossesi 3:2-3 insegna: “Abbiate in mente le cose di lassù, non quelle che sono sulla terra, perché voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio.” Oppure 1 Giovanni 2:15: “Non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui.” Questa attitudine verso il mondo che è il risultato della nostra giustificazione è catturata da Paolo in Filippesi 3:8 che abbiamo letto prima: “ritengo anche tutte queste cose essere una perdita di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho perso tutte queste cose e le ritengo come tanta spazzatura per guadagnare Cristo.” Calvino chiamò questa attitudine un vero disprezzo per questa vita, aggiungendo, “Infatti non c’è un terreno comune tra queste due. O il mondo deve divenire senza valore per noi, oppure renderci schiavi con un intemperante amore per esso” (Istituzioni3.9.1-2)
Terzo, la giustificazione stabilisce il retto uso del mondo da parte del credente. È importante ricordare che questo disprezzo che dobbiamo avere per il mondo non è assoluto in quanto la creazione è stata redenta e data per il nostro beneficio come credenti giustificati. Perciò, la giustificazione serve come base per ciò che chiamiamo la libertà Cristiana. Come Bavinck diceva bene, “Il credente giustificato è la creatura più libera al mondo.”viii Tale connessione spiega probabilmente perché Calvino ha trattato la libertà Cristiana nella sezione della giustificazione. Egli vide che, siccome siamo morti al mondo sulla base della nostra giustificazione, la libertà Cristiana condanna ogni restrizione non biblica dell’uso delle buone cose di questa creazione. Siccome siamo morti con Cristo ai principi di questo mondo, mentre viviamo non siamo soggetti a ordinanze come non toccare, non assaggiare, non maneggiare (Colossesi 2:20-21). Calvino dice che coloro che vogliono restringere l’uso della creazione a certe leggi o anche solo ad un solo uso necessario, costoro “legano le coscienze più fortemente dei ciò che fa la Parola,” e “ci deprivano del legittimo frutto della beneficenza di Dio” (Istituzioni 3:10.1).
Riguardo al legittimo uso della presente creazione da parte dei giustificati, Calvino è utile nel darci due principi essenziali per vivere. Il primo è quello di usare questa creazione come se non la stessimo usando, di goderne come se non la stessimo possedendo. L’attitudine operativa per Calvino è l’indifferenza. Per lui, le adiaphora erano davvero le cose indifferenti, cioè, le cose che possono essere usate legittimamente quando siamo ad esse indifferenti o, per usale un linguaggio biblico, quando siamo ad esse morti. Secondi, Calvino insegnava che, essendo giustificati, dobbiamo usare e godere della creazione coscienti di essere amministratori che dovranno dare conto al Padre loro nel giorno di Cristo.
La Giustificazone e la nostra Relazione a Dio: Pace
Ci dedichiamo finalmente al significato della dottrina della giustificazione per la nostra relazione con Dio.
Innanzitutto, notiamo che questa giustificazione è il mezzo esclusivo per il quale siamo riconciliati con Dio, e cioè, per il quale godiamo di ogni pacifica e benedetta relazione con Dio. In negativo, ciò significa che coloro che giustificano sé stessi non sono e non possono essere riconciliati con Dio. Qui non ci riferiamo tanto a coloro che scusano i propri peccati, ma a coloro che tentano di ottenere la giustificazione sulla base delle loro proprie opere, sia in parte che interamente. Non fa differenza che tipo di opere essi tentano di rendere parte della loro giustificazione – sia opere presumibilmente compiute da una persona non rigenerata, o opere buone presumibilmente compiute da un cuore santificato. Chi crede che esse giochino qualche ruolo nella giustificazione, semplicemente non è giustificato, sia nell’effettivo che nella sua esperienza.
Bavink ancora: “Voi o avete tutta la giustizia di Cristo, oppure non ne avete affatto. Non potete ottenerne una parte e riempire il resto da voi stessi.” In Luca 18:44, ai Farisei che tentavano di fare questo Gesù dichiarò questo con franchezza. Ecco le sue affilate parole verso tutti coloro che usano le proprie opere come base per la loro giustizia dinnanzi a Dio: “Voi siete quelli che giustificate voi stessi davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori; poiché ciò che è grandemente stimato tra gli uomini è cosa abominevole davanti a Dio” (Luca 16:15). Il risultato dell’auto-giustificazione è morte eterna sotto l’ira di Dio. “L’uomo che fa quelle cose, vivrà per esse,” e cioè, per esse egli non vivrà affatto, ma per esse morirà (Romani 10:5). Il giudizio ufficiale dei Riformati è che “se ci accadesse che dovessimo comparire davanti a Dio appoggiandoci anche solo un pochino su noi stessi, o su qualche altra creatura, ahimè!, saremmo divorati” (Confessione Belga 23).
Ma per coloro che credono di essere giustificati per mezzo della sola fede, il beneficio preminente è la pace con Dio, secondo Romani 5:1. Riguardo questo testo, Calvino affermò: “Paolo afferma ovunque esplicitamente che non vi è alcuna gioia per le coscienze fintantoché non è chiaro che siamo giustificati per fede. Tutti coloro che cianciano che siamo giustificati per fede in quanto, dopo esser stati rigenerati, viviamo giustamente, non hanno mai assaporato la dolcezza di questa grazia” (Istituzioni 3:13:5).
Giustificati, abbiamo pace con Dio perché Egli ha rimosso la colpa del peccato dalla nostra coscienza. La pace con Dio per la colpa del peccato è ciò che Lutero desiderava così tanto e ciò che lo condusse a ricercare cosa dicessero le Scritture. Tentando di ottenere la giustizia tramite le opere, era terrorizzato nella sua coscienza. Ma abbandonando tutto questo ed essendo giustificato per fede, tutto ciò fu portato via.
A noi è garantita la pace con Dio perché Egli ci garantisce il diritto di godere di ogni benedizione in Gesù Cristo. La giustificazione è la base della nostra adozione come Suoi figli e figlie al fine di godere i diritti e i privilegi dell’eredità, cioè il Suo regno, e per vivere in consapevole comunione con Lui, cosa che è il patto di grazia. Questo dovrebbe far palpitare ognuno di noi che ama il patto di Dio, quella comunione con Dio che riceviamo e di cui godiamo nell’essere giustificati.
La Giustificazione e la Nostra Relazione con Dio:
Adorazione Teocentrica e Vita Santa e Grata
Per concludere, diciamo che la giustificazione è la base per una corretta adorazione, la base per lodare, onorare e glorificare accoratamente il Signore, sia in parole che in opere. Senza la giustificazione non ci può essere una vita santa di gratitudine, cosa che è una forma di adorazione. Calvino si accorse anche di questo. Dopo aver chiamato la giustificazione il cardine principale sul quale ruota la religione, egli prosegue spiegando perché: “A meno che non afferriamo prima cosa sia la vostra relazione con Dio e la natura del Suo giudizio su di voi, non avremo né una fondazione sulla quale fondare la nostra salvezza, né unasulla quale costruire la pietà verso Dio” (Istituzioni 3.11.1). Qui Calvino scompiglia i piani di tutti i sostenitori della giustificazione per opere, per fede ed opere, o per fede e le opere della fede. Contro la loro accusa che la dottrina della giustificazione per sola fede impedisce una vita santa, egli afferma giustamente che invece senza tale dottrina gli uomini non possono e non vivranno in maniera pia.
La storia lo conferma. Infatti, ogni volta che la dottrina della giustificazione per sola fede è eliminata, rigettata o minimizzata, membri della chiesa diventano più infedeli e profani (come uno degli speaker precedenti ha già evidenziato). La ragione consiste nel fatto che una vita santa è il frutto della gratitudine verso Dio per la Sua grazia gratuita nel giustificarci. Ogni volta che crediamo di avere qualche parte, sia piccola che grande, nella nostra giustificazione, non possiamo essere grati a Dio. Piuttosto, non solo diverremo orgogliosi e compiaciuti, ma anche, come Calvino afferma, “tenteremo di rubacchiare dal Signore con il nostro potente braccio la gratitudine che gli dobbiamo per la sua generosità” (Istituzioni 3.13.1).
Non ci può essere reale adorazione, lode accorata, onore e gloria a Dio se c’è una dottrina della giustificazione per fede ed opera, ma ci sarà solo vanagloria, o, coma dichiara la Scrittura, “se Abrahamo è stato giustificato per le opere, egli ha di che gloriarsi; egli invece davanti a Dio non ha nulla di che gloriarsi” (Romani 4:2). E ciò è abominevole agli occhi di Dio perché lo deruba della gloria della sua giustizia. Calvino dice: “Chiunque si gloria in se, si gloria contro Dio. Bisogna concludere che l’uomo non si può attribuire un sol briciolo di giustizia senza essere sacrilego; visto che sarebbe come sminuire e abbassare la gloria della giustizia di Dio” (Istituzioni 3.13.2).
Ma quando crediamo di essere giustificati per sola fede, allora sarà presente gratitudine, lode, onore e gloria vere ed accettevoli verso Dio, espresse nelle nostre vite e nell’adorazione. E ciò accadrò perché, come abbiamo detto, quando Dio ci giustifica, Egli stabilisce e fa si che noi sperimentiamo la Sua giustizia nella maniera più meravigliosa, cosa che a sua volta magnifica e esalta la Sua grazia. Ecco perché la Scrittura chiama il vangelo della giustizia un vangelo glorioso. Il proposito del signore nel dispensare giustizia su di noi graziosamente in Cristo tramite la giustificazione per sola fede è “per manifestare la sua giustizia” (Romani 3:26). Egli vuole che ogni bocca sia chiusa e che tutto il mondo sia dichiarato colpevole dinnanzi a Lui (Romani 3:19 e seguenti), in quanto fintanto che l’uomo ha qualcosa da dire in sua difesa egli detrae dalla gloria di Dio.
Senza essere giustificati per sola fede, non ci può essere fiducia dinnanzi la giustizia di Dio. Calvino di nuovo: “È facile ad ognuno dissertare in modo teorico sulla dignità che hanno le opere per giustificare l’uomo; quando però ci si trova in presenza di Dio, bisogna abbandonare tutte queste ciance, poiché dinanzi a lui il problema è affrontato nella sua realtà e non con frivole discussioni. È lì che dobbiamo dirigere la nostra capacità di comprendere, se vogliamo ricercare con frutto la vera giustizia. È in quella prospettiva che dobbiamo pensare come potremo rispondere a questo giudice celeste, quando ci chiamerà a render conto. Bisogna dunque vederlo nel suo tribunale, non già in base alla nostra immaginazione ma quale ci è presentato nella Scrittura; dalla sua luce le stelle sono oscurate, la sua potenza scioglie le montagne come neve al sole, la terra è scossa dalla sua collera, la sua saggezza sorprende l’acume dei saggi, la sua purezza è così grande che in confronto tutte le cose sono sporche e contaminate; dinanzi alla sua giustizia gli angeli non possono reggere; non perdona al malvagio e la sua vendetta, una volta accesa, penetra fin nel più profondo della terra. Quando siede per esaminare le opere degli uomini, chi oserà avvicinarsi al suo trono senza tremare? Parlandone, il Profeta dice: “Chi abiterà con un fuoco che tutto consuma, con una fiamma inestinguibile? Colui che opera con giustizia e verità, che è puro e integro in tutta la sua vita ” (Is. 33.14). Chiunque avrà questi requisiti, si faccia avanti” (Istituzioni 3.12.1)
Tutti questi benefici per il credente giustificato per quanto concerne la sua relazione con Dio sono riassunti in uno dei più meravigliosi passaggi delle Confessioni Riformate: “Questo è il motivo per cui noi teniamo questo fondamento sempre fermo, dando tutta la gloria a Dio,nell’umiliarci e riconoscerci per quelli che noi siamo, senza nulla presumere di noi stessi nè dei nostri meriti, e noi ci appoggiamo e riposiamo nella sola obbedienza di Cristo crocifisso, la quale è nostra, quando noi crediamo in lui. Essa è sufficiente per coprire tutte le nostre iniquità, e renderci sicuri, allontanando dalla nostra coscienza la paura, l’orrore e lo spavento, per avvicinarci a Dio senza fare come il nostro primo padre Adamo, il quale, tremante, si voleva coprire con delle foglie di fico” (Confessione Belga 23). E anche se fossero solo questi i benefici della giustificazione per sola fede, sarebbero comunque sufficienti per motivarci a combattere l’inferno per amore di questa dottrina, come molti hanno fatto.
Concludiamo con un’apposita citazione di Martin Lutero: “Chiunque diparte da questo articolo della giustificazione non conosce Dio ed è un idolatra. Ciò perché quando questo articolo di fede viene tolto quello che rimane non è che errore, ipocrisia, empietà e idolatria, anche quando apparirà essere alta verità, adorazione di Dio e santità.” Rendiamo grazie a Dio per questo inestimabile dono.
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