Un sermone dal Catechismo di Heidelberg predicato dal rev. Angus Stewart, nella Covenant Protestant Reformed Church di Ballymena, il Giorno del Signore 9 Settembre 2007.
LETTURA:
[Leggere Isaia 42].
Leggiamo ora il Giorno del Signore 12:
D. 31 Perché è chiamato Cristo, cioè, Unto? R. Perché Egli è stato da Dio Padre ordinato ed unto con lo Spirito Santo per essere il nostro supremo Profeta e Maestro, che ci rivela pienamente il segreto consiglio e la volontà di Dio circa la nostra redenzione; e il nostro unico Sommo Sacerdote, che ci ha redenti con l’unico sacrificio del Suo corpo, ed intercede sempre per noi presso il Padre; e il nostro eterno Re, che ci governa con la Sua Parola ed il Suo Spirito, e ci custodisce e preserva nella redenzione ottenuta.
D. 32 Ma perché tu sei chiamato Cristiano? R. Perché io, per mezzo della la fede, sono un membro di Cristo, e così sono partecipe della Sua unzione, in modo che io confessi il Suo nome, mi presenti a Lui come un sacrificio vivente di gratitudine, e con una libera coscienza lotti in questa vita contro il peccato e il diavolo, e in seguito, nell’eternità, regni con Lui su tutte le creature.
SERMONE:
La parola “Messiah” in ebraico, o “Cristos” in greco, significa “unto,” come il Giorno del Signore 12 che abbiamo letto indica. Questa parola “unto” o “messia” non si trova in Isaia 42. Solo poche volte è usata con diretto riferimento a Gesù, come nel Salmo 2. Tuttavia, anche se non la parola stessa, la sostanza del suo significato è insegnata nei versi di apertura del nostro capitolo, Isaia 42. “Messia,” cioè “unto,” significa basilarmente due cose: uno che è ordinato da Dio per un servizio speciale, e uno che è equipaggiato e messo in grado da Dio per quel servizio. Ed è proprio questo di cui leggiamo nei versi di apertura del capitolo 42 di Isaia. I versi 1-11 di questo capitolo sono spesso chiamati la prima canzone riguardante il Servo. La seconda è in Isaia 49, parte di Isaia 50 è la terza, e gli ultimi tre versi di Isaia 52 e l’intero Isaia 53 la quarta. A queste qualcuno aggiungerebbe la profezia messianica all’inizio di Isaia 61. Non gli unici nel libro di Isaia, questi passaggi messianici sono spesso considerati senza riferimento al loro contesto, e vi mostrerò che ciò è un errore.
I versi precedenti, del capitolo 41, da 21 a 29, ci portano in una corte dove Jehovah sfida tutti gli idolatri a portare le loro statue in una corte celeste e difendere il caso dei loro dèi. “Producete la vostra causa, dice il Signore, portate avanti le vostre forti ragioni, dice il Re di Giacobbe,” verso 21. Che i vostri dèi parlino, che ci dicano qualcosa del passato, del corso della storia, della fine del mondo, verso 22, che predicano il futuro, o che facciano accadere qualcosa di buono o di male sul pianeta per provare la loro esistenza, verso 23. Che mostrino le cose a venire, così che possiamo sapere che sono dèi, che facciano bene o male, così che rimaniamo strabiliati nel contemplarlo insieme. E l’Onnipotente dimette tutti gli idoli del mondo come vanità, verso 24: ecco siete un nulla, e così la vostra opera, e chi vi sceglie come suo dio è un’abominazione. Jehovah, d’altro canto, in contrasto a tutta la nullità degli idoli, predice la venuta di Ciro, il conquistatore medio-persiano di Babilonia. Verso 25, Ho suscitato uno dal nord, io compio il male e il bene sulla terra, secondo il mio decreto, egli verrà dal sorgere del sole, invocherà il mio nome, e calpesterà principi come su mattoni e come il vasaio fa con l’argilla, e non gli possono resistere. Io ho suscitato questo imperatore mondiale. E chi altro ha predetto questo? Chi, così che noi potessimo dichiarare che egli è giusto? Non c’è alcuno dei vostri dèi che abbia mostrato nulla. La venuta di Cristo quindi è buona notizia perché abbatterà i Babilonesi e rimanderà Israele dalla cattività nella loro terra. Il verso 27 dice: proclama a Sion e a Gerusalemme, che il popolo di Dio tornerà indietro, ma d’altro canto tra i vostri dèi non vi è stato nessuno che abbia risposto una sola parola o detto alcuna cosa a questo riguardo. E quindi Jehovah conclude che sono vanità, non sono buoni a nulla, sono immagini fuse, e vento, e confusione. Il giudice in questo tribunale celeste, Jehovah, dà il Suo verdetto, specialmente nei versi preceduti dalle parole “ecco,” al verso 24, “ecco i vostri idoli, le loro opere sono nulla,” verso 29, “ecco gli adoratori di idoli, ecco sono tutti vanità, le loro opere sono nulla.” Ma la Parola di Jehovah è fedele, la Sua rivelazione è sicura, Egli predice il futuro e porta salvezza al mondo.
Questa è la connessione tra la fine del capitolo 41 e il principio del 42, questo grandioso tribunale celeste, e la parola “ecco,” al verso 1 del capitolo 42, è connessa questa volta al Servo di Jehovah: “ecco, il mio Servo, che io sostengo, il mio eletto, in cui la mia anima Si compiace.” Ecco il mio Servo! Guardate Lui, contemplate ciò che Egli fa, Egli è Colui Che è ordinato da Dio Padre, ed unto con lo Spirito Santo quale il Cristo, il nostro Profeta, Sacerdote, e Re. Secondo il filo di questo passaggio della Parola di Dio, in Gesù Cristo si focalizzano tutta la storia ed il futuro. Il mondo, i credenti Giudei e Gentili, trovano in Lui solo liberazione, Egli è la Luce ed il Patto di Dio personificati. La nostra chiamata, quest’oggi, è di contemplare e guardare a Lui! Il Servo di Dio! Consideriamo, quindi, brevemente,
Il Messia
Il Suo Ufficio
La Sua Opera
La Sua Lode
L’ufficio del Messia è riassunto nella parola al verso 1, “servo.” Questo è il Messia. Jehovah qui Lo chiama “il mio” servo, perché Egli è il servo speciale di Dio, molto più in alto di qualsiasi profeta, sacerdote o re nelle Scritture. “Il mio servo,” ovvero, Egli mi appartiene interamente, da sempre, e viene a fare la mia volontà in modo perfetto. Questi è Colui Che personifica cosa significa essere un vero servo: Egli sostiene sempre il consiglio di Dio, Si sottomette sempre, ubbidisce sempre, perché la Legge di Dio è scritta nel Suo cuore. Noi sappiamo dal resto delle Scritture a riguardo, riassunte nel Giorno del Signore 12, che Gesù è il servo che esercita quest’ufficio in un triplice modo, come profeta, sacerdote e re. Egli è un profeta, il sommo Profeta e Maestro, perché ci rivela il segreto consiglio e volontà di Dio concernente la nostra redenzione. Lo fa in quanto Servo di Dio. Egli è nostro solo Sommo Sacerdote, perché ci redime mediante la croce, e prega sempre, continuamente per noi. Ed Egli è il nostro eterno Re, Che ci governa sempre mediante la Sua Parola e Spirito, e ci difende e preserva in uno stato di salvezza. Ecco, considerate, dice Dio, il mio Servo! Considerate Colui Che Mi ha servito tutta la Sua vita, e trovate in Lui la vostra giustizia! Considerate Colui Che mi ha servito anche quando stava per giungere alla croce e Che morì alla croce! Guardate a Lui oggi! E tu, Cristiano, quando guardi a Gesù Cristo quale il grande Servitore di Dio per te, ricorda, come dice la Risposta 32, che tu partecipi della Sua unzione! Lo Stesso Spirito Che rese Gesù servo, rende te servo! Non puoi essere un Cristiano e non essere un servo, o schiavo, di Dio, per definizione! Perché sei chiamato un Cristiano? Perché sono per fede un membro di Cristo, e se Egli è un servo, anche io sono un servo! Tu servi Dio, devi farlo, e lo fai! Servi la tua chiesa, la tua famiglia, devi, e lo fai! E servi altre persone, e lo fai specificamente come un Cristiano, perché sei un fedele profeta che vive ed ha nella sua bocca la Parola di Dio (Gv. 15; Giacomo 2), e sei un santo sacerdote, che si consacra come un sacrificio vivente a Dio (Romani 12), e perché sei un re guerriero che combatte contro il peccato e la propria natura peccaminosa. Sei un servo!
A questo triplice ufficio di profeta, sacerdote e re il nostro testo ci dice che Cristo fu scelto eternamente. Ecco il mio Servo, Che sostengo, il Mio eletto! Prima che il mondo fosse, in altre parole, Dio, Che ha determinato ogni cosa, nel Suo decreto eterno, ha scelto Gesù Cristo come il Suo uomo. Quella natura umana individuale sarà unita con l’eterno Figlio di Dio. Quella natura umana e nessun’altra! Quel corpo, di Colui Che nacque in Betlemme, quello e nessun altro penderà dalla croce per la nostra salvezza, Dio Lo scelse! Quella espressione “Il Mio Servo,” è molto appropriata per Chi è l’Eletto, Colui Che è sempre appartenuto a Dio, nell’eternità, e nella santità, come il Suo servo speciale, prescelto, Colui scelto per essere il Salvatore del mondo. Ecco il mio Servo! Ecco: Egli è il mio Eletto, e nessun altro accanto a Lui, sarà il mio servo speciale! Questo significa anche che tutti i veri servi di Dio, tu ed io inclusi, Cristiani, sono anche eletti. Siccome Gesù Cristo, il Capo, fu scelto, per essere il Servo di Dio, allora anche tutti i membri del Suo corpo sono scelti in Lui per essere i servi di Jehovah! Se Cristo è eletto, noi siamo eletti, e la nostra elezione ci rende servi s schiavi di Dio.
Questo è evidente anche considerando la regalità di Dio. Dio ha molta più autorità su di noi di qualsiasi datore di lavoro, ed Egli sceglie, o elegge, chiunque Egli voglia perché sia Suo servitore. Perfino i servi di un re o datore di lavoro terreno, e perfino quelli più umili, non scelgono se stessi, e questa è una della grandi blasfemie dell’Arminianesimo: esso ritrae Dio più debole dei deboli re o datori di lavoro terreni, perché secondo la sua predicazione, che di settimana in settimana flagella il nostro Paese, Dio è così debole Che non è in grado o ha l’autorità nemmeno di scegliersi i propri servi. I servi e gli schiavi di Dio sono determinati dal libero arbitrio dei peccatori! Se io fossi un datore di lavoro e qualcuno entrasse nel mio ufficio e mi dicesse che lavorerà per me, io gli direi che se lo può dimenticare e che deve cortesemente evacuare il mio ufficio e non mettervi mai più piede. L’Arminianesimo ha un dio che è più debole del più debole datore di lavoro sulla terra. E i Riformati, fin da Agostino e prima, hanno spiegato l’elezione della chiesa alla luce di e in dipendenza dall’elezione di Gesù Cristo, scelto eternamente da Dio, senza condizioni, sovranamente, e Dio scelse noi in Cristo esattamente nella medesima maniera. Così com’è l’elezione di Cristo, così è anche la nostra elezione in Lui.
Ed essendo Cristo scelto all’ufficio di Servo, Egli è anche equipaggiato dallo Spirito Santo: Ecco il mio Servo, non solo come eletto, ma anche come Colui sul Quale ho posto il mio Spirito, e questo dice il primo rigo della Risposta 31: Egli è ordinato da Dio Padre ed unto con lo Spirito Santo. L’ordinazione al Suo ufficio e l’unzione con lo Spirito fa riferimento alla Sua natura umana, il Dio Triuno ha posto il Suo Spirito su di Lui quanto alla Sua natura umana. Ciò è raffigurato specialmente al Suo battesimo, quando lo Spirito scese e riposò su di Lui, lì Dio dice: Io ho posto il mio Spirito sul mio Servo. Ma Cristo ebbe lo Spirito durante tutto il Suo ministero, e specialmente alla croce, e Lo mise in grado di compiere tutta la Sua difficoltosa ed onerosa opera che Dio aveva ordinato per Lui. Il testo però enfatizza anche che Cristo fu equipaggiato nella Sua natura umana aggiungendo che Dio sostiene il Suo Servo: Ecco il mio Servo, Che io sostengo! Io ho posto il mio Spirito su di Lui, e Lo sostengo anche! Dio vuole che pensiamo che Egli Lo mantenne fermo in tutto il Suo ministero, con la Sua mano Lo supportò, sostenne, mentre soffrì la contraddizione da parte dei peccatori, mentre si affaticò a predicare il Vangelo girando per la Palestina, quando fu flagellato, battuto, sputato, crocifisso, quando Dio Lo affondò nell’inferno alla croce. Quando Dio pose tutte le iniquità di tutti gli eletti su di Lui, Egli disse: Anche ora Io Lo sostengo. Dai versi 1 a 4 Egli ci parla di Cristo. Al verso 6 Dio Si rivolge a Cristo: Io il Signore ti ho chiamato in giustizia, e sosterrò la tua mano! Pensiamo a questo quando leggiamo i Vangeli, mentre Cristo è tentato nel deserto, quando è insultato sulla croce: Dio sta sostenendo la Sua mano. “Ed io ti manterrò fermo, e ti darò perché tu sia un patto ….” etc.
E questo significa, come ricaviamo dalle Domande e Risposte del Giorno del Signore 12, che anche noi abbiamo lo Spirito di Dio, Egli viene posto su di noi dal cielo, e Dio ci sostiene anche giorno per giorno, perché siamo partecipi della Sua unzione. Cristo significa “unto” e Cristiano anche, significa “unto.” L’argomento è molto semplice: quando guardiamo a Gesù Cristo in tutte le Sue tribolazioni, vediamo che Dio Lo fa rimanere fermo, e quindi Egli farà lo stesso con noi! Cristo ha sopportato e perseverato perché Dio Lo ha sostenuto, e quindi anche noi faremo lo stesso! Quando noi siamo esortati a guardare al Suo Servo, noi siamo anche esortati a credere che Dio ci manterrà sempre fermi e ci sosterrà sempre, in modo che perseveriamo nel corso che ci è posto dinanzi, guardando a Gesù, l’autore e compitore della nostra fede (Ebrei 12). Inoltre vediamo anche che questo servo, eletto, Che Dio sostiene, è la Sua gioia, è Colui in cui la Sua anima Si diletta, come continua il passaggio, ed anche noi siamo chiamati a guardare a Cristo sapendo che Dio Lo guarda con diletto e contentezza, e quindi a prendere anche noi diletto in Lui. Dio Si è sempre dilettato nel Suo Figlio, come dice Proverbi 8:30, dove la Sapienza dice: “Allora ero con lui, come uno cresciuto con lui, ed ero ogni giorno il Suo diletto, gioendo sempre dinanzi a Lui.” Giovanni 15 ci mostra Gesù Che prega che il Padre Gli desse quella gioia che Lui aveva presso di Lui prima che il mondo fosse, l’infinita gioia e diletto che è nella Santa Trinità, ora vista nell’attitudine favorevole di Dio nei confronti del Suo Figlio incarnato, anche quando era sulla croce, e quando tutto ciò di cui faceva esperienza era ira e furia contro di Lui contro i nostri peccati, perfino e forse specialmente in quel momento, perché Dio vide che il Suo Servo Lo servì anche allora! E tu, Chiesa, contemplalo, e dilettati in Lui!
Ciò significa, in modo inevitabile, che Dio prende diletto in te, con tutta la Sua anima come se fosse, anche se tu forse non osi pensare questo … perché tu sai che tu stesso non prendi diletto in te stesso, e non prendi tanto diletto nel modo in cui tu vivi, vedendo che la tua fede è debole, e pensi alle cose che fai, ed ai pensieri che hai, e ti chiedi: può mai Dio dilettarsi in me? Tu forse dici: se qualcuno mi desse una penna e un foglio, potrei facilmente compilare una lunga lista di peccati per poi mostrarla a Dio e chiedergli se è sicuro che Si diletta in me! Di certo ciò non è possibile! Guarda che razza di persona sono, e quanto lontano sono dall’essere perfetto, e se Dio è arrabbiato e disgustato nei miei confronti, posso di certo capirlo. Ma la Scrittura dice che Dio Si diletta in noi, e anche se è disgustato ed arrabbiato con i nostri peccati, Egli ci vede in Gesù Cristo, e per questo siamo gli oggetti del Suo diletto, e ci ama in Lui, Che è l’Amato. Dio non Si diletta in noi perché siamo perfettamente santi, perché di fatto siamo lontani dall’esserlo, e non Si diletta in noi maggiormente quando camminiamo in modo fedele, e poi il Suo diletto cambia quando noi cadiamo in peccato. E’ vero che l’esperienza, da parte nostra, del diletto di Dio in noi va di pari passo ed è proporzionata alla fedeltà del nostro cammino con Dio, a quanto stiamo camminando nella luce e ci stiamo ravvedendo. Ma da parte di Dio il Suo diletto è continuo e fermo, perché dipende dal fatto che Egli ci vede uniti a Gesù Cristo, il Suo Figlio, il Suo eletto in cui la Sua anima Si diletta, il Suo Servo, in Cui noi siamo, con Cui siamo uniti, e di cui le epistole specialmente dell’Apostolo Paolo sono ripiene! Noi siamo “in Cristo” egli ci dice continuamente. E se Dio Si diletta nel Suo Amato Figlio, allora Egli Si diletta anche in noi. Noi siamo chiamati a credere questo come parte della nostra fede Cristiana, e non possiamo permetterci di non crederlo, non oseremo non crederlo. Quando diciamo che Dio non può dilettarsi in noi perché siamo troppo malvagi, stiamo di fatto dicendo che Dio mente, e che Egli non Si diletta nel Suo Figlio. Ma se Dio Si diletta in Colui Che è il nostro Capo, e il nostro Salvatore, e noi siamo uniti a Lui mediante lo Spirito Santo, allora Dio Si diletta anche in noi! Ed Egli Si è sempre dilettato anche in noi, perché ci ha eletto in Cristo e con Cristo! Dio non ci ha promesso un’eredità in gloria pensando che noi non ne siamo degni, ma Egli ci dà la migliore eredità possibile perché Egli ci ama e Si diletta in noi, perché ci ha unito al Suo Figlio, l’Amato in Cui Egli Si diletta, e a Cui ha promesso e dato l’eredità! Sofonia 3 dice che Dio gioisce per noi con canto!
L’ufficio di Cristo è specialmente visto al verso 1, dove si parla dell’opera di Cristo e del modo in cui Egli la compie. Il verso 2 dice che Egli non griderà, né alzerà la Sua voce in modo da farla udire nelle strade. Egli non è come Ciro, come un imperatore o comandante militare, ma compie la Sua opera in modo quieto, pacifico, gentile, come leggiamo nei Vangeli. Egli non è un aizzatore di rivolte, ma opera mediante la Sua Parola e il Suo Spirito. Egli è un Profeta predicando, insegnando, e quando gli empi cercano di scagliarlo giù da un burrone, non li combatte con la forza fisica. Egli è un sacerdote, Che va alla croce con sottomissione, e non argomenta contro Ponzio Pilato, non gli risponde cercando di provare che ciò che Gli stanno facendo è terribilmente ingiusto, e cercando di aizzare la folla, ma soffre quietamente. Egli è un Re, ma non Si ingaggia in alcuna guerra fisica, e non ha un esercito, e non dà un grido di battaglia. Egli è molto diverso da Maometto e la religione dell’Islam, che è sempre stata e sempre sarà una religione militaristica che vuole ottenere l’ubbidienza delle nazioni con la forza. Sebbene Cristo sia un Re, Egli non forza le persone a sottomettersi alla Sua volontà, ed Egli dice: venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi, ed io vi darò pace alle vostre anime, il mio giogo è leggero, il mio peso è lieve, credi ed entra nel regno! Ecco come Egli opera.
Questo Servo, l’Eletto di Dio, Che è sostenuto da Dio, opera con persone molto strane. Ecco il verso 3: Egli non spezzerà la canna incrinata, e non spegnerà il lucignolo fumante. Egli opera con canne incrinate e lucignoli fumanti, con persone deboli e fragili, cioè con chi conosce il suo peccato e la sua miseria, con chi ha un cuore rotto e contrito. Gesù Cristo quest’oggi non è venuto a te dicendoti che sei una zizzania, debole e fragile, una canna incrinata e rotta, e che non vuole persone così nella Sua chiesa, e le rigetterà. No, Cristo non opera così. Egli non spegne la candela che emana giusto una fievole luce, ed Egli non ci soffia sopra! Ma anzi, Egli fortifica persone così, questi è il nostro Re, e questo è il modo in cui opera con noi. Egli è gentile e misericordioso con noi, e per questo non dobbiamo aver paura. Tuttavia nel Suo ministero Egli vince ogni opposizione, anche le porte dell’inferno stesse. Il verso 4 dice che questo Servo non fallirà, avrà successo, e non sarà scoraggiato, e quante furono le barriere e gli ostacoli che incontrò sul Suo sentiero! Quante forze si schierarono contro di Lui, le macchinazioni di Satana, sempre pronto a farlo cadere, a volte perfino la stupidità e follia dei Suoi propri discepoli, e tutte le pressioni e i colpi e le ferite che fermano altre persone, non fermarono o scoraggiarono Lui! Questo non nega la Sua vera umanità, il fatto che Egli sentì il dolore e la difficoltà nell’attraversare tutte quelle prove, ma questo dolore e queste prove non Lo fermarono, non Lo scoraggiarono: Egli vince! Egli vince per una forza interiore, la forza interiore dello Spirito, Che Dio ha posto su di Lui, la potenza di Jehovah Che Lo sostiene! Egli è il mio Servo, Io Lo sostengo, Io ho posto il mio Spirito su di Lui, ed Egli quindi non fallisce e non Si scoraggia! E Lui è il nostro esempio, non perché noi saremo in grado di vincere in ogni situazione, e non essere mai scoraggiati, ma Egli è Colui a Cui noi dobbiamo guardare, per ricevere forza. Guardando a Lui noi non falliremo e non saremo scoraggiati, almeno non nel modo in cui spesso facciamo.
E poi abbiamo il benedetto e felice risultato dell’opera del Servo. Ad esempio al verso 4: Egli non fallirà né si scoraggerà, finchè avrà stabilito giudizio e giustizia sulla terra. Cioè, Egli raggiungerà l’obiettivo, realizzerà il proposito che ho stabilito per Lui. La parola chiave “giudizio” o “giustizia” è anche menzionata al verso 1: “Egli porterà giudizio o giustizia ai gentili.” Alla fine del verso 3: “Egli porterà giudizio o giustizia a verità.” L’opera del Servo nell’ubbidire Dio è di portare giustizia, rettitudine, a verità, e ai gentili, e sulla terra, in un mondo che non ha visto alcuna giustizia e persona giusta fin dalla caduta di Adamo ed Eva. Egli porta la giustizia dinanzi a Dio, con una vita ubbidiente, come un vero servo. Questa giustizia che Egli ha portato sulla terra diventa nostra mediante la sola fede, viene riconosciuta al nostro conto, imputata a noi. Mediante la Sua ubbidienza Gesù Cristo corregge gli errori e i torti di questo mondo, al tempo di Dio, e questa giustizia e giudizio che Cristo porta alla terra combacia con lo scenario legale introdotto al capitolo 41 dal verso 21. C’è un verdetto e Dio è il grande giudice, e dove sono gli idoli e le loro profezie, le loro opere? Esse non sono niente, e non possono fare niente, e così Dio produce un verdetto: Il mio servo, Lui porta la giustizia sulla terra. E il passaggio enfatizza l’estensione di questa giustizia: un’estensione mondiale, non solo a Giudei, ma anche “ai Gentili,” come dice il verso. In caso nell’Antico Testamento qualcuno avesse fallito nel capire questo, il verso 4 dice che non sarà scoraggiato, finchè non avrà posto giudizio e giustizia sulla terra (cioè il mondo intero) e le isole attenderanno la Sua legge, cioè le terre più remote del mondo! La “legge” fa riferimento al Suo insegnamento, che i Gentili attenderanno, come oggi accade tra noi, quando ascoltiamo la Sua Parola predicata! Il verso 6 due volte stabilisce questo punto, dove ascoltiamo Dio dire a Cristo: “Io il Signore ti ho chiamato in giustizia, e sosterrò la tua mano e ti manterrò fermo, e ti darò per un patto del popolo, per una luce ai Gentili.” Dio al verso precedente dice che è il Creatore degli estremi confini della terra, Che ha steso i cieli, Che dà respiro a tutti coloro che camminano sulla faccia della terra, e Che è il Signore universale. E quindi quando opera la salvezza attraverso il Suo Servo non può essere solo per i Giudei, il Dio universale salverà una chiesa universale, o cattolica, come promette al verso 6.
E quando Dio porta la giustizia alle nazioni ci dice che questo Cristo, il Servo, è il patto, personalmente, come dice il verso 6. Il Servo è il patto per il popolo, non nel senso che è un contratto o accordo, firmato e sigillato e consegnato, ma Gesù Cristo è il patto ed è dato come patto perché Egli personalmente è l’unione tra Dio ed uomo, e stabilisce tra Dio ed uomo la comunione più intima, in Se Stesso, personalmente! Egli è Immanuel: Dio con noi! Egli è l’amicizia con Dio, personalmente! E lo darò come luce ai Gentili, per illuminarlo con la conoscenza del mio nome, perché Egli è la luce del mondo (Giovanni 8)! Il verso 7 parla dell’opera salvifica di Giudei e Gentili da parte di Cristo come un dare loro la vista, perché Egli apre gli occhi dei ciechi, come un dare liberazione, perché Egli fa uscire dalla prigione, come un’illuminazione, perché porta luce a chi siede nelle tenebre. Ed Egli ha fatto questo con noi! E poi, ai versi 8 e 9, Dio ritorna, come se fosse, alla sala di corte, e dice: io sono il Signore, questo è il mio nome, la mia gloria non la darò ad un altro, ne ho abbastanza di questi idoli, come se stesse dicendo, ed essi non rimarranno ancora a lungo, Io non darò la mia lode alle immagini fuse, e per questo io mando il mio Figlio nel mondo per salvare gli eletti Gentili. Le cose predette stanno per accadere, le profezie concernenti Ciro e il rilascio di Israele da Babilonia, e si adempiono prima nel ritorno dalla cattività babilonese al tempo di Ciro, e poi le “nuove cose che stanno per accadere,” di cui Egli ci dice prima che si verifichino, si adempiono nell’Eletto di Dio, il Servo, Colui Che Lui sosterrà, in modo che noi sappiamo che Egli è il vero Dio Che predice il futuro, ed opera liberazione nella terra.
Questa profezia messianica, come le altre, si conclude con una chiamata ad adorare, una chiamata a cantare. Il Messia possiede tale ufficio, compie tale opera, e riceve anche te nella Sua salvezza! Per questo canta, canta un nuovo cantico, col cuore, come a chi è stata data la libertà e la vista, perché spiritualmente eri rinchiuso in prigione, e cieco, e ti rotolavi nel buio. Cantate, cantate a Dio dagli estremi confini della terra, cantate a Dio dal mare, dalle isole, nel deserto, nelle città, nel villaggio, sulla roccia, sulle montagne, date gloria a Dio! Lodate il Suo nome, quando contemplate il Servo, l’Eletto di Dio! Amen.