Ron Hanko
Abbiamo stabilito il fatto che vi è soltanto una risurrezione corporale, dei salvati e dei non salvati, alla fine del mondo, e non varie, come il premillenialismo ed il dispensazionalismo insegnano. Per noi, quella unica risurrezione è il focus di tutte le nostre speranze, come la Parola di Dio ci ricorda che dovrebbe essere (I Corinzi 15:12-19). Diamo uno sguardo all’insegnamento Scritturale concernente la risurrezione dei credenti nell’ultimo giorno.
Dovremmo renderci conto del fatto che non è soltanto un serio errore negare la risurrezione di Cristo, ma anche negare la risurrezione dei credenti. Se non vi è nessuna risurrezione dei morti per noi, allora nemmeno Cristo è stato risuscitato. Vi è una relazione così stretta tra le due che l’una non può verificarsi senza l’altra. Questo è insegnato in I Corinzi 15:16-17.
Vi è sempre stato chi ha negato la risurrezione di Cristo. Molto spesso un tale diniego accompagna il diniego della divinità di Cristo, della Sua nascita verginale, dei Suoi miracoli, del Suo sacrificio che ha espiato il peccato col Suo sangue. Vi sono stati anche coloro che hanno negato la risurrezione dei credenti. Ve ne erano nella chiesa primitiva (I Corinzi 15:12; II Timoteo 2:17-18), e ve ne sono oggi in giro.
Alcuni, specialmente nel movimento Cristiano Ricostruzionista, avendo adottato una concezione preterista della profezia, hanno risuscitato gli errori di Imeneo e Fileto, menzionati in I Timoteo 2:17-18. Queste persone credono che molta se non tutta la profezia biblica è già adempiuta (la parola “preterismo” fa riferimento alla credenza che l’adempimento della profezia è passato). Essi hanno iniziato a dire che la risurrezione anche è passata.
Paolo, tuttavia, ci dice che negare la risurrezione futura dei corpi dei credenti è negare la risurrezione di Cristo e rendere la fede vana, lasciandoci nei peccati. Esso è quindi un errore molto serio. Perchè?
Primo, il diniego di una risurrezione corporale futura è un diniego della risurrezione di Cristo, perchè la risurrezione dei credenti è parte della risurrezione di Cristo. I credenti appartengono al corpo di Cristo, la chiesa, ed hanno la vita di risurrezione di Cristo in loro. Il risultato deve essere che anch’essi sono risuscitati dai morti con Cristo. Se non lo sono, la sola possibile spiegazione è che la vita di risurrezione di Cristo non esiste—che Cristo non risuscitò e non conquistò la morte. La potenza e la vittoria di Cristo sulla morte sono provate non soltanto dalla Sua risurezzione, ma anche dalla risurrezione dei credenti.
Un diniego della risurrezione ci lascerebbe, inoltre, nei nostri peccati, perchè la risurrezione di Cristo è la prova della nostra giustificazione davanti a Dio. Quando Gesu’ compì l’espiazione per il peccato Egli disse: “E’ compiuto.” Quando Dio risuscitò Gesu’ dai morti, anche Dio come Giudice disse: “E’ compiuto,” in modo che la risurrezione fu una dichiarazione della nostra giustificazione davanti a Dio. Questo è quanto Romani 4:25 intende dire quando afferma che Gesu’ nostro Signore “fu risuscitato per la nostra giustificazione.”
Dal momento che la nostra speranza è celeste, e che “carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio” (I Corinzi 15:50), noi attendiamo e desideriamo la risurrezione. Questa speranza, tuttavia, è vana, se i morti non risorgono e se i nostri corpi non sono mutati alla risurrezione. Noi dobbiamo, quindi, credere non soltanto nella risurrezione di Cristo il terzo giorno, ma anche nella nostra propria risurrezione con Cristo, quando i nostri vili corpi saranno mutati in corpi simili al Suo corpo glorioso (Filippesi 3:21).
(“The Necessity of Our Resurrection,” un capitolo tradotto da: Doctrine According to Godliness [Grandville, Michigan, USA: Reformed Free Publishing Association, 2004], pp. 311-312)