Herman Hoeksema
(Capitolo 56 di: Herman Hoeksema, Righteous by Faith Alone: A Devotional Commentary on Romans [Giusti per Sola Fede, un Commentario Devozionale a Romani], ed. da David J. Engelsma, Reformed Free Publishing Association, MI, USA, 2002; traduzione italiana: Francesco De Lucia)
Romani 9:6-8
Tuttavia non è che la parola di Dio non abbia avuto effetto. Perché non sono tutti Israele quelli che sono di Israele.
Neppure poiché sono discendenza di Abraamo sono tutti figli: ma, “In Isacco sarà chiamata la tua discendenza.”
Cioè, quelli che sono figli della carne non sono i figli di Dio, ma i figli della promessa sono considerati essere la discendenza.
Il punto di vista in questo capitolo è che l’Israele dell’antica dispensazione, gli Ebrei come nazione, apparentemente non avevano ricevuto la salvezza loro promessa. La salvezza fu loro promessa. Nella pienezza del tempo essa fu realizzata. Cristo era venuto. Il Messia a lungo atteso era venuto. Ma Israele, che era stato l’oggetto della promessa e che ci si aspetterebbe avesse avuto accesso alla salvezza, non lo ebbe. Piuttosto furono rifiutati. Questo è l’avvenimento storico dal quale l’apostolo procede.
Questo argomento l’apostolo lo affronta dal suo punto di vista psicologico e quindi con grande tristezza e un gran peso sul cuore [Romani 9:1-5]. In questo noi dobbiamo imitare l’apostolo. Quando noi parliamo di elezione e riprovazione, noi non dobbiamo gioire nella dannazione dei reprobi. L’apostolo non lo faceva. Paolo assumeva un’attitudine di grande tristezza e aveva un gran peso sul cuore. Egli voleva dire: “Se mi trovassi davanti alla scelta di essere separato da Cristo e in questo modo i miei fratelli fossero salvati, oppure di essere io salvato ed i miei fratelli maledetti, desidererei di essere maledetto e separato da Cristo per i miei fratelli secondo la carne, che ora vedo essere maledetti.”
L’apostolo assumeva questa attitudine per due ragioni. Primo, a motivo della sua relazione con loro: “miei fratelli, miei parenti secondo la carne.” La seconda ragione era che Israele era così grandemente privilegiata: “…che sono Israeliti,” dice l’apostolo, cioè, il popolo di Dio al quale “appartiene l’adozione,” cioè, l’adozione ad essere figli; “e la gloria,” rappresentata dalla nuvola nel luogo santissimo; “e i patti.” Riguardo a questi ultimi, l’apostolo parla al plurale perché vi sono molte manifestazioni differenti dell’unico patto, come il patto con la casa di Aaronne, il patto coi Leviti, ed il patto con la casa di Davide. Il privilegio degli Israeliti includeva il fatto che era stata data loro la legge—non la legge, ma il fatto che era stata data loro la legge. La legge era stata affidata a loro. Inoltre, di loro era il servizio di Dio, il servizio nel tempio. Essi avevano anche le promesse, cioè, le promesse di salvezza in Cristo. Inoltre, di loro erano i padri: Abraamo, Isacco, e Giacobbe. E da loro venne Cristo secondo la carne. Questo è il motivo per cui l’apostolo era così addolorato.
La questione è: “Forse che la parola di Dio fallì? Quando tutti questi Ebrei furono perduti, la parola di Dio fallì?”
Nel testo l’apostolo dice: “No, la Parola di Dio non fallì, perché la Parola di Dio non concerneva tutti. Non tutti erano i figli della promessa.”
Cosa Sono
I veri figli di Abraamo sono chiamati con nomi differenti. Uno di essi è Israeliti. Per comprendere veramente questo e i due capitoli successivi, ci interesserà notare il significato peculiare del termine Israele nel testo. E’ stato detto da qualcuno che quando l’apostolo in questo e nei seguenti due capitoli parla dei figli di Israele, il termine significa sempre la nazione di Israele, gli Ebrei. Al verso 6 già abbiamo una prova chiara che ciò non è corretto. Noi leggiamo: “Non sono tutti Israele quelli che sono di Israele.” Si provi a leggerlo in questo modo: “Non sono tutti Ebrei quelli che sono di Israele.” Ciò sarebbe assurdo. Ovviamente erano tutti Ebrei. Già nel testo, quindi, abbiamo la prova che l’apostolo non sta parlando della nazione di Israele. Egli sta parlando dei veri figli di Dio, dell’Israele nel senso vero, spirituale della parola.
I veri figli di Abraamo sono anche chiamati la discendenza. Essi sono chiamati la discendenza di Abraamo. Noi leggiamo che non i figli della carne sono i figli di Dio, ma i figli della promessa sono considerati essere la discendenza. I figli della promessa sono designati come la discendenza di Abraamo. La vera discendenza di Abraamo è Cristo. I veri figli di Abraamo, quindi, sono quelli che sono in Cristo [Galati 3:16, 29].
La discendenza di Abraamo è anche chiamata figli della promessa. La promessa nella Scrittura è sempre la stessa. Essa assume forme differenti, ma la promessa, per quanto riguarda il suo contenuto, è sempre la salvezza messianica. Per quanto concerne la forma della promessa, essa è la Parola di Dio, che non può mentire e che è fedele, veritiero, e potente da realizzare la promessa. Dio realizzerà sicuramente la Sua promessa. Niente può resistere la Sua volontà. Quando Dio promette qualcosa, Egli compie ciò che promette, perché Egli è fedele, veritiero, e potente.
Quando leggiamo figli della promessa [al v. 8], noi non dobbiamo comprendere “figli ai quali la promessa fu fatta.” Né l’espressione significa “i figli promessi.” L’espressione figli della promessa deve essere interpretata nello stesso modo in cui lo è figli della carne. Figli della carne sono i figli che sono nati dalla carne, che sono nati attraverso la strumentalità della carne. Similmente, figli della promessa sono figli che sono nati attraverso la potenza della promessa. Essi sono figli in cui Dio opera con onnipotente forza così che essi siano, come se fosse, partoriti dalla promessa. Dio li partorisce attraverso la potenza della promessa col realizzare la Sua Parola di promessa in loro. La promessa è loro madre. Essi sono i figli della promessa. Ciò era Isacco, ed Isacco era un tipo di tutti i figli della promessa.
Quindi, i veri figli di Abraamo sono chiamati i figli di Dio. Figli di Dio sono figli a cui Dio dà il diritto di essere Suoi figli attraverso l’adozione. Essi sono figli, inoltre, nel senso che sono nati da Dio. Essi hanno ricevuto da Lui la Sua propria vita divina. Essi sono i veri figli di Abraamo.
Nell’antica dispensazione tutti i figli di Dio furono per un periodo Israeliti. Non girate ciò al contrario. Non tutti gli Israeliti furono figli di Dio, ma tutti i figli di Dio furono per un periodo Israeliti. Tutti i cavalli sono animali, ma non tutti gli animali sono cavalli. Tutti i figli di Dio furono per un periodo Israeliti perché essi vennero nella linea delle generazioni di Israele. Questa è una verità. L’altra verità è che Abraamo non poteva produrre figli della promessa; egli non poteva procreare figli di Dio.
Lo stesso è vero oggi. Tutti i figli di Dio sono la discendenza dei credenti. Io non dico che altri credenti non possano esservi aggiunti, ma che i figli di Dio vengono nella linea delle generazioni dei credenti. La Parola di Dio ad Abraamo: “Io sarò il Dio tuo e della tua discendenza,” è vera oggi. Questo è il motivo per il quale noi abbiamo la nostra Formula Battesimale. Questo è il motivo per cui siamo orgogliosi della nostra discendenza. Questo è il motivo per cui non abbiamo niente a che fare con la dannabile pratica del controllo delle nascite.
Ma noi non possiamo produrre figli di Dio. Abraamo non poteva. Abraamo poteva procreare solo figli di Abraamo. Ed Abraamo era un figlio di Adamo. Abraamo poteva produrre sono figli di dannazione. Egli non poteva procreare figli di Dio più di quanto potesse procreare Isacco. Abraamo poteva produrre soltanto Ismaele. Ma la promessa onnipotente di Dio opera nelle linee delle generazioni del Suo popolo, ed essi procreano figli di Dio.
Chi Sono
La questione è: Dio fa questo in ognuno dei figli naturali di Abraamo? Chiunque nasce da Abraamo è adottato da Dio? Ogni figlio naturale di Abraamo è anche reso un figlio di Dio? O, se applichiamo ciò alla nuova dispensazione, possiamo portare ogni figlio al battesimo e dire: “Ecco un figlio di Dio”? La promessa di Dio riguarda ogni figlio di Abraamo? La promessa di Dio riguarda ogni figlio dei credenti?
Alcuni dicono di sì. Perfino tra i Riformati troviamo questa nozione. Noi leggiamo e sentiamo spesso di questa veduta. E’ detto che la promessa riguarda ognuno nella chiesa. E sembrerebbe che è così. Dio disse ad Abraamo: “Io sarò il Dio tuo e della tua discendenza,” sembrerebbe senza fare distinzione. Così pure fu detto a Noè. Proprio all’alba della nuova dispensazione Pietro dice: “La promessa è per voi e per i vostri figli” [Atti 2:39]. Sembrerebbe che la promessa di Dio riguardi tutti i figli dei credenti. Coerentemente a questo, alcuni dicono che per quanto riguarda Dio, la promessa riguarda tutti i figli dei credenti. I genitori, quindi, sono istruiti affinché facciano appello a questo. Ad essi è detto che devono dire a Dio: “Tu hai promesso di salvare i miei figli, ora lo devi fare, io mi appello alla tua promessa.” Oppure essi dicono: “Noi dobbiamo presupporre che tutti i nostri figli appartengono ai figli della promessa fino a quando essi giungono all’età della discrezione e col loro libero arbitrio rigettano la promessa.”
Ma vi è una cosa che non possono evitare nella Scrittura, ed in questo testo, che confuta completamente la loro veduta. E’ questa: l’apostolo, vedendo i suoi fratelli secondo la carne perire nell’incredulità, dice che la Parola di Dio non ha fallito. Anche se migliaia di migliaia di Ebrei non sono salvati, la Parola di Dio non è fallita. Ciò può significare una cosa soltanto. Se voi dite che tutti i figli dei credenti sono anche figli della promessa, e se dopo alcuni di questi figli periscono, può significare soltanto una cosa, e cioè che la Parola di Dio è fallita in loro. Voi dite che essi hanno rigettato la promessa? Ciò non fa differenza. La Parola di Dio ha fallito in loro. Se Dio non opera la promessa in loro per renderli figli della promessa, allora la Parola di Dio ha fallito. Se voi dite che l’uomo non ne volle sapere della promessa, allora rendete l’uomo più forte di Dio. L’apostolo dice che la Parola di Dio non ha fallito. Essa è efficace in tutti quelli che sono coperti dalla promessa.
Ma l’apostolo dice: “Non sono tutti Israele, quelli che sono di Israele.” Cioè, non tutti quelli che sono nati da Giacobbe, o Israele, sono veri figli di Israele. I figli della carne, infatti, di Abraamo, non sono la vera discendenza di Abraamo, ma i figli della promessa sono ritenuti essere la discendenza. “In Isacco sarà chiamata la tua discendenza.” Abraamo aveva molti figli. Non in Ismaele, ma in Isacco sarà chiamata la tua discendenza.
Qual è la Loro Connessione coi Figli Carnali di Abraamo
Così è oggi. Questo è un messaggio molto pratico, anche per il nostro tempo. Diamo uno sguardo all’antica dispensazione. Vi erano figli della promessa, e vi erano figli della carne. Essi formavano una sola nazione, un solo popolo. Tutti ricevevano lo stesso trattamento. Tutti furono condotti fuori dall’Egitto, tutti furono testimoni dei terribili prodigi di Dio, tutti passarono attraverso il mare, tutti furono battezzati in Mosè, tutti mangiarono del pane spirituale, tutti bevvero dalla roccia spirituale che li seguiva, ed essi furono condotti in Canaan. Essi tutti erano chiamati con lo stesso nome. Tuttavia da quell’unico popolo sorgeva sempre una discendenza carnale.
Così è oggi. Ancora, c’è sempre una sola chiesa, una sola congregazione. Essi sono tutti chiamati la chiesa di Cristo. Essi sono conosciuti in quanto tali. Tutti ricevono lo stesso trattamento dall’infanzia. Vi è una differenza di grado, ma non vi è differenza essenziale. Tutti ricevono la stessa istruzione. E tuttavia sorge da questa chiesa una discendenza carnale. Ed io e voi la produciamo.
Che significa questo? Che significa praticamente? In primo luogo significa una grande tristezza e un gran preso sul cuore. No, non voglio paragonarmi all’apostolo Paolo. Dio me ne guardi. Ma un pò possiamo comprenderlo. Vi è nella chiesa una grande tristezza e pesantezza di cuore per il ministro quando vede i figli della chiesa percorrere la via della distruzione. Ciò è il caso specialmente se egli permane a lungo in una congregazione. Questi figli crescono con lui, ed egli impara a conoscerli. Cosa gli piacerebbe fare? Mi piacerebbe portarli tutti in cielo. E così voi. Io li istruisco. Predico a loro. Li ammonisco. E loro cosa fanno? Calpestano tutto questo sotto i loro piedi. Il risultato è grande tristezza e pesantezza di cuore per il ministro, ma egli non può cambiare niente.
Vi è qualcosa di più doloso nel vedere i vostri propri figli camminare nella via della distruzione? Voi pregate per loro. Li istruite. Li pregate. Ma se Dio non opera nei loro cuori per la potenza della promessa, essi calpestano tutto questo sotto i loro piedi.
Quella discendenza carnale è anche causa di contenzione e di problemi nella chiesa. Così pure era in Israele. Proprio nel momento in cui fu dato loro il patto, essi danzarono intorno al vitello d’oro. Ed essi si portarono con loro quel vitello d’oro per tutta la via. Essi perseguitarono la vera discendenza, uccisero i profeti, e alla fine uccisero Cristo. Il problema di Israele era che essi erano una sola nazione e non potevano separarsi. Altrimenti ci sarebbe stato una nuova denominazione ogni venti o venticinque anni.
Così è nella nuova dispensazione. La discendenza carnale è motivo di molti problemi. Questa è la ragione per cui è necessario occasionalmente separarsi e formare piccole chiese. Infine, questa discendenza carnale forma la falsa chiesa. Sono questi figli carnali che fanno venire in esistenza la falsa chiesa. Ed è la falsa chiesa che alla fine dà alla luce l’Anticristo.
Ma Dio realizza la Sua promessa nei figli della promessa. Alla fine dei tempi diremo che la Parola di Dio non è caduta a terra.
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1I sermoni su Romani 9-11 nella serie sul libro dei Romani di Hoeksema furono pubblicati nel 1940 col titolo L’Eterno Beneplacito di Dio. Questo libro fu ristampato dalla Reformed Free Publishing Association nel 1979. La ristampa aggiunse il sermone su Romani 9:17-18: “Dio Suscita Faraone,” il quale era stato omesso dall’edizione originale del 1940. I capitoli 56-80 del volume sui Romani, quindi, sono sostanzialmente il contenuto dell’edizione del 1979 di L’Eterno Beneplacito di Dio. Vi sono anche differenze significative, che sono annotate nell’introduzione dell’edizione 2002 di questo commentario.