Ron Hanko
Abbiamo parlato della santità, della cattolicità e dell’apostolicità della chiesa. Vi è un’altra caratteristica o attributo della chiesa, ed è la sua unità.
Quando parliamo dell’unità della chiesa intendiamo che vi è essenzialmente una sola chiesa e corpo di Gesù Cristo. Cristo non ha più di un corpo.
Questa unità non è vista facilmente a motivo della moltitudine di differenti denominazioni, congregazioni, e chiese che esistono. In qualche misura questa varietà è dovuta alla peccaminosità e debolezza della chiesa e dei suoi membri; per un certo grado però non è dovuto a questo.
Le differenze geografiche e linguistiche rendono impossibile avere completa unità nella chiesa visibile. Queste differenze saranno rimosse soltanto nei nuovi cieli e nella nuova terra quando non vi è “più il mare” (Apocalisse 21:1). In cielo nessuna distanza e nessuna differenza di lingua o qualsiasi altra cosa separerà i credenti l’uno dall’altro.
Su questa terra, invece, i peccati della chiesa e dei suoi membri rendono l’unità istituzionale difficile, anche dove essa è possibile. Anche differenze di dottrina e di pratica, che sono tutte il risultato di un peccaminoso fallimento nel comprendere ed ubbidire la Parola di Dio, separano i credenti l’uno dall’altro.
Siccome il peccato distrugge l’unità della chiesa e tiene distanti i credenti, i Cristiani dovrebbero sempre fare tutto ciò che è in loro potere per superare queste differenze studiando la Parola e parlando l’uno all’altro di ciò che essi credono. Essi non dovrebbero essere tolleranti della divisione. Anche quando l’unità ecclesiastica si dimostra impossibile, dovrebbero tuttavia mantenere comunione con altri Cristiani il più possibile. Essi non dovrebbero rigettare gli altri Cristiani o parlare come se non vi fossero Cristiani al di fuori di coloro che sono nel loro proprio gruppo.
I credenti non possono, però, cercare l’unità a spese della verità. Essi devono comprare la verità e non venderla (Proverbi 23:23). Qui è dove l’ecumenismo sbaglia. Esso vende la verità per un piatto di minestra ecclesiastica che non ha valore e non produce vera unità.
Cercando e pregando per l’unità, i santi non dovrebbero dimenticare che questa unità è nella diversità. L’unità della chiesa non significa che ogni credente deve essere la copia esatta di un altro. Né significa che ogni congregazione e chiesa deve essere una copia carbone delle altre.
Paolo rende chiaro questo in I Corinzi 12. Non soltanto vi è diversità di membri e doni, ma ogni membro è necessario, qualcosa che troppo spesso dimentichiamo. Solo così la chiesa è il corpo di Gesù Cristo.
Tuttavia, fino a che il peccato non sarà distrutto, vi saranno divisioni. A motivo di ciò, l’unità della chiesa è ora largamente una questione di fede. I Cristiani credono, come ci ricorda il Credo di Nicene, “una santa cattolica ed apostolica chiesa.”
I credenti devono, quindi, con riguardo all’unità della chiesa, camminare per fede, non per visione (II Corinzi 5:7). Quanto è importante questo! La fede li preserva dall’abbandonare la chiesa visibile quando vedono le sue colpe, i suoi peccati e le divisioni al suo interno.
Né questa fede è vana. Quando Cristo ritorna, egli “radunerà insieme in uno tutte le cose in Cristo” (Efesini 1:10) e distruggerà il peccato. Allora perfino la possibilità della disunità sarà scomparsa.
(“The Unity of the Church,” un capitolo tradotto da: Doctrine According to Godliness [Grandville, Michigan, USA: Reformed Free Publishing Association, 2004], pp. 236-237)