Capitolo 4
Poiché, se siamo stati uniti a Cristo per una morte simile alla sua, saremo anche partecipi della sua risurrezione. – Romani 6:5
Noi siamo salvati per grazia non solo nel senso che Cristo ha meritato tutte le benedizioni della salvezza per noi tramite la Sua morte e la Sua perfetta obbedienza, affinché fossimo riconciliati con Dio, ma anche nel senso che è in potere della grazia quello di liberarci da tutta la forza del peccato e della morte, e di renderci veri partecipi di giustizia e vita eterna.
La parolagrazia ha diverse connotazioni nella Scrittura. Essa può riferirsi meramente ad un attributo, ad una virtù di Dio: Dio è grazioso in Sé stesso, a prescindere da qualunque relazione che sostiene con noi. Grazia in questo caso significa che Dio è meraviglioso nelle Sue perfezioni e che Egli è gradevole ed attraente, e anche che è eternamente attratto dalle Sue stesse virtù. Con il nostro Dio ci sono piaceri infiniti. Ma grazia potrebbe anche denotare una disposizione o attitudine di Dio verso la creatura, e in questo caso assume il significato di “favore”. E quando il suo favore è rivelato a coloro che sono indegni in sé stessi di averlo, che lo hanno rifiutato tramite il peccato, tale grazia si erge in opposizione alle opere. Ovviamente, è questo quell’aspetto della grazia che viene rivelato nella salvezza, particolarmente nella giustificazione dell’empio da parte di Dio in Cristo, che così lo riconcilia a Sé stesso. Ma non è tutto. Il termine grazia è anche usato nella Scrittura per denotare quel potere e quella opera divina su di noi e in noi tramite la quale siamo efficacemente liberati dal dominio del peccato e della morte, dalla schiavitù del peccato, e cambiati da colpevoli figli delle tenebre in giusti e viventi figli della luce. Questa grazia opera su di noi dall’Iddio della nostra salvezza tramite Gesù Cristo nostro Signore. Cristo non solo è il Mediatore della nostra redenzione; Egli è anche il Mediatore della nostra liberazione. Da Lui riceviamo tutte le benedizioni spirituali della salvezza. E al fine di riceverle, dobbiamo essere uniti con Cristo, incorporati in Lui, diventare un tutt’uno con Lui. Richiameremo ora la nostra attenzione proprio a questa incorporazione in Cristo, a questa unione spirituale con Lui.
A tal riguardo la prima verità che dobbiamo comprendere è che Cristo è la nostra salvezza, e che sono Sue tutte le benedizioni spirituali di cui abbiamo bisogno per diventare e per rimanere figli di Dio, redenti, liberati, santificati e glorificati. Questa verità è frequentemente menzionata nella Parola di Dio. L’apostolo scrive in 1 Corinzi 1:30 che Cristo Gesù “è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione.” In Efesini 2:14 scrive che Cristo è la nostra pace. In Lui abbiamo redenzione per il Suo sangue, il perdono dei peccati, secondo Colossesi 1:14; e in nel capitolo secondo al verso tre della stessa epistola ci viene detto che in Lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza. Perché è piaciuto al Padre che in Lui dimorasse ogni pienezza, e che in Lui dimorasse corporalmente tutta la pienezza della Deità (Colossesi 1:19; 2:9). Nostro Signore stesso dice di essere il pane della vita, e chi va a Lui non avrà mai più fame (Giovanni 6:35, 48); e che Lui è il pane vivente, e vivrà per sempre colui che ne mangia (Giovanni 6:51); ed Egli presenta Sé stesso come l’acqua della vita, e chiama gli assetati a Lui affinché bevano. Egli è la luce del mondo; e colui che lo segue avrà la luce della vita (Giovanni 8:12). Egli è la resurrezione e la vita; e colui che crede in Lui non morirà mai (Giovanni 11:25-26). Egli è la via, la verità, e la vita (Giovanni 14:6).
Cerchiamo di comprendere il più chiaramente possibile le implicazioni di questa verità.
Nessun uomo ha mai parlato così, né alcun uomo parlerà mai il questo modo, cioè come il nostro Salvatore riguardo le cose suddette. Ed è a causa di queste affermazioni di Cristo che gli uomini si meravigliano di lui, e spesso si sentono offesi da Lui. Voi non avete mai ascoltato un uomo parlare così, vero? Né avete mai sentito o letto di un mero uomo che abbia mai parlato in questo modo. Dei filosofi potrebbero probabilmente dirvi come potreste trovare vita, felicità e soddisfazione, e come il mondo potrebbe trovare tregua e pace, ma anche così, le loro filosofie falliscono sempre e deludono coloro che pongono la loro speranza in esse. Ma quest’uomo affermò in maniera decisa e assoluta: “Io sono la resurrezione e la vita! Io sono il pane della vita! Io sono la fonte dell’acqua viva! Io sono la luce del mondo! Io sono la via, la verità, la vita!” Egli chiamò uomini a Sé non al fine di istruirli sulla migliore via della felicità; ma Egli promise arditamente che gli avrebbe donato vita, riposo, pace e eterna santificazione. Così egli è la nostra giustizia, la nostra sapienza e conoscenza, la nostra pace e il nostro riposo, la nostra santificazione e redenzione. Egli è il nostro tutto. Sono in Lui tutte le benedizioni spirituali della salvezza di cui abbiamo bisogno per traslarci dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce, dalla corruzione alla giustizia, e per elevarci dal più basso inferno al più alto cielo. Questo perché Egli mori non solo affinché potesse essere la nostra giustizia in un senso giuridico; ma Egli inoltre resuscitò, e fu esaltato alla destra di Dio, e ricevette lo Spirito senza misura, al fine di renderci liberi e donarci la grazia della vita eterna con lo Spirito vivificante.
Potremmo usufruire di qualche semplice illustrazione per chiarire il significato di tutto questo. Tutti sapete che nelle nostre città e nei nostri paesi riceviamo l’acqua nelle nostre case da un bacino idrico, da un pozzo o da una torre idrica, nei quali l’acqua proveniente da qualche fonte naturale viene pompata. Oppure, per usare un’altra illustrazione, sapete che la corrente elettrica che porta luce nelle vostre abitazioni è generata da qualche centrale della città nella quale vivete. E il gas che usate per cucinare il cibo o per riscaldare le vostre dimore vi raggiunge da qualche grossa bombola o serbatoio. Da un solo serbatoio tutte le case della città sono provviste con acqua potabile. Da una sola centrale è generata l’elettricità adoperata in città e per illuminare le vostre case. Da una sola centrale fluisce il gas che fornisce l’intera città. Ugualmente, Cristo è la centrale spirituale dell’intera Nuova Gerusalemme, Colui da quale fluiscono nelle nostre anime la corrente della vita e della luce. Egli è il solo serbatoio dell’intero regno di Dio, la sola cisterna, dal quale fluisce continuamente l’acqua della vita per placare la sete di tutti i cittadini del regno. Egli è la Divina fonte spirituale della salvezza per tutto il Suo popolo.
Cosa consegue immediatamente da tutto ciò?
Correttamente forse direte: da quanto detto consegue che uno deve essere connesso, unito con Cristo al fine di ricevere la salvezza. Se casa tua non è adeguatamente connessa con la centrale elettrica della tua città, accenderai senza esito l’interruttore della luce di camera tua. Non avrai luce. Se i tubi del gas non lo conducono alla tua abitazione, serve a poco che tu ponga una bellissima stufa in cucina, o una caldaia in cantina. Non avrai riscaldamento. E aprirai il rubinetto invano se la tua casa non è connessa al bacino idrico. Lo stesso vale per la nostra relazione a Cristo. Se la nostra anima non è spiritualmente connessa a Lui, a Colui il quale è la nostra luce, vita, giustizia, sapienza, conoscenza, santificazione e redenzione, non avremo mai luce, giustificazione e pace. Nella nostra anima rimarrà tenebra e miseria. Quindi, dobbiamo essere letteralmente uniti a Cristo, uniti con Lui. Dobbiamo essere in Lui, così come Lui deve essere in noi, affinché Egli possa diventare la nostra giustizia, santità, e vita eterna, e affinché possiamo estrarre da Lui tutte le benedizioni della grazia.
Questo è ciò che insegna la Scrittura quando usa la figura della vite e dei tralci. I tralci devono essere nella vite per essere fruttuosi. Cristo è la vite; i credenti nelle loro generazioni sono i tralci. Questi non sono nulla al di fuori della loro unione organica con la vite. Così come è la vita che porta frutto in e attraverso i tralci, così i credenti possono portare frutto solo perché Cristo vive e porta frutto in loro. La stessa verità ci viene insegnata con la figura della chiesa come corpo di Cristo. Cristo è il Capo (la Testa); la chiesa è il Suo corpo. Ed è solo dal e grazie al Capo che il corpo vive. Inoltre, ciò che è vero per il corpo con un intero è ugualmente vero per i credenti individuali come membri di questo corpo. Costoro non hanno vita in sé stessi. Solo in virtù della loro unione organica con il corpo essi possono vivere. Ecco perché la Bibbia parla dei credenti come in Cristo, perché grazia a Dio essi sono in Cristo Gesù, che è stato fatto in loro sapienza, giustizia, santificazione, e redenzione (1 Corinzi 1:30). E come tutti muoiono in Adamo, così in Cristo tutti saranno resi viventi (1 Corinzi 15:22). E “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono diventate nuove” (2 Corinzi 5:17). I santi sono chiamati i “fedeli in Cristo Gesù” (Efesini 1:1). Una volta erano tenebra, ma ora sono luce nel Signore (Efesini 1:1). E siamo ammoniti riguardo il dimorare in Cristo, affinché possiamo portare molto frutto (Giovanni 15:4, 1 Giovanni 2;28).
È questo il primo è assolutamente indispensabile requisite della nostra salvezza: dobbiamo essere in Cristo. Ciò significa che dobbiamo essere incorporati dentro di Lui; dobbiamo essere uniti a Lui. Deve essere stabilita un’unione spirituale tra Cristo e la nostra anima prima di poter ricevere qualsiasi frutto della morte e resurrezione di Cristo. Questa unione è assolutamente prioritaria. A meno che la connessione vivente non sia stabilita tra Cristo e in nostro cuore interiore, noi rimarremo al di fuori di Lui. E al di fuori di Cristo c’è solo colpa e dannazione, corruzione e morte, tenebre e desolazione. Perciò, prima che ci possa essere in noi la più debole scintilla di nuova vita, prima che possa comparire anche il più lieve spiraglio di luce nella nostra anima, prima che la più semplice preghiera possa fuoriuscire dalle nostre labbra, prima che anche il più sottile desiderio per Dio e per il Suo Cristo possa sorgere nella nostra anima, prima che tutto questo possa avvenire, quell’unione deve essere realizzata. Essa è un indispensabile prerequisito per il ricevimento della salvezza perché Cristo è il nostro tutto, e tutta la nostra salvezza è in Lui. Ma ci è impossibile attingere da Lui la nostra vita e luce, conoscenza e sapienza, la nostra giustizia e santificazione, fino a quando in nostro cuore non è unito in unione spirituale con Cristo, Colui che è la rivelazione dell’Iddio della nostra salvezza.
Ma come è compiuta questa unione?
La risposta della Scrittura è inequivocabile: questa unione è in maniera assoluta e incondizionale l’opera della grazia di Dio in Gesù Cristo. Per grazia voi siete salvati! Questo implica che anche per grazia, e per sola grazia, voi siete incorporati in Cristo affinché possiate diventare un tutt’uno con Lui.
In questo non abbiamo detto niente di nuovo, abbiamo solo spolverato dall’oblio una verità molto antica, fondamentale e preziosa. E sosteniamo che questa verità ha disperato bisogno di nuova enfasi in contrasto a molte false rappresentazioni, non da parte dei modernisti, ma da parte di coloro che sostengono di predicare la dottrina della salvezza per grazia. Molti predicano esplicitamente, oppure lasciano indirettamente l’impressione con il loro modo di predicare, che questo primo contatto dell’anima del peccatore con Cristo sia compiuto dal peccatore stesso, o almeno che tale contatto dipenda dalla volontà e dalla scelta del peccatore. Costoro ammettono che Cristo è la nostra salvezza; e che l’anima deve essere unita con Cristo al fine di ricevere la salvezza. Ma se questa unione deve essere compiuta, sostengono che è il peccatore che deve andare a Cristo. Il Salvatore è disposto a riceverlo, a entrare nel suo cuore, ad unire a Sé stesso il peccatore; ma è il peccatore che prima deve andare a Lui. Deve accettare Cristo, o deve essere disposto a riceverlo. Oppure deve desiderare e pregare per la venuta di Cristo nel suo cuore. E sembra che questa predicazione sensazionalista, preferibilmente accompagnata da un canto toccante e da suppliche e preghiere da parte dei predicatore, viene considerata particolarmente efficace nel persuadere il peccatore ad andare a Gesù, ad aprire la porta del suo cuore, e a permettere a Gesù di entrare. In ultima analisi, l’unione dell’anima con il Signore vivente dipende non dalla Sua grazia efficace, ma dalla volontà del peccatore!
Quanto assurda è completamente impossibile è questa presentazione della salvezza! Se fosse vera, nessun uomo sarebbe salvato! Questo perché, secondo la Scrittura, l’uomo naturale è nella carne; e la mente della carne è morte. È inimicizia contro Dio; non è soggetta alla legge di Dio, e nemmeno può esserlo. L’uomo è morto nel peccato e nella miseria. Egli non può né fare né volere ciò che è buono. Egli ama l’iniquità, ed è schiavo del peccato. Ama le tenebre piuttosto che la luce. Non può riconoscere il regno di Dio. Ecco cos’è l’uomo naturale. Questa è la condizione di ogni uomo prima che l’unione con Cristo della quale abbiamo parlato venga stabilita. Davvero ti aspetti dall’uomo che egli apra il suo cuore a Cristo? Insisti sul fatto che un peccatore morto debba andare a Cristo prima che Cristo vada a lui? Sostieni ancora che questo peccatore nella tenebra debba almeno desiderare Cristo, essere affamato e assetato di Lui, cercarlo, chiedere di Lui, prima che la sua anima possa esser e unita al Signore vivente? Io rispondo che se ciò fosse vero, allora nessun uomo potrebbe essere salvato, perché prima che il peccatore possa essere unito a Cristo egli è incapace sia di andare a Lui, sia di desiderarlo, sia di cercarlo, e incapace anche di pronunciare la più piccola preghiera per riceverlo nel suo cuore. Ma sia ringraziato Iddio, perché questa non è la verità! La salvezza non appartiene all’uomo, né al suo volere; e nemmeno la nostra unione con Cristo dipenda dal nostro consenso. “Nessuno può venire a me, se il Padre che mi ha mandato non lo attira, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Giovanni 6:44). E ancora: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è dato dal Padre mio” (Giovanni 6:65).
Il Padre ci attira, il Padre ci da, il Padre ci unisce efficacemente con il Signore vivente! E lo fa tramite Cristo stesso, il quale è esaltato e attira tutti a Sé. Egli attira con le corde dell’amore, con l’irresistibile potere della grazia. E solo dopo essere stati attirati e uniti con Cristo, e dopo che Egli tramite il Suo Spirito vive in noi, che noi rispondiamo. Abbiamo fame e sete, desideriamo e preghiamo, andiamo da Lui e lo abbracciamo, mangiamo il pane della vita e siamo soddisfatti, beviamo l’acqua della vita e non abbiamo più sete, siamo attirati da Colui il quale è la pienezza di tutte le benedizioni della salvezza e di ogni grazia! Tutto questo è il frutto e la manifestazione in noi di quella meravigliosa, misteriosa, benedetta meraviglia della grazia, della grazia sovrana e gratuita, grazie alla quale siamo uniti con Cristo. Perché siete salvati per grazia, mediante la fede, e questo non viene da voi: è il dono di Dio!
Sia benedetto il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il quale ci ha Benedetti con ogni benedizione spiritual nei luoghi celesti, in quanto ci ha scelto in Lui prima della fondazione del mondo!
(Capitolo 4 di: Herman Hoeksema, The Wonder of Grace, Reformed Free Publishing Association, MI, USA, 1982; traduzione italiana: Marco Barone)