Herman Hoeksema
(Capitolo 60 di: Herman Hoeksema, Righteous by Faith Alone: A Devotional Commentary on Romans [Giusti per Sola Fede, un Commentario Devozionale a Romani], ed. da David J. Engelsma, Reformed Free Publishing Association, MI, USA, 2002)
Romani 9:19-21
Tu mi dirai dunque: “Perché trova egli ancora colpa? Perché chi ha resistito alla sua volontà?
No ma, o uomo, chi sei tu che replichi contro Dio? La cosa formata dirà a colui che la formò: “Perché mi hai fatta così?”
Non ha il vasaio potere sull’argilla, per fare dalla stessa pasta un vaso ad onore, ed un altro a disonore?
“Tu mi dirai dunque…” In questa maniera l’apostolo introdusse la seconda obiezione che sapeva sarebbe stata sollevata dall’obiettore al quale stava insegnando. La prima obiezione concerneva la giustizia di Dio. Per comprendere rettamente questa seconda obiezione, dobbiamo comprendere che la questione riguardante la giustizia di Dio è stata risolta. A questa domanda l’apostolo ha risposto citando due passaggi dell’Antico Testamento: “[Dio] dice a Mosè: “avrò misericordia di chi avrò misericordia, ed avrò compassione di chi avrò compassione” [Romani 9:15], e: “[Dio] dice a Faraone: “Proprio per questo stesso proposito ti ho suscitato” [v. 17]. Dal momento che Dio ha detto questo, la predestinazione deve essere giusta, perché Dio è giusto. Questa questione è risolta.
Ora l’obiettore se ne viene con una seconda obiezione. La seconda obiezione è questa: “Tu mi dirai dunque: “Perché trova egli ancora colpa? Perché chi ha resistito la sua volontà?” Questa è la seconda obiezione contro la dottrina che Dio determina chi saranno i figli della promessa e chi no, contro la dottrina che Dio ha misericordia di chi avrà misericordia e compassione di chi avrà compassione, e contro la dottrina che Dio indurisce chi vuole. “Perché trova egli ancora colpa?” Questa è l’obiezione. Con questa obiezione, l’obiettore si sta riferendo all’ultima parte del verso 18: “… e indurisce chi vuole.” L’argomento è che se Dio indurisce un uomo, Egli non può trovarvi colpa.
Sono contento che questa obiezione si trova qui e che l’apostolo la tratta, perché è una prova per verificare se l’interpretazione che abbiamo dato a questo intero passaggio della Scrittura è giusta. Questa obiezione è molto comune. Essa è vecchia quanto la verità della sovrana predestinazione di Dio e moderna quanto il tempo in cui noi oggi viviamo. Quando tutte le altre obiezioni sono state esaurite, l’obiettore se ne viene con questa. Ed io sono contento, a motivo della verità, che l’obiezione si trova in questo capitolo. Essa è la prova che la nostra interpretazione di cosa sta insegnando l’apostolo è quella corretta. Voi non udrete mai questa obiezione sollevata contro l’interpretazione Arminiana di queste parole. La semplice ragione è che l’Arminiano stesso se ne viene con questa obiezione. E’ contro la nostra interpretazione che viene sollevata questa obiezione.
L’obiezione è: “Perché trova egli ancora colpa? Perché chi ha resistito la Sua volontà?” La risposta ad essa è una confessione dell’assoluta sovranità di Dio. Per l’uomo peccatore e per la natura umana peccaminosa, questa è la più chiara rivelazione di Dio, e quindi la più dura da accettare.
In Che Modo è Espressa
La sovranità di Dio viene espressa in un modo figurato nel testo. L’apostolo usa la figura del vasaio e dell’argilla. Vi è un vasaio. Egli ha una massa di argilla dalla quale fa diversi tipi di vasi. Egli crea vasi d’onore, cioè, vasi di bellezza che voi mettete nel vostro salotto o sopra il caminetto. Egli fa anche vasi di disonore, cioè, vasi che usate come pattumiera e come contenitori per la spazzatura. L’idea principale espressa in questa figura è che il vasaio ha potere sull’argilla di fare di essa ciò che gli piace. Quando il testo parla di “potere,” non dovete pensare a bruta potenza, di forza, ma dovete pensare a potere nel senso di autorità. Il vasaio ha autorità assoluta sull’argilla, ed il vaso non può lamentarsi.
Questa è una figura familiare nella Scrittura. La troviamo anche in Geremia 18[:1-4], che è a volte citato in connessione a Romani 9. Li vi leggiamo: “La parola che giunse a Geremia dal SIGNORE, dicendo: ‘Alzati e scendi giù alla casa del vasaio, e lì ti farò udire le mie parole.’ Allora io scesi giù alla casa del vasaio, ed ecco, forgiava un’opera sulla ruota. Ed il vaso di argilla che stava facendo si guastò nella mano del vasaio, così egli ne fece da capo un altro, come sembrava bene al vasaio di fare.” A Geremia fu detto di scendere giù alla casa del vasaio. Quando giunge lì, il vasaio sta facendo un vaso dall’argilla, e questo si rovinò nelle sue mani. Si rovinò mentre egli era al lavoro con esso. Quindi lo fece da capo. “Allora la parola del SIGNORE giunse a me, dicendo: ‘O casa di Israele, non posso io fare a voi come questo vasaio? dice il SIGNORE. Ecco, come l’argilla è nella mano del vasaio, così siete voi nella mia mano, O casa di Israele’.” [vv. 5-6].
Vi è, tuttavia, una triplice differenza tra Geremia 18 e Romani 9. Primo, Romani 9 si riferisce ad individui. In Geremia il riferimento è alla nazione di Israele. Secondo, in Geremia il vasaio fa un vaso dopo l’altro. Egli fa un vaso, e quando esso si rovina, lo fa diventare un altro vaso. In Romani, invece, il vasaio fa vari vasi di tipi differenti da una sola massa di argilla. Terzo, il proposito di Romani 9 è mostrare che il vasaio sovranamente fa vasi di onore e vasi di disonore. Il proposito di Geremia, d’altro canto, è mostrare la sovranità di Dio per quanto riguarda i vasi che si sono rovinati.
In Isaia 64:8 leggiamo: “Ma ora, O SIGNORE, tu sei nostro padre, noi siamo l’argilla, e tu il vasaio, e noi tutti siamo l’opera delle tue mani.” Qui il popolo riconosce Dio come loro sovrano.
In Romani 9 la figura è applicata in questo modo: quando il vasaio ha fatto vari vasi, vasi d’onore e vasi di disonore, i vasi non possono lamentarsi. Essi non possono protestare. I vasi non possono protestare contro il vasaio e dire: “Noi avevamo certi diritti che Tu hai violato.” La ragione è che i vasi, quando erano nell’argilla, non avevano diritti.
Il significato della figura è chiaro. Dio è il vasaio. I vasi ad onore e a disonore sono l’opera finita di Dio con gli uomini, il loro stato finale, eterno. I vasi ad onore sono i salvati. I vasi a disonore sono i dannati. Lo stato finale dei salvati e dei dannati sono i vasi. Il proposito è insegnare che Dio ha diritto di fare come Gli piace. Non più di quanto l’argilla possa lamentarsi contro il vasaio può farlo il dannato e dire a Dio: “Perché mi hai fatto così?” Il dannato non può mai dire a Dio: “Io avevo certi diritti che Tu hai violato.” Anche se essi qui lo dicono, all’inferno non lo diranno più. Questa obiezione allora sarà giunta al suo termine.
Guardiamo alla figura in modo più dettagliato. La domanda principale è: cosa si vuole realmente intendere con ‘massa di argilla’? Cosa rappresenta questa massa di argilla? La veduta Arminiana è che questa massa di argilla rappresenta gli uomini come Dio li trova nella storia. Quindi Romani 9:21 significa che quando Dio trova i giusti e i malvagi, Egli ha il diritto di usarli per il Suo proposito. Ma questa non può essere l’interpretazione. Per un solo motivo: se questa fosse l’interpretazione, gli uomini non potrebbero mai venirsene con l’obiezione: “Perché trova egli ancora colpa?” Inoltre, il testo parla di una sola massa di argilla dalla quale vengono fatti differenti vasi, sia vasi d’onore che vasi di disonore.
L’interpretazione comune è che questa massa d’argilla rappresenta l’umanità caduta. In questo caso il testo significa che Dio ha il diritto di mostrare, all’umanità caduta, ad alcuni misericordia e determinare chi sarà salvato e ad altri no e quindi determinare chi non sarà salvato. L’obiezione a questa interpretazione è nella figura stessa. Il testo non dice che Dio ha il diritto di fare vasi d’onore traendoli dall’argilla di disonore. Ma esso dice: “Non ha il vasaio potere sull’argilla, di fare dalla stessa pasta un vaso d’onore ed un altro a disonore?” Dio fa entrambi i vasi dalla stessa pasta. Non comincia con vasi, ma con la pasta. Ma l’umanità caduta sono vasi. Ed il testo dice che Dio, con diritto sovrano, fa vasi d’onore e vasi di disonore.
Per quanto riguarda il processo storico della formazione dell’uomo, Dio non cominciò con l’uomo ma letteralmente con argilla, argilla rossa. Questo è il significato del nome Adamo. Dio prese una massa d’argilla rossa. Da quella massa d’argilla Dio fece la razza umana. Quello fu il principio del processo di formazione dei vasi d’onore e dei vasi di disonore. Dio fece i vasi in Adamo. Ma in Adamo i vasi furono divisi. Dio fece anche in modo che fossero prodotti questi vasi. Egli li fece produrre per mezzo della caduta di Adamo nel peccato. Poi, avendo posto in questo modo la Sua argilla nella forma della razza umana e avendola resa un vaso di disonore attraverso il peccato, Egli formò in modo sovrano vasi ad onore e vasi a disonore.
Noi non dobbiamo supporre che Dio decise prima di fare la razza umana, poi permise alla razza umana di cadere nel peccato, e infine decise di scegliere di fare alcuni vasi ad onore e di lasciare altri come vasi di disonore. In tal caso, Dio permette ai vasi di divenire vasi di disonore. Tuttavia, il testo dice che Dio fa vasi di disonore. Questo deve rimanere fermo. Dio è Dio. Il vasaio ha potere sull’argilla.
Dunque, noi dobbiamo presentare la cosa in questo modo. A motivo del Suo nome, Dio volle vasi ad onore e vasi a disonore. Questo è quanto fate anche voi. Voi non prendete prima una massa di argilla, e poi dite: “Mi domando cosa ne posso fare.” Prima pianificate la cosa che volete fare, e poi prendete il vostro materiale per compiere il vostro progetto. Dio volle vasi di onore e vasi di disonore per mostrare la Sua grazia e la Sua ira. Poi Dio decise che questi vasi sarebbero stati creati. Poi Egli decise che attraverso la volontà dell’uomo il peccato dovesse venire. Dio non permise che il peccato venisse. Dio non permette le cose. Uno nega la divinità di Dio quando fa permettere a Dio le cose. Dio fa le cose.
In che Modo è Opposta
Solo a questa interpretazione ha senso l’obiezione [di Romani 9:19]. Attenti a non cadere nell’errore dell’obiettore! Quando le persone se ne vengono con questa obiezione, è la prova che sto predicando la Parola di Dio correttamente. Se le persone non se ne vengono con questa obiezione, è segno che non ho tagliato rettamente la Parola di Dio. Quando Paolo predicava queste cose, l’obiettore se ne veniva con la sua obiezione.
L’obiettore dice: “Nessuno può resistere la volontà di Dio. Se piace a Dio di farmi un vaso a disonore, se piace a Dio di indurirmi, posso io resistergli? Non è Lui più forte di me? E se non posso resistere la volontà di Dio, allora (per dirla in termini moderni) io non sono responsabile. Allora Dio non può lamentarsi, perché io sono esattamente cosa Lui mi ha reso.”
Lasciatemi dire un paio di cose a riguardo di questa obiezione. In primo luogo, è comune a tutti quelli che oppongono la verità della predestinazione. Se studiate la storia che va da Agostino, passa per Calvino, e per le chiese Riformate, scoprirete che quando tutte le altre obiezioni sono state esaurite, gli oppositori verranno con questa censura: “Voi rendete Dio l’autore del peccato, voi negate la responsabilità dell’uomo.”
In secondo luogo, anche dal punto di vista dell’obiettore, questa obiezione è una menzogna. Perché? Perché l’obiettore presenta la cosa come se Dio indurisce un uomo che sta cercando di resistere il processo di indurimento. Ciò non accade mai. La volontà del malvagio, formato in un vaso a disonore, coopera sempre con la volontà di Dio di indurirlo. Quando Dio indurisce e forma un uomo in un vaso a disonore, quell’uomo è in perfetta armonia con la forma in cui Dio lo forma. Se uno dice: “Vorrei che fossi un figlio di Dio,” egli non è un vaso di disonore. Dunque, questa dottrina non è contraria all’insegnamento che “chiunque vuole” può venire. Non accade mai, quando Dio forma un uomo in un vaso di disonore, che la volontà di quell’uomo combatte contro questo processo. Dunque, questo obiettore mente quando dice che resiste a questo processo di formazione, ma che Dio è più forte di lui.
In Che Modo è Sostenuta
Cosa risponde l’apostolo? Forse dice: “Tu mi hai frainteso”? (Questo sarebbe dovuto essere il luogo più adatto per l’apostolo per rendere chiaro che era stato frainteso.) Al contrario, l’apostolo non dice niente del genere. Egli lascia la dottrina in piedi.
Forse egli dice: “Vi è un altro binario”? Vi sono persone Riformate che sostengono la dottrina della predestinazione fino ad un certo punto, ma poi hanno paura. Quando incontrano l’obiettore, si tirano indietro. Essi dicono che la nostra linea di pensiero deve procedere su due binari. Un binario è quello della sovrana predestinazione; l’altro binario è che Dio desidera che tutti i singoli uomini siano salvati. Il risultato di un tale insegnamento è che essi percorrono il binario della grazia comune, e nel frattempo il binario della grazia particolare viene dimenticato. Questa è la morte della chiesa. In principio è un tentativo di allontanarsi dalla sovranità di Dio.
Paolo non dice questo. Egli lascia la verità com’è. Egli dice questo: “Chi sei tu, O uomo, che replichi contro Dio?” L’apostolo mette l’uomo al posto suo. Egli dice all’obiettore: “Tu rispondi contro Dio.” Nell’originale ciò significa due cose: tu contraddici Dio, e tu ti ribelli contro Dio.
Siccome l’opposizione dell’obiettore alla dottrina della sovranità di Dio non riguarda la comprensione ma proviene dallo spirito, l’apostolo dice: “Chi sei tu, O uomo?” Noi siamo piccoli ed insignificanti davanti a Dio. Non siamo nemmeno quanto una mosca davanti a Lui. Non dice forse Dio che se prendete tutte le nazioni insieme, esse sono nient’altro che qualche particella di polvere della bilancia ed una goccia sul secchio? Le nazioni sono non una goccia nel secchio, ma una goccia del secchio, cioè, una goccia all’esterno del secchio che cade a terra e non significa niente. Chi sei tu, O uomo? Tu non sei nient’altro che una particella di polvere. Dirà quindi, quella particella di polvere al grande Dio, che egli non può comprendere: “Cosa fai Tu?” Noi non abbiamo diritti nei confronti di Dio.
Dio non voglia che questa obiezione debba mai trovarsi sulle nostre labbra. Noi possiamo non comprendere forse, e ne sono contento. Noi siamo piccoli e non possiamo comprendere Dio, ma quando Dio ci mette dove dovremmo essere, nella polvere, e quando Egli toglie la perversità dai nostri cuori, noi non diciamo: “Che fai Tu?” Piuttosto, noi diciamo che Dio, in ogni caso, è l’assoluto sovrano, e compie tutto il Suo beneplacito.