Herman Hoeksema
(Capitolo 72 di: Herman Hoeksema, Righteous by Faith Alone: A Devotional Commentary on Romans [Giusti per Sola Fede, un Commentario Devozionale a Romani], ed. da David J. Engelsma, Reformed Free Publishing Association, MI, USA, 2002)
Romani 11:6
E se per grazia, allora non è più per opere, altrimenti la grazia non è più grazia. Ma se è per opere, allora non è più grazia, altrimenti l’opera non è più opera.
Ai versi 1-5 l’apostolo parla dell’esistenza vera e propria del residuo secondo l’elezione della grazia dai Giudei nella nuova dispensazione. Egli non sta parlando della pienezza dell’elezione dai Giudei, ma di quei Giudei eletti che erano stati realmente chiamati nella chiesa. Dell’altra parte della comunità giudaica eletta l’apostolo parla più avanti nel capitolo.
Il verso 6 è connesso all’ultima espressione al verso 5: “… un residuo secondo l’elezione della grazia.” Con riferimento alla verità espressa in questa espressione, Paolo dice: “E se per grazia, allora non è più per opere.” Se è per opere, non può essere per grazia. Grazia ed opere si escludono a vicenda. Non possiamo provare a mischiarle. Noi rigettiamo le moderne traduzioni che omettono l’ultima parte del testo. E’ vero che essenzialmente non fa differenza se questa parte viene omessa. Il pensiero principale rimane lo stesso. Tuttavia, quest’ultima parte del testo guarda alla verità dal punto di vista opposto. La prima parte del testo ci avverte che se crediamo che siamo salvati per grazia non dobbiamo portare in questa grazia gli elementi delle opere. Se è per grazia non è per opere. La seconda metà del testo guarda a questa verità dal punto di vista di colui che sostiene che in qualche modo ed in qualche misura la salvezza è per opere. Se è per opere, non è più per grazia. Dobbiamo scegliere, quindi. Se diciamo che è per grazia, dobbiamo smettere di parlare di opere. Se uno dice che è per opere, deve smettere di parlare di grazia.
Se qualcuno chiede perché l’apostolo pone l’enfasi sul fatto che la salvezza è per grazia, la risposta si trova nei prossimi tre versi, in cui l’apostolo dice che Israele non ha ottenuto ciò che stava cercando. La ragione per questo l’abbiamo al verso 6: non è per opere, ma per grazia.
Il testo insegna che è per pura grazia. Quando connettiamo il testo col contesto precedente, impariamo che è per grazia. Primo, per grazia senza opere siamo eletti. Secondo, il contesto ci dice che per grazia senza opere siamo salvati. Terzo, per grazia senza opere siamo preservati.
Per Pura Grazia Eletti
Che sia l’elezione ad essere in vista è chiaro dal contesto. [Al v. 5] l’apostolo dice: “[Vi è] al tempo presente anche … un residuo secondo l’elezione di grazia.” Elezione di grazia è l’elezione che è motivata dalla grazia. E’ evidente, quindi, che il verso 6 dovrebbe essere letto in questo modo: “Se l’elezione è per grazia, non è più per opere. Ma se l’elezione è per opere, dobbiamo smettere di parlare di grazia.”
Secondo il significato scritturale, l’elezione è materialmente la stessa cosa della preconoscenza di Dio. L’elezione è l’eterna preordinazione del popolo di Dio alla gloria e alla salvezza. L’elezione è personale. Cioè, ogni singolo eletto è preordinato e preconosciuto. In questo senso, è un’elezione personale. Non è nazionale. Non è un elezione di gruppo. E’ un’elezione personale.
Ciò non implica che l’elezione sia arbitraria, come se Dio potesse aver scelto di più o di meno di quelli che ha scelto. Il numero degli eletti non è arbitrario. Dio non ha scelto o rigettato altri arbitrariamente. Ciò è il motivo per cui la Scrittura parla della preconoscenza di Dio. Un’illustrazione aiuterà a rendere chiaro questo. Un’opera d’arte non è un certo numero arbitrario di alberi o case, ma è una scena unitaria. Ogni parte appartiene ad essa. Così la chiesa non è una folla, più di quanto un locale di culto sia una mera pila di mattoni. La chiesa è un tutt’uno. E questa intera chiesa è preordinata. Dio ha preordinato una chiesa in modo che riflettesse la gloria della Sua grazia.
Elezione significa, prima di tutto, che Dio ha preconosciuto una chiesa che dovesse essere il riflesso della gloria della grazia. In secondo luogo, Dio ha preordinato un numero definito che dovrebbe entrare a far parte di questo insieme unitario. Il numero non è arbitrario, esso è determinato dalla preconoscenza di Dio concernente la Sua chiesa. In terzo luogo, elezione significa non soltanto che Dio ha determinato il numero, ma anche che ha determinato quale posizione ognuno dovesse occupare nell’insieme unitario della chiesa.
Quando la Scrittura ha in mente la preordinazione della chiesa come un tutt’uno, a volte parla della preconoscenza di Dio. Ma se la Scrittura pensa alla preordinazione di coloro che devono essere salvati, in distinzione da coloro che devono essere perduti, parla di elezione.
L’apostolo dice che l’elezione non è per opere, essa è per grazia. Voi chiedete: “Allora vi sono persone che credono che l’elezione sia per opere?” Sì, ci sono eccome, e vi sono sempre state. Ciò era così già al tempo dei Giudei. Ciò è il motivo per cui l’apostolo include il verso 6 nella discussione riguardante l’elezione dei Giudei. I Giudei dicevano che vi erano persone scelte da Dio perchè esse servivano il Signore, perché esse osservavano la legge, perché esse portavano i loro sacrifici, perché esse osservavano le cerimonie, i sabbath, e i giorni festivi. “Questo è il motivo per cui siamo migliori dai pagani,” essi dicevano. “Questo è il motivo per cui Dio ci ha scelti.”
Tuttavia, il residuo secondo l’elezione non deve avere questa concezione. Questo è il motivo per cui l’apostolo dice: “Se è per grazia, non è più per opere.” Che voi siete scelti, ed altri non lo sono, non è per opere.
Ai giorni nostri gli Arminiani dicono che l’elezione è per opere. Essi ammettono che vi è una qualche elezione. Non possono negarla sfacciatamente, perché è insegnata troppo chiaramente nella Scrittura. Ma essi la spiegano in questo modo: Dio ha scelto coloro di cui ha previsto le buone opere. Le buone opere non erano il loro osservare la legge, o il loro servire il Signore, ma Egli ha previsto chi avrebbe compiuto la buona opera di accettare Cristo.
Se la dottrina Arminiana è la verità, l’elezione non è per grazia. Allora non è un’elezione per divenire migliori, ma è un’elezione dei migliori. Allora il motivo dell’elezione non è in Dio, ma in coloro che sono eletti. L’apostolo dichiara che la dottrina Arminiana non è vera. Ma egli aggiunge che se fosse vera, non devono più parlare di grazia, perché se lo fanno, parlano in maniera doppia. Gli Arminiani dovrebbero smettere di parlare di grazia. Se l’elezione è per opere, non è per grazia. In tal caso noi determiniamo chi è che Dio sceglierà.
La verità è che l’elezione è per grazia. Noi non abbiamo niente a che fare con la nostra elezione. Nemmeno le nostre opere non hanno niente a che fare con essa. Il motivo dell’elezione è soltanto in Dio. Se andiamo un pò più in profondità, dobbiamo dire che Dio è grazioso. Egli non è grazioso per alcuna relazione che ha con noi. Dio non diviene grazioso. Egli è grazioso in Se Stesso. La grazia è un attributo di Dio. In quanto attributo di Dio, la grazia di Dio è la Sua bellezza. Dio è un Dio bellissimo. Egli è piacevole, grazioso, buono. Non vi è niente di repulsivo in Lui. Dio sa che Egli è bellissimo. Egli vede la Sua propria bellezza eternamente, perché Egli è il Dio Triuno. Egli contempla per sempre la Sua propria bellezza nel Suo Figlio. Dio vede Se Stesso eternamente. Vedendo Se Stesso, Egli è grazioso verso Se Stesso. Egli favorisce Se Stesso, Egli ama Se Stesso. Siccome la Sua propria bellezza è Suo Figlio, Egli ha determinato di creare un popolo bello come quel Figlio. Dio voleva un popolo che potesse rendere bello come Se Stesso, che potesse favorire come Se Stesso, che potesse amare come Se Stesso. Questo è il motivo dell’elezione.
Non vedete che in tutto questo non vi è nessuna opera? Tutto quello che mai saremo e diverremo è per grazia. Se dite che l’elezione è per opere, non parlate mai più di grazia.
Salvati per Pura Grazia
Da ciò ne segue già che quando il testo dice che è per grazia, è inclusa la salvezza. Ciò è anche chiaro dal contesto [v. 5], che rende chiaro che l’apostolo sta insegnando che vi è ora, in questo tempo, un residuo che è già salvato per grazia. Al tempo in cui Paolo scrisse il libro di Romani, un residuo credeva in Cristo. Vi erano i discepoli, vi erano le donne che Lo seguirono, vi erano i cinquemila a cui Gesù apparì dopo la Sua risurrezione, vi erano i tremila che furono convertiti nel giorno di Pentecoste. Essi credevano in Cristo, essi confidarono in Lui, essi erano la chiesa. Quando lo Spirito fu sparso, Egli fu sparso in quella chiesa. La chiesa del Nuovo Testamento non fu aggiunta a fianco di quella dell’Antico Testamento. Questa chiesa è il soggetto della discussione dell’apostolo nel contesto. L’apostolo sta chiedendo: “Perché voi siete stati salvati ed il resto indurito? E’ perché voi siete migliori? E’ perché voi siete più fedeli, perché avete osservato la legge, perché avete osservato le ordinanze di Dio?” No affatto! Che vi sia un tale residuo secondo l’elezione di grazia oggi è per grazia.
Ciò significa che la salvezza anche è per pura grazia. La salvezza può essere distinta, nel suo atto oggettivo e soggettivo. Perché Dio ha mandato Suo Figlio? Per grazia. Perchè Gli ha commissionato di rivelare il pieno consiglio di Dio a voi e a me? Perché ha lasciato morire Cristo in modo che noi potessimo essere liberati? E’ per grazia.
Voi chiedete se vi sono persone che insegnano e credono che Cristo venne a motivo delle nostre opere. Beh, esse non dicono proprio così, ma questa in realtà è la base della loro concezione. L’Arminiano confesserà che Cristo morì per tutti. Ciò non è quanto intende realmente, tuttavia. Se dovesse esprimere quello che realmente crede, l’Arminiano direbbe che Cristo morì, quanto alla Sua intenzione, per quelli che Egli sapeva che Lo avrebbero accettato. Ciò significa che Cristo morì in previsione “di opere.” Poiché Dio sapeva che vi sarebbero stati alcuni che sarebbero stati abbastanza buoni da accettarlo, Dio fece morire Cristo. Ma allora Cristo morì prevedendo delle “opere.”
L’apostolo nega che è per opere. E’ per grazia. La grazia è la base della nostra riconciliazione a Dio. Né si può voltare al contrario questo per dire che Cristo ha riconciliato Dio a noi. Dio non doveva essere riconciliato. Dio non ci ama perché Cristo è venuto. Cristo è venuto perché Dio ci ama. La grazia è la base della nostra salvezza per quanto riguarda l’atto oggettivo.
Ciò è vero anche dell’applicazione soggettiva della salvezza. Noi non rigeneriamo, giustifichiamo, santifichiamo e glorifichiamo noi stessi. E’ per grazia che vi è un residuo secondo l’elezione della grazia. Se chiedete: “Perché sono rigenerato, mentre altri non lo sono?” la risposta è: “E’ per grazia.” L’Arminiano, invece, si vanta che Dio abbia salvato lui e non il suo prossimo, perché egli si è disposto ad accettare e credere in Cristo, mentre il suo prossimo no. Se è così, la salvezza è per opere. Non è per grazia. E l’apostolo comanda: “Se è così, non parlare più di grazia!”
Al contrario, se confessiamo che la salvezza è per grazia, non parliamo più di opere. Non vediamo che se importiamo le opere nella base della nostra salvezza perdiamo la nostra sicurezza? Non mi fraintendete. La questione ora non è se il Cristiano faccia o meno buone opere per gratitudine. Io sto parlando di opere, come fa il testo, in quanto base della salvezza. Noi non siamo salvati a motivo di opere. Ciò significa che non vi è diavolo, potenza di tenebre, che possa portarci via questa salvezza. Vi prego, lasciate che la vostra fede si impossessi di questa grazia senza opere.
Per Pura Grazia Preservati
Ciò che è vero della nostra elezione e della nostra salvezza è anche vero della nostra preservazione. “Io ho riservato a me stesso settemila,” noi leggiamo [v. 4]. Nel momento critico in cui viveva Elia, Dio aveva preservato a Se Stesso settemila. Così anche al tempo di Paolo. Dio preserva sempre un residuo.
Perché?
Ancora una volta la risposta dell’Arminiano è: “a motivo di opere.” Egli può balbettare qualcosa sulla grazia, ma ciò che sta realmente dicendo è: “Dio ti preserverà se glielo permetti. Dio aiuta colui che si aiuta.” Questo è l’Arminianesimo in ogni sua forma. E se è così, non si parli più di grazia.
L’apostolo insegna che il residuo è preservato per grazia. Noi dobbiamo essere preservati a quel fine. Vi è la nostra vecchia natura che cerca di attirarci via dalla salvezza. Vi è il mondo che cerca di volgerci nella direzione di quella vecchia natura. Vi sono giorni di persecuzione. E questi giorni potrebbero presto raggiungerci.
Non siete spaventati quando pensate a quei giorni? Non mi riferisco a giorni di guerra, o di persecuzione. Ma non avete paura che quando sarete posti davanti alla scelta di scegliere tra Cristo e la vostra vita non riceverete la grazia di restare fermi? Secondo l’Arminiano riceverete la grazia se lo volete. Secondo la Scrittura riceverete la grazia di scegliere bene che lo vogliate o meno. Dio certamente preserverà il residuo secondo l’elezione della grazia.
Quindi, chi si gloria, si glori nel Signore.