Capitolo I
Il patto di grazia è una delle più prominenti ed importanti dottrine della Sacra Scrittura, se non quella grandiosa realtà che è il cuore stesso dell’intera rivelazione biblica.
Questo è il modo in cui i teologi Riformati hanno sempre concepito la verità del patto. Il teologo tedesco del diciannovesimo secolo Heinrich Heppe, che ha riassunto la tradizione Riformata da Calvino ai suoi giorni, scrisse: “La dottrina del patto di Dio con l’uomo è dunque il cuore più profondo, e l’anima dell’intera verità rivelata.”1 Egli cita il teologo del diciassettesimo secolo, J. H. Heidegger: “il midollo e come se fosse pressoché il centro dell’intera Sacra Scrittura è il … patto … di Dio, a cui … ogni cosa compresa in essa deve essere riferita.”2
Herman Bavinck concordava:
La dottrina del patto è della più grande significatività sia per la dogmatica che per la pratica della vita Cristiana. La chiesa e la teologia Riformata ha compreso questo, più delle chiese e teologie Cattolica Romana e Luterana. Sulla base della Sacra Scrittura, i Riformati hanno concepito la vera religione dell’Antico e del Nuovo Testamento sempre come un patto tra Dio e l’uomo.3
Nella sua opera sul luogo dei figli nel patto, Herman Hoeksema ha scritto: “Se … parlassimo di un Jakin e Boaz nel tempio della verità di Dio [il riferimento è alle due colonne del tempio di Salomone menzionate in I Re 7:21] dovremmo parlare di certo della verità della grazia sovrana di Dio … e … della verità del patto di Dio … Questa dottrina [del patto] è in verità più caratteristicamente Riformata della dottrina dell’elezione.”4
La Scrittura stessa mette in evidenza la centralità del patto. La storia di Israele nell’Antico Testamento è una storia del patto di Dio con Abraamo e la discendenza di Abraamo (Genesi 12). Il goal di questa storia è Gesù il Cristo (Luca 1:68-73). Gesù appare come mediatore del nuovo patto (Ebrei 8:6; 12:24). L’opera di Cristo, quindi, è lo stabilimento, realizzazione, e perfezionamento del nuovo patto (Ebrei 13:20-21).
Per questa ragione, la Bibbia stessa ha i nomi che ha: le sue due divisioni principali sono chiamate “Antico Testamento” e “Nuovo Testamento.” Dal momento che la parola testamento in realtà significa “patto,” facciamo correttamente riferimento alla Bibbia come il libro riguardante l’antico ed il nuovo patto.
Il Patto di Grazia di Dio
Cos’è il patto di Dio?
Cos’è questo patto che fu stabilito con Abraamo e la sua discendenza, che è stato adempiuto in Gesù Cristo, che ora è fatto con i credenti e i loro figli, e che sarà perfezionato con la chiesa radunata da tutte le nazioni dal principio alla fine del mondo alla venuta del nostro Signore?
Il patto è la relazione di amicizia tra il Dio triuno e il Suo popolo scelto in Gesù Cristo.
Che il patto debba essere da noi concepito come una relazione, come un vincolo di comunione, tra Dio ed il Suo popolo è provato dai seguenti insegnamenti biblici.
Primo, quando Dio stabilisce il Suo patto con padre Abraamo, Egli Stesso descrive il patto in questo modo: “per essere un Dio a te” (Genesi 17:7). Il patto consiste in questo: Jehovah nell’essere il Dio di Abraamo ed Abraamo nell’essere l’uomo di Jehovah. E’ la relazione, la relazione speciale, stretta, d’amore, tra loro. Questa descrizione del patto è ripetuta di volta in volta nell’Antico Patto quando il patto è fatto o confermato con Israele. Appare nella profezia significativa del nuovo patto in Geremia 31:31-34: “Io farò un nuovo patto con la casa di Israele, e con la casa di Giuda,” dice Jehovah, e poi, virtualmente definendo il patto, aggiunge: “e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo” (v. 33).
Secondo, le analogie terrene fondamentali, o i simboli, usati per il patto sono delle relazioni, relazioni del tipo più intimo di amicizia conosciuto dagli umani. Se qualcuno avesse qualche dubbio se il patto è una relazione, queste analogie bibliche dovrebbero stabilire il punto definitivamente. La Bibbia ci richiede di pensare al patto come un matrimonio e come la relazione tra padre e figlio. In Ezechiele 16 il profeta descrive il patto del Signore con Gerusalemme come un matrimonio: “Ora quando passai accanto a te, e ti guardai, ecco, il tuo tempo era il tempo dell’amore, ed io distesi la mia veste su di te, e coprii la tua nudità, sì, io giurai a te, ed entrai in un patto con te, dice il Signore Dio, e tu divenisti mia” (v. 8). Giuda è la moglie di Jehovah nel patto.
Al principio stesso della storia di Israele come nazione, Dio rese chiaro che il patto tra Se Stesso ed Israele, sulla base del quale Egli li avrebbe redenti dalla schiavitù d’Egitto, era una relazione di Padre e figlio. Perché Mosè deve dire a Faraone: “Così dice il Signore, Israele è mio figlio, il mio primogenito” (Esodo 4:22).
Il matrimonio e la connessione tra genitore e figlio sono relazioni di amore e comunione. Esse sono semplicemente forme speciali di amicizia. Ed il patto è il vero e proprio matrimonio e la vera e propria relazione tra Genitore e figlio.
Terzo, vi è la spiegazione figurativa del patto come il tabernacolare di Dio col Suo popolo. In Apocalisse 21 la visione del nuovo mondo e della chiesa perfezionata è immediatamente spiegata da una grande voce che dice: “Ecco, il tabernacolo di Dio è con gli uomini, ed egli dimorerà con loro” (v. 3). Il riferimento è a quell’edificio al centro di Israele nell’Antico Patto: il tabernacolo. Questo sacro edificio era il luogo in cui Dio viveva con Israele ed Israele viveva con Dio in dolce comunione. Il cielo sarà il vero e gigante tabernacolo, poiché la beatitudine della vita celeste sarà la vita del patto: dimorare con Dio. Giovanni applica immediatamente a questa vita di tabernacolo nel mondo a venire le parole che abbiamo visto essere descrittive della natura del patto: “ed essi saranno il suo popolo, e Dio stesso sarà con loro, e sarà il loro Dio” (v. 3).
In questa luce la chiesa deve vedere la più grande e centrale meraviglia della salvezza, ovvero l’incarnazione dell’eterno Figlio di Dio. Il significato di ciò Giovanni lo dà in Giovanni 1:14: “E la Parola fu fatta carne, e ha tabernacolato [traduzione letterale] tra noi.” In Gesù, il Dio triuno Si avvicina a noi per esserci amico, così vicino che Egli diviene uno di noi. Quando lo Spirito del Figlio di Dio crocifisso e risorto ci unisce a Gesù Cristo per fede, noi ci avviciniamo a Dio, talmente vicini che siamo la sposa di Dio ed i figli di Dio.
Il patto non è un contratto che consiste delle mutue obbligazioni di Dio e del credente. Anche se il matrimonio terreno include i mutui doveri di marito e moglie, questi doveri non definiscono il matrimonio. Il matrimonio non è i doveri, ma l’unione in una sola carne. Il patto non è un trattato (molto meno un trattato modellato sui profani trattati Canaaniti), non più di quanto la relazione tra un padre credente e suo figlio è un trattato. Né il patto è una promessa, anche se Dio stabilisce il patto col Suo popolo mediante la promessa. Ezechiele 16:8 distingue in modo chiaro tra la promessa mediante la quale il patto è fatto e sigillato ed il patto in cui Dio entra mediante la promessa: “Sì, io giurai a te, ed entrai in un patto con te, dice il Signore Dio, e tu divenisti mia.” Anche se lo sposo prende la sua sposa per mezzo di un voto, un solenne giuramento e promessa, questo voto non è il matrimonio. Il matrimonio è la vita insieme dei due.
Questa comprensione del patto rende chiaro ciò che i veri membri del patto dovrebbero aspettarsi da Dio e ciò che è richiesto a noi di dare a Dio. Noi ci aspettiamo, e dovremmo godere dell’amore meraviglioso di Dio, della deliziosa amicizia di Dio, e della certezza confortevole di Dio: “Io sono il vostro Dio, e voi siete i miei cari amici.” Insieme a ciò, ovviamente, noi ci aspettiamo la Sua cura e benedizione riguardante sia questa vita che la vita a venire: la salvezza! Si pensi al nutrimento e al prendersi cura del marito di sua moglie, e del nutrimento e della protezione dei genitori dei loro figli.
Nel patto Dio ci chiama a dargli il nostro amore, la nostra amicizia, e il nostro servizio esclusivo e di tutto cuore: la gratitudine! Si pensi all’aiuto devoto che il marito desidera da sua moglie e all’onore che i genitori si aspettano dai loro figli.
Dal momento che l’amicizia di Dio è goduta soltanto attraverso la Sua Parola, il popolo del patto sarà marcato da riverenza per la Scrittura, per la predicazione del Vangelo, e per il sano insegnamento. Dal momento che esprimiamo la nostra amicizia nella preghiera e nell’ubbidienza alla legge, il popolo di patto sarà caratterizzato da preghiera e ubbidienza.
Al loro cuore stesso, l’esperienza e la vita Cristiana sono amicizia con Dio in Gesù Cristo. “Da ora in poi io non vi chiamo servi … ma vi ho chiamato amici” (Giovanni 15:15). Questa è la risposta Riformata alla veduta della vita Cristiana come una relazione personale con Dio. Ciò mette il Cristiano Riformato in grado di guardarsi dall’errore terribile del concepire la vita del Cristiano come una fredda, formale, esteriore osservanza di regole prescritte ed abitudini ricevute per tradizione. E ciò determina le vite dei Cristiani Riformati l’uno con l’altro: il matrimonio è amicizia, la famiglia è amicizia, la vita nella congregazione è amicizia.
Due verità vitali sul patto devono essere notate prima che procediamo al soggetto del luogo dei figli nel patto.
Primo, il patto è di Dio. Il patto è di Dio perché Egli lo concepisce, Egli lo promette, Egli lo stabilisce, Egli lo mantiene, ed Egli lo porta a compimento. Egli soltanto fa tutto questo. Egli fa questo senza l’aiuto di Abraamo, di Israele, o della chiesa. Ripetutamente, Dio dice: “Io stabilirò il mio patto.” Quando Gerusalemme ha rotto il patto con le sue abominevoli idolatrie in modo che nessun altro giudizio ci si può aspettare che quello che Dio dichiari il patto solennemente annullato e terminato, Dio dice in modo sorprendente: “Tuttavia io ricorderò il mio patto con te … ed io stabilirò a te un patto eterno” (Ezechiele 16:60). Mai Dio dice: “Io e te, stabiliamo il nostro patto.” Mai la Scrittura insegna che il patto dipende per il suo adempimento dall’uomo peccatore.
Il patto è un patto di grazia. Ma ciò è in nessun luogo più evidente che nell’incarnazione del Figlio di Dio. In pura misericordia e spaventosa potenza, Dio ha fatto l’impossibile: Egli ha stabilito il nuovo patto. Noi non abbiamo avuto niente a che fare con questo, tranne che con la nostra tremenda colpa, totale depravazione, e completa incapacità e miseria abbiamo rese necessarie l’incarnazione e morte del Figlio di Dio per lo stabilimento del patto.
Errare qui non è una cosa da poco, perché tutta la salvezza fluisce dal patto. Se il patto dipende dall’uomo, così anche la salvezza. Una dottrina del patto che nega che il patto è di grazia necessariamente minaccia anche i “Cinque Punti” del Calvinismo.
Ma il patto è di Dio in un senso ancora più profondo. Esso è la rivelazione a noi e il condividere con noi della vita stessa interiore e trinitaria di Dio. La vita stessa di Dio è amicizia. La vita di Dio è amicizia di famiglia. Il Padre ama il Figlio Che Egli ha generato; ed il Figlio ama il Padre, la Cui immagine Egli è, ed Essi sono amici nello Spirito Santo, Che procede da entrambi Loro e nel Quale Essi si abbracciano. Tale è la vita del Dio triuno, che “l’unigenito Figlio … è nel seno del Padre” (Giovanni 1:18).5
Un mistero? Concesso, se si intende che qui vi sono profondità che superano il nostro intendimento. Tuttavia, esso è rivelato. La vita di Dio è vita di patto, vita della natura Padre-Figlio. E in questa vita Dio “ci lascia entrare” in Cristo, in modo che la relazione tra noi e Dio è Padre-figlio e Padre-figlia. Come dobbiamo pregare? “Padre nostro!”
Ciò ci conduce alla seconda verità riguardante il patto che è vitale. Il patto di Dio con noi abbraccia e domina ogni cosa: L’intera vita del credente, corpo ed anima, fisica e spirituale, temporale ed eterna, verso Dio e verso l’uomo. Tutto è preso in questo patto ed è controllato, organizzato, e strutturato dal patto. Come credente, la mia intera vita è vita di patto. Dio è il mio Dio, non soltanto durante il Sabbath [ovvero la Domenica, il Giorno del Signore—N.d.T.], ma anche attraverso la settimana, non sono nell’adorazione, ma anche al lavoro, non soltanto nelle devozioni, ma anche nel mio matrimonio e famiglia, non soltanto per quanto riguarda la mia vita di chiesa, ma anche per quanto riguarda il mio comportamento nei confronti dello Stato, del mio datore di lavoro, e del mio prossimo. L’amicizia di Dio reclama per sé ogni cosa, controlla ogni cosa, e mostra se stessa dovunque. Essa crea una differenza radicale nell’esperienza e nel comportamento del credente. Da un lato egli possiede gioia, contentezza, e speranza. Dall’altro, egli cammina in santità.
Questo carattere che abbraccia ogni cosa è implicato nelle figure bibliche del matrimonio e della relazione tra genitore e figlio. L’intera vita della giovane donna è influenzata dal matrimonio ed è reclamata da suo marito. La relazione in cui i nostri piccoli figli si trovano nei nostri confronti, i genitori, controlla la loro intera vita. Essi si comportano nella maniera in cui fanno, parlano come parlano, pensano come pensano, sono quello che sono, perché sono i nostri figli. La relazione con i loro genitori li modella (un pensiero che fa tremare i genitori che temono Dio, come dovrebbe).
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