Homer C. Hoeksema
E la figlia di Sion è lasciata come un riparo in una vigna, come una capanna in un campo di cocomeri, come una città assediata. Se il Signore degli eserciti non ci avesse lasciato un piccolissimo residuo, saremmo stati come Sodoma, saremmo stati simili a Gomorra (Isaia 1:8-9).
Come Isaia 1:1 indica, l’intera profezia di Isaia è una visione nella quale al profeta, per lo Spirito di Dio, è dato di vedere certe cose riguardanti Giuda, Gerusalemme, e la chiesa, fino al distantissimo futuro del giorno della seconda venuta di Cristo. La profezia di Isaia concerne in primo luogo e specialmente la chiesa degli anni 767-686 d.C., durante i regni dei re di Giuda menzionati al verso 1: Uzziah, nell’ultima parte del cui regno Isaia comincia il suo ministero, Johtam, Ahaz, ed Hezekiah.
Il fatto che la profezia di Isaia è una visione è importante, perchè ci dice che la sua profezia è unitaria. Vi sono dei critici increduli che la dividono in due o piu’ parti e reclamano che Isaia fu lo strumento soltanto per la redazione della prima parte. Innegabilmente, la profezia di Isaia consiste di varie parti o discorsi pronunciati in tempi differenti, ma la profezia è un’unità con un pensiero e proposito principale unitario.
Il proposito unitario della profezia, per come esposto in Isaia 1:8-9, è dare conforto alla chiesa in quanto residuo—conforto quando l’empia maggioranza, l’empia pula, fa andare sotto la chiesa, in apparenza la fa andare in basso per essere sconfitta. Isaia parla di conforto a questo residuo, “una capanna in un campo di cocomeri.”
Ciò ci fa intuire la natura dei tempi in cui il profeta fece la sua comparsa e parlò. Se dobbiamo comprendere questa profezia, dobbiamo comprendere qualcosa a riguardo del periodo storico del profeta. Come dice il detto: “Nel passato si trova il presente, nell’ora il ciò che sarà.” Dal presente del profeta, a lui e, attraverso di lui, al popolo di Dio, Dio lascia intravedere qualcosa nel futuro del popolo di Dio e della Sua chiesa.
La connessione tra i versi 8 e 9 ed il loro contesto è che nel principio della profezia l’intera creazione—cielo e terra—è chiamata come testimone per Jehovah e contro Giuda, che costituiva la chiesa di quel tempo (vv. 2-3). Quindi, cominciando al verso 4, ci si rivolge alla peccaminosa nazione di Giuda come la chiesa dell’Antico Testamento. Questo può sembrare incredibile, specialmente quando la chiesa è chiamata “Sodoma” e “Gomorra” al verso 10. E’ terribile che ciò è detto e che dovesse essere detto della chiesa, ma è vero. Già ai versi da 2 a 4 la malvagità del popolo che costituiva la chiesa di quel tempo è raffigurata per linee generali. Allora il giudizio del Signore è proclamato (vv. 5-7).
La conseguenza di quel giudizio è raffigurata nel testo: “La figlia di Sion è lasciata come un capanno in una vigna, come una capanna in un campo di cocomeri, come una città assediata. Se il Signore degli eserciti non ci avesse lasciato un piccolissimo residuo, saremmo stati come Sodoma, e saremmo stati simili a Gomorra.”
Un Residuo Disperatamente Piccolo
E’ evidente che il testo è figurativo. Vi sono tre figure correlate: una riparo in una vigna, un campo di cocomeri con in esso una capanna, ed una città assediata.
Una vigna, al tempo di Isaia, sarebbe stata sorvegliata e custodita da qualcuno onde impedire qualche danno o latrocinio, particolarmente nel periodo in cui il frutto di quella vigna stava divenendo maturo ed era quasi pronto per essere raccolto. Anche un campo di cocomeri sarebbe stato custodito o sorvegliato, particolarmente di notte, per tutta la stagione della crescita.
La nostra traduzione parla di un riparo in una vigna e di una capanna in un campo di cocomeri, ma questi termini potrebbero essere oggetto di fraintendimento, perchè un riparo ed una capanna potrebbero anche essere belli e confortevoli, e perfino essere strutture imponenti. Ma questa non è affatto l’idea del testo. In entrambi i termini l’idea è quella di una piccola, temporanea baracca o casupola, il genere di baracca che i figli di Israele dovevano costruire in connessione alla festa dei tabernacoli. Essa era una struttura temporanea e molto fragile fatta di rami e probabilmente di foglie di palma, che veniva eretta sul tetto della casa di qualcuno nel corso della festa. Il significato dei due termini tradotti con “riparo” e “capanna” è essenzialmente lo stesso. Se proprio c’è qualche differenza, una capanna era perfino piu’ fragile, leggera, e temporanea di un riparo, e il termine usato per indicare una capanna potrebbe anche non significare affatto una capanna ma un’ “amaca.” La sentinella in turno di guardia di una vigna o campo di cocomeri avrebbe costruito una simile piccola costruzione temporanea per ripararsi in qualche modo dagli elementi atmosferici durante l’adempimento del suo dovere.
La figura, quindi, indica qualcosa di piccolo, solitario, abbandonato, e del tutto insignificante. Se si passasse a fianco di una vigna con la sua piccola capanna o di un campo di cocomeri con la sua baracca, probabilmente si sarebbe inclinati a dire che non vi dimora nessuno. Si potrebbe perfino essere inclinati a dire che nessuno potrebbe vivere in una struttura così piccola, fragile.
La figura denota anche qualcosa di indifeso. La figlia di Sion non è paragonata ad una potente fortezza, ma ad un’indifesa e piccola capanna in una vigna. Una tale piccola casupola non offrirebbe alcuna protezione significativa contro alcun nemico, perchè era intesa soltanto essere un riparo temporaneo.
La stessa idea fondamentale è rafforzata nella terza figura, quella della città assediata. Anche a riguardo di questa figura l’idea non è di denotare qualcosa di forte o descrivere una fortezza inespugnabile. Al contrario, la figura ritrae una città isolata, circondata dal nemico e non abbastanza forte per liberarsi dall’avversario. Da quanto possiamo vedere, la città è priva di ogni aiuto, non ha accesso a rifornimenti o eserciti, e non la possono raggiungere rinforzi di alcun tipo. Costantemente, la città è circondata ed attaccata dal nemico. E’ soltanto una questione di tempo prima che l’avversario nel suo assedio sia in grado di assalire le mura ed abbatterle o prendere i suoi abitanti per fame.
Questo linguaggio figurativo è applicato a Giuda—la chiesa—con una triplice distinzione.
Primo, nella sua visione Isaia vede i campi e le terre attorno alla città di Gerusalemme come desolati, devastati dal nemico e divorati, depredati e demoliti da stranieri. Isaia dice a Giuda: “Il tuo paese è desolato, le tue città sono bruciate col fuoco, la tua terra, degli stranieri la divorano in tua presenza, ed essa è desolata, come devastata da stranieri” (v. 7).
Secondo, Isaia vede la figlia di Sion, che è un nome nella Scrittura dato alla città di Gerusalemme ed i suoi abitanti. La figlia di Sion si trova nel mezzo dei suoi nemici, nel mezzo della campagna desolata circostante a Giuda. Ma ella è ancora in piedi. Il riferimento non è all’elemento o residuo fedele in Gerusalemme, ma alla città di Gerusalemme ed i suoi abitanti considerati organicamente, poichè la figlia di Sion rappresenta la chiesa dell’Antico Testamento.
Terzo, in Gerusalemme, la figlia di Sion, vi è ancora un residuo—”un piccolissimo residuo.” La parola ebraica per residuo significa in realtà “ciò che risulta dalla raschiatura di un superstite, uno scampato.” Così piccolo, così insignificante, così disperato è il residuo, che esso è trascurabile, indifeso, abbandonato, e virtualmente dimenticato. Tale è la descrizione del residuo secondo l’elezione della grazia, il vero popolo di Jehovah.
La significatività di queste parole può essere applicata alla chiesa di ogni epoca, perchè in principio ella vive sempre in tempi pericolosi e tremendi, ma specialmente alla chiesa nel momento in cui giunge a periodi di severa tensione. Non dobbiamo pensare immediatamente alla chiesa del mondo pagano in connessione a quanto stiamo dicendo, ma della falsa chiesa, calpestata e desolata come i campi di Giuda e le città di Giuda, calpestata e resa desolata dai nemici: la menzogna dell’incredulità, il diavolo, ed il mondo. Durante il corso della storia, il residuo si separa o è buttato fuori da questa falsa chiesa.
Durante tempi di riforma, quando ciò accade, l’elemento carnale—la pula, il malvagio supporto—va sempre avanti per qualsiasi ragione carnale. A volte diviene manifesto come carnale piuttosto presto, anche. Ciò è inevitabile, e dobbiamo aspettarcelo. Questo è sempre accaduto nella storia, e non ci si può fare niente. Quindi, la chiesa visibile nel mondo non è mai un chiesa pura dal punto di vista dei membri che la compongono. Il fatto che la vera chiesa esista, secondo i suoi tre distintivi, non ha niente a che fare con la purezza dei membri che la compongono (HCH fa riferimento all’Articolo 29 della Confessione di Fede Belga—Ed.). Dal punto di vista dei suoi membri, la chiesa non è mai puramente eletta, e non sarà tale fino a quando non giunga in paradiso. Nella chiesa visible non c’è mai piu’ di un residuo, ed a volte un residuo piccolissimo.
Ciò si verifica specialmente in tempi terribili di molta apostasia, quando la falsa chiesa cresce, quando la discendenza carnale si moltiplica e diviene numerosa e forte, quando guadagna man forte e controlla la vita della chiesa. Questo fu vero piu’ di una volta nella storia di Giuda. Fu vero quando un re come l’empio Ahaz sedette al trono, quando il sacerdozio era corrotto e non si curava del servizio del Signore e della santità del Suo nome, e quando falsi profeti si moltiplicavano. Allora vi erano problemi. Per dirla in termini neotestamentari, quando un eretico è nel pulpito, e gli anziani in carica si rifiutano di essere sentinelle sulle mura di Sion, vi sono problemi—brutti problemi. Allora il residuo langue e diviene molto piccolo, e la figlia di Sion diviene come un capanno in un campo di cocomeri, traballando, come se fosse, sull’orlo dell’esistenza.
Il profeta sta forse parlando dei suoi giorni oppure del futuro? Cosa intende dire?
Isaia pronunciò la prima parte della sua profezia durante il tempo di Uzziah e Jotham. A quel tempo, almeno a quanto appare esteriormente, la situazione di Gerusalemme non era cosi cattiva. Infatti, era abbastanza buona. Uzziah era un re pio, anche se verso la fine del suo regno egli peccò gravemente quando entrò nel tempio e provò ad offrire l’incenso, cosa per la quale il Signore lo colpì con lebbra. Nel complesso, egli fu un re pio che regnò per cinquantadue anni. Durante il suo regno sviluppò potere e guadagnò rispetto tra le nazioni. Egli estese i confini di Giuda, espandendo il dominio dello scettro di Giuda sui paesi circostanti ancora una volta. Un pò della gloria del periodo di Salomone fu ristorata in Gerusalemme sotto Uzziah. Egli rafforzò Gerusalemme e l’esercito di Giuda, e divenne perfino famoso tra le nazioni. Jotham fu un tipo di re simile.
In due occasioni questa parola di Isaia riguardante una “città assediata” si adempì nel corso della sua vita, e perfino allora fu adempiuta solo relativamente. Essa si adempì prima durante il regno di Ahaz quando il regno del nord di Israele, sotto il Re Pekah, si alleò con la Siria ed il Re Rezin e giunse a combattere contro Gerusalemme. Il secondo adempimento fu durante il regno del Re Hezekiah quando gli Assiri apparvero alle porte di Gerusalemme sotto lo sboccato Rabshakeh, rappresentante del regno di Assiria. Anche se la parola di Isaia ebbe un adempimento esteriore, limitato, e relativo, durante la sua vita, al di sotto della pietà e prosperità di quei tempi, per cui Gerusalemme in apparenza scampò alla distruzione, regnava tuttavia una tremenda presenza di malvagità.
Quella malvagità è descritta nei versi da 10 a 15. Veduta spiritualmente, la situazione della chiesa nel periodo dell’Antico Testamento era disperata, del tutto disperata. Si immagini soltanto che quanto è detto in questi versi sia posto in termini neotestamentari e poi lo si applichi ad una specifica congregazione. Che cosa terribile! Ma questa era la chiesa. Ad Isaia fu dato di vedere questa malvagità e quindi anche il giudizio del futuro. Anche se quel giudizio fu relativamente adempiuto nei tempi di Ahaz ed Hezekiah, tuttavia la visione si estende oltre, nel futuro. Poco dopo Isaia giunse Babilonia. Con la venuta di Nebuchadnezzar e dell’esercito babilonese, giunse l’assedio di Gerusalemme che condusse alla sua distruzione finale e alla cattività di Giuda. Dopo settant’anni si ebbe il ritorno dalla cattività, durante il tempo di Ciro. Tuttavia, perfino dopo quel ritorno, la figlia di Sion non era molto grande. Infatti, la figlia di Sion fu lasciata ripetutamente come una piccola capanna in un campo di cocomeri. Mai piu’ Giuda fu una nazione indipendente, e non ebbe mai piu’ alcun potere. Le nazioni ararono sul dorso di Giuda [cf. Salmo 129:3].
In principio questa visione si estende perfino piu’ oltre nel futuro, fino alla chiesa del Nuovo Testamento. Tale è la prospettiva profetica che dobbiamo avere. Gli esempi neotestamentari di questa figlia di Sion come una capanna in un campo di cocomeri includono una chiesa come Sardi (Apocalisse 3:1-13) e come Laodicea (vv. 14-22), a cui il Signore disse: “Ecco, Io sto alla porta, e busso,” e dalle quali egli ebbe a chiamare fuori il residuo. Altri esempi di questa stessa situazione includono la chiesa Romanista al tempo della Riforma, la chiesa al tempo della Secessione del 1834 sotto Hendrik DeCock, in Olanda ad Ulrum, la Doleantie sotto Abraham Kuyper nel 1886, e la storia delle Protestant Reformed Churches [Chiese Protestanti Riformate]. E tale situazione continuerà fino al giorno del Signore Gesu’ Cristo.
Una Flagrante Malvagità
Qual è la causa di tutto questo? La causa spirituale ed etica è la malvagità di Giuda, la malvagità della chiesa. Il Signore nutrì ed allevò dei figli, egli fece tutto quanto fosse pertinente ad un tale nutrimento ed allevamento, non in senso fisico, ma in senso spirituale. Il cielo e la terra potevano testimoniare di questo, ed essi sono chiamati ad essere testimoni.
Perchè il Signore chiama il cielo e la terra ad essere testimoni di ciò che ha fatto? Perchè in un modo letterale essi ebbero una parte nel nutrimento e nell’allevamento dei figli da parte del Signore. Si pensi alle meraviglie del Signore in Egitto. Si pensi alla meraviglia del Mar Rosso. Si pensi a tutte le meraviglie nel deserto. Si pensi all’acqua dalla roccia. Si pensi al pane dal cielo. Si pensi al fatto che il Signore condusse il popolo per mezzo dell’angelo di Jehovah. Si pensi al fatto che sole, luna, e stelle furono chiamate dal Signore per combattere a favore del Suo popolo. Si pensi a tutte le meraviglie nella terra di Canaan. Tutta la creazione potè testimoniare che il Signore aveva in verità nutrito ed allevato figli.
Ma quei figli che il Signore nutrì ed allevò erano peggio—nella maggioranza carnale— di un bue o di un asino. Un bue conosce il suo proprietario e andrà con lui; un asino conosce la stalla del suo padrone, e andrà lì. Ma Israele non sa, il popolo di Dio non considera (v. 3). Il profeta li chiama figli che sono corruttori, una nazione peccaminosa carica di iniquità, la discendenza dei malfattori (v. 4). Sotto ogni aspetto essi erano l’opposto di quanto ci si sarebbe potuto aspettare da loro. E la situazione appariva del tutto disperata. Di volta in volta, ripetutamente, essi erano battuti, colpiti, e castigati dal Signore, ma essi andarono di male in peggio, fino a che “l’intero capo è malato, e l’intero cuore viene meno. Dalla pianta del piede fino al capo non vi è sanezza in loro, ma ferite, e lividi, e ulcere in via di putrefazione” (vv. 5-6).
A motivo di questa iniquità, viene sulla chiesa giudizio e distruzione come quella di Sodoma e Gomorra. Il riferimento nel testo non è al peccato peculiare dell’omosessualità che caratterizzava Sodoma e Gomorra, anche se colpisce che nel nostro tempo questo peccato si sta facendo profondamente strada in quanto viene chiamato chiesa. Il riferimento è al fatto che nella via del loro peccato Sodoma e Gomorra erano mature per l’ultimo e finale giudizio, la distruzione del fuoco infernale eterno. A Sodoma e Gomorra, mature per il giudizio finale, la chiesa, il popolo del patto, la figlia di Sion, è paragonata.
Come può essere mai detto questo della chiesa di Dio?
Nel rispondere a questa domanda, dobbiamo sottolineare una verità fondamentale per comprendere tutta l’opera di Dio nella storia, ma specialmente tutta la profezia dell’Antico Testamento. Isaia parla dell’intera nazione organicamente. Egli non parla solo del guscio malvagio, la discendenza carnale, al quale appartengono di sicuro queste parole, ma di tutto Israele. Si noti che egli include perfino se stesso usando i pronomi “ci” e “noi.” Israele in quanto nazione era una, anche se spiritualmente era due. Israele in quanto nazione era un organismo. Nell’Antico Testamento una divisione nella chiesa non era possibile. A motivo del carattere nazionale dell’esistenza della chiesa, il vero popolo di Dio, la discendenza spirituale, non avrebbe potuto dire: “Che l’elemento carnale vada per la propria strada, noi cominceremo da capo, inizieremo di nuovo.” E’ possibile nel Nuovo Testamento avere una riforma se necessario, anche se perfino ora il Signore opera sempre organicamente. Questo concezione “organica” è fondamentale per comprendere la profezia di Isaia. Alla chiesa, il popolo di Dio, ci si rivolge sempre come ad un tutt’uno, che sia per il bene o per il male.
Ciò significa che l’elemento spirituale, il residuo, non può porre se stesso al di fuori della malvagia Israele. La vera chiesa non può stare da parte, non può agire come se si trovasse al di fuori dei peccati dell’elemento carnale. Di frequente, quel residuo, il nucleo spirituale, è lui stesso colpevole perchè non testimonia. A volte se ne sta quieto quando dovrebbe parlare. Alcune volte si addormenta spiritualmente quando dovrebbe avere gli occhi spalancati. Alcune volte l’elemento spirituale coopera perfino per un tempo con la maggioranza carnale e diviene corresponsabile. Ciò era vero al tempo di Isaia, ed è vero oggi nella chiesa. Dio opera sempre organicamente nella linea delle generazioni, in cui il duplice elemento—il carnale e il residuo secondo l’elezione della grazia—è sempre presente. Di frequente, l’elemento carnale ha man forte nella chiesa, e fa essere il residuo simile ad una capanna in un campo di cocomeri.
L’Eccezione della Grazia Sovrana
Cosa dobbiamo dire per confortare il residuo?
Il residuo è molto piccolo e molto debole. Ciò è enfatizzato non soltanto dalle figure della capanna e della città assediata, ma specialmente dallo stesso termine grafico che è tradotto come “un piccolissimo rimanente,” che è in realtà “la raschiatura di un superstite.” Il residuo è trascurabile; esso è dimenticato, indifeso, ed abbanonato, così che appare non esserci speranza.
Ma esso è un residuo che è la sola cosa che impedisce alla chiesa di essere come Sodoma e Gomorra. Il nucleo, quella raschiatura di un superstite, l’eccezione divina, è sempre preservata e salvata fino alla fine.
La salvezza è l’opera non degli uomini, non di alcun predicatore, non di alcun grande riformatore; essa è opera di Jehovah, il Signore degli eserciti, l’Io Sono, l’immutabile Jehovah del patto. Tutti gli eserciti del cielo sono la sua armata. Tutti gli eserciti dell’intera creazione—nei cieli, nel firmamento, e nella terra, sì, perfino nel pozzo dell’inferno—volontariamente o nonostante se stessi, sono il suo esercito di battaglia per realizzare il Suo proposito.
Siccome questo è vero, la chiesa di Jehovah è preservata nel residuo. Non vi è potere che possa realizzare alcuna cosa contro di Lui. La capanna in un campo di cocomeri è assolutamente al sicuro. Traete conforto da questo. Di certo vi è una testimonianza contro i malvagi in questa profezia, ma gli abitanti della capanna sono ciò a cui Jehovah degli eserciti rivolge la Sua attenzione e che a Lui interessa. Non siate spaventati di dimorare in quella piccola capanna. Non scambiate mai quella capanna per i palazzi e le fortezze del mondo, perchè in quella capanna siete al sicuro! Jehovah degli eserciti è il vostro protettore e il vostro preservatore.
Tra non molto tutte le fortezze del mondo e dei malvagi saranno totalmente come Sodoma e Gomorra. Ma la piccola capanna in un campo di cocomeri sarà mutata nell’eterno tabernacolo di Dio.
Non sarà meraviglioso?
(“The Church as a Hut in a Garden of Cucumbers,” è un capitolo tradotto da: Redeemed with Judgment, Sermons on Isaiah, vol. 1, ed. da Mark H. Hoeksema, [Jenison, Michigan, USA: Reformed Free Publishing Association, 2007], pp. 17-25)