(CR News, Dicembre 2007 • Volume XI, n. 20)
Herman Hanko
Ma quando vide le moltitudini, fu mosso a compassione per loro, perchè venivano meno, ed erano disperse come pecore che non avevano pastore (Matteo 9:36).
Un lettore scrive: “In Matteo 9:36, 14:14, 15:32 ed altrove, leggiamo che il Signore Gesù aveva ‘compassione delle moltitudini,’ e perfino che era ‘mosso a compassione,’ espressioni che suggeriscono che provava profonda emozione. Molto spesso tali passaggi sono usati per insegnare una compassione ed amore generale di Dio per tutti senza eccezione. Un periodico evangelicale molto diffuso nel Regno Unito, ad esempio, ci dice che il ritratto di Gesù in Matteo 9:35-36 ‘rivela qualcosa della motivazione che Lo spingeva ad insegnare, predicare e guarire in tutte le città ed i villaggi della Galilea … Quando Egli vedeva persone affaticate e disperse come pecore senza pastore, che lottavano col peccato e le difficoltà della vita, il Suo cuore andava loro incontro. Egli era toccato dal sentimento delle loro infermità. Egli si preoccupava per le loro anime e ciò Lo muoveva ad agire’.” Questo lettore fa qualche applicazione del passaggio: “Questa è una qualità del ministero di Cristo che dovremmo imitare ma che raramente facciamo … Come seguaci di Cristo, dovremmo avere un sentito desiderio di vedere uomini e donne portati fuori dalla loro oscurità spirituale ad una conoscenza di Cristo. Dovremmo essere mossi a compassione per gli altri, qualsiasi siano i loro bisogni, ma soprattutto per loro anime eterne.”
Il lettore ci presenta con acutezza questa domanda: La compassione di Cristo (amore, pazienza, misericordia, grazia), è per ogni uomo a cui giunge il vangelo? La compassione di Cristo deve essere interpretata come se Egli desiderasse salvare tutti uno per uno? Questo è un punto importante, perché una compassione o amore di Cristo per tutti gli uomini che esprime un desiderio di salvare tutti è l’eresia della libera offerta del vangelo che costituisce il cuore del Pelagianesimo, del Semi-Pelagianesimo, dell’Arminianesimo e dell’Amiraldismo che costantemente piagano la chiesa. Tutte queste eresie sono condannate dai credi delle chiese Riformate e Presbiteriane, i Canoni di Dordt e gli Standard di Westminster.
Primo, dovrei dire che la citazione dal periodico evangelicale è corretta: compassione è un’emozione, ed è davvero un’emozione profondamente sentita. Se da un lato dobbiamo stare attenti a non identificare le nostre emozioni con quelle di Dio (o di Cristo), e se è vero che ogni riferimento alle emozioni divine (di cui la Scrittura è piena) è un antropomorfismo, Cristo riflette le emozioni divine ed umane come il Mediatore che ha unito in Se Stesso le nature divina ed umana. Dopo tutto, Gesù ha pianto alla tomba di Lazzaro, perché Egli era addolorato per la perdita di un caro amico, e per la realtà della morte stessa quale terribile conseguenza del peccato. Egli era addolorato anche se sapeva che avrebbe risuscitato Lazzaro dai morti. La morte di un amico Lo ferì.
La compassione è la “motivazione che spingeva Gesù ad insegnare, predicare e guarire.” Il Suo cuore andava incontro a coloro che combattevano col peccato e le difficoltà della vita. Egli era toccato dai sentimenti delle loro infermità e preoccupato per le loro anime.
E’ anche vero che “dovremmo avere un sentito desiderio di vedere uomini e donne portati fuori dalla loro oscurità spirituale ad una conoscenza di Cristo. Dovremmo essere mossi a compassione per gli altri, qualsiasi siano i loro bisogni, ma soprattutto per le loro anime eterne.” Paolo afferma questo in maniera molto forte in Romani 9:1-5, e Mosè esprime la stessa emozione profondamente sentita in Esodo 32:31-32.
Tuttavia, il nostro lettore dice bene anche quando afferma: “Spesso passaggi come questi sono usati per insegnare una compassione ed amore generale in Dio per ogni persona senza eccezione”—e questa è eresia e non una spiegazione del testo. Né la spiegazione è difficile.
So che la parola “organico” è frequentemente fraintesa, e so che molte persone nella chiesa oggi non comprendono l’importanza di questo concetto. Ma esso è cruciale per comprendere il testo, perché ci mostra come dobbiamo capire ed applicare la compassione di Gesù correttamente, alla luce della grazia particolare, dell’amore sovrano (cf. Romani 9:15) e della giustizia di Dio.
Un contadino è molto triste (e può avere compassione) del suo campo di grano dopo che una grandinata ha distrutto ogni pianta in esso, compreso le zizzanie. Egli non ha compassione per le zizzanie, ovviamente, ma il campo è un solo organismo ed il suo proposito è la crescita del grano.
Un uomo può avere compassione di una famiglia Cristiana in cui il padre è un ubriacone che picchia moglie e figli senza misericordia. Un tale uomo non ha compassione del padre ubriacone, ma della famiglia a motivo di quanto soffre, perché dei cari figli di Dio sono in quella famiglia.
Quando l’Olanda, che è la terra dei miei antenati, fu invasa e crudelmente dominata dalla Germania Nazista, avevo compassione del paese, non di tutti uno per uno, sicuramente non per coloro che tradirono i loro compatrioti collaborando col nemico, ma sapevo che il popolo di Dio era in quel paese e soffriva crudelmente. Ed io non sono che un uomo che non conosce chi erano il popolo di Dio e chi no. Io avevo compassione dell’”organismo” dell’Olanda perché il popolo di Dio si trovava in esso. Dio aveva compassione di Israele, perché la nazione era il popolo di Dio, non uno per uno, ma gli eletti erano lì ed essi soffrivano sotto i profeti, i sacerdoti ed i re malvagi. Così Cristo aveva compassione delle moltitudini perché vi erano molti che erano il Suo popolo sofferente che Egli era venuto a salvare.
Calvino, nel suo commentario in Matteo 9:36, interpreta l’intero passaggio come far riferimento agli eletti: “Ma dobbiamo prestare ascolto alla voce di Cristo, che dichiara che dove non vi sono operai non vi sono pastori, e che quelle pecore [i.e., gli eletti] che non sono radunate nel gregge di Dio per mezzo della dottrina del vangelo sono erranti e disperse. Il suo essere mosso a compassione Lo dimostra quale il fedele servo del Padre che promuove la salvezza del Suo popolo, a motivo del quale si rivestì della nostra carne. Ora che è stato ricevuto in cielo, non ritiene gli stessi sentimenti a cui scelse di essere soggetto in questa vita mortale, tuttavia non ha tralasciato di prendersi cura della Sua chiesa, ma cerca le Sue pecore erranti, o piuttosto, raduna il Suo gregge che è stato crudelmente perseguito e lacerato dai lupi” (enfasi mia).