Rev. Angus Stewart
(Lievemente modificato da un articolo apparso nello Standard Bearer)
Le chiese Riformate insegnano una relazione di patto tra Adamo prima della caduta ed il Dio Triuno. In questo articolo analizzeremo le concezioni di vari teologi, specialmente di Giovanni Calvino, per come esse culminano nell’opera di Herman Hoeksema, il quale identificò il patto con Adamo come comunione tra il Dio vivente ed i Suoi che Egli ha creato a Sua immagine.
1. Vi è un patto con Adamo?
La chiesa Cristiana ha parlato di una relazione tra Dio ed Adamo prima della caduta in termini di un patto almeno da Agostino in poi (354-430).1 La teologia Riformata ha sviluppato questa verità. Gli studiosi hanno dibattuto, tuttavia, se Calvino (1509-1564) abbia sostenuto o meno un patto prelapsario con Adamo.
Lutero (1483-1546) e molti teologi Riformati vedono, correttamente, un riferimento al patto di Dio con Adamo in Osea 6:7.2 Dal suo commentario ad Osea 6:7 è chiaro che Calvino era consapevole che alcuni ai suoi tempi comprendevano il verso in questa maniera: “Altri spiegano le parole così, ‘Essi hanno trasgredito come Adamo il patto’.” Tuttavia Calvino chiama questa interpretazione “frigida,” “diluita” e “insulsa” e così “non si ferma a confutarla.”
Gli studiosi di Calvino hanno trovato un solo passaggio in cui Calvino parla esplicitamente del patto di Dio con Adamo prima della caduta. Nelle sue Istituzioni della Religione Cristiana egli scrive dei “patti” (plurale) con Adamo e con Noè ed i loro corrispettivi sacramenti o segni:
Uno è quando [Dio] diede ad Adamo ed Eva l’albero della vita come una garanzia di immortalità, così che essi potessero assicurare se stessi di essa fintanto che mangiassero del suo frutto [Genesi 2:9; 3:22]. Un altro, quando egli pose l’arcobaleno per Noè ed i suoi discendenti, come un segno che non avrebbe distrutto la terra con un diluvio [Genesi 9:13-16]. Questi, Adamo e Noè li consideravano come sacramenti. Non che l’albero forniva loro l’immortalità, cosa che da sé non poteva dare; né che l’arcobaleno (che non è che una riflessione dell’opposto dei raggi solari) poteva essere efficace nel trattenere le acque; ma poiché essi avevano un segno scolpito su di essi dalla Parola di Dio, in modo che erano prove e sigilli dei suoi patti (Istituzioni 4.14.18).3
Calvino non chiama questo patto prelapsario un “patto di opera” o un “patto di creazione” o un “patto di natura,” termini usati da Zaccaria Ursino (1534-1583).4 L’espressione “patto con Adamo” calzerebbe bene con la precedente citazione dal riformatore ginevrino.
2. Avrebbe potuto Adamo, prima della caduta, ottenere la vita eterna e celeste?
Calvino credeva che “il primo uomo sarebbe passato ad una vita migliore se fosse rimasto retto” (Commentario a Genesi 3:19). Per vita “migliore” egli intende, più specificamente, “vita eterna” (Istituzioni 2.1.4) e vita celeste, perché “sarebbe passato nel cielo senza morire” (Commentario a Genesi 2:16-17).
L’opinione di Calvino è che “in questa integrità l’uomo per il libero arbitrio aveva il potere, se così avesse voluto, di ottenere la vita eterna.” Poche linee dopo scrive: “Adamo avrebbe potuto rimanere fermo se avesse voluto, vedendo che egli cadde solamente per la sua propria volontà” (Istituzioni 1.15.8). Noi non abbiamo obiezione all’affermazione che Adamo sarebbe “rimasto fermo” nella via dell’ubbidienza. Ma né Calvino né alcun altro da allora ha provato che la Scrittura insegna che Adamo avrebbe ricevuto “vita eterna e celeste.”
Commentando su “l’uomo divenne un’anima vivente,” Calvino scrive:
Paolo crea un’antitesi tra quest’anima vivente e lo spirito vivificante che Cristo conferisce ai fedeli (I Corinzi 15:45) per nessun altro proposito che quello di insegnarci che lo stato dell’uomo non era perfezionato nella persona di Adamo, ma è un beneficio peculiare conferito da Cristo, affinchè noi possiamo essere rinnovati ad una vita che è celeste, mentre prima della caduta di Adamo la vita dell’uomo era soltanto terrena, vedendo che non aveva una costanza ferma e fissa (Commentario a Genesi 2:7).
I Corinzi 15:45 (e le osservazioni di Calvino sopra) vanno quantomeno poco d’accordo con la nozione che Adamo prima della caduta avrebbe potuto ottenere la vita eterna e celeste nella via dell’ubbidienza, sia per se stesso che, per implicazione, per i suoi discendenti.
I Corinzi 15:45-49 trae un contrasto tra il primo Adamo e “l’ultimo” o “il secondo” Adamo, Gesù Cristo. Primo, Cristo è “il Signore dal cielo,” mentre Adamo è meramente “dalla terra, terrestre” (I Corinzi 15:47), una “figura d’argilla,” come dice Calvino (Commentario a Genesi 2:7). Secondo, Adamo è “naturale;” Cristo è “spirituale” (I Corinzi 15:46). Terzo, mentre “Adamo fu reso un’anima vivente, l’ultimo Adamo fu reso uno spirito vivificante” (I Corinzi 15:45). Quest’ultima cosa avvenne attraverso l’incarnazione, morte, risurrezione e sessione di Cristo. Dunque se ci voleva l’incarnazione, croce ed ascensione del “Signore dal cielo” “spirituale”—”uno spirito vivificante!”—per conferire la vita eterna, celeste, agli eletti, come poteva l’Adamo “terrestre,” “naturale” che era meramente “un’anima vivente,” mai guadagnare la vita eterna e celeste e comunicarla alla sua posterità?
Anche se molti Presbiteriani e Riformati ritengono che Adamo avrebbe potuto guadagnare la vita eterna e celeste, gli Standard di Westminster in realtà non specificano questo punto: “Il primo patto stipulato con l’uomo fu un patto d’opere, nel quale la vita fu promessa ad Adamo; e in lui alla sua discendenza, a condizione della perfetta e personale obbedienza” (Confessione di Westminster, 7.2).
Thomas Goodwin (1600-1680), un Puritano inglese ed un delegato prominente dell’Assemblea di Westminster, lancia un sostenuto attacco all’idea che Adamo poteva guadagnare la vita eterna e celeste mediante la sua perseveranza nella parte 2 del suo Of the Creatures, and the Condition of their State by Creation (Delle Creature, e della Condizione del loro Stato per Creazione). Egli si appella ad I Corinzi 15:45 e al suo contesto molte volte.5 Nella sua opera, Of Christ the Mediator (Di Cristo il Mediatore), Goodwin scrive:
Adamo non poteva guadagnare una condizione di rango più elevato, nè mediante tutte le sue opere avrebbe potuto portare alcun ulteriore avanzamento di stato rispetto a quello in cui fu creato. Raggiungerlo era ultra suam sphaerum, al di sopra della sua sfera; egli non avrebbe potuto farlo. Come avrebbe potuto, per esempio, aver ottenuto quello stato in cielo di cui godono gli angeli? Cosa dice Cristo? “Quando avete fatto tutto quello che vi era comandato, dite, ‘siamo servi inutili’” (Luca 17:10). Non poteva farlo più di quanto altre creature, con l’osservanza di quelle ordinanze, potevano meritare di essere “traslate nella gloriosa libertà” che esse attendono, e che avranno all’ultimo giorno. La luna, anche se osserva tutte le sue mozioni stabilite per lei da Dio in modo regolare come mai prima, non può così ottenere la luce del sole come una nuova redarguizione per questo. E allo stesso modo nessuna pura creatura può da se stessa, mediante tutta la sua giustizia, ottenere in essa una condizione più alta per se stessa. E quindi gli angeli, con tutta la loro grazia, non hanno guadagnato fino a questo giorno una migliore condizione di quella in cui furono creati.6
Nè l’idea che Adamo prima della caduta avrebbe potuto guadagnare la vita eterna è distintamente Riformata, perchè, come Goodwin mette in evidenza, i Cattolici Romani anche sostengono questo.7
Anche se Calvino (erroneamente) sostenne che Adamo avrebbe potuto ottenere il cielo, egli (correttamente) rigetta ogni nozione riguardante Adamo che merita presso Dio. Peter Lillback scrive: “la teologia di Calvino non permette alcun merito nel contesto prelapsario.”8 Egli spiega:
La reiezione da parte di Calvino del merito nel contesto prelapsario è parzialmente motivata da un desiderio di confutare la connessione dei teologi Cattolici Romani di merito e giustificazione del peccatore. Ma la sua antipatia al merito è più profonda ancora. Per Calvino nessuna creatura di Dio [inclusi l’Adamo prelapsario e gli angeli eletti], anche se perfetta, potrebbe meritare niente da Dio il Creatore.9
Lillback cita il commentario di Calvino a Romani 11:35:
Paolo non soltanto conclude che Dio non ci deve niente, sulla base della nostra natura corrotta e peccaminosa, ma egli nega che se l’uomo fosse perfetto egli potrebbe portare qualcosa davanti a Dio con cui poter ottenere il Suo favore, perchè appena egli comincia ad esistere, egli è già per diritto di creazione così tanto indebitato al suo Fattore che non ha niente di suo.
L’odio mortale di Lutero per il merito creaturale in ogni sua forma è ben noto. Anche altri teologi Riformati, come Thomas Goodwin e lo svizzero Daniel Wyttenbach (1706-1779), hanno rigettato l’idea che Adamo potesse meritare presso Dio, anche se era ex pacto (in virtù del patto).10
3. Il Patto con Adamo era un Contratto o un Vincolo?
Peter Mastricht (1630-1706) parla per parte di molti teologi Riformati e Presbiteriani quando dice: “tutti gli essenziali del patto di opera sono contenuti nella prima pubblicazione di esso [in Genesi 2:17].”11 Questo patto di opere include una “condizione” (il non mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male) una “punizione” per la disubbidienza (la morte) ed una “promessa” (la vita eterna e celeste). Nel suo commentario a Genesi 2:16-17 e nelle sue Istituzioni (2.1.4) Calvino usa parole come “prova,” “minaccia” e “promessa” anche se non presenta la teologia schematizzata di molti teologi successivi.
Tuttavia, non soltanto non vi è una promessa di vita eterna in Genesi 2:17, ma questo sistema presenta anche il patto prelapsario come meramente un mezzo per un fine. Ma la Bibbia insegna che il patto è eterno ed è il fine del modo di Dio di relazionarsi al Suo popolo (Apocalisse 21:3), non meramente un mezzo. Inoltre, se “tutti gli essenziali del patto di opere” sono contenuti in Genesi 2:17, allora vi fu un tempo in cui dopo la creazione di Adamo e prima che Dio emettesse il comando proibitorio, in cui egli non era in patto con Dio! Un’esistenza “a-pattale” per l’Adamo prelapsario, perfino per un periodo breve di tempo, è impensabile!
Dio diede ad Adamo una “casa” in “Paradiso” che Calvino descrive inoltre come “un luogo che egli aveva imbellito in modo speciale con ogni varietà di diletti, con frutti abbondanti, e con tutti gli altri eccellentissimi doni … dal godimento dei quali egli poteva inferire la paterna benevolenza di Dio” (Commentario a Genesi 2:8). Dunque Adamo era “in ogni aspetto felice” perché Egli viveva come un recipiente della divina “liberalità” (Commentario a Genesi 2:16). Nella Sua bontà, Dio diede ad Adamo una moglie con la quale egli viveva in “dolcissima armonia” e con cui egli godeva “una relazione santa, come anche amichevole e pacifica” come “l’inseparabile compagna della sua vita” (Commentario a Genesi 2:18).
Herman Hoeksema sviluppò la verità della comunione di patto tra Dio il Creatore e la Sua creazione, l’uomo. Egli lavorò con i dati biblici del patto come quelli che parlano di “camminare con Dio,” “dimorare con Dio” e quella dell’amicizia con Dio, ed edificò su idee che si trovano nella tradizione Riformata, specialmente nel suo trattamento della beata comunione di cui Adamo godeva con Dio nel Giardino di Eden. Hoeksema scrive:
Dal primo momento stesso della sua esistenza, ed in virtù del suo essere creato secondo l’immagine di Dio, Adamo si trovava in una relazione pattale con Dio ed era conscio della vivente comunione ed amicizia … Egli conosceva Dio, Lo amava, ed era conscio dell’amore di Dio verso di lui. Egli godeva il favore di Dio. Egli riceveva la parola di Dio, camminava con Dio, parlava con Lui, e dimorava nella casa di Dio nel primo paradiso.12
La formulazione da parte di Hoeksema del patto (sia prima che dopo la caduta) come un vincolo grazioso di amicizia spiega i dati biblici, esclude ogni merito umano, e preserva l’assoluta sovranità di Dio.
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