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CR News – Aprile 2009 • Volume XII, n.12

Contristare lo Spirito (1)

Rev. Angus Stewart

In Efesini 4:30 ci è comandato “E non contristate lo Spirito Santo di Dio, col quale siete sigillati per il giorno della redenzione.”

Questa esortazione si accorda bene con il fatto che lo Spirito è una persona, e cioè la Terza Persona della Santa Trinità, perchè una pietra o una forza cieca e impersonale non può essere contristata. Soltanto una persona, uno posseduto di ragione e volontà, uno che può pensare e scegliere quale agente morale, può essere contristato.

Questo contristare lo Spirito deve essere compreso inoltre alla luce della Sua Deità. Uno è contristato se soffre tristezza o dolore. L’uomo è contristato alla perdita di una persona cara. I credenti si contristano per i loro peccati. Noi facciamo esperienza di dolore e tristezza. Ma ciò non si applica alla Terza Persona della Santa Trinità, Che è posseduta di una infinita ed immutabile beatitudine che non ammette alcuna diminuzione. Nel comprendere il contristamento dello Spirito Santo, non dobbiamo ascrivere alla Sua gloriosa maestà alcuna imperfezione.

Cosa significa allora contristare lo Spirito Santo? Primo, noi contristiamo lo Spirito Santo quando facciamo cose che Egli odia. Qui può essere d’aiuto pensare ad un essere umano che contrista un altro: un bambino che irrita i suoi genitori, un vicino che fa qualcosa che non supporti, un uomo stolto che parla in un modo che sua moglie detesta. E qual è la cosa che noi compiamo che contrista lo Spirito? Il peccato e solo il peccato. Lo Spirito ha in disgusto, detesta ed aborre il male che noi pensiamo e facciamo. Egli odia le nostre iniquità perché sono contrarie al Suo carattere quale Colui che è puro e senza macchia, Colui Che è la personale consacrazione del Padre al Figlio e del Figlio al Padre. Lo Spirito aborre le nostre trasgressioni perché esse oppongono la Sua opera in noi. Il Suo proposito con noi e la Sua attività in  noi è di santificare e purificarci. Così Egli non può che avere in disgusto la nostra lordura, la nostra perversità nel saltare di nuovo nella melma dell’iniquità. Egli è Colui che ci conduce secondo la Parola nei sentieri di giustizia, dicendo: “Questa è la via, camminate in essa.” Dunque Egli detesta la nostra infedeltà se noi (per un tempo) lasciamo la via dell’ubbidienza e camminiamo nel peccato.

Secondo, noi contristiamo lo Spirito Santo quando, a motivo delle nostre iniquità, Egli ritira il senso della Sua graziosa presenza da noi, fino a che siamo portati al ravvedimento. Noi possiamo comprendere questo anche dalla sfera delle relazioni umane. Avete un conoscente che usa un linguaggio osceno, lo ammonite, egli non si ravvede, e così vi separate da lui. O avete un figlio che vive ancora nella vostra casa che cammina apertamente ed impenitentemente in grave peccato, portando grande miseria e dolore sulla vostra famiglia. Dopo che ripetuti e seri rimproveri sono caduti su orecchie sorde, gli dite che deve lasciare la vostra casa e andarsene a vivere per conto suo.

Lo Spirito Santo è l’amore di Dio e l’amicizia pattale in noi personalmente. Cosa fa quando ci vede camminare impenitentemente nel peccato? Egli lo odia e ritira da noi la Sua dolce presenza, perché lo Spirito ha comunione con noi soltanto mentre camminiamo nella luce. Egli non può continuare a concederci conforto e pace mentre viviamo nel peccato, come se Dio approvasse la nostra malvagità e non fosse terribilmente offeso, come se il Santo di Israele potesse avere comunione con l’ingiustizia!

Noi leggiamo di Dio che Si contrista nei giorni precedenti al diluvio. Il peccato si sviluppava, specialmente attraverso matrimoni misti tra i figli della chiesa e le figlie del mondo (Genesi 6:2), e così Dio fu “contristato” nel Suo “cuore” (6). Egli odiava la loro malvagità (5) e mandò il diluvio.

L’altro periodo particolarmente noto per il fatto che Dio fu contristato è quello della peregrinazione di Israele nel deserto. “Quanto spesso lo provocarono nel deserto, e lo contristarono nella solitudine!” (Salmo 78:40). “Quarant’anni fui contristato con questa generazione, e dissi, è un popolo che errano nel loro cuore, e non hanno conosciuto le mie vie, al quale io giurai nella mia ira che non entreranno nel mio riposo” (95:10-11). Isaia 63 parla dello stesso periodo e in modo specifico afferma che lo Spirito Santo fu contristato “Ma essi si ribellarono, e contristarono il suo santo Spirito” (10).

Ma che dire di quelle cose che sono dette contristare lo Spirito Santo nel contesto immediato di Efesini 4:30? Si noti che il testo inizia con “E,” connettendolo al verso precedente: “Nessuna corrotta comunicazione proceda dalla vostra bocca, se non ciò che è buono ad uso di edificazione, ché possa ministrare grazia agli uditori” (29). Linguaggio volgare, osceno e parole maliziose sono “corrotte,” cioè, putide e marce. Un tale parlare contrista lo Spirito Santo perché Egli è lo Spirito di vita e di purezza. Egli non può dimorare in pace con uno che parla in questo modo, Egli odia la conversazione corrotta e Si ritira.

Alcuni indicano che la parola “corrotto” in Efesini 4:29 ha anche l’idea di “vano.” Perché usare un parlare vano, corrotto e marcio, quando potreste parlare “ad uso di edificazione, chè possa ministrare grazia agli uditori” (29)?


Cristo Soffia lo Spirito

Prof. Herman Hanko

Giovanni 20:22-23 dice: “E quando ebbe detto questo, egli soffiò su di loro, e disse loro, Ricevete lo Spirito Santo, a chiunque rimetterete i peccati, essi sono loro rimessi, e a chiunque riterrete i peccati, essi sono ritenuti.” Un lettore chiede: “In che modo Giovanni 20:22-23 si applica alla chiesa al tempo presente?”

L’evento in Giovanni 20 ebbe luogo all’apparizione del Signore ai Suoi discepoli nel giorno della risurrezione. Dunque fu un’apparizione quaranta giorni prima della Sua ascensione e cinquanta giorni prima di Pentecoste. Degli undici, soltanto Tommaso non era presente.

La prima questione che richiede una risposta è: Perchè Gesù soffiò sui Suoi discepoli? La risposta è che sia la parola ebraica che quella greca tradotta “Spirito” significa “soffio.” Soffiando sui discepoli, Egli mostrò in questa azione che ciò che Egli disse loro era vero: “Ricevete lo Spirito Santo.” Inoltre, e questo è il punto più importante, soffiando su di loro Gesù rese chiaro che lo Spirito Santo che avrebbero ricevuto a Pentecoste veniva da Lui.

La significatività di questo per noi oggi è che la presenza dello Spirito Santo nella chiesa deve essere spiegata dal fatto che è attraverso di Lui che il Cristo asceso dà alla Sua chiesa le benedizioni che Egli ha meritato per noi. In verità Egli Stesso è presente con noi mediante lo Spirito (Giovanni 14:16-18).

La seconda domanda è: Perchè il Signore diede agli apostoli lo Spirito Santo in questo momento? La risposta a questa domanda si trova in Giovanni 20:23. La stessa verità si trova pressappoco in Matteo 16:19 e 18:18. Agli apostoli fu dato lo Spirito Santo in modo che potessero esercitare le chiavi del regno dei cieli. Mediante le chiavi del regno dei cieli, la Scrittura fa riferimento alla predicazione (Matteo 16:19) e all’esercizio della disciplina ecclesiastica (Matteo 18:17-18).

Per parlare soltanto della seconda delle due chiavi, l’importanza di ciò per la chiesa odierna è che le chiavi del regno sono date ancor’oggi agli anziani della chiesa. Quando essi scomunicano giustamente un membro impenitente, essi chiudono le porte del regno dei cieli a quel peccatore. Cristo connette questa chiamata ad esercitare le chiavi del regno con la presenza dello Spirito Santo nella chiesa in modo che tutti possano sapere che la scomunica è fatta da Cristo Stesso: “Qualsiasi cosa legherai sulla terra sarà stata legata in cielo, e qualsiasi cosa scioglierai sulla terra sarà stata sciolta in cielo” (Matteo 16:19). Dunque, siccome la chiesa sta svolgendo quella che è la sua chiamata mediante lo Spirito, la chiesa sta compiendo davvero l’opera di Cristo. Di questo la chiesa deve essere assicurata.

L’esercizio delle chiavi del regno è quasi del tutto negletto da parte di molte chiese ai giorni nostri. Mediante questa negligenza queste chiese mostrano che non sono più chiese di Cristo, perché la disciplina Cristiana è uno dei distintivi della vera chiesa.[1]

La terza domanda è: Il fatto che lo Spirito Santo fu donato in occasione della prima apparizione ai Suoi discepoli non nega la necessità della Pentecoste? Se Cristo diede lo Spirito in questa occasione, perché poi darlo ancora una volta a Pentecoste (Atti 2)?

R. C. H. Lenski commenta, “Questo è ancora uno stadio preliminare, non ancora quello finale di Pentecoste, il climax di tutti gli stadi che lo precedettero. I discepoli non potevano ancora ricevere la potenza nel senso di Atti 1:8. Ciò sarebbe venuto a Pentecoste e in seguito.” Lenski poi elenca alcune differenze tra Giovanni 20 ed Atti 2.

La concezione di Calvino è simile: “Ma se Cristo, a quel punto, conferì lo Spirito sugli Apostoli col soffiare, si potrebbe pensare che fu superfluo mandare lo Spirito Santo in seguito. Io replico: lo Spirito fu dato agli Apostoli in questa occasione in una maniera tale che essi furono soltanto aspersi dalla Sua grazia, ma non furono riempiti con piena potenza, perché, quando lo Spirito apparì loro in lingue di fuoco (Atti 2:3), essi furono interamente rinnovati. E, in verità, Egli non li ordinò ad essere araldi del Suo Vangelo in modo da mandarli immediatamente all’opera, ma ordinò loro di attendere … E se prendiamo tutte le cose propriamente in considerazione, concluderemo non che Egli li equipaggia con doni necessari per l’uso presente, ma che Egli li ordina ad essere organi del Suo Spirito per il futuro, e, quindi, questo soffiare dovrebbe essere compreso come riferirsi principalmente a quel magnificente atto del mandare lo Spirito che Egli aveva spesso promesso.”

Con queste interpretazioni io concordo. Potrebbe essere aggiunto che in quella serata della prima Pasqua, soltanto i discepoli, più tardi divenuti apostoli, ricevettero lo Spirito Santo, e ciò diede loro in particolare l’autorità di esercitare le chiavi del regno. A Pentecoste, l’intera chiesa ricevette il dono dello Spirito Santo.

Lo Spirito del Signore asceso non riposa soltanto sugli ufficiali ecclesiastici nella chiesa, ma dimora nei cuori di tutti i santi (Atti 2:17-18). Mediante l’opera dello Spirito tutte le benedizioni della salvezza, guadagnate dal Signore asceso, sono date alla chiesa. E con queste benedizioni, lo Spirito rende tutto il popolo di Dio profeti, sacerdoti e re (Catechismo di Heidelberg, D&R 32).

I discepoli non ricevettero la pienezza dello Spirito quando Egli fu sparso nella sera di Pasqua. Ciò è chiaro da Atti 1:6. I discepoli non comprendevano ancora la morte e risurrezione di Cristo, e pensavano dell’opera di Cristo ancora in termini di un regno terrestre. Essi chiesero: “Signore, è in questo tempo che ristorerai il regno ad Israele?”

Ma che differenza che fece la presenza dello Spirito Santo a Pentecoste! Improvvisamente essi compresero tutto! Pietro potè predicare il suo meraviglioso sermone in cui spiegò correttamente l’opera di Cristo, e in che modo essa era l’adempimento della profezia dell’Antico Testamento. E tutti i 120 potevano parlare delle “meravigliose opere di Dio” (Atti 2:11).

[1] Per un approfondimento, vedasi “La Necessità della Disciplina Cristiana,” e “Il Metodo della Disciplina Cristiana,” e più in generale si consulti la sottosezione “Chiesa” nella Sezione Italiana della CPRC a riguardo della vera chiesa e dei suoi distintivi.


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