L’unico Mediatore tra Dio e gl Uomini
Cos’è un mediatore? Un mediatore è uno che opera tra due parti in contrasto tra loro rimuovendo questa inimicizia e ristorando la loro amicizia.
Il nostro Signore Gesù Cristo non è un semplice mediatore politico o diplomatico il cui compito è quello di risolvere le dispute che nascono tra due o più stati, né è un semplice mediatore di famiglia che cerca di creare unità tra due o più membri familiari, o un mediatore matrimoniale che tenti di riappacificare marito e moglie. 1 Timoteo 2:5 parla di un mediatore religioso, cioè un mediatore tra l’Iddio perfettamente santo e gli uomini del tutto corrotti: “Vi è infatti un solo Dio, ed anche un solo mediatore tra Dio e gli uomini: Cristo Gesù uomo”.
Il nostro mediatore religioso, Gesù Cristo, è un mediatore che si può benissimo definire pattale. Egli rimuove l’inimicizia tra Dio e gli uomini (sia chiaro: la colpa di questa inimicizia è tutta nostra) e li ristora in comunione con Geova. Siccome il patto consiste in amicizia e comunione con Dio, il Signore Gesù è il nostro mediatore pattale. Perciò, la lettera agli Ebrei lo chiama “mediatore del nuovo patto” (9:15) e “mediatore di un patto migliore” (8:6; cf. 7:22).
Ora, Cristo nostro mediatore si trova forse in cielo? Si. Ma è anche sulla terra? Si. In che momento è o è stato il nostro mediatore? Ora? Si, ora. Anche durante il Suo ministero terreno 2000 anni fa? Si, 1 Timoteo 2 lo insegna chiaramente. Fu in quanto mediatore (5) che Gesù Cristo “ha dato se stesso come prezzo di riscatto” quando si trovava sulla terra (6).
Con ciò risulta chiaro che il Signore Gesù, il nostro mediatore religioso e pattale, porta amicizia tra Dio e noi sono solo come insegnante (come se le sole parole bastassero a realizzare una simile opera) né solamente come un riformatore (come se la nostra trasformazione etica da solo fosse sufficiente a condurci a Geova) oppure solamente come un fervente intercessore (come se le sue preghiere, da sole, potessero riconciliarci all’Onnipotente). Il nostro mediatore religioso e pattale invece ci ristora in comunione con l’Iddio vivente tramite il Suo sacrificio sulla croce per i nostri peccati in quanto il nostro mediatore (5) “ha dato se stesso come prezzo di riscatto” (6). È per questo che la Scrittura si gloria del “sangue del patto eterno” (Ebrei 13:20).
Si noti la disposizione delle due parti tra le quali Cristo media in 2 Timoteo 2:5: “Vi è infatti un solo Dio, ed anche un solo mediatore tra Dio e gli uomini”. Il passo non dice che Cristo media tra “gli uomini e Dio”, sebbene questo sarebbe corretto. Piuttosto, il verso dichiara che il nostro Salvatore media “tra Dio e gli uomini”.
Ragionando ipoteticamente per un attimo, se fossimo stati noi a scrivere questo verso lo avremmo probabilmente scritto al contrario: “un solo mediatore tra gli uomini e Dio” al fine di porre maggiore sottolineatura all’iniziativa divina e alla grazia presente nella venuta di Dio tra di noi con il mediatore da Lui preordinato.
Al fine di spiegare il nostro bisogno di un mediatore umano, 1 Timoteo 2:5 enfatizza l’umanità di Cristo: “Vi è infatti un solo Dio, ed anche un solo mediatore tra Dio e gli uomini: Cristo Gesù uomo”. Sebbene Cristo sia Dio, come è necessario che sia affinché possa salvarci, Egli deve essere anche uomo al fine di poter vivere sulla terra, morire sulla croce e farci da rappresentante in paradiso.
1 Timoteo 2:5 ci indica la singolarità e l’unicità del nostro mediatore: “Vi è infatti un solo Dio, ed anche un solo mediatore tra Dio e gli uomini: Cristo Gesù uomo”. Come mai? Gesù Cristo è così grandioso, glorioso, potente e vincente da renderlo l’unico mediatore necessario! Dopotutto, egli è sia veramente Dio che veramente uomo e pertanto capace di mediare tra le due parti. Grazie alla sua ubbidienza sostitutiva e alla sua espiazione particolare compiuta per tutti coloro che il Padre gli ha dati, con la sua grazia irresistibile Egli crea comunione tra l’Iddio Trino e la Sua chiesa. Ecco l’unione e la comunione benedette tra Geova ed ognuna delle sue pecore! “Vi è infatti un solo Dio, ed anche un solo mediatore tra Dio e gli uomini” che giunse tra noi direttamente dall’Iddio vivente e che ci conduce direttamente al Padre celeste tramite l’amicizia d’amore del patto di grazia.
Questo significa che non ci sono due o più di due mediatori. Maria era una donna timorata di Dio e madre del nostro Signore secondo la natura umana, ma non è una mediatrice tra Dio e gli uomini. I santi, nostri fratelli e sorelle in Cristo, non mediano tra Geova e noi. La chiesa, sebbene sia “colonna e sostegno della verità” (1 Timoteo 3:15), non è una mediatrice tra l’Altissimo e gli uomini. Né sono mediatori le nostre opere o il presunto libero arbitro dell’uomo! Porre un altro mediatore al fianco di Gesù Cristo è un atto di incredulità nei confronti del Figlio di Dio incarnato e una negazione della sufficienza del suo ufficio di mediatore, significa disprezzare Lui stesso e la Sua croce.
Pregare Maria o i santi, oppure considerare la chiesa o qualcos’altro come un mediatore tra gli uomini e Dio, è politeismo. Politeismo, e perché mai? Perché il numero uno appare due volte in 1 Timoteo 2:5: “un solo Dio” e “un solo mediatore”. Se si ha un mediatore, si adora un solo Dio. Se si hanno due mediatori, se ne adorano due, e così via. Perché? Perché la venerazione religiosa riservata a Geova, come per esempio la preghiera, fatta tramite un mediatore, deifica (cioè rende divino) il mediatore in questione.
Considerando la questione da un’altra prospettiva, possiamo dire che pregare verso o attraverso più mediatori oltre a Cristo è, in realtà, una sorta di ateismo. Dove il politeismo è l’adorazione di più dei, l’ateismo è non avere alcun dio. Coloro che pregano verso o attraverso più di un mediatore che l’unico mediatore, costoro non ascendono né hanno comunione con il Creatore e Signore di tutti. Costoro non conoscono Dio.
Approcciare Dio appellandosi a mediatori diversi dal solo Cristo corrisponde ad una doppia aggiunta, e cioè aggiungere non solo più mediatori ma anche più dei. Una doppia addizione che è anche una doppia sottrazione in quanto ci si sottrae sia da Cristo, l’unico mediatore, che del solo vero Dio!
Facciamo in modo di credere solo nella mediazione gloriosa di Cristo, e rivolgiamoci a Lui solo. In tal modo giungeremo al solo vero Iddio vivente e godremo del perdono dei nostri peccati nella relazione pattale con Lui! Rev. Stewart
I risvegli e i magistrati (1)
“Ti esorto dunque prima di ogni cosa che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono in autorità, affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in ogni pietà e decoro” (I Timoteo 2:1-2).
In risposta ad un mio articolo del numero di novembre delleCRN, un lettore ci scrive: “Avete detto che pregare per un risveglio e per una riforma in occidente è inutile. Questo a causa della conoscenza del vangelo che ha avuto l’occidente, accompagnata però dal suo secolare odio verso di esso e da apostasia. Se ciò è vero, che attitudine dovremmo avere nel pregare per i nostri governanti? La maggior parte dei nostri governanti hanno rigettato il vangelo e ciò li rende dei bestemmiatori dello Spirito Santo. Ciò significa che non dobbiamo pregare per loro? Mi sbaglio nel sostenere che non dovremmo desiderare di vivere una vita quieta e pacifica perché l’iniquità sta aumentando esponenzialmente in occidente?”
Confesso di non avere mai ascoltato o letto nulla che connetta i risvegli con il ruolo del magistrato civile, e non nego che questa connessione possa essere fondata. Essa sembra però presupporre che i risvegli siano a volte realizzati dalla decisione del magistrato civile, oppure, se un risveglio non è deciso dal magistrato civile, è quantomeno approvato, promosso e incoraggiato da un’autorità secolare.
Ad ogni modo, il testo in 1 Timoteo 2 ha spinto il lettore a fare alcune domande riguardo il suo significato, domande importanti e degne della nostra attenzione.
Prima di tutto, c’è da dire con chiarezza che l’ammonizione del testo di pregare per i nostri governanti è un comandamento di nostro Signore che siamo chiamati ad adempiere. È un’obbligazione divina data nelle Sacre Scritture. Siamo chiamati ad adempierla nel nostro servizio al Signore Gesù in quanto cittadini del suo regno celeste. Ritengo che molti abbiano timore di pregare per i magistrati e che lo facciano raramente. Un argomento a favore di questo atteggiamento dice che i magistrati civili, come dice il nostro lettore, raramente sono cristiani nel vero senso della parola. Una scusa, tuttavia, che non giustifica questa negligenza.
Va inoltre sottolineato che le Scritture non permettono mai di parlare malignamente dei nostri magistrati, ci proibiscono di rifiutare di obbedirgli (a meno che questa obbedienza non consista in una disubbidienza verso Cristo) e ci chiedono di rispettarli, onorarli e addirittura amarli. Questo è il chiaro insegnamento di Paolo in Romani 13 e di Pietro in 1 Pietro 2:13-17, parole ispirate dallo Spirito Santo in un periodo storico nel quale gli uomini governavano perseguitando la chiesa, come per esempio il perverso Nerone.
Questo era il santo comportamento che i tre amici di Daniele ebbero quando il re li minacciò di morte tramite una fornace ardente (Daniele 3), così come fu l’esempio datoci da Daniele quando fu gettato nella fossa dei leoni (Daniele 6). Cosa più importante, questo fu l’esempio del nostro Signore stesso di fronte al Sinedrio, a Erode e Ponzio Pilato, infatti Pietro ci informa che la condotta di Cristo è un esempio che dobbiamo seguire (1 Pietro 2:21-25). Sottomissione. Noi siamo chiamati alla sottomissione, anche quando, per amore di Cristo, non possiamo obbedire. Il quinto comandamento è essenziale.
Il motivo per cui dobbiamo onorare, sottometterci e pregare per i nostri governatori è perché essi sono posti li da Cristo stesso. Esso governano l’opera di Cristo. È Cristo che li ha cinti d’autorità, che li ha unti per servire nel loro ufficio e li ha chiamati a governare nel Suo nome. Questa è la loro chiamata: “Ora dunque, o re, siate savi; accettate la correzione, o giudici della terra. Servite l’Eterno con timore e gioite con tremore. Sottomettetevi al Figlio, perché non si adiri e non periate per via, perché la sua ira può accendersi in un momento. Beati tutti coloro [cioè, tutti i governanti] che si rifugiano in lui” (Salmo 2:10-12).
Non fa alcuna differenza se i governanti siano Nebukadnetsar, Nerone, Hitler, Stalin, Winston Churchill o Barack Obama. I comandamenti della Scrittura ci sono dati per essere obbediti. I governatori malvagi risponderanno al Re dei re nel giorno del giudizio per aver rifiutato di governare nel nome di Cristo.
Come credenti riformati, testimoniamo con fiducia la grande verità di Dio che Cristo, dal Suo trono in cielo, esegue il volere del Padre in modo tale che tutte le cose che fa sono fatte per amore e per la salvezza della Sua chiesa per la quale ha versato il Suo sangue. “Tutte le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio” (Romani 8:28).
Cristo pone nell’ufficio civile colui che vuole per quell’ufficio perché costui è necessario per la salvezza della chiesa. Questo include chiunque abbia ricoperto simili cariche: anche Antioco IV Epifane, Costantino il grande, Federico il saggio e, meraviglia delle meraviglie, anche gli Stuarts: Giacomo I, Giacomo II, Carlo I e Carlo II, insieme a Maria regina di Scozia. Se Ciro, il re di Persia, è detto essere il servo di Dio (Isaia 44:28; 45:1), quanto più lo sono gli altri re della terra? Anche all’anticristo sarà data autorità per assoluta sovranità di Dio, secondo il Suo saggio decreto eseguito provvidenzialmente da Cristo alla sua destra.
Quando li onoriamo e li serviamo, onoriamo Dio e il Suo Cristo. Quando gli disubbidiamo, li malediciamo, ci ribelliamo contro di loro (come fecero i Covenanters o i coloni americani) ci ribelliamo contro Cristo. Se la conseguenza del nostro rifiuto di obbedire ai governanti finisce in una persecuzione, riceviamo questa sofferenza dalla mano di Cristo (1 Pietro 2;18-25; 4:12-19), sapendo che “attraverso molte afflizioni dobbiamo entrare nel regno di Dio” (Atti 14:22).
Dobbiamo pregare per loro. L’ammonizione rivolta a Timoteo, predicatore nella chiesa di Efeso, è rivolta particolarmente ai ministri nelle loro preghiere durante il culto d’adorazione. Ma queste ingiunzione è diretta anche ad ogni singolo figlio di Dio, sia nelle sue preghiera familiari che in quelle personali. Prof. Hanko
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