Rev. Angus Stewart
Elezione, la Fonte delle Benedizioni della Chiesa (2)
Avendo considerato le varie benedizioni che riceviamo secondo l’elezione nell’ultimo numero delle News, consideriamo ora le loro qualita’. A tutti i credenti non sono promesse guarigione fisica in questa vita, o dominio politico, o vaste moltitudini di denaro. Ci sono promesse “ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti” (Efesinui 1:3).
Anche queste benedizioni sono “in Cristo” (3). Il credente eletto e’ in Cristo, unito a Lui mediante lo Spirito Santo. Essendo unito con Colui che e’ Benedetto, noi partecipiamo alla Sua benedizione. Egli ha meritato benedizioni per noi, ed in Lui noi riceviamo queste benedizioni spirituali e celesti per fede. Tutte! Perche’ “Dio ci ha benedetto con ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo” (3).
Dal momento che tutti gli eletti ricevono ogni benedizione spirituale e celeste in Cristo, tutto il popolo di Dio e’ uguale quanto all’ufficio di credente. Tutti sono profeti perche’ noi conosciamo e confessiamo il mistero dell’eterno proposito di Dio: di unire tutte le cose in cielo ed in terra in Cristo (8-10). Tutti sono re perche’ noi siamo santi, consacrati al nostro Padre celeste (4). Tutti sono re perche’ noi siamo adottati come figli del Signore Dio (5). Dunque l’elezione e’ la fonte di questa benedizione spirituale anche: il nostro essere nell’ufficio di credente, come profeti, sacerdoti, e re.
Vi sono anche alcuni doni divini che non tutti gli eletti ricevono. Questi non sono quelli elencati in Efesini 1. Primo, vi sono gli uffici speciali nella chiesa. Dio ha eternamente predestinato alcuni uomini nella Sua grazia per servire come diaconi, anziani o ministri, perche’ Egli “opera tutte le cose secondo il consiglio della sua volonta’” (11).
Secondo, vi sono doni spirituali. Essi anche sono amministrati sovranamente in modo che alcuni santi eletti ricevono piu’ doni di altri (Romani 12:6; I Corinzi 12:11). Ovviamente, i doni sono utili solo fintanto che servono l’edificazione del corpo.
Inoltre, anche se tutti gli eletti ricevono ogni benezione spirituale in Cristo, alcuni d’essi variano in grado tra gli eletti. Se da un lato ogni credente eletto e’ santificato, vi sono gradazioni di santificazione in questa vita.
Dunque la sovrana elezione di Dio determina l’esistenza, la continuazione, la locazione, la grandezza, e i membri della chiesa (CR News XI:23-XII:1), piu’ tutte le benedizioni spirituali della chiesa (CR News XII:2), come anche il grado della nostra santificazione e la distribuzione di ufficiali e doni spirituali speciali nella chiesa. Da capo a piedi, la chiesa e’ controllata e formata dall’elezione eterna di Dio.
Lo vedi, caro santo? La vera chiesa, in quanto organismo ed istituto, e’ interamente di Dio, creata, radunata, preservata, e glorificata solamente per la Sua sovrana volonta’, in modo che essa ed ogni suo membro debbano gloriarsi nel Dio che elegge! Riposa in questa verita’ dell’elezione! Lavora, prega, adora e testimonia alla luce d’essa!
Ma perche’ l’elezione e’ il cuore, sorgente e fonte della chiesa e di tutte le sue benedizioni? Perche’ l’elezione e’ “la fonte di ogni bene salvifico” (Canoni I:9)? Perche’ Dio Stesso e’ “la fonte sovrabbondante di ogni bene” (Confessione Belga 1). L’elezione e’ la fonte della chiesa e di tutte le sue benedizioni. Il Dio che elegge e’ la fonte della chiesa e di tutte le sue benedizioni. Dio e’ la fonte della chiesa e di tutte le sue benedizioni. Queste ultime tre frasi dicono essenzialmente la stessa cosa. Dunque attaccare l’elezione non e’ solo attaccare il cuore della chiesa (cor ecclesiae), ma e’ anche un empio, futile attacco al cuore di Dio Stesso, un cuore pieno di amore per la Sua cara chiesa per la quale Egli ha mandato Suo Figlio a morire sulla croce.
L’elezione e’ anche la fonte dei quattro benedetti attributi della chiesa: unita’, santita’, cattolicita’, ed apostolicita’. La chiesa e’ santa perche’ fu “scelta … prima della fondazione del mondo, affinche’ fossimo santi” (Efesini 1:4). Efesini capitoli 4-6 descrivono la vita santa della chiesa. La chiesa e’ apostolica perche’ e’ eletta alla fede (Atti 13:48) e la vera fede riceve la dottrina apostolica (Efesini 2:20). La chiesa e’ cattolica perche’ essa consiste di Giudei e Gentili (2:11-22; 3:6); “secondo l’eterno proposito che [Dio] si e’ proposto in Cristo Gesu’ nostro Signore” (11). La chiesa e’ una perche’ Dio “ci ha scelti in lui prima della fondazione del mondo, affinche’ noi fossimo santi” (1:4). Questa benedetta unita’ del corpo di Cristo, la chiesa, e’ spiegata piu’ pienamente in Efesini 4:1-16.
Quindi la chiesa e’ una, santa, cattolica, ed apostolica a motivo dell’eterna elezione. Piu’ in particolare, la chiesa ha questi quatro attributi perche’ e’ scelta in Cristo (1:4). Cristo e’ santo (totalmente devoto al Padre), apostolico (rivelato nella sacra Scrittura e non nelle vani immaginazioni degli uomini), cattolica (il Salvatore del mondo e non soltanto dei Giudei o di una particolare classe o epoca) ed uno (l’incarnato Figlio di Dio). Essendo eternamente scelti in Cristo ed uniti a Lui mediante il Suo Spirito, la chiesa deve essere ed e’ una, santa, cattolica, apostolica. Cio’ calza perfettamente con il tema di Efesini: la chiesa in quanto corpo di Cristo.
La chiesa, quindi, deve confessare e predicare i suoi quattro attributi. Essa deve insegnare che e’ una, santa, cattolica, apostolica secondo l’eterna elezione di Dio in Cristo. Dove questa predicazione e’ trovata e creduta ed ubbidita, li’ sono visti i quattro attributi della chiesa chiaramente, e li’ Cristo e’ spiritualmente presente nel regnare sopra il Suo popolo, e nel benedirlo.
Prestare Senza Aspettarsi di Essere Ripagati (3)
Prof. Herman Hanko
Negli ultimi due numeri delle News ho scritto una risposta ad una domanda concernente il prendere in prestito e il prestare. La domanda concerneva in modo particolare Luca 6:31-36, specialmente il verso 35. Il lettore ha risposto a quell’articolo con qualche osservazione addizionale, che, se da un lato non mette esattamente in questione quanto detto, tuttavia e’ di suficiente importanza da essere incluso in questo numero delle News.
Egli ha scritto di un uomo che presta denaro ad un altro, ma che lo fa senza aspettarsi di essere ripagato. Il lettore crede che chi presta dovrebe anche informare colui a cui presta che non si aspetta di essere ripagato. Con questo sono d’accordo.
Inoltre, il lettore osserva che “un Cristiano e’ obbligato a ripagare un prestito o debito.” Con questo anche sono in completo accordo. La Scrittura enfaticamente ci pone questo obbligo: “non dobbiate niente ad alcuno, ma amatevi l’un l’altro, perche’ chi ama l’altro ha adempiuto la legge” (Romani 13:8). Questo testo stabilisce un principio fondamentale che governa la vita del Cristiano. La Scrittura ci obbliga a ripagare i nostri debiti. Non farlo e’ peccato. Perfino un uomo che dichiara di essere in bancarotta non puo’ usare le leggi che governano la bancarotta per sfuggire ai suoi debiti. Il solo debito che dobbiamo ad altri (ed e’ un debito continuo) e’ di amarci l’un l’altro.
Da un lato, quindi, colui che da’ in prestito non puo’ richiedere di essere ripagato, d’altro canto, chi prende in prestito deve ripagare. Nella chiesa, queste cose funzionano bene, o almeno dovrebbero funzionare senza alcun problema. Ma nel mondo e’ una storia piuttosto differente. Menziono questo perche’ il Cristiano, se da’ denaro in prestito ad un non credente, non deve nemmeno allora aspettarsi di essere ripagato, mentre la persona empia e’ ancora sotto la divina obbligazione di ripagare il prestito, che lo faccia o meno.
Un altro punto importante entra qui nel discorso. Il lettore ha osservato correttamente che la questione di prendere in prestito in Luca 6 e’ discussa in un piu’ ampio contesto che include i versi 31-36. Qui siamo chiamati ad amare il nostro prossimoo e di fare cosi’ anche se e’ nostro nemico. Ho discusso questo obbligo del Cristiano varie volte in numeri precedenti delle News, e non lo faro’ qui. Qui voglio soltanto ricordare ai nostri lettori che amare il nostro prossimo, se richiede che facciamo loro del bene in ogni loro bisogno, fondamentalmente richiede che noi ricerchiamo la loro salvezza. Cio’ significa che noi diamo al nostro prossimo qualsiasi cosa di cui egli abbia bisogno senza esitazione, ma nel nome di Cristo. Cioe’, noi diciamo al nostro prossimo che e’ in obbligo di ravvedersi dei suoi peccati e di credere in Cristo; e che noi diamo a lui cio’ di cui ha bisogno perche’ Dio ha dato a noi, peccatori immeritevoli, molto di piu’ di quanto chiediamo o pensiamo.
L’osservazione del lettore che “sembra che piu’ denaro le persone hanno, piu’ probabilmente esse non vogliono adempiere le obbligazioni di questo verso [Luca 6:35]” e’ vera. Conosco alcuni santi in Myanmar che fanno parte di una congregazione nell’area dello Yangon. Essa e’ nella regione colpita dal Ciclone Nargis (2 Maggio 2008) e tre famiglie dela chiesa hanno perduto tutto quello che avevano, mentre altri hanno sofferto perdite, ma non altrettanto serie. Deve essere compreso che queste persone che hanno perduto tutti iI loro possedimenti non avevano niente gia’ da prima, una baracca di bamboo, un paio di mobili—di solito niente piu’ che scatole—e soltanto abbastanza cibo per farli sopravvivere, quasi ad un livello di inedia, per un giorno solo. Quando fu creato un collegamento telefonico, fu posta questa domanda al loro pastore: quali sono iI vostri piu’ urgenti bisogni? La sua risposta fu che l’intera congregazione stava condividendo quello che avevano con tutti gli altri, e che, almeno al presente, essi se la stavano cavando. Quindi, egli concluse, essi non avevano bisogni immediati.
E’ una strana ed inesplicabile perversione nel nostro pensare ed agire che meno abbiamo, piu’ generosi siamo, mentre d’altro canto piu’ abbiamo, piu’ vogliamo, e piu’ grande e’ la nostra riluttanza a condividere cio’ che abbiamo con altri. Questa e’ una crudele manifestazione del nostro rimanente peccato. Uno penserebbe, guardando alla cosa oggettivamente, che la situazione sarebbe giusto al contrario.
Tuttavia, e’ vero che le ricchezze sono una trappola mortale. Basta solo leggere I Timoteo 6:6-10 per essere scossi nel profondo del proprio essere dall’abbondanza di cose terrene che noi abbiamo. Dovremmo comprendere, penso, che noi siamo “ricchi” nel momento in cui abbiamo piu’ di quello di cui abbiamo bisogno per il giorno presente. Ci e’ comandato di pregare ogni giorno per il nostro pane quotidiano. Mio padre usava dirci, quando eravamo bambini, a casa: “dovete pregare per il vostro pane quotidiano, ma non potete pregare per averci del burro di arachidi sopra. Se il Signore vi da’ burro di arachidi, allora siate grati, ma voi dovete limitare la vostra preghiera al pane.” Egli stabiliva il suo punto. Qualsiasi cosa di piu’ di quello che chiediamo sono “ricchezze.”
Non e’ un peccato in se’ avere un’abbondanza di cose terrene. Queste cose sono doni di Dio, la sovrabbondante fonte di ogni bene. Esse devono essere godute come Suoi doni, e non da essere disprezzate con qualche tipo di “santo” sdegno, perche’ esse devono essere santificate dalla Parola di Dio e dalla preghiera (I Timoteo 4:4-5).
Questi doni di Dio non sono mai “nostri” in un modo che con essi ci facciamo cio’ che vogliamo, perche’ noi siamo soltanto amministratori e “la terra e’ del Signore, e la sua pienezza” (Salmo 24:1). Essi tutti devono essere usati per glorificarlo e come mezzi coi quali Lo serviamo. Il principio del regno dei cieli e’: “cercate prima il regno di Dio, e la sua giustizia” (Matteo 6:33). La parola “prima” qui non deve essere interpretata come numero 1 in una lunga lista di cose che cerchiamo; Gesu’ intende “prima” come un principio fondamentale delle nostre vite, che governa e controlla tutto quello che facciamo.
Ne’ e’ indegno della nostra attenzione il fatto che il Signore dice queste parole in connessione con la nostra chiamata di non preoccuparci di cio’ che mangeremo o di che berremo o con cosa ci vestiremo. Gli empi cercano queste cose. Il nostro Padre celeste sa cio’ di cui abbiamo bisogno ed e’ in grado di supplire ad ogni nostro bisogno (25-34).
Noi obietteremo, sono sicuro, che le richieste stringenti del regno sono imposibili da osservare. Noi possiamo costeggiare questi comandamenti nella nostra via “ordinaria.” Ma: 1) Il Signore ci comanda di fare queste cose. 2) Noi siamo cittadini del regno dei cieli ed abbiamo la grazia di essere obbedienti. 3) Le ricchezze sono una trappola, e quando sono tali: “va’ e vendi ci’ che hai, e dallo ai poveri, ed avrai un tesoro in cielo, e vieni e seguimi” (Matteo 19:21).