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CR News – Luglio 2013 • Volume XIV, n. 15

La Morte dei Sette Figli Di Saul

Un fratello scrive, “Leggendo 2 Samuele 21, sembra ingiusto che sette dei figli di Saul sono messi a morte per il peccato del padre contro i Gabaoniti, peccato che non mi pare sia riportato dalla Scrittura?”

La storia di questo evento è piuttosto complicata e, in alcuni casi, come suggerisce il fratello, non sempre chiara. È chiaro quanto segue. Quando Giosuè e gli Israeliti lottarono contro i Cananei, Giosuè fece pace con i Gabaoniti (Giosuè 9:3-27). Quando questa pace fu fatta, gli anziani di Israele giurarono di non uccidere i Gabaoniti (15).

Molti secoli dopo (il periodo dall’esodo di Israele al regno d Saul è generalmente considerate essere di 400 anni), Saul salì al trono. A quanto pare uccise alcuni dei Gabaoniti con i quali Israele aveva dichiarato pace. Il fratello che chiede osserva che l’evento non è menzionato nella Scrittura. È possibile, tuttavia, che il riferimento a questo evento sia lo sterminio di 85 persone da parte di Doeg, l’Edomita, per comando di Saul (1 Samuele 22:17-19). La base di questa congettura sta nel fatto che, secondo 1 Samuele 22:6 e 23:19, Saul in quel tempo risedeva a Ghibeah.

Ad ogni modo, Davide era a conoscenza di questo vile atto, infatti egli non fu sorpreso quando il Signore gli spiegò che la carestia nella terra di Canaan fu dovuta all’uccisione da parte di Saul di alcuni Gabaoniti, in violazione del giuramento che Israele fece per risparmiare le loro vite. Perciò, alla richiesta dei Gabaoniti stessi, sette figli di Saul furono giustiziati (2 Samuele 21:1-11).

Sembra che ciò sia in connessone con l’uccisione dei figli di Saul e con la protezione dei due corpi da parte della loro madre, Ritspah, che Davide prese le ossa di Saul e Jonathan dal popolo di Jabesh di Galaad e le seppellì nel sepolcro di famiglia in Tselah (12-14).

Riguardo questi strani eventi sorgono diverse domande. Una è: perché il Signore attese questo tempo piuttosto lungo tra l’azione omicida di Saul e la Sua punizione sulla nazione d’Israele? E un’altra: cosa aveva a che fare con la soddisfazione dell’ira di Dio il seppellimento delle ossa di Saul e Jonathan? Infatti fu solo dopo il seppellimento delle ossa di Saul e Jonathan che “DIO diede ascolto alla preghiera fatta per il paese” (14).

Ma al fratello che ha posto la domanda interessa un altro punto. Dove sta la giustizia nell’uccidere sette figli di Saul per un peccato commesso da Saul? Ma questa forse è la parte della faccenda più facile da rispondere. La risposta sta nel fatto che nelle relazioni di Dio con l’uomo (gli angeli) sussiste una responsabilità corporativa che coinvolge gli uomini nella stessa relazione organica. In definitiva, l’intero mondo è unito in una unione corporativa perché il peccato di Adamo nel Paradiso era, ed è, responsabilità dell’intero mondo: “Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e per mezzo del peccato la morte, così la morte si è estesa a tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato” (Romani 5:12). Ma c’è anche unione organica e, per questo, una responsabilità corporativa nelle nazioni, nelle razze e nelle famiglie. Ciò che un individuo di un dato gruppo compie è responsabilità dell’intera unità organica.

La responsabilità corporativa esiste nelle famiglie. Dio visita l’iniquità dei padri sui figli nella terza e quarta generazione di coloro che lo odiano (Esodo 20:5). La responsabilità corporativa è parte della vita delle nazioni. Tutto Israele soffrì alla sconfitta dell’esercito ad Ai perché un solo uomo (Akan) aveva rubato oggetti da Gerico (Giosuè 7). L’intero Regno del Nord di Israele fu lasciato all’idolatria e infine condotto in cattività a causa del peccato di Geroboamo figli di Nebat, che fece peccare Israele. Giuda andò in cattività in Babilonia a causa del suo orribile peccato di idolatria, e così il pio Daniele e i suoi tre amici ci andarono anch’essi, anche se non personalmente colpevoli del peccato di Giuda

La responsabilità corporative è un fatto dell’intera vita, anche ai giorni nostri.

Ma una nuova corporazione è stata formata per grazia di Dio, la corporazione di una nuova nazione, un nuovo popolo, la chiesa. È la corporazione di Cristo e dei Suoi eletti. È una corporazione graziosa dove l’intera chiesa è responsabile per ciò che Cristo fece nella Sua santa vita e sulla croce. Ecco perché la giustizia di Cristo può essere ed è imputata agli eletti. E così, come tutti morirono in Adamo, così anche in Cristo sono tutti sono vivificati in Cristo (1 Corinzi 15:22).

Saul aveva peccato nel rompere il giuramento che Israele, sotto Giosuè, fece ai Gabaoniti. Tutti gli Israeliti, nella corporazione nazionale, erano obbligati a mantenere quel giuramento. Saul lo ruppe, molto probabilmente a causa del suo odio e della sua paura verso Davide, colui che Dio aveva unto al posto di Saul. Israele era responsabile del peccato di Saul. Giustizia non era mai stata fatta per l’omicidio a sangue freddo causato da Saul. Ora, durante il regno di Davide, Dio stava punendo Israele. Assumendo che ciò era in connessione con gli eventi di 1 Samuele 22, leggiamo qui che Saul uccise Ahimelek e altre 84 persone, egli uccise “uomini, donne, fanciulli, bambini di latte” (19). Cosa potrebbe essere più giusto ora che la famiglia di Saul sia condannata come retribuzione? E così fu.

Perché Dio attese così a lungo per fare giustizia ai Gabaoniti, non saprei dirlo. Ma so, come il vecchio proverbio dice, che la macina della giustizia di Dio gira lentamente, ma la macinatura è estremamente fine. Quello recente del presidente degli Stati Uniti nell’incoraggiare matrimoni tra persone dello stesso sesso è un grande peccato. Giustizia non è stata ancora inflitta, ma lo sarà. Guai su coloro che sono responsabili nel nostro paese per un tale terribile peccato. Sodoma e Gomorra non furono risparmiate; e l’America scamperà forse al giudizio? Siamo tutti responsabili – a meno che non confessiamo questo peccato e andiamo a Cristo per fede affinché possiamo nascondersi sotto l’ombra della sua croce.

Devo fare un’altra osservazione. La responsabilità corporative è apertamente e quasi universalmente negate ai nostri giorni. E la ragione per cui è negata nella chiesa è l’orrida eresia dell’Arminianesimo ha dilagato nella chiesa. L’Arminianesimo non conosce la responsabilità corporativa. Nel pensiero Arminiano, ogni uomo sta per se stesso. L’Arminianesimo è Pelagianesimo. E, come si esprimono I Canoni di Dordt, il Pelagianesimo è nato dall’inferno (II.R:3). L’intera materia della responsabilità corporativa è invece fondamentale per la fede Riformata. È parte delle sue fondamenta. È una verità che deve essere preservata a tutti i costi.

Il fratello pone anche un’altra domanda a questa correlate: “Anche il grosso massacro dei Cananei nella terra, uomini, donne e bambini, deve essere giustificato; forse Romani 9:21 da la risposta.” Romani 9:21 dice: “Non ha il vasaio autorità sull’argilla, per fare di una stessa pasta un vaso ad onore e un altro a disonore?”

Non credo che Romani 9:21 sia una risposta a tale domanda, tranne per il fatto che questo verso insegna l’elezione e la riprovazione. La suprema e sovrana determinazione di Dio nell’elezione e nella riprovazione è lo sfondo di ogni relazione che Dio ha con gli uomini. Ma questo non è il punto principale nell’uccisione dei Cananei.

Prima di tutto, bisogna ricordare che il massacro dei Cananei era l’adempimento storico della maledizione di Dio su Canaan, il Figlio di Cam, proclamata da Noè (Genesi 9:25-26). Anche qui vi è l’intera faccenda della responsabilità corporativa, perché le generazioni di Cam erano corporativamente responsabili dell’incosciente e peccaminoso comportamento di Cam durante il sonno di Noè ubriaco.

First of all, one must remember that the slaughter of the Canaanites was the historical fulfilment of God’s curse of Canaan, Ham’s son, spoken by Noah (Gen. 9:25-26). Here, too, the whole matter of corporate responsibility enters in, for the generations of Ham were corporately responsible for Ham’s reckless and sinful behaviour during Noah’s drunken sleep.

Tuttavia, è anche vero che i Cananei avevano colmato la coppa d’iniquità e avevano reso se stessi maturi per il giudizio. Il massacro dei Cananei è forse peggiore del canto di Israele in cattività? “O figlia di Babilonia, che devi esser distrutta, beato chi ti darà la retribuzione del male che ci hai fatto! Beato chi prende i tuoi bambini e li sbatte contro la roccia!”(Salmo 137:8-9).

Ma qui c’è un punto che è necessario enfatizzare. In un senso importante, Dio non ha bisogno di essere giustificato. Mi asterrei infatti da ogni tentativo di tal sorta. Il punto è che non solo Dio ha il diritto di fare ciò che gli piace con le Sue creature, ma anche che ogni disputare contro i Suoi giudizi sui malvagi è un’offesa alla Sua santità (Romani 9:20-21). Il problema non è che Dio compia cose terribili nella Sua furia contro il peccato; il problema è che l’uomo pensa con noncuranza della santità di Dio. Se solo sapessimo e comprendessimo e credessimo quando Dio sia santo, allora non avremo problemi nel comprendere la Sua giusta ira contro i peccatori.

Infine, è con la santità di Dio che dobbiamo misurare la terribile natura del nostro peccato. Siamo così inclinati ad ammiccare al peccato, a sottovalutarlo, a considerarlo una cosa minore e a scusarlo con ogni sorta di ragionamenti fittizi. Ma contempliamo piuttosto la sfolgorante luce della Sua santità, e gridiamo come fece il profeta: “Ahimé!Io sono perduto” (Isaia 6:5)! Prof. Hanko


Sabato o Domenica?

Una sorella chiede, “Potreste spiegarmi perché alcune persone hanno il culto di sabato e non di domenica?” Per ominciare, è necessario precisare che la chiesa Cristiana adora e ha adorato nel primo giorno della settimana, domenica, il Giorno del Signore, sin dagli apostoli in poi, e questo per diverse ragioni bibliche:

  1. Gesù risuscitò dai morti di domenica con “un gran terremoto” (Matteo 28:2).
  2. Di domenica, Pietro e Giovanni videro la tomba di Cristo vuota (Luca 24:12; Giovanni 20:3-10), così come le donne (Matteo 28:1-8; Marco 16:1-8; Luca 24:1-10) a Maria Maddalena (Giovanni 20:1-2, 11-13) alla quale parlarono gli angeli.
  3. Tutti i giorni specificati nei quali il Signore apparse dopo la resurrezione sono domeniche. Nella prima domenica, egli si mostrò in cinque occasioni: le donne (Matteo 28:9-10), Maria Maddalena (Marco 16:9; Giovanni 20:14-18), Pietro (Luca 24:34; 1 Corinzi 15:5), i due viaggiatori sulla via per Emmaus (Marco 16:12; Luca 24:13-32) e i dieci discepoli (Luca 24:36 e seguenti; Giovanni 20:19-23). Nella seconda domenica, Egli si rivelò agli undici discepoli, e Tommaso con loro (Giovanni 20:24-29).
  4. Il Cristo asceso sparse il Suo Spirito Santo nella domenica di Pentecoste (Atti 2), l’inizio degli “ultimo giorni” (17), il compleanno della chiesa e l’occasione per il primo sermone e I primi battesimi Cristiani.
  5. L’apostolo Paolo predicò e amministrò la Cena del Signore nella chiesa di Troas, dove risuscitò Eutico dai morti, di domenica (Atti 20:7-12).
  6. Alla chiesa fu comandato di dare le sue offerte di domenica (1 Corinzi 16:1-2).
  7. Cristo si manifestò all’apostolo Giovanni in una domenica o Giorno del Signore (Apocalisse 1:10), e così gli diede il libro dell’Apocalisse, l’ultimo libro della Bibbia.

I sabatisti del settimo giorno si riuniscono di sabato perché costoro rigettano il significato di questi atti compiuti da Gesù e dal Suo Spirito, così come rigettano l’esempio della chiesa degli apostoli, e non hanno afferrato la grandezza della salvezza che abbiamo pienamente e solo in Gesù Cristo, il Signore del sabato (Marco 2:28), il quale possiede autorità e potere per cambiare il giorno ed investirlo con una più ricco e profondo significato e benedizione. Egli cesso l’opera di acquisto della redenzione per i Suoi eletti ed entrò nel Suo sabato di riposo con la Sua risurrezione dai morti in una domenica (Ebrei 4:10;Confessione di Westminster 21:7-8;Catechismo Maggiore di Westminster, D. & R. 115-121; Heidelberg Catechism, Giorno del Signore 38).

Triste a dirsi, canzoni dei sabatisti del settimo giorno sono incluse in molti innari evangelici. Francis Augustus Blackmer, autore di “Once I thought I walked with Jesus,” apparteneva agli Avventisti del Settimo Giorno, i quali credono che osservare la domenica come Giorno del Signore sia il marchio della bestia (Apocalisse 13:16-18); Samuel Stennettm, che scrisse “On Jordan’s stormy banks I stand,” era un Battista dell’Ultimo Giorno (cf. Our Own Hymn Book Versus God’s Own Hymn Book: A Critique of the Free Presbyterian Church of Ulster Hymnal“).Rev. Stewart


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