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CR News – Marzo 2016 • Volume XV, n. 23

 

I quarantadue mesi

Molta gente rimane perplessa di fronte ai 42 mesi di cui si parla nel libro dell’Apocalisse (11:2, 13:5). Sono letterali o simbolici? Quando hanno inizio? Quando avranno fine?

I capitoli da 11 a 13 dell’Apocalisse contengono cinque riferimenti a diversi periodi temporali, che riporterò in ordine di apparizione nel testo ispirato. “Ma il cortile esterno del tempio, lascialo da parte, e non lo misurare, perché è stato dato ai Gentili, i quali calpesteranno la città santa per quarantadue mesi” (11:2). “Ed Io darò potenza ai miei due testimoni, ed essi profetizzeranno milleduecentosessanta giorni, vestiti di sacco” (11:3). “E la donna fuggì nel deserto, dove ha un luogo preparato da Dio, perché vi sia nutrita durante milleduecentosessanta giorni” (12:6). “Ma alla donna furono date le due ali della grande aquila affinché se ne volasse nel deserto, nel suo luogo, dov’è nutrita per un tempo, dei tempi e la metà di un tempo, lontana dalla presenza del serpente” (12:14). “Le fu data una bocca che proferiva cose grandi e bestemmie. E le fu dato potere di agire per quarantadue mesi” (13:5).

Notate che in questi tre capitoli sono presenti i seguenti tre periodi temporali: 1260 giorni, menzionati due volte (11:3; 12:6), 42 mesi citati altresì due volte (11:2; 13:5), “un tempo dei tempi e la metà di un tempo”, riportato una sola volta (12:14).

Ma esaminiamo con attenzione questi tre periodi. Primo, se consideriamo un mese fatto di 30 giorni, quanti ve ne saranno allora in 42 mesi? La risposta è 1260 giorni! Secondo, quanti anni sono 42 mesi? Dato che ci sono 12 mesi in un anno, 42 mesi sono tre anni e mezzo, che è l’equivalente di un “un tempo [1], dei tempi [2] e la metà [ ½] di un tempo” (12:14), abbiamo quindi che 1 + 2 + ½ = 3 ½. Pertanto, questi tre periodi coincidono! I 1260 giorni sono equivalenti a 42 mesi, equivalenti a loro volta a 3 anni e mezzo (o tempi).

C’è qualche indicazione in Apocalisse 11-13 che questi tre periodi siano gli stessi, ovvero riferiti allo stesso evento? Certamente. Primo, in Apocalisse 11 i 42 mesi sono menzionati nel verso 2 con il verso immediatamente successivo che allude ai 1260 giorni (3). Secondo, la donna (o la chiesa) nel suo luogo nel deserto è nutrita per 1260 giorni (6) e, in un’affermazione parallela, siamo informati che la donna nel suo luogo nel deserto è “ per un tempo, dei tempi e la metà di un tempo”, ovvero 3 tempi e mezzo o 3 anni e mezzo (14).

Ma dopo aver stabilito che i 1260 giorni sono i 42 mesi, che sono i 3 anni e mezzo (o tempi), dobbiamo capire quando questi iniziano e terminano.

In Apocalisse 12, la donna partorisce un maschio che governerà le nazioni, Gesù Cristo, che ascende al Suo trono in cielo (5). Cosa succede alla donna, all’ascensione di Cristo dal cielo dal quale regna? “E la donna fuggì nel deserto, dove ha un luogo preparato da Dio, perché vi sia nutrita durante milleduecentosessanta giorni” (6). Così i 1260 giorni partono dall’ascensione di Cristo e alla sua seduta alla destra di Dio.

E ancora, con l’ascensione di Cristo al Suo trono, Satana è cacciato dal cielo (9-10, 13) e perseguita la donna per 3 tempi (o anni) e mezzo (13-14). Chiaramente i 1260 giorni e i 3 anni e mezzo cominciano nello stesso momento, ovvero con l’intronizzazione di Cristo in cielo.

Quando terminano i 1260 giorni o tre tempi (o anni) e mezzo? Quando smetterà il diavolo di attaccare la donna, la chiesa? Quando non ci sarà bisogno per Dio di proteggere e nutrire la donna, la Sua chiesa, dagli attacchi di Satana? La risposta è la seconda venuta del Signore Gesù Cristo, quando il diavolo sarà scaraventato nel lago di fuoco e l’intera chiesa cattolica o universale sarà glorificata!

Osserviamo la stessa verità riguardo la fine dei 1260 giorni o 42 mesi o 3 tempi e mezzo in Apocalisse 11. I due testimoni danno la loro testimonianza per 1260 giorni (3). Dopodiché c’è l’avvento del regno eterno di Cristo sopra tutti i regni nel nuovo cielo e nella nuova terra (15), che segue la risurrezione dei morti e il giudizio finale, compresa la premiazione dei santi da parte di Dio (18). Da uno studio dei 1260 giorni in Apocalisse 11, ancora notiamo che il nostro periodo termina con il ritorno corporale del Figlio di Dio incarnato.

Mettendo tutte queste cose insieme, quando cominciano i 1260 giorni o 42 mesi o 3 tempi e mezzo in Apocalisse 11-13? Con l’ascensione e intronizzazione di Cristo. Quando ha termine questo periodo? Con il ritorno di Cristo, quando “I regni di questo mondo sono divenuti il regno del Signor nostro e del suo Cristo, ed egli regnerà nei secoli dei secoli” (11:15).

In termini Cristologici, i 1260 giorni o 42 mesi o 3 tempi e mezzo vanno dall’intronizzazione di Cristo alla destra di Dio al Suo ritorno corporale alla fine di questa epoca. In termini di anni, questo periodo va dall’anno 33 DC ai giorni nostri e oltre, un periodo di quasi 2000 anni fin qui. In altre parole i 1260 giorni o 42 mesi o 3 tempi e mezzo ricoprono “gli ultimi giorni”, un altro importante termine biblico per il tempo tra l’intronizzazione di Cristo in cielo e il suo ritorno sulle nuvole.

Abbiamo così la risposta alla domanda. I 1260 giorni o 42 mesi o 3 tempi e mezzo sono letterali o simbolici? Ovviamente non possono essere letterali dato che molto più di 42 mesi sono passati dall’ascensione di Cristo al cielo. Questo periodo è pertanto simbolico, come ci si aspetterebbe da un libro che ci dice proprio nel suo primo versetto che la verità che contiene è “significata”, ovvero presentata in forma di segni (1:1) [NdT, il greco è ἐσήμανεν esēmanen, stessa radice ad esempio di semaforo. La Versione Autorizzata inglese usata dall’autore traduce appropriatamente con “significata” mente le traduzioni italiane traducono con “fatto conoscere”, (NRiv-ND-Riv) e “dichiarata” (Diod)]. Questo è inoltre in linea con gli altri numberi simbolici in questo ultimo libro della Bibbia, come i 24 anziani, i 7 sigilli, le trombe e le coppe, i 144000 santi, etc. Rev. Stewart


La Teodicea (1)

“Ci viene spesso giustamente detto che Dio non ricorderà i nostri peccati e li ha allontanati da noi a una distanza infinita (quanto dal levante al ponente) e li ha seppelliti nelle profondità degli oceani. Quindi come può essere che quegli stessi peccati siano rivelati nel giorno del giudizio, con ogni credente ricompensato secondo le sue opere? I nostri peccati non dovrebbero essere nascosti dato che sono stati espiati, e semplicemente giudicate le nostre opere, considerato che certamente la qualità delle opere svelerà il peccato inerente in esse?”

Ho dato come titolo alla risposta a questa domanda del lettore “La Teodicea”. Esso è un termine pressoché sconosciuto ai nostri giorni, dato che lo si sente raramente pronunciato nelle chiese o riportato in qualche libro o scritto di teologia. È una cosa molto triste perché questo è un importante termine teologico che dovrebbe essere conosciuto da chiunque professi di essere un Calvinista o un credente nella fede Riformata. Il suo declino nel lessico teologico della chiesa è dovuto al fatto che la teologia è oggi tristemente antropocentrica e non più teocentrica. Il termine “teodicea” indirizza i nostri pensieri e il nostro teologizzare verso Dio e non verso l’uomo.

La parola significa, letteralmente. “la giustificazione di Dio”. Essa fa riferimento al giudizio finale quando la fine del mondo presente giunge con il ritorno di Cristo. Teodicea è un’altra parola per indicare le rivendicazioni di Dio nel giorno del giudizio quado tutti gli uomini appariranno davanti al tribunale di Cristo. Essa non si concentra sul giorno del giudizio come tale, ma è rivolta allo scopo per il quale occorre che gli tutti uomini siano giudicati.

Dopo tutto, ci sono molti giorni di giudizio e molti modi in cui Dio giudica gli uomini. Dio giudica ogni azione di ogni uomo in ogni momento della sua vita. La Scrittura chiama questo giudizio di Dio “coscienza”. Dio testimonia nella coscienza di ogni uomo se Egli approva o disapprova quello che la persona fa. Dio non solo giudica quell’uomo ma lo informa del Suo giudizio.

Ogni uomo è giudicato al momento della sua morte, perché in quell’istante egli va immediatamente in cielo o all’inferno. Anche questa è l’esecuzione del giudizio di Dio.

Ma una cosa importantissima non è ancora avvenuta: la giustificazione di Dio in tutte le Sue opere, ovvero la teodicea. In ogni epoca gli uomini si inventano delle perverse teorie su Dio per negare il suo giudizio. In ultima analisi il problema è che costoro non vogliono che Dio abbia tutta la gloria, esatto, tutta la gloria. E pertanto mormorano sul fatto che la predestinazione eterna non può essere vera e rende Dio ingiusto, e questo specialmente per la riprovazione. “Come può essere vero,” dicono, “che un Dio misericordioso scaraventi peccatori all’inferno? Anzi, come può esistere un inferno con le sue eterne sofferenze se Dio ama tutti gli uomini? Come può Dio ignorare tutte le buone azioni che i malvagi compiono e mandare un uomo all’inferno per aver donato milioni a istituzioni caritatevoli? Come può mai una persona dire che un peccatore andrà all’inferno quando questi non ha mai avuto occasione di accettare Cristo?” Viene da pensare che costoro siano più misericordiosi e giusti di Dio stesso!

È lo stesso clamore che Paolo già conosceva come obiezione alla predestinazione divina: “Tu mi dirai dunque: «Perché trova ancora egli da ridire? Chi può infatti resistere alla sua volontà?»” La risposta a questa domanda è davvero “Piuttosto, o uomo, chi sei tu che replichi a Dio? La cosa formata dirà essa a colui che la formò: «Perché mi facesti così?»” (20)

Questa è fondamentalmente la stessa risposta che Jehovah diede a Giobbe quando cercava una risposta da Dio per le sue terribili sofferenze: “ Chi ti credi di essere, Giobbe? Pensi tu forse che io debba giustificare quello che faccio? Credi tu, che sei meno di un granello di polvere, di aver qualche titolo di trascinarmi alla sbarra degli imputati a spiegare quello che faccio per giustificarmi?”

Quando Giobbe udì questo, così gridò: “Chi è colui, che oscura il consiglio senza conoscenza? Perciò io ho dichiarato quel che non capivo, cose troppo meravigliose per me che io non conoscevo… Il mio orecchio aveva sentito parlare di te, ma ora il mio occhio ti vede. Perciò aborro me stesso e mi pento sulla polvere e sulla cenere” (Giobbe 42:3,5-6).

Vediamo forse gli uomini prostrarsi con le facce a terra accanto a Giobbe e ripetere le sue parole con un agonizzante grido lanciato dai loro cuori? Oh, certo che no. Preferiscono piuttosto far comunella con gli Arminiani che furono condannati dal Sinodo di Dordt. Gli Arminiani sostengono che la dottrina della sovranità di Dio nell’elezione e nella riprovazione fa di lui “… autore del peccato, ingiusto, tiranno, ipocrita; … [che] rende gli uomini carnalmente sicuri, in quanto persuasi da essa che, in qualsiasi modo vivano, ciò non nuoca alla salvezza degli eletti, e che possono dunque perpetrare tranquillamente ogni più atroce empietà; che i reprobi non giungerebbero alla salvezza se pure avessero veramente fatto tutte le opere dei santi; … numerosi infanti di fedeli sono strappati innocenti dal seno delle loro madri e sono precipitati tirannicamente all’inferno.”

E quantunque queste terribili accuse contro la verità furono lanciate quattrocento anni fa, che i nostri padri Riformati, nella “Conclusione” dei Canoni di Dordrecht “non solo non confessano, ma anche detestano con tutto il cuore”, persone e teologi ancor oggi ripetono le stesse calunnie contro la verità. Anche John Wesley, un eretico di prima grandezza, fece le stesse strepitanti accuse ma nonostante ciò, egli è oggi acclamato da presunti teologi Riformati come la quintessenza di un Cristiano!

Pensa forse qualcuno che l’eterno Dio del cielo che ascolta tutte queste calunnie contro di Lui farà finta di nulla? Dio è un Dio geloso. Egli giustificherà se stesso, e mostrerà all’intero mondo che Egli è buono e giusto, e che tutti gli uomini sono menzogneri. Anche Satana e il suo tenebroso esercito di demoni dovranno rannicchiarsi intimiditi quando dovranno presenziare davanti al tribunale di Cristo e udire il grande Dio giustificare tutto quello che ha compiuto nella storia. Demoni, teologi tronfi, e cosiddetti pastori delle pecore, quelli ammirati ed esaltati dagli empi, tutti senza eccezione piegheranno le loro ginocchia e “confesseranno che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre” (Filippesi 2:10-11).

Quelli che si oppongo alla verità del Dio sovrano meditino su questo: cosa penserai di dire al Cristo esaltano quando egli tuonerà dal Suo gran trono bianco: “Perché non hai sostenuto la mia verità?”

L’Altissimo giustificherà di fronte all’intero mondo, pubblicamente tutto quello che Egli ha fatto come il Dio sovrano. Come Dio giustifica Se stesso nella teodicea è la risposta alla domanda avanzata dal lettore. Ci ritorneremo la prossima volta, il Signore permettendo. Prof. Hanko

[N.d.T., il traduttore ha tradotto la Bibbia usata nell’originale, la King James Version, in quando ha ritenuto che comunicasse meglio il senso dei due scritti.]

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