La Via di Dio È nel Mare (2)
La via di Dio con la chiesa e con il credente è “in mezzo al mare” (Salmo 77:19), e questo perché noi non siamo al corrente dei Suoi decreti eterni. L’incomprensibilità dei decreti di Dio è un riflesso dell’incomprensibilità di Dio stesso. Le Sue vie sono più alte delle nostre (Isaia 55:9) perché non possiamo conoscere l’Onnipotente alla perfezione (Giobbe 11:7). Una piena, esaustiva conoscenza del decreto di Geova è impossibile così come lo è una piena, esaustiva conoscenza di Egli stesso. Ecco perché l’apostolo esalta le profonde ricchezze di Dio (Romani 11:33): “Poiché da lui, per mezzo di lui e in vista di lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen” (36).
Come se un uomo piccolo e gonfio, con una visiona erronea della sua propria saggezza e importanza, potesse conoscere le inscrutabili vie di Dio! L’onnipotente non può essere messo sul banco degli imputati dalle cavallette e dai vermi della terra per rendere conto del Suo fare!
Questa distinzione vitale tra l’onnipotente Creatore e le impotenti creature significa pure che la via di Dio è in mezzo al mare anche per Satana. Formalmente, egli conosce la via di Dio più di noi, essendo molto più anziano e più intelligente di noi, tuttavia egli rimane una creatura. Anche per i santi angeli le orme di Dio non sono note. Anche Michele, Gabriele e le schiere celesti imparano dai rapporti che Dio ha con la Sua chiesa (Efesini 3:10, 1 Pietro 1:12), perché, sebbene costoro dimorino in cielo, sono decretati e non decretanti.
Non c’è da meravigliarsi, quindi, che spesso non conosciamo i dettagli del piano di Dio o il perché Egli faccia ciò che fa. A volte, con senno, lo capiamo dopo; in cielo capiremo molto di più. Per ora, la Bibbia ci da un quadro ampio dell’opera di Dio sulla terra con a Sua chiesa in Gesù Cristo. Abbiamo principi biblici per comprendere i rapporti di Dio con noi, e questo è uno di quelli: la via di Dio è in mezzo al mare! La Scrittura è chiara, ma gli eventi specifici nella provvidenza di Dio non lo sono sempre.
Tutto ciò significa che non dobbiamo mai cedere alla disperazione. Elia si lamentava che “i figli d’Israele hanno abbandonato il tuo patto, hanno demolito i tuoi altari e hanno ucciso con la spada i tuoi profeti. Sono rimasto io solo ed essi cercano di togliermi la vita” (1 Re 19:10). Elia voleva dimettersi dal suo ufficio di profeta, ma il Signore lo informò dei rimanenti 7000 in Israele (18). La via di Dio è in mezzo al mare!
Giacobbe contestò a nove dei suoi figli, “Voi mi avete privato dei miei figli! Giuseppe non è più, Simeone non è più, e mi volete togliere anche Beniamino! Tutto questo ricade su di me” (Genesi 42:36). La fede del patriarca qui era debole, perché “SeDio è per noi, chi sarà contro di noi?” (Romani 8:31), e perché Dio stava facendo tutte le cose per il bene (Genesi 50:20).
Ricordiamoci dell’angoscia di Asaf: “Ha DIO forse dimenticato di aver pietà e ha nell’ira posto fine alle sue compassioni?” (Salmo 77:9). Non disperate, amati. La via di Dio è nel mare. Voi non sapete cosa Dio stia operando. Non tentate di prevedere l’Onnipotente!
Al posto di disperare, in ogni circostanza (specialmente nelle più difficili) la nostra chiamata è di confidare in Lui (Salmo 37:3-5, 46:1-3). Possiamo affidarci alla Sua bontà, alla Sua saggezza, fedeltà e al Suo grazie pattali per far cooperare tutte le cose per la Sua gloria e il nostro bene.
Se cercate guida e supporto in una situazione difficile, non agite secondo intuizioni mistiche o sulla scorta di emozioni peccaminose. Ricordate la vostra chiamata, il ruolo nel quale Dio vi ha posto. Applicate i dieci comandamenti, il sommario della Sua volontà morale per la vostra vita. Cercate prima il Suo regno e la Sua giustizia (Matteo 6:33).
La verità che la via di Dio è in mezzo al mare significa non solo che è una via sconosciuta (Salmo 77:19) ma anche che è una via redentiva, come ci insegna il contesto (14-16, 20). Con via redentiva non intendiamo dire che le nostre tribolazioni ci redimano, come se pagassimo il prezzo giornaliero della nostra liberazione dal peccato. Piuttosto, Dio applica i benefici della nostra redenzione in Gesù Cristo per fede usando le nostre diverse afflizioni.
La via di Dio con noi è designata, e risulta a nostra santificazione e nel Suo portarci sempre di più fuori dalla schiavitù del peccato. Tramite le sue afflizioni, Asaf fu condotto a meditare santamente (10b-12) e fu ricondotto all’adorazione di Dio (13). Questo è lo scopo di Geova anche nei Suoi rapporti con noi. Tenere questo in mente significa affrontare metà della battaglia.
Quando incontriamo difficoltà, non dobbiamo pensare, “Ma io sono una persona buona e non merito tutto questo!” Ricordate che “non c’è alcuno che faccia il bene, neppure uno” (Romani 3:12). Tutto ciò che meritiamo da noi stessi è l’inferno, ma per la grazia di Dio le nostre afflizioni terrene non sono punizioni ma prove, prove per testarci e purificarci.
Proprio come Israele dovette attraversare il Mar Rosso per raggiungere la terra promessa, così noi dobbiamo percorrere questa via sconosciuta e santificante come la sola via per la gloria – la Tua via è in mezzo al mare! Dio conduce il Suo “popolo” (Salmo 77:20) attraverso il mare verso le benedizioni del cielo nella chiesa. Israele viaggiò insieme per il deserto. Questa è la via – la via di Dio – per il Suo popolo al fine di mantenerci sul retto sentiero.
Inoltre, Dio conduce il Suo “popolo” attraverso il mare e alla beatitudine del cielo nella chiesa che è guidata dafedeli leader di chiesa: “Tuguidasti il tuo popolo come un gregge per mano di Mosè e di Aaronne” (20). Questi due ministri dell’Antico Testamento sono esempi ai ministri della chiesa di oggi. Dobbiamo seguire l’insegnamento e l’esempio dei fedeli leader di chiesa in quanto ci guidano per la via di Dio in mezzo al mare (Ebrei 13:7, 17, 24). Tramite la predicazione della Sua Parola e la guida biblica dei responsabili di chiesa, il nostro Padre celeste ci applica la Sua redenzione guidandoci alla gloria.
La verità che la via di Dio è in mezzo al mare coinvolge anche gli empi. Faraone fraintese ciò, pensando che anche lui potesse passare per il Mar Rosso, ma la via di Faraone, si, era nel mare, ma in un senso diverso! Così come gli Egiziani furono distrutti nel Mar Rosso, così i reprobi malvagi sia uomini che angeli sono distrutti dalla croce di Cristo. Rev. Stewart
Il Peccato Imperdonabile
Un fratello dal Brasile chiede, “Cos’è il peccato imperdonabile?”
È forse opportuno che io citi i tre passaggi principali nella Scrittura su questo argomento. Il primo testo è Matteo 12:31-32: “Perciò io vi dico: Ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà loro perdonata. E chiunque parla contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma chi parla contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonato, né in questa età né in quella futura.” È importante capire che Gesù pronunciò queste parole in risposta alla maligna pretesa dei Farisei che Egli stesse cacciando via demoni nel nome del principe dei demoni.
Anche Ebrei 5:4-6 parla di questo peccato: “Quelli infatti che sono stati una volta illuminati, hanno gustato il dono celeste, sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire, se cadono, è impossibile riportarli un’altra volta al ravvedimento, poiché per conto loro crocifiggono nuovamente il Figlio di Dio e lo espongono a infamia.”
Infine, c’è 1 Giovanni 5:16-17: “Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non sia a morte, preghi Dio, ed egli gli darà la vita, a quelli cioè che commettono peccato che non è a morte. Vi è un peccato che è a morte; non dico egli debba pregare per questo. Ogni iniquità è peccato, ma c’è un peccato che non è a morte.”
Sulla base di questi testi, possiamo giungere ad alcune conclusioni. Gesù non accusa i Farisei del peccato imperdonabile. Ma egli li ammonisce fortemente a suo riguardo in quanto ci sono andati molto vicino. Essi avevano bestemmiato Cristo con l’accusarlo di cacciare via demoni nel nome di Satana. Gesù dice che quel peccato non può essere perdonato. Ma il pericolo era così reale che i Farisei non solo bestemmiarono Cristo, ma anche lo Spirito di Cristo, lo Spirito che il Signore avrebbe sparso sulla chiesa a Pentecoste. Questo significa che il peccato imperdonabile è il peccato di bestemmia contro lo Spirito Santo.
Ebrei 6 insegna che il peccato contro lo Spirito Santo è commesso da qualcuno nella chiesa e sotto la predicazione, perché lo Spirito opera in connessione con la predicazione. Infatti, coloro ai quali si riferisce Ebrei 6 hanno vissuto per un certo tempo nella chiesa e hanno goduto, anche se solo esteriormente, le benedizioni dello Spirito santo sulla chiesa. Essi hanno sperimentato in qualche misura la benedizione del cielo. Costoro sanno quali sono le benedizioni della salvezza, e hanno anche visto quanto grandi e meravigliose esse siano. Conoscono l’opera dello Spirito Santo nella chiesa e come Egli porti le benedizioni dell’opera di Cristo alla chiesa. Essi potevano vedere l’inestimabile valore di questa beatitudine. Costoro parlavano della loro partecipazione nell’opera dello Spirito di Cristo e frequentavano la chiesa nell’adorazione, nella preghiera, nel canto e nella confessione di fede.
Essi erano così vicini ad una vera e piena salvezza che gli Arminiani hanno usato questo testo come prova della caduta dei veri santi. Ma gli Arminiani si sbagliano, anche se il testo ci dice quanto vicino alla benedizione della salvezza le persone possono arrivare, come per esempio coloro che sono nati e cresciuti nella chiesa, e hanno vissuto in essa per molti anni.
Il peccato di coloro che lasciano la chiesa e ripudiano la loro professione è un peccato terribile: “loro crocifiggono nuovamente il Figlio di Dio.” Cristo fu crocifisso una volta al Calvario. Egli fu crocifisso perché né i Giudei, né Erode, né Ponzio Pilato volevano confessare che Gesù è il Cristo, il Figlio dell’Iddio vivente, il solo Salvatore.
Coloro che commettono il peccato imperdonabile non lasciano una chiesa fedele per una chiesa meno fedele. Essi non lasciano la chiesa per vivere semplicemente al di fuori di essa. Essi lasciano la chiesa e parlano apertamente contro quello che una volta confessavano. Negano che Gesù Cristo è l’eterno Figlio di Dio. Negano che la salvezza è da trovarsi solo in Lui. Ridicolizzano la fede dei santi, beffeggiano Cristo, parlano sarcasticamente della salvezza, ridono alla “follia” che professavano in passato, e perseguitano il popolo di Dio se ne avessero l’opportunità. Essi vogliono che tutti quelli che li conoscono sappiano che non vogliono avere niente a che fare con il Cristo predicato nella chiesa. È questo crocifiggere nuovamente il Figlio di Dio.
Those who commit the unpardonable sin do not leave a faithful church for a less faithful church. They do not leave the church to live outside the church. They leave the church and openly speak against what they once confessed. They deny that Jesus Christ is God’s eternal Son. They deny that salvation is only to be found in Him. They ridicule the faith of the saints, mock Christ, speak sarcastically about salvation, laugh at the “foolishness” they once professed, and even persecute God’s people if they have opportunity. They want everyone who knows them to understand that they want nothing to do with the Christ preached in the church. That is crucifying the Son of God afresh.
Giovanni ci dice che non dobbiamo pregare per chi ha commesso il peccato imperdonabile. Tale ammonizione implica che è possibile dire quando qualcuno commette questo peccato. Altri peccato commessi da coloro della chiesa devono essere portati a Dio con la preghiera affinché il peccatore si ravveda. Ma per quel peccato non c’è ravvedimento.
Ciò è comprensibile. La confessione del peccato è la via del ravvedimento e del correre alla croce di Cristo. Ma diffamare un salvatore che loro una volta confessavano quale proprio Signore significa sbarrare l’unico sentiero che conduce al ravvedimento e al perdono. Nessun uomo andrà per il perdono dei peccati da Uno che egli stesso deride come se fosse un impostore.
Le Scritture parlano anche più duramente. Esse ci dicono che è “impossibile” per un tale uomo giungere anche solo alla conoscenza del suo peccato, vedere il suo orrore, ravvedersi e correre a Cristo per il perdono. È Dio che fa questo. Egli rende il ravvedimento impossibile per una tale persona.
Anche questo è in accordo al modo di operare di Dio. Quando persone che una volta confessavano Cristo cadono dalla fede, Dio le taglia insieme alle loro generazioni dal Suo albero d’ulivo (Romani 11:17-21). Dio non ritorna ancora ed ancora a persone, famiglie e nazioni apostate.
Un’altra osservazione deve essere fatta. Possono esserci dei moment nella vita dei Cristiani nei quali, in angoscia e depressione, essi perdono la certezza della salvezza e si chiedono se mai abbiano commesso il peccato imperdonabile. Alcuni possono agitarsi molto per questo quesito. Ma essi non devono disperare, né vivere nella paura o nel dubbio. Uno che commette il peccato imperdonabile non è uno che diviene agitato per una tale domanda, e né si interessa della risposta. La stessa ansietà che alcuni sperimentano quando si pongono tale domanda e la stessa paura che costoro hanno di poter aver commesso questo peccato è, paradossalmente, la prova che essi non l’hanno commesso. Se lo avessero fatto, sarebbero freddi e pieni d’odio a riguardo. Essi non si consumerebbero con terrore e preoccupazione. Ansi, essi riderebbero alla loro follia passata. Non avrebbero alcun interesse per questa domanda.
Quando dubbi e timore assalgono la nostra anima, è buono confessare i nostri peccati, umiliarci sotto la potente mano di Dio, confessare anche il peccato dell’aver dubitato (perché tale è) e correre alla croce per rifugiarci. Dio, a Suo tempo e a Suo modo, prenderà questo figlio tremante tra le Sue eterne braccia e proclamerà pace alla sua anima. Prof. Hanko
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