Cristo edificherà la Sua Chiesa (4)
Rev. Angus Stewart
La promessa di Cristo “Io edificherò la mia chiesa” (Matteo 16:18) significa che la vera chiesa sarà sempre presente sulla terra. Perfino ai tempi di Elia vi erano ancora 7000 nel Regno del Nord che non avevano piegato il ginocchio a Baal (I Re 19:18). Essi sono sempre un residuo, ed a volte “un residuo molto piccolo” (Isaia 1:9), ma il Signore ha sempre il Suo popolo nel mondo. Non vi è ragione di essere abbattuti. Non riporre la tua speranza nel mondo o nella falsa chiesa! Non disperare mentre essi degenerano sempre di più. Non perderti d’animo se le vere chiese divengono sempre più piccole e difficili da trovare. La Parola di Cristo è sicura: Egli edificherà la Sua chiesa. Forse gli eletti sono stati già radunati nella tua area, ma vi è sempre una vera chiesa da qualche parte.
Ciò spiega il motivo per cui i Cristiani isolati e coloro che si trovano in chiese che stanno apostatando sono spesso scoraggiati. A loro risulta difficile vedere la chiesa (come Elia), e così essi dubitano della promessa di Cristo. Inoltre, ad essi mancano i mezzi di grazia (predicazione e sacramenti) amministrati appropriatamente, e così non godono, come dovrebbero, della comunione dei santi con Cristo e l’uno con l’altro. In queste tristi circostanze, i credenti dovrebbero trasferirsi in una chiesa fedele che il Figlio di Dio sta edificando, per il loro proprio bene e quello della loro famiglia, figli ed altri santi, perché Cristo edifica la Sua chiesa attraverso credenti e la loro discendenza in vere chiese istituite.
Qui vi è anche la base per la speranza nella nostra opera missionaria e nell’evangelismo. Molti non vogliono riconoscere la loro malvagità e così non vedono il bisogno che hanno di ravvedersi e di credere in Cristo crocifisso. Ciò può essere scoraggiante. Ma anche se la gran parte di coloro che sono chiamati mediante la predicazione del vangelo rigettano la verità, Gesù ci incoraggia che sempre “pochi sono gli eletti” (Matteo 22:14). Questi sono gli eletti che Egli rende membri viventi della Sua chiesa.
Qualcosa come 2000 anni sono passati da quando Cristo ha iniziato ad edificare la Sua chiesa neotestamentaria. Egli continuerà questa grande opera fino a che l’ultimo appartenente al Suo popolo sarà portato a ravvedimento (cf. II Pietro 3:9) ed allora Egli ritornerà in gloria sulle nuvole del cielo. La nostra chiamata è credere, predicare e ritenere ferma la promessa di Cristo (Matteo 16:18), specialmente in tempi di dubbio, disperazione e arresto. Fedele è Colui che ha fatto le promesse!
Matteo 16:19 afferma i mezzi ufficiali che Cristo usa nell’edificare la Sua chiesa: “le chiavi del regno dei cieli” (cf. Catechismo di Heidelberg, Giorno del Signore 31). Queste due chiavi sono la predicazione del vangelo (Giovanni 20:21-23) e la disciplina ecclesiastica (Matteo 18:15-18). Cristo maneggia queste chiavi attraverso Pietro (16:19) e tutti gli apostoli (Giovanni 20:21-23; Matteo 18:15-18) in primo luogo, ed oggi Egli usa dei pastori che predicano la Parola ed anziani che amministrano la disciplina ecclesiastica.
Allora qual è l’idea di base delle chiavi del regno? Immaginatevi la chiesa come una città ben fortificata governata da un re. Attraverso la fedele predicazione del vangelo, Cristo assicura i veri cittadini del regno che essi appartengono all’interno delle sue mura. Essi vedono ed odono, come se fosse, le porte del regno chiuse e loro stessi al sicuro al loro interno. Mentre i non credenti, che non sono membri della chiesa, pure odono la predicazione, le loro coscienze testimoniano loro che essi sono malvagi, ed essi vedono le porte della città chiuse contro di loro. La disciplina della chiesa funziona come una chiave quando un membro confessante di chiesa cade in peccato, non si ravvede dopo aver ricevuto frequente ammonizione fraterna, ed è infine scomunicato (cf. I Corinzi 5). Allora egli passa attraverso le porte del regno, che sono poi chiuse e sigillate dietro di lui in modo che ora egli è al di fuori delle sue mura. Grazie a Dio, in alcuni casi quella stessa chiave della disciplina ecclesiastica è anche usata per riammettere la persona scomunicata, quando egli mostra segni di genuino ravvedimento.
L’altra immagine solita usata in Matteo 16:19 è quella di legare e sciogliere. Positivamente, Cristo usa la predicazione e la riammissione di persone scomunicate per sigillare sui cuori del Suo popolo penitente e credente che tutti i loro peccati sono perdonati, o “sciolti” da loro. Negativamente, Egli usa la predicazione e la scomunica per testimoniare a tutte le persone impenitenti e non credenti che, fintanto che rimangono così, tutti i loro peccati sono fermamente “legati” a loro.
L’esercizio delle chiavi del regno e questo vincolare e sciogliere sono, ovviamente, solo ratificati e sigillati “in cielo” (19) se la predicazione e la disciplina della chiesa sono in accordo con la santa Parola di Dio.
Ai giorni nostri, le chiavi del regno sono frequentemente poco comprese o sono disprezzate. Ciò è in parte dovuto all’abuso da parte delle chiese false e apostatanti ed in parte al fallimento delle chiese di insegnare appropriatamente la Parola di Dio. Dal contesto di Matteo 16 dobbiamo enfatizzare che queste due chiavi (19)—predicazione e disciplina ecclesiastica—sono i mezzi ufficiali che Cristo usa per edificare la Sua chiesa e per difenderla dalle porte dell’inferno (18)! Una chiesa in cui queste chiavi non sono usate appropriatamente e sono perfino usate in modo errato è spalancata a Satana, o è perfino parte delle forze delle porte dell’inferno! Si tratta di qualcosa di molto serio! Fai in modo, credente, di essere in una chiesa (e denominazione) dove le chiavi sono rettamente stimate ed usate!
Gesù continua con lo spiegare la difficile, ma benedetta, chiamata dei Suoi seguaci: abnegazione, portare la croce, e perdere la propria vita a motivo di Cristo (24-25). Questo è il modo in cui i veri cittadini del regno ed i membri viventi della chiesa camminano in questo mondo. E questa è la chiamata che Gesù e la Sua vera chiesa estende a tutti coloro che Lo confessano come “il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (16).
Sono Tutti Salvati i Bambini che Muoiono nell’Infanzia?
Prof. Herman Hanko
“Tutti i bambini che muoiono nell’infanzia, tutti i nati morti, tutti i feti appena concepiti e tutti coloro che non hanno raggiunto l’età della discrezione (che più l’intelligenza del bambino è grande e più presto giunge), vanno in paradiso automaticamente, come tutti i malati di mente, i bambini autistici, etc. (II Samuele 12:23; Matteo 18:10)?” chiede un lettore.
Questa domanda ha perplesso la chiesa per secoli. Ulrich Zwingli credeva che tutti i bambini della storia intera che muoiono nell’infanzia, che sia da pagani o da credenti, sono salvati. Questa posizione era rigettata da Lutero, Calvino, Knox, e dal resto dei Riformatori. I Canoni di Dordt limitano la risposta affermativa solo per quanto concerne i figli dei credenti: “Dal momento che dobbiamo giudicare della volontà di Dio dalla Sua Parola, la quale testimonia che i figli dei fedeli sono santi, non certo per natura, ma per il beneficio del patto di grazia, nel quale essi sono compresi con i genitori, i genitori pii non devono dubitare dell’elezione e della salvezza dei loro figli che Dio chiama fuori da questa vita nell’infanzia.” (I:17).
La Confessione di Westminster dichiara: “Gli infanti eletti, che muoiono nell’infanzia, sono rigenerati, e salvati da Cristo, attraverso lo Spirito, il quale opera quando, dove, e come vuole: così anche sono tutte le altre persone elette le quali non hanno la possibilità di essere chiamate esternamente per mezzo del ministero della Parola” (10:3). Come i Canoni, la Confessione di Westminster parla di infanti eletti, che muoiono nell’infanzia, ma essa fa riferimento anche a “tutte le altre persone elette le quali non hanno la possibilità di essere chiamate esternamente per mezzo del ministero della Parola.” Chiaramente la Confessione di Westminster tratta coloro all’interno della chiesa visibile, perché l’intero capitolo riguarda la chiamata efficace che giunge in connessione alla predicazione del vangelo.
Il Catechismo di Heidelberg non fa riferimento diretto alla questione della salvezza degli infanti che muoiono nell’infanzia, ma afferma che il battesimo deve essere amministrato ai figli dei credenti perché “essi come gli adulti appartengono al Patto di Dio e alla Sua Comunità, ed a loro, non meno che gli adulti, viene promesso nel sangue di Cristo la redenzione dai peccati e lo Spirito Santo, che opera la fede; così essi, mediante il Battesimo, in quanto il segno del Patto, debbono essere incorporati nella Chiesa Cristiana …” (R 74).
Possiamo concludere senza timore di sbagliarci che nelle linee del patto, cioè, nel caso di figli di credenti che muoiono nell’infanzia, i credenti non hanno motivo di dubitare della salvezza di questi bambini. Lo stesso è vero dei figli di credenti che sono mentalmente handicappati. Essi possono crescere e divenire adulti ed essere incapaci di comprendere i mezzi che Dio usa per salvare il Suo popolo, ovvero, la predicazione della Parola e l’amministrazione dei sacramenti. La potenza della grazia di Dio non è limitata, Egli può salvare anche loro e li salva.
Vedete, non dobbiamo mai, mai sottovalutare l’intendimento che possono avere i bambini handicappati, non importa quanto severo possa essere l’handicap. Il pericolo nel sottovalutare l’abilità intellettuale di tali bambini è in realtà una mancanza di fiducia nell’opera dello Spirito Santo Che è in grado di fare molto oltre ciò che chiediamo o pensiamo nella salvezza degli eletti di Cristo (Efesini 3:20). Io ho conosciuto e sono cresciuto con tali bambini, e non vi è affatto dubbio nella mia mente che lo Spirito opera in loro potentemente e sorprendentemente. I genitori di patto che hanno tali figli sanno questo, ed essi insegnano loro quanto essi possono imparare.
Questi figli hanno un luogo molto speciale nelle famiglie in cui essi sono nati ed hanno un proposito speciale nella chiesa di cui essi sono parte. Essi sono doni di Dio. Sarebbe più che incidentalmente strano se Dio non mostrasse un amore speciale a questi figli come Egli mostra un amore speciale a famiglie e chiese in cui tali figli sono portati per la grazia di Dio.
II Samuele 12:23, a cui si fa riferimento nella domanda, può ben essere usato come prova che Davide anche credeva che i figli eletti dei credenti che muoiono nell’infanzia sono salvati. Alcuni vogliono far riferire il testo meramente alla tomba, ma è più probabile che Davide confessa la sua fede nella salvezza dei figli del patto.
Matteo 18:10 è prova definita e positiva che i figli di credenti, che siano infanti o piccoli bambini, sono figli di Dio ed oggetti del Suo amore. Il testo, e qualsiasi altro testo nella Scrittura, non fa distinzione tra figli che vivono o figli che muoiono nell’infanzia; figli che hanno intelletti normali o che sono nati con difetti mentali. Dio non ha riguardo a persona.
Alla base di tutto ciò vi è la questione se i figli di patto sono salvati nell’infanzia o perfino precedentemente alla concezione. I nostri credi e la Scrittura ci assicurano che è così. Geremia 1:5 è esplicito su questo punto. Geremia fu santificato dal grembo materno. Anche se, strano abbastanza, alcuni argomentano che la santificazione a cui qui si fa riferimento è soltanto una separazione esterna dal mondo, tale argomentazione è speciosa. Geremia fu santificato dal grembo in modo che egli, come uno in cui dimorava lo Spirito, fu reso santo ed equipaggiato per l’opera che Dio gli diede da fare.
Lo stesso è vero di Giovanni il Battista quando egli scalciò nel grembo di sua madre Elisabetta alla presenza di Cristo (Luca 1:41-44). Giovanni fu santificato per la sua opera di annunciare la venuta di Cristo, perché Egli iniziò quell’opera perfino prima della sua nascita: egli annunciò ad Elisabetta che Cristo era presente, ed annunciò a Maria che ella era già incinta di Cristo.
I genitori che prendono sul serio il patto, e che sanno che l’incorporazione nel patto è un’opera sovrana di Dio attraverso Gesù Cristo, riconoscono la salvezza dei loro figli e ricevono i loro figli come coloro per cui Cristo è morto, come figli rigenerati di Dio che sono eredi con loro del patto di grazia. Essi insegnano ai loro figli le vie di Dio, sapendo che lo Spirito renderà efficace il loro insegnamento. Essi in modo assolutamente enfatico non li considerano bambini inconvertiti ed oggetti di opera missionaria.