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CR News – Ottobre 2014  •  Volume XV, n. 6

La voce che grida nel deserto (1)

Si noti ciò che la Bibbia mette in evidenza di Giovanni Battista. La Bibbia ignora il suo volto e il suo fisico, così come la sua personalità e le sue abilità lavorative o atletiche. La Scrittura si concentra sulla sua “voce”.

Questo non è dovuto al fatto che Giovanni avesse una voce bella o melodiosa. Piuttosto, la sua voce viene messa in evidenza a causa di ciò che essa proclamava: la Parola di Dio! Giovanni è chiamato una “voce” perché egli era un predicatore mandato dal Signore. Giovanni era una voce che gridava con potenza e urgenza un messaggio grande e gravoso.

La voce di Giovanni gridava nel deserto, dove tutto era fermo e silente dinnanzi alla sua predicazione. Questo fu preannunciato da Isaia 40:3, citato da tutti e quattro gli evangelisti: “la voce di uno che grida nel deserto” (Matteo 3:3; Marco 1:3; Luca 3:4; Giovanni 1:23).

E quel’è la giusta risposta a quella voce, una voce che dichiara con forza e vigore la Parola di Dio? La giusta risposta è ascoltare!

Luca 3:1-2 delinea dettagliatamente il periodo in cui questa voce grida nel deserto. Vengono menzionati sette uomini: Tiberio Cesare (l’imperatore romano), quattro governatori della Palestina (Ponzio Pilato, Eroe Antipa, Filippo e Lisania; infine, vengono nominati due sommi sacerdoti (Anna e Caiafa). Inoltre Luca ci informa con precisione del momento in cui questa voce iniziò a gridare: “nell’anno quindicesimo del regno di Tiberio Cesare” (Luca 3:1). Gli studiosi dicono che si tratta dell’anno 26 d.C. Questa precisione storica è fenomenale. Sarebbe come se qualcuno nel Regno Unito identificasse un anno precisando il monarca, il primo ministro del Regno Unito insieme a quelli della Scozia, del Galles e del Nord Irlanda, fornendo inoltre il nome dell’arcivescovo di Canterbury insieme al suo successore.

La nascita di Gesù Cristo è datata secondo i regni di due persone (Luca 2:1-2), mentre l’inizio del ministero di Giovanni Battista è datato secondo i regni di sette persone con addirittura l’anno di governo dell’imperatore in carica (Luca 3:1-2). L’inizio del ministero di Gesù Cristo inizio pochi mesi dopo e la Sua crocifissione e resurrezione avvennero pochi anni dopo.

Luca viene spesso chiamato “lo storico” in parte a causa delle date che fornisce (Luca 2:1-2; 3:1-2) e della accuratezza e precisione che ha nell’offrire il suo resoconto nel suo vangelo ispirato (1:1-4; cf. Atti 1:1 e seguenti). Luca lo storico stabilisce l’inizio del ministero di Giovanni così accuratamente perché la sua voce nel deserto pose fine ai 400 anni di silenzio e preannunciò la venuta del Messia promesso e del regno dei cieli! Rev. Stewart


Cristo morì per tutti?

Di recente ho spiegato nelle News la verità della grazia irresistibile di Dio (vol. XV, n. 3-4) per rispondere ad un fratello che desiderava aiuto nelle sue discussioni con un arminiano. L’arminiano in questione sosteneva che la grazia può essere resistita. Questo errore conduce ad un altro errore: tutti gli uomini hanno la grazia necessaria per accettare Cristo. Errore che, a sua volta, conduce ancora ad un altro errore: Cristo morì per tutti gli uomini senza eccezione.

Il fratello ci ha scritto dicendo: “L’argomentazione dell’arminiano in connessione con Giovanni 12:47 è: “La grazia non è resistibile perché altrimenti l’intero mondo sarebbe salvato … Questo testo è ottimo perché non lascia alcuna possibilità al calvinista di dire che la parola ‘mondo’ significhi ‘mondo degli eletti’ … Il testo non parla della chiamata interiore né di quella esteriore. Il testo dice che Gesù venne per salvare il mondo”.

La questione che affrontiamo qui è, quindi, se o meno le Scritture insegnino che Cristo morì per tutti gli uomini senza eccezione, così da rendere la salvezza accessibile a tutti gli uomini mai vissuti. Questo sarebbe l’insegnamento delle Scritture quando esse usano la parola “mondo” e “tutti” in riferimento alla croce di Cristo, almeno secondo coloro che credono che Cristo morì per ogni essere umano. I testi principali che vengono citati in tal senso sono Giovanni 3:16, 1 Timoteo 2:4, 1 Giovanni 2:2 e simili.

È interessante notare come questi passi scritturali sono stati tutti citati da coloro che fanno dipendere la salvezza dalla volontà dell’uomo. È stato così sin dagli inizi della storia della chiesa. I semi-pelagiani sono un ottimo esempio. Il cattolicesimo romano ha insegnato e insegna questa dottrina. I riformatori non hanno insegnato tale dottrina, a differenza degli arminiani e degli amyraldiani. Con il diffondersi dell’arminanesimo in Europa ed America, tale insegnamento divenne la veduta prevalente di una chiesa che si stava allontanando dalla verità.

Storicamente, i riformatori, il grande sinodo di Dordt (1618-1619) e Westminster, insieme ai migliori teologi della tradizione riformata e presbiteriana, hanno rigettato tale perversione della verità. Costoro hanno unanimemente spiegato i testi suddetti in modo tale da porli in armonia con l’intera Scrittura e rispettando la verità della sovranità di Dio. Le interpretazioni universalistiche delle parole “mondo” e “tutti” sono sempre state le interpretazioni degli eretici e dei cattolici romani.

La parola “tutti” che si può trovare in testi quali 1 Timoteo 2:4 è stata coerentemente spiegata. Essa si riferisce a tutte le classi e tutti i tipi di persone. Il testo non si riferisce ad ogni uomo senza eccezione. Questa interpretazione è in armonia con la Scrittura intesa globalmente e ha più senso se si considera il contesto del capitolo. Quest’ultimo definisce la chiesa come genuinamente cattolica, cioè, comporta da persone da ogni parte del mondo. Noi usiamo la parola “tutti” con la stessa accezione. Una volta lessi un articolo in un giornale locale che descriveva un incendio. L’articolo diceva: “Tutta la città era li a osservare l’incendio”.Anche le persone in ospedale? Anche i neonati? Anche gli anziani e quelli costretti a letto? Ovviamente no. Ciò che quella frase voleva dire era: “Persone da ogni parte della città”.

In molti casi, la parola “mondo” è stata correttamente intesa in quanto si riferisce ai credenti: il mondo dei credenti. Questo è il contesto dei versi in cui è posto Giovanni 3:16. Il testo non necessita di alcuna particolare interpretazione se ci si sforza di spiegare la Parola di Dio con la ben nota regola: la Scrittura interpreta la Scrittura. Ben disse Spurgeon una volta: “Non c’è un solo verso nella Bibbia dove la parola ‘mondo’ significa tutti gli uomini senza eccezione”.

Potete trovare una lunga lista di teologi che si attennero fermamente alle Scritture senza interpretazioni soggettive al seguente indirizzo: Calvinism Resources. Questa pagina contiene anche un libro che ho scritto, Una storia della libera offerta, di prossima pubblicazione, DV. Questo libro offre citazioni, partendo da Agostino (354-430) e passando attraverso l’intera storia della chiesa, che rigettano l’interpretazione secondo la quale Cristo mori per ogni uomo senza eccezione.

Il vero significato della parola “mondo”, quando è usato positivamente in riferimento all’umanità, consiste nel mondo incluso dall’elezione eterna e dalla salvezza sovrana: la chiesa universale composta dai credenti. Dio ci ha scelto individualmente così che i nostri nomi possano essere scritti nel libro della vita. Dio ci ha donato a Cristo il quale morì per noi, come spiega il potente capitolo 17 del vangelo di Giovanni. Siamo inclusi nella chiesa per opera del Cristo asceso, tramite il Suo Spirito che raccoglie, difende, preserva e salva interamente tutti coloro che il Padre ha dato a Cristo. Siamo noi il vero mondo. Siamo chiamati così perché siamo redenti e salvati da ogni nazione, tribù, paese, razza e popolo nel mondo. Siamo destinati a vivere per sempre con Cristo.

Oltretutto, la parola “mondo” ci ricorda che Dio salva l’intero cosmo, l’universo, l’intera creazione. Egli l’ha creato, lo ama in quanto opera Sua e non lo lascerà nelle mani di Satana e dei malvagi. Dio glorificherà il cosmo insieme al suo popolo. Questo è il “cosmos”, il cosmo dell’eterno proposito di Dio (Romani 8:19-23; Genesi 9:8-17; Colossesi 1:13-20).

Ma c’è dell’altro. C’è da aggiungere che coloro che sostengono che Cristo morì per tutti gli uomini senza eccezione distruggono la Sua croce, e questo è un peccato grave.

Pensateci: se l’arminiano ha ragione, Cristo sparse il Suo sangue per persone che non verranno mai salvate. Se il sangue di Cristo sparso al calvario non può salvare coloro per i quali è stato sparso, allora non può salvare alcuno. Qualcuno ha giustamente detto che “un Cristo per tutti e un Cristo per nessuno”. Coloro che insegnano questo devono stare attenti a non crocifiggere il Figlio di Dio di nuovo. Per costoro non c’è ravvedimento (Ebrei 6:4-6).

Pensateci: se sono salvati solo coloro che grazie al loro libero arbitrio hanno acconsentito ad essere salvati tramite il credere in Cristo, allora la salvezza dipende da noi e Dio non può fare nulla senza il nostro consenso e il nostro aiuto. Tutto ciò deruba l’Iddio infinitamente potente che fa tutto ciò che gli piace (Salmo 115:3; 135:6). Il dio appena rappresentato non è il Dio rivelato nelle Scritture, ma un idolo dell’immaginazione umana.

Pensate all’unico e solo Dio della gloria che condivide la Sua gloria con piccoli peccatori malvagi perché a quanto pare non sarebbe in grado di fare ciò che vuol senza prima avere il consenso dell’uomo (Efesini 2:8-10)!

Pensateci: questa bassa concezione di Dio rende la chiesa una massa variegata, una folla, un cumulo di individui, una ressa di persone che hanno per qualche motivo creduto in Cristo, quando, in realtà, la chiesa è un tempio glorioso dove ogni santo eletto ha il suo posto preparato dall’eternità (Efesini 2:20-22; 1 Pietro 2:4-8).

Pensatevi: tutte le nazioni della terra, oltre ad essere del tutto depravate, sono come cavallette dinnanzi a Dio (Isaia 40:22), meno di un cumulo di polvere su una bilancia e una goccia in un secchio. Eppure, l’Iddio eterno, il creatore dei confini della terra (28), l’Interamente Altro, l’Iddio di infinita perfezione, l’Iddio della gloria al di sopra di tutto l’universo, tale Dio dovrebbe dipendere dalla mia decisione. Il solo pensiero mi fa rabbrividire con orrore.

Ogni arminiano dovrebbe ricordare che un giorno si troverà di fronte al trono del giudizio di Cristo e che dovrà rispondere a questa domanda: Cosa ne hai fatto di Cristo? Non credo che alcuno voglia essere tra coloro che diranno: “Ho reso Cristo un Salvatore inefficace che dipende dall’aiuto umano”. Io personalmente non ho alcun bisogno di un simile salvatore. Ho piuttosto bisogno di una che può efficacemente salvare con potere divino. Prof. Hanko

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Canoni di Dordt, 2, Della Morte di Cristo e della Redenzione degli Uomini Mediante Essa

8. Questo infatti è stato il liberissimo consiglio, e la graziosissima volontà ed intenzione di Dio Padre: che l’efficacia vivificante e salvifica della morte preziosissima del Figlio Suo si estendesse a tutti gli eletti, per dare ad essi soli la fede che giustifica, e tramite essa per attrarli irresistibilmente alla salvezza: cioè, Dio ha voluto che Cristo, mediante il sangue della croce (con il quale ha confermato il nuovo patto) redimesse efficacemente da ogni popolo, tribù, nazione e lingua, tutti coloro e solo coloro che ab aeterno sono stati eletti a salvezza, e che gli sono stati dati dal Padre, che donasse loro fede (che, come anche gli altri doni salvifici dello Spirito Santo, fu acquistata per essi mediante la Sua morte), che li mondasse col sangue Suo da ogni peccato, tanto originale che attuale, commesso tanto dopo che prima della fede, per custodirli fedelmente fino alla fine, e farli infine comparire gloriosi davanti a Sè, senza alcuna macchia né difetto.

9. Questo consiglio, proceduto dall’eterno amore di Dio verso gli eletti, è stato compiuto potentemente dall’inizio del mondo fino al tempo presente, le porte dell’inferno essendovisi opposte invano, e sarà compiuto anche di qui in seguito: così che gli eletti a suo tempo saranno riuniti in uno, e vi sia sempre una certa chiesa di credenti fondata nel sangue di Cristo, che ami con costanza, serva con perseveranza, e celebri qui ed in ogni eternità il suo Salvatore che per essa, come uno Sposo per la Sua sposa, ha esposto la Sua anima in croce.


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