Prof. David J. Engelsma
Il termine “Calvinismo” non è il nome con cui noi Calvinisti preferiamo sia chiamata la nostra fede; né preferiamo chiamarci “Calvinisti.” Calvino era il nome di un uomo, un grande servitore di Dio, Giovanni Calvino. Egli fu uno dei Riformatori attraverso cui lo Spirito Santo riformò la Chiesa nel XVI secolo. Chiamare noi stessi “Calvinisti” e la nostra fede “Calvinismo” lascia l’impressione che noi seguiamo un uomo e che questa fede sia l’invenzione di un uomo. In realtà, questi termini in origine erano usati come derisione dai nostri nemici, come pure lo erano i nomi “Cristiano” e “Protestante.” Quindi, fin dall’inizio, i Calvinisti hanno chiamato se stessi “Riformati,” o “Presbiteriani.” Così, essi hanno deliberatamente distinto se stessi dall’altra grande ala della Riforma Protestante, la Chiesa Luterana, che chiamò se stessa dal nome di un uomo (contrariamente ai desideri di Lutero stesso).
Tuttavia, “Calvinismo” e “Calvinista” sono termini utili, oggi. Sono ampiamente conosciuti, anche se questo è, in parte, attraverso l’attacco e il rimprovero al Calvinismo da parte dei suoi nemici. Inoltre, il nome “Calvinista” è accettato anche da persone e chiese che non sono Riformate, o Presbiteriane, ma che confessano quei principi del Calvinismo che chiamano “le dottrine della grazia.” “Calvinismo” è giunto a rappresentare alcune dottrine, un certo sistema di verità. Non abbiamo alcuna obiezione a chiamare queste dottrine “Calvinismo” fin tanto che due cose sono chiaramente comprese. Primo, deve essere compreso che non l’uomo, Giovanni Calvino, ma le Sacre Scritture ne sono l’origine. Secondo, deve essere compreso che noi che abbracciamo queste verità non siamo discepoli di un uomo, Calvino, ma ci dedichiamo esclusivamente a seguire l’eterno Figlio di Dio nella nostra carne, Gesù Cristo, esattamente confessando queste dottrine.
Ci sono diversi modi di vedere il Calvinismo. Alcuni hanno scoperto delle implicazioni politiche nel Calvinismo, e.g., una forte opposizione ad ogni forma di tirannia. Altri hanno trovato che il Calvinismo è importante nell’economia. Max Weber ha pensato di far risalire lo spirito del capitalismo al Calvinismo, in particolare nella dottrina del Calvinismo della doppia predestinazione. Potremmo esaminare il Calvinismo come una visione totale del mondo e della vita. E’ più, molto di più di un insieme di dottrine, e certamente molto di più di cinque punti di dottrina. Come l’umanesimo o il Marxismo, il Calvinismo è una visione del mondo e della vita con cui l’uomo prende posizione in ogni area della vita umana. Inoltre, il Calvinismo coinvolge la persona con la Chiesa, la Chiesa istituita, e non è solo un credo personale dell’individuo; è in tutto e per tutto ecclesiastico. Come la Chiesa primitiva, il Calvinismo sostiene con fervore che “fuori dalla Chiesa non c’è salvezza.”
Nel suo cuore, tuttavia, il Calvinismo è teologia, vera religione; e questo significa dottrina. Questo è come vedremo il Calvinismo, qui. Ci limiteremo alla considerazione del Calvinismo come il Vangelo.
Il Calvinismo è il Vangelo. Le sue dottrine prominenti sono semplicemente le verità che compongono il Vangelo. La deviazione dal Calvinismo, quindi, è apostasia dal Vangelo della grazia di Dio in Cristo. La nostra difesa del Calvinismo, quindi procederà come segue. Primo, mostreremo che il Calvinismo è il Vangelo. Questo è necessario a causa dei suoi detrattori, i quali lo criticano come una perversione del Vangelo. Secondo, lo difenderemo come il Vangelo. Nel fare questo, noi assolviamo la chiamata che ogni credente riceve da Dio. Paolo scrisse di essere “incaricato della difesa del Vangelo” (Filippesi 1:16). I Pietro 3:15 chiama ogni credente a dare una risposta, “un’apologia,” o difesa, a chiunque ci chieda una ragione per la speranza che è in noi. Come indica il nome, il Calvinismo è un certo insegnamento associato a Giovanni Calvino; si riferisce alle dottrine Bibliche che egli espose.
Calvino era un Francese, nato nel 1509 e morto a 55 anni nel 1564, che visse durante la Riforma della Chiesa, un contemporaneo di Martin Lutero. Si convertì dal Cattolicesimo Romano in giovane età, “con una conversione improvvisa,” racconta nella sua prefazione al suo commentario ai Salmi, “perché ero troppo ostinatamente devoto alle superstizioni del Papato per essere facilmente sradicato da tali profondità di abissi paludosi,” e operò per la Fede Protestante per tutto il resto della sua vita. Visse e operò a Ginevra, Svizzera, come pastore e teologo. La sua opera fu prodigiosa. Predicò quasi quotidianamente; fece un immenso lavoro pastorale; portava avanti un’enorme corrispondenza; e scrisse commentari, trattati, e altre opere teologiche. E’ ricordato soprattutto per la sua grande opera di teologia Cristiana, Le Istituzioni della Religione Cristiana (che esercita ancora una grande influenza, e che chiunque si dichiari Protestante potrebbe leggere con profitto, e che ogni critico del Calvinismo dovrebbe aver studiato, se desidera essere preso seriamente), e per i suoi commentari su quasi ogni libro della Bibbia. I contemporanei Protestanti di Calvino riconobbero i suoi straordinari doni, specialmente nella teologia e nell’esposizione della Scrittura. Si riferivano a lui semplicemente come “il Teologo.”
L’influenza di Calvino in tutto il mondo, già durante la sua vita e sempre in seguito, fu tremenda. Lutero, chiaramente, è a sè, come fondatore della Riforma Protestante. Ma Calvino, beneficiando da Lutero, superò perfino Lutero nell’influenzare la Chiesa di Cristo in tutto il mondo.
Nella storia della Chiesa, Calvinismo è il nome della fede dei rami Riformato e Presbiteriano della Riforma Protestante. Queste Chiese furono chiamate “Riformate” in Germania, Francia, Svizzera, e in Olanda. In Inghilterra, Scozia e nel nord dell’Irlanda, esse furono chiamate “Presbiteriane.” Questa fede fu presto espressa in confessioni scritte, o credi. Fra le confessioni delle Chiese Riformate si trovano il Catechismo di Heidelberg, la Confessione di Fede Belga, e i Canoni di Dordt. I grandi credi Presbiteriani sono la Confessione di Fede di Westminster e i Catechismi di Westminster. Tutte queste confessioni sono in sostanziale sintonia.
Le Chiese Riformate e Presbiteriane insistettero nell’affermare che l’insegnamento incorporato in questi credi, quello che ora è chiamato Calvinismo, fosse la rivelazione di Dio nella Sacra Scrittura. Il Calvinismo si basa sulla Scrittura. Sostiene pienamente il principio Protestante di sola scriptura (la sola Scrittura). La dottrina della Scrittura è il fondamento stesso del Calvinismo. E’ un errore, quindi, definire il Calvinismo separatamente dal suo credo riguardo alla Scrittura.
La Bibbia è la sola autorità nella e sopra la Chiesa. E’ perché è l’ispirata Parola di Dio, come II Timoteo 3:16 afferma: “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per la dottrina, per il rimprovero, per la correzione, per l’istruzione nella giustizia.” Come tale, la Scrittura è la “regola infallibile” (Confessione Belga, Articolo 7). Non può essere ignorata, contestata, o soggetta a critiche, ma deve essere ricevuta, creduta, ed obbedita. Questo è vitale per il Calvinismo perché il Calvinismo insegna molte cose delle quali l’uomo si lamenta, “Queste sono parole dure, chi può ascoltarle?” Per il Calvinismo, la domanda non è, “piaceranno queste cose agli uomini del XX secolo?” Ma la domanda è, “La Parola di Dio dice questo?”
Il Calvinismo si interessa di proclamare le Scritture. La predicazione della Scrittura, sia dentro la Chiesa che fuori la Chiesa, è l’interesse centrale del Calvinismo. È falso pensare al Calvinismo come ad una scienza teorica, astrusa, portata avanti da intellettuali in torri d’avorio. Con l’intera Riforma, esso voleva, e vuole oggi, predicare il Vangelo, che è la potenza di Dio per la salvezza di ognuno che crede.
Il Calvinismo, quindi, può essere correttamente veduto come certe dottrine basilari, i cosiddetti “cinque punti del Calvinismo.” Ma anche qui, è appropriata una parola di cautela. Storicamente, è in un certo qual modo un errore chiamare queste dottrine “il Calvinismo.” Su queste dottrine, non c’era differenza fra Lutero e Calvino. Questi due preminenti Riformatori concordavano nel loro insegnamento sulle dottrine della predestinazione, della depravazione dell’uomo caduto, e della giustificazione per sola fede. Infatti, quasi senza eccezione alcuna, tutti i Riformatori sostenevano quello che noi oggi chiamiamo “Calvinismo.” Inoltre, i “cinque punti del Calvinismo,” come cinque dottrine particolari che contraddistinguono il Calvinismo, ebbero origine dopo la morte di Calvino. Esse furono formulate da un Sinodo di Chiese Riformate in Olanda, nel 1618-1619, il Sinodo di Dordt, in risposta ad una attacco a queste cinque dottrine da un gruppo interno alle Chiese Riformate che era noto come i Rimostranti, o Arminiani. Questo Sinodo presentò, confessò, spiegò, e difese queste cinque verità nei Canoni del Sinodo di Dordt. Ma fu Calvino che sviluppò queste verità, sistematicamente e pienamente; e quindi, vennero chiamate col suo nome.
La depravazione totale è uno dei cinque punti del Calvinismo. Questa dottrina insegna che l’uomo, ogni uomo, è per natura peccatore e malvagio—solo e completamente peccatore e malvagio. Non c’è nell’uomo, senza la grazia di Dio in Cristo, nessun bene e nessuna capacità di fare il bene. Per “bene” si intende quello di cui Dio si compiace, ovvero, un’opera che ha la sua origine nella fede di Gesù, il suo standard nella Legge di Dio, e il suo fine nella gloria di Dio. Dal suo concepimento e nascita, ogni uomo è colpevole davanti a Dio e degno di dannazione eterna. Questa è la condizione dell’uomo a causa della caduta dell’intera razza umana in Adamo, come insegna Romani 5:12-21: “Quindi, come mediante uno solo il peccato è entrato nel mondo, e la morte mediante il peccato, e così la morte è passata su tutti, perché tutti hanno peccato …” Non solo è ogni uomo colpevole dal concepimento e nascita, ma è anche corrotto, o depravato. Questa depravazione è totale. Un aspetto di questa miseria è l’asservimento, o schiavitù, della volontà umana. La volontà di ogni uomo, senza la grazia liberatrice dello Spirito di Cristo, è asservita al Diavolo e al peccato. È volontariamente asservita, ma è asservita. È incapace di volere, desiderare, o scegliere Dio, Cristo, la salvezza, o il bene. Non è libera di scegliere il bene.
Non è Calvinismo l’insegnamento che Dio costringa gli uomini a peccare o che gli uomini pecchino contro la loro volontà, ma che la condizione spirituale dell’uomo naturale è tale che gli non possa pensare, volere, o fare alcunché di buono. Su questa dottrina, Lutero e Calvino erano in perfetto accordo. Lutero, infatti, scrisse un libro chiamato De Servo Arbitrio nel quale asseriva che la questione fondamentale della Riforma, la differenza basilare tra il genuino Protestantesimo e il Cattolicesimo Romano, è questa questione, se la volontà dell’uomo naturale sia schiava o libera. Il Calvinismo dimostra di essere puro Protestantesimo con la sua confessione riguardo alla volontà nella Confessione di Fede di Westminster, Cap. IX ,III-IV:
L’uomo, con la sua caduta in uno stato di peccato, ha totalmente perso ogni capacità di volere qualunque bene spirituale si accompagni alla salvezza: talché, un uomo naturale, essendo completamente avverso a quel bene, e morto nel peccato, non è capace, con le sue forze, di convertirsi, o di prepararsi alla conversione.
Quando Iddio converte un peccatore, e lo conduce nello stato di grazia, Egli lo libera dal suo naturale asservimento al peccato; e, per la Sua sola grazia, lo rende capace di volere e di compiere liberamente ciò che è spiritualmente buono …
Un altro dei cinque punti del Calvinismo è la verità della redenzione limitata. C’è salvezza per gli uomini caduti solo in Gesù Cristo, l’eterno Figlio di Dio nella nostra carne. Questa liberazione si verificò nella morte di Cristo sulla croce. La Sua morte fu l’espiazione per i peccati, in quanto Egli soddisfò la giustizia di Dio, soffrendo la punizione dell’ira di Dio al nostro posto i quali meritavamo quest’ira a causa dei nostri peccati. La morte di Gesù fu efficace: essa salvò! Salvò ognuno per il quale Egli morì. Rimosse, in pieno, la punizione di ognuno al posto dei quali Gesù morì. Egli pagò per alcuni, specifici uomini, non per tutti senza eccezione. La Sua espiazione fu limitata rispetto al numero degli uomini per i quali Egli morì e che Egli redense. Essi sono “il suo popolo” (Matteo 1:21); le Sue “pecore” (Giovanni 10:15: “depongo la mia vita per le pecore”); e “tutti coloro che tu (il Padre) gli hai dato (a Gesù)” (Giovanni 17:2).
Non è Calvinismo, insegnare che qualcuno, anche uno solo, che cerca salvezza questa gli sarà negata, ma che la morte di Gesù salvò, che essa fu efficace, che non fu vana.
Il Signore Gesù, con la Sua perfetta obbedienza, e il sacrificio di Sé Stesso, che Egli per mezzo dello Spirito eterno, offrì una sola volta a Dio, ha pienamente soddisfatto la giustizia di Suo Padre; e ha acquistato, non solo la riconciliazione, ma un’eredità eterna nel regno dei cieli, per quanti il Padre Gli ha dato.
Cristo con certezza ed efficacia applica e comunica la redenzione a tutti coloro per i quali Egli l’ha acquistata … (Confessione di Fede di Westminster, cap. VIII: V, VIII)
La grazia irresistibile, o grazia efficace, è il terzo dei cinque punti del Calvinismo. Questa dottrina si riferisce all’effettiva salvezza dell’uomo caduto attraverso lo Spirito Santo, nell’applicare ad essi la redenzione compiuta sulla croce. Questa opera di salvezza è interamente l’opera di Dio; essa ha luogo per sola grazia. Negativamente, questo significa due cose. Primo, la salvezza dell’uomo non è qualcosa che alcun uomo merita, o di cui rende se stesso degno, in alcun modo. Secondo, la salvezza non è un qualcosa che realizza l’uomo, interamente o in parte. L’uomo non co-opera con Dio nel realizzare la salvezza. Positivamente, che la salvezza ha luogo per sola grazia significa che la salvezza è liberamente donata agli uomini da Dio, solo per il Suo amore e la Sua bontà. Inoltre, significa che la salvezza è realizzata dalla potenza di Dio, lo Spirito Santo. Egli rigenera; Egli chiama; Egli dona la fede; Egli santifica; Egli glorifica. Quest’opera di salvezza e la potenza della grazia con la quale lo Spirito Santo compie questo lavoro sono efficaci. Nell’attuare questa opera, lo Spirito e la Sua grazia non rendono possibile la salvezza di un uomo, ma lo salvano efficacemente. Non è a fine di un mero tentativo di Dio che dipende, alla fine, dall’uomo che Dio tenta di salvare e che potrebbe, pertanto, essere frustato e risultare inutile; ma appartiene all’ordine di un’opera di creazione che sovranamente e infallibilmente rende una nuova creatura in Gesù Cristo l’uomo che Dio Si compiace di salvare.
Non è Calvinismo dire che Dio forza gli uomini, calciando e urlando, a entrare in paradiso, ma che Dio rende volenteroso un uomo che prima era riluttante. Nei Canoni di Dordt, il credente Riformato descrive in questo modo l’opera salvifica dell’irresistibile grazia:
… è un’operazione assolutamente sovrannaturale, potentissima e insieme soavissima, mirabile, arcana, ed ineffabile, nella sua virtù, secondo la Scrittura (che è ispirata dall’Autore di quest’opera), non minore o inferiore rispetto alla creazione, nè alla risurrezione dai morti, in modo che tutti quelli nei cui cuori Dio opera in questo modo meraviglioso, sono rigenerati certamente, infallibilmente, ed efficacemente, e di fatto credono … (III/IV:12).
La dottrina della perseveranza dei santi, o “la sicurezza eterna,” come alcuni la chiamano, segue la verità dell’irresistibile grazia. Nemmeno una persona alla quale Dio dona la grazia dello Spirito Santo perirà, perché questa grazia e lo Spirito la preservano fino alla perfetta salvezza del Giorno di Cristo.
Non è Calvinismo l’insegnamento che una persona può fare ciò che gli piace e ancora essere salvata, o che un santo non può mai cadere nel peccato. Contro l’accusa che la dottrina della perseveranza implica che una persona può fare ciò che gli piace e tuttavia andate in cielo, il Calvinismo replica che lo Spirito Santo ci preserva santificandoci, rafforzando la nostra fede, e donandoci il dono della perseveranza. Per quanto riguardo le “tristi cadute” dei Cristiani, i santi possono cadere nel peccato, e a volte di fatto ci cadono, anche in “gravi ed atroci peccati,” ma lo Spirito che dimora in loro, mai ritirato del tutto da essi, li porta al ravvedimento. Il Calvinismo impartisce a tutti i veri credenti l’inestimabile prezioso conforto che “i fedeli stessi possono esser certi, e lo sono secondo la misura della fede, mediante la quale credono con certezza che sono e sempre rimarranno veri e viventi membri della Chiesa, che hanno la remissione dei peccati, e la vita eterna” (Canoni di Dordt, V:9).
Ogni parte della salvezza sopra descritta ha la sua sorgente nell’eterna elezione di Dio. La verità dell’elezione è un’altra delle dottrine caratteristicamente Calviniste. Dio ha dall’eternità eletto, o scelto, in Cristo, alcuni dalla razza umana caduta—un determinato, definito numero di persone—per la salvezza. Questa scelta fu incondizionata, graziosa, e libera; non è a motivo di alcuna cosa prevista in quelli che sono stati scelti. La riprovazione è implicata. Dio non scelse tutti gli uomini; ma ne rigettò alcuni, nel decreto eterno. Non fa alcuna essenziale differenza se si vede la riprovazione come il passare oltre da parte di Dio di alcuni uomini con il Suo decreto di elezione nell’eternità (che è, difatti, una decisione Divina riguardo il loro destino eterno), o se la si vede come un decreto positivo che alcuni uomini periscano nel loro peccato, nella loro incredulità e disobbedienza. Elezione e riprovazione compongono la predestinazione, la dottrina secondo la quale Dio ha determinato il destino di ogni uomo fin dall’eternità. Questa verità è considerata, non in maniera inaccurata, il marchio distintivo del Calvinismo. Il vero cuore della Chiesa Riformata è l’elezione, la graziosa scelta di Dio di noi peccatori, colpevoli e depravati, meritevoli solo di condanna, alla salvezza.
L’elezione è la fonte di tutta la salvezza! Come tale, essa è l’ultima, decisiva, convincente prova e garanzia che la salvezza è graziosa—che la salvezza non dipende dall’uomo, ma da Dio; che la salvezza non è un idea dell’uomo, ma di Dio, che la salvezza non è un opera dell’uomo, ma di Dio; che la salvezza non è dovuta alla decisione dell’uomo per Dio, ma all’eterna decisione di Dio per l’uomo.
Questo è il modo in cui Calvino stesso concepì la predestinazione—come la finale, conclusiva, incontrovertibile testimonianza, e garanzia, della salvezza per grazia. Perciò, nella sua edizione definitiva delle Istituzioni (1559), Calvino trattò la predestinazione alla fine del Libro III, dopo la sua trattazione riguardante la redenzione in Cristo e la sua trattazione dell’applicazione della redenzione da parte dello Spirito Santo. Calvino scrive:
Non ci sentiremo mai persuasi come dovremmo che la nostra salvezza pro fluisce dalla libera misericordia di Dio come sua fonte, fino a quando non siamo portati a conoscenza della Sua eterna elezione, la grazia di Dio illustrata per contrasto, ovvero che Egli non adotta promiscuamente alla speranza della salvezza, ma dà ad alcuni ciò che Egli nega ad altri (III, 21, 1).
Questo è il Calvinismo!
Questo è il Vangelo!
Il Vangelo proclama la miseria dell’uomo come totale depravazione, inclusa la schiavitù della volontà. Efesini 2:1 diagnostica la condizione spirituale del peccatore, precedentemente alla vivificazione dello Spirito di Cristo così: “morti nei falli e nei peccati.” Spiritualmente morto, il peccatore è mancante di ogni bene, mancante di qualsiasi abilità per il bene, e della potenza e dell’inclinazione per effettuare un cambiamento in tale condizione. Lui stesso è incapace e la sua condizione è senza speranza—l’incapacità e la disperazione della morte. Romani 8:7-8 emette lo stesso giudizio sopra l’uomo caduto: “Perchè la mente carnale è inimicizia contro Dio, perché non è sottomessa alla legge di Dio e neppure può esserlo. Quindi quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio.” La “mente carnale” è la natura umana per come essa è in virtù della nascita naturale. La sua condizione è tale che è incapace di essere in sottomissione alla legge di Dio. Quelli che sono nella carne sono quelli che non sono nati di nuovo dallo Spirito di Cristo, quelli che sono al di fuori di Cristo. La loro condizione spirituale è tale che sono incapaci di piacere a Dio; tutto ciò di cui sono capaci di fare è peccare. Affinché un peccatore possa voler fare e fare del bene che piace a Dio, Egli deve operare in lui sia il volere che l’operare, attraverso lo Spirito di Gesù Cristo (Filippesi 2:13).
Il Vangelo proclama la morte di Gesù Cristo come una morte che effettivamente redime degli uomini, piuttosto che una morte che meramente rende possibile la salvezza per ogni uomo. La Scrittura insegna l’espiazione limitata. Gesù stesso insegnò questo riguardo alla Sua stessa morte in Giovanni 10:15: “… depongo la mia vita per le pecore.” Poco più avanti nello stesso capitolo, il Signore afferma in modo specifico che alcuni uomini non sono inclusi tra “le pecore,” “Ma voi non credete, perché non siete delle mie pecore, come vi ho detto” (v.26). Egli morì per alcuni uomini, “le pecore,” a distinzione dagli altri uomini, che non sono delle Sue pecore. Gesù descrisse similmente la Sua morte in Matteo 20:28: “Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per (Greco: al posto di”) molti.” Il punto importante non è tanto che Egli parla di quelli per i quali Egli morì come “molti,” non come “tutti,” quanto è che Egli parla della Sua morte come il riscatto dato al posto di altri. Morendo, ha pagato il prezzo di riscatto a Dio per conto di molti peccatori. Egli fece ciò prendendo il loro posto, donando la Sua vita per la loro che era perduta. L’effetto di questa morte è che ognuno per il quale Egli morì è liberato dal peccato, dalla morte e dall’inferno. Nessuno per il quale Egli mori perirà. Nessuno può perire, perché il riscatto è pagato. Questo Vangelo (e non ve ne sono altri) è stato predicato già dal profeta evangelista, Isaia, in Isaia 53: il Cristo sofferente porta via l’iniquità del popolo di Dio coll’essere colpito da Dio come loro sostituto.
Il Vangelo proclama una grazia irresistibile quale potenza che salva i peccatori eletti. Non può essere altrimenti, se il peccatore è “morto nei falli e nei peccati.” Avendo insegnato questo in Efesini 2:1, l’apostolo continua nell’insegnare la grazia irresistibile ai versi 4-5: “Ma Dio, che è ricco in misericordia per il suo grande amore con il quale ci ha amati, anche quando eravamo morti nei falli, ci ha vivificati con Cristo (per grazia voi siete salvati).” La salvezza del peccatore, in ogni caso, è Dio che lo risuscita dalla morte, paragonabile ai miracoli di Gesù della risurrezione di persone fisicamente morte. Ora due cose sono vere riguardo alla risurrezione: essa è un atto di Dio solo, in cui colui che è risuscitato non coopera, ed essa è efficace—Dio non fallisce mai nel realizzare la risurrezione di nessuno che Egli si propone di risuscitare. Al verso 10 di questo capitolo, Paolo paragona l’opera grazie alla quale noi siamo salvati all’opera della creazione, rendendo così chiaro che questa opera è esclusivamente l’opera di Dio il Creatore, e per niente l’opera della creatura che è creata: “Noi infatti siamo opera sua, creati in Cristo Gesù per le buone opere …” Gesù spiegò che questa salvezza ha luogo per la sovrana potenza attraente di Dio Onnipotente, in Giovanni 6:44: “Nessuno può venire a me, se il Padre che mi ha mandato non lo attira.”
Il Vangelo proclama la perseveranza dei santi. Gesù disse, “Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai, e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti; e nessuno le può strappare dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo uno” (Giovanni 10:17-30). Gesù dona la vita eterna ad ognuna delle Sue pecore; e nessuno di questi santi potrà mai perire. E’ impossibile che qualcuno possa strappare un santo dalla mano di Dio, cioè, provocare un figlio rigenerato a cadere via in perdizione. La ragione non è la forza dei santi, ma la potenza della grazia di Dio (“Il Padre mio … è più grande di tutti”). Queste parole di Gesù chiariscono che la confortante verità della perseveranza dipende dall’elezione e dalla grazia irresistibile. I santi perseverano, perché il Padre li donò a Gesù e perché Gesù dona (non: tenta di donare, ma: dona) loro la vita eterna.
In quanto essa è fonte e fondamento della salvezza, il Vangelo proclama l’elezione Divina. Questa verità è evidentissima nell’intera Bibbia dell’Antico testamento: Dio ha scelto Israele a salvezza, rigettando le altre nazioni. Il mediatore dell’antico patto dice ad Israele: “Il Signore, il tuo DIO ti ha scelto per essere un popolo speciale a se stesso, al di sopra di tutti i popoli che sono sulla faccia della terra. Il Signore non ha riposto il suo amore su di voi né vi ha scelto, perché eravate maggiori in numero di alcun altro popolo; eravate infatti il più piccolo di tutti i popoli; ma perché il Signore vi ha amato …” (Deuteronomio 7:6-8).
In perfetta armonia con questa ovvia verità dell’antico patto, il Mediatore del nuovo patto fa risalire ogni aspetto della Sua salvezza all’elezione Divina. La Sua morte donatrice di vita ha origine dall’elezione: “affinché egli dia vita eterna a tutti coloro che tu gli hai dato” (Giovanni 17:6). La Sua pietà sacerdotale e preghiera d’intercessione sacerdotali sono regolate dall’elezione: “Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi” (Giovanni 17:9). La sua salvifica rivelazione della verità agli uomini dipende dall’elezione: “Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu mi hai dato dal mondo …” (Giovanni 17:6). L’andare degli uomini a Lui in vera fede è effettuato dall’elezione: “Tutto quello che il Padre mi dà verrà a me …” (Giovanni 6:37). La Sua preservazione degli uomini nella fede e la Sua resurrezione in gloria di questi uomini sono dovute all’elezione: “… che io non perda niente di tutto quello che egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno” (Giovanni 6:39).
L’elezione ha un posto prominente nel Vangelo predicato dagli apostoli. Essa è la causa della salvezza di ognuno che è salvato, e la fonte di ogni benedizione di salvezza: “… il Dio e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo, allorché in lui ci ha eletti prima della fondazione del mondo …” (Efesini 1:3-4). Sull’eterna predestinazione è stata forgiata la catena dorata (e infrangibile) della salvezza: “E quelli che ha predestinati, li ha pure chiamati, quelli che ha chiamati, li ha pure giustificati e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati.” (Romani 8:30). L’intero fiume della misericordia di Dio in Gesù fluisce dalla Sua volontà di elezione; e la sovrana grazia di questa volontà è illustrata da questo: che Dio indurisce alcuni uomini secondo il Suo eterno decreto di riprovazione: “Così egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole” (Romani 9:18).
Non ci può essere ignoranza di queste dottrine, chiamate “Calvinismo;” se esse non sono predicate e confessate, esse sono negate. Ogni predicatore, ogni Chiesa, ogni membro di ogni Chiesa deve prendere una posizione a loro riguardo, e una posizione la prende. È impossibile non farlo. Perché esse sono scritte a caratteri larghi nelle pagine della Scrittura, come elementi essenziali del Vangelo. Chiunque rigetta il Calvinismo abbraccia l’unica alternativa al Calvinismo—un sistema di dottrina che è opposto al Calvinismo in ogni punto.
Un uomo rigetta la depravazione totale? Allora egli crede che l’uomo naturale e caduto conserva ancora del buono e della capacità per il bene, in modo specifico una volontà che è capace di fare una decisione per Cristo: questo uomo fuori da Cristo non è morto nei peccati, ma meramente malato, cioè, non morto ma vivo.
Un uomo rigetta l’espiazione limitata? Allora egli crede che Gesù è morto per ogni essere umano senza eccezioni. Siccome sia la Scrittura che i crudi fatti della vita insegnano che alcuni uomini periscono nell’inferno, questo propugnatore dell’espiazione universale crede che la morte di Gesù non espiò affatto i peccati, ma che meramente rese l’espiazione possibile; che la croce non fu il pagamento del riscatto al posto di ognuno per il quale Cristo morì, ma meramente un esempio d’amore; che la sofferenza del Figlio di Dio non soddisfò efficacemente la giustizia di Dio portando via i peccati, ma meramente …? Cosa fece? Nulla affatto? E se è così, era Egli realmente l’eterno Figlio di Dio nella carne?
Un uomo rigetta la grazia irresistibile? Allora egli crede che la chiamata di Dio alla salvezza e la grazia dello Spirito Santo dipendono dal consenso del peccatore tramite l’esercizio del suo “libero arbitrio,” così che la grazia di Dio può essere sconfitta e fallire. Inoltre, egli crede che, ogni volta che un peccatore và a Gesù in vera fede e riceve salvezza, ciò non è dovuto alla grazia di Dio, ma alla buona volontà del peccatore.
Un uomo rigetta la perseveranza dei santi? Allora egli crede che ogni credente può cadere e perire in qualsiasi momento, incluso se stesso.
Un uomo rigetta la predestinazione? Allora egli crede che la fonte ultima e il fondamento della salvezza è la scelta dell’uomo, la sua decisione e la sua volontà.
Alla fine, ci sono due, e solo due, possibili fedi. L’una afferma che tutta l’umanità giace nella morte; che Dio in libera e sovrana grazia ha eternamente scelto alcuni; che Dio diede Cristo a morire per quelli che Egli ha scelto; che lo Spirito Santo li rigenera e li chiama efficacemente alla fede; e che lo Spirito preserva questi eletti, redenti e rinati peccatori fino alla gloria eterna. Questo è il Calvinismo.
L’altra fede afferma che l’uomo caduto possiede qualche capacità spirituale per il bene, possiede un pò di vita; che la scelta di Dio degli uomini dipende dal loro esercizio dell’abilità di fare il bene che è in loro; che la morte di Cristo dipende da questo bene che è nell’uomo; e che il raggiungimento della gloria finale dipende da questo bene che è nell’uomo. Questo è il nemico del Calvinismo. Questo è il nemico del Vangelo! Perché il Calvinismo proclama la salvezza per grazia; l’altra fede predica la salvezza per la volontà, le opere e il valore dell’uomo.
Il Calvinismo è il Vangelo! Il Vangelo di Dio è il messaggio della salvezza interamente per grazia. Ciò non significa che il Calvinismo è inoffensivo. Al contrario! Calvino stesso prese nota, molto tempo fa, dell’offensività della verità che egli insegnava, con riferimento in modo specifico alla totale depravazione:
Non sono all’oscuro di quanto più plausibile sia la veduta che ci invita piuttosto a ponderare le nostre buone qualità invece di ciò che ci deve sopraffare di vergogna—la nostra miserabile destituzione ed ignominia. Non vi è niente di più accettabile alla mente umana che la lusinga … se viene pronunciato un discorso che lusinga l’orgoglio che spontaneamente sorge nel più profondo del cuore dell’uomo, niente sembra più dilettevole. In accordo con questo, in ogni epoca, colui che è più sollecito nell’esaltare l’eccellenza della natura umana è ricevuto con il più forte applauso (Istituzioni, XI, 1, 2).
Ma l’offensività del Calvinismo per gli uomini non è altro che l’offesa della croce di Cristo. In Galati 5:11 Paolo parla dell’”offesa della croce,” un offesa che cessa solo nella predicazione di un eresia che nega la croce. La croce di Cristo, che è il vero cuore del Vangelo, non è piacevole all’uomo, o per lui accettabile. “Ma noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, e follia per i Greci;” (I Corinzi 1:23). La croce, come croce dell’eterno Figlio di Dio nella nostra carne, mostra l’estensione della miseria dell’uomo caduto: egli può essere salvato solo grazie alla morte del Figlio di Dio. Le parole alla fine non riescono a fare giustizia alla grandezza della miseria del peccatore, evidenziata dalla croce: interamente perduto, completamente rovinato, totalmente depravato. La croce mostra che la salvezza è del Signore, interamente per grazia Divina, e non affatto dell’uomo. In quanto croce del Principe della vita, la croce è potente a salvare. Niente e nessuno può annullare o sconfiggere il sangue e lo Spirito di Cristo crocifisso. Il Vangelo della croce è questo messaggio: “Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che mostra misericordia” (Romani 9:16).
Proprio perché questo è il messaggio del Calvinismo, il Calvinismo è offensivo per l’uomo. E’ offensivo per l’uomo orgoglioso udire che egli è spiritualmente morto, totalmente privo di qualsiasi cosa che piaccia a Dio, del tutto incapace di salvarsi, niente più che un figlio d’ira. Ma questo è il giudizio emesso su di Lui nel Calvinismo—e nel Vangelo. E’ offensivo per l’uomo orgoglioso ascoltare che la salvezza è esclusivamente un dono libero di Dio, un opera sovrana e graziosa di Dio. Ma questo è ciò che il Calvinismo—e il Vangelo—proclamano.
Proprio per questo, il Calvinismo è buona notizia! E’ il Vangelo, la lieta novella! Come messaggio di grazia, ci conforta e conforta tutti quelli che, per la grazia dello Spirito, credono in Cristo. Solo questo messaggio provvede speranza per uomini perduti, peccatori e altrimenti senza speranza. C’è salvezza, solo perché la salvezza è graziosa.
Difendere il Calvinismo è semplicemente difendere il Vangelo. Perciò, noi non lo difendiamo apologeticamente, o in modo difensivo, o nemmeno come se il suo fato fosse dubbioso, dipendente dalla nostra difesa. In quanto esso è la verità di Dio, il Calvinismo sta in piedi, e starà in piedi—vittorioso, invincibile. Dio Stesso lo mantiene; e Dio Stesso lo invia in una irresistibile corsa di conquista per tutto il mondo.
Il Calvinismo è il Vangelo per ogni epoca. E’ la verità per la quale e grazie alla quale la Riforma della Chiesa di Gesù Cristo ebbe luogo nel 16° secolo. Il Vangelo non è cambiato da allora: Gesù Cristo nella Sua verità è lo stesso ieri, oggi e per sempre. Ma la verità del Vangelo è ampiamente persa e nascosta nelle Chiese Protestanti nei nostri giorni, inclusi molti che si gloriano nell’essere “fondamentalisti” ed “evangelici.” Il Vangelo è pervertito da un messaggio che in essenza è lo stesso contro il quale la Riforma combatté e che da parte sua oppose terribilmente la Riforma. In quei giorni, Roma predicava una salvezza che doveva essere guadagnata tramite le opere dell’uomo, come in verità predica ancora oggi. Roma insegnava che gli uomini erano giusti davanti a Dio, in parte, per le loro opere, come in verità insegna ancora oggi. Ai nostri giorni, le Chiese Protestanti insegnano e predicano che la salvezza dipende dalla volontà dell’uomo; esse proclamano che il peccatore deve ottenere la sua salvezza con la sua volontà. Questo “vangelo” di buona parte del Protestantesimo e il “vangelo” di Roma sono uno e lo stesso. Essenzialmente, non c’è alcuna differenza tra essi. Questo è il motivo per il quale molte Chiese Protestanti, predicatori, evangelisti e persone trovano possibile cooperare strettamente con la Chiesa Cattolica Romana, specialmente nell’opera di evangelizzazione, e questa è la ragione per la quale è prossimo un grande ricongiungimento con Roma da parte di molti Protestanti. Roma dice, “La salvezza dipende dall’operare dell’uomo,” il Protestantesimo moderno dice, “la salvezza dipende dal volere dell’uomo.” Entrambi stanno dicendo la stessa cosa: “La salvezza dipende dall’uomo.” L’apostolo ammucchia insieme entrambi queste varianti della stessa basilare dottrina in Romani 9:16, e le condanna: “Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia.”
Avendo condannato queste eresie, Paolo dichiara che la sorgente della nostra salvezza è Dio che mostra misericordia—solo Dio che mostra misericordia; egli proclama che la salvezza dipende da Dio che fa misericordia—solo da Dio che fa misericordia. Questo è il messaggio del Calvinismo; e siccome lo è, la nostra difesa del Calvinismo è una difesa coraggiosa, senza compromessi, senza vergogna. Noi diciamo del Calvinismo ciò che disse una volta B. B. Warfield: “il futuro del Cristianesimo si trova—come il suo passato si è trovato—nelle sue mani.”
Noi respingiamo le accuse false fatte contro il Calvinismo, e le sue caricature. Alcuni uomini dicono del Calvinismo che è distruttivo per le buone opere e per la legge di Dio, dicono che esso produce Cristiani inavveduti. Alcuni uomini dicono che esso è distruttivo per le zelo per la predicazione e le missioni. Alcuni uomini dicono che esso è terrificante per le povere coscienze, che esso è freddo e duro, e che i Calvinisti sono tutta testa e niente cuore. Queste sono antiche accuse, canute per l’età. Le troverete, quasi parola per parola, avanzate contro l’apostolo, Paolo, e il Vangelo che egli predicava (cf. Romani 3:8, 3:31, 6:1 e seguenti; e 9:19 e a seguire).
Che gli uomini non siano così pronti ad accettare la caricatura del Calvinismo inventata dai suoi nemici, ma piuttosto che lascino che il Calvinismo parli per se stesso, nelle sue confessioni. Leggete il Catechismo di Heidelberg, o i Catechismi di Westminster, e vedete da voi stessi se il Calvinismo è duro e freddo e crudele, o se è caloroso e confortante. Leggete la Confessione Belga, o la Confessione di Westminster, e vedete se il Calvinismo prende alla leggera la legge di Dio e le buone opere del Cristiano, o se esso trema di fronte alla legge, se sottolinea la santificazione, e se insiste sulla necessità delle buone opere. Leggete i Canoni di Dordt, il credo Riformato che è ineguagliato nella sua affermazione della predestinazione e nella sua difesa della salvezza per sola grazia, e vedete se il Calvinismo taglia i nervi di una viva predicazione del Vangelo, inclusa la seria chiamata del Vangelo a tutti quelli che si trovano sotto la predicazione. Vedete anche la tenerezza della Fede Riformata nei confronti dei peccatori penitenti, e il suo profondo interesse pastorale per le coscienze afflitte.
Allo stesso tempo, noi persone e chiese Riformate dobbiamo rifiutare la caricatura del Calvinismo attraverso le nostre vite ed opere. Anche questo appartiene ad una “apologia del Calvinismo.” Facciamo bene a badare a noi stessi, cosi come alla nostra dottrina. Siamo zelanti nelle buone opere? Siamo pronti a predicare il Vangelo ad ogni creatura e a dare una risposta ad ogni uomo che ci chiede ragione per la speranza che è in noi? Ci mostriamo come santi gioiosi, speranzosi e fiduciosi? Questo noi faremo, per la grazia di Dio, se viviamo in base alla verità del Calvinismo, cioè, del Vangelo.
Noi abbiamo una potente motivazione per difendere il Calvinismo. Per questo motivo: in quanto il Vangelo esso è la sola speranza per gli uomini peccatori—la sola potenza di Dio a salvezza, il solo mezzo per radunare e preservare la Chiesa.
Quanto è ancora più motivante: il Calvinismo glorifica Dio. La gloria di Dio è il battito cardiaco del Calvinismo, e il cuore dei cuori di ogni Calvinista. I nemici di Calvino hanno sempre visto questo e si sono presi gioco di lui come “quell’uomo intossicato da Dio.” Alla domanda: “Quale è il sommo fine dell’uomo?” il Calvinismo dà la magnificente risposta: “Il sommo fine dell’uomo è di glorificare Dio, e gioire in lui per sempre.” (Catechismo Minore di Westminster, Domanda 1). Ma la gloria di Dio è il fine del Vangelo, cioè, il fine di Dio Stesso attraverso il Vangelo: “… a lode della gloria della sua grazia” (Efesini 1:6). Egli non darà la Sua gloria ad un altro (Isaia 42:8). “Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose;” a Lui, quindi, sia gloria per sempre (Romani 11:36).
Per scoprire di più su questo argomento, si legga il pamphlet: “Calvinismo … la Verità.”