Ron Hanko
Matteo 28:19 è il comando di Cristo che autorizza il battesimo nella chiesa del Nuovo Testamento: “Andate quindi, ed insegnate a tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo.” Essa stabilisce anche il battesimo come un rito universale e non semplicemente giudaico.
Vi sono due cose che desideriamo evidenziare a riguardo di questo importante verso. Piuttosto che essere prova contro il battesimo degli infanti, esso è proprio l’opposto: una prova molto forte per esso. I Battisti argomentano che Gesù ci comanda prima di insegnare (discepolare) le nazioni e poi di battezzarle. Gli infanti, essi dicono, non sono grandi abbastanza per essere istruiti o discepolati e quindi non possono essere battezzati. Questo, tuttavia, non tiene conto di vari punti importanti.
Primo, come abbiamo già mostrato in connessione a Marco 16:16, le parole e poi non sono nel verso. Gesù non dice: “Insegnate a tutte le nazioni e poi battezzatele.” Se l’avesse detto, i Battisti avrebbero ragione nell’insegnare il battesimo dei soli credenti.
Secondo, il verso parla di nazioni, non di individui. Nella natura stessa del caso, quindi, queste due attività di discepolare e battezzare devono accadere simultaneamente. Non si può aspettare fino a che l’intera nazione sia stata istruita prima di iniziare a battezzare, altrimenti non vi sarebbe battesimo.
La grammatica stessa del testo è contro la concezione Battista. Il testo deve essere compreso letteralmente, perché dice: “Insegnate le nazioni quando le battezzate,” o “Insegnate le nazioni dopo averle battezzate.” Ma esso non può significare: “Insegnate le nazioni prima di averle battezzate.” Il passaggio, infatti, non dice niente sull’ordine in cui l’insegnare e il battezzare hanno luogo.
Inoltre, le nazioni includono bambini. E’ impossibile discepolare e battezzare nazioni senza anche discepolare e battezzare i bambini che appartengono a quella nazione.
Né può essere dimenticato che Matteo 28:19 è un adempimento di Isaia 52:15: “Così egli aspergerà molte nazioni.” In Matteo noi dobbiamo sempre guardare alle profezie dell’Antico Testamento che sono adempiute, perché questo è uno dei grandi temi di questo Vangelo. Matteo mostra sempre Gesù come l’adempimento dell’Antico Testamento (vedasi capitoli 1 e 2, specialmente). La profezia adempiuta in questo caso, è ovviamente Isaia 52:15.
Questo aspergere delle nazioni nel verso di Isaia segue l’opera di Cristo nel soffrire e morire per il peccato. Nella via dell’aver il Suo sembiante “sfigurato più di quello di qualsiasi altro uomo” (v. 14) Egli asperge molte nazioni. Questo vediamo che accade nel Nuovo Testamento, in ubbidienza al comando di Cristo in Matteo 28:19.
E non solo Isaia 52:14 identifica il battezzare delle nazioni con l’aspergere, ma attraverso tutto il libro il profeta parla di queste nazioni come essendo radunate per questa aspersione coi loro figli. Quando essi giungono a Cristo per l’aspersione e la salvezza, esse portano i loro figli e figlie e perfino i loro poppanti con loro (Isaia 49:22; 60:4). Questa promessa aspersione delle nazioni, adempiuta nell’opera salvifica del Signore Gesù Cristo, è raffigurata e ricordata nel battesimo. Non in imitazione del Cattolicesimo Romano o per mera tradizione, ma in ubbidienza alla Parola di Dio, i Riformati praticano il battesimo degli infanti.
(“Discipling and Baptizing the Nations,” un capitolo tradotto da: Doctrine According to Godliness [Grandville, Michigan, USA: Reformed Free Publishing Association, 2004], pp. 274-275)