Robert C. Harbach
Premillenialismo Storico Distinto dal Premillenialismo Dispensazionalista
La concezione premilleniale insegna un regno visibile e personale di Cristo sulla terra per mille anni dopo che l’Anticristo, il Falso Profeta e la Cristianità apostata sono stati giudicati e condannati al lago di fuoco. Questa veduta, in netto contrasto al Postmillenialismo, insegna che Cristo non ritornerà ad un mondo perfetto, convertito, ma ad un mondo dove sono mischiati bene e male, col male che predomina per larga parte. Lo slogan del premillenialismo è: “Nessun millennio fin quando non viene Cristo.” I premillenialisti credono che alla venuta del Signore tutti gli eletti, di entrambe le dispensazioni, saranno presi per incontrare il Signore nell’aria, il rapimento, e che ciò sia immediatamente seguito dal Suo ritorno con tutti i santi sulla terra per il regno milleniale.
Questa veduta non deve essere confusa col Dispensazionalismo. La forma più popolare di Premillenialismo è il Dispensazionalismo. Il suo motto è: “Tagliare rettamente la Parola di verità,” che significa tagliare la Scrittura in setti periodi di tempo, o, secondo il cosiddetto “ultra-dispensazionalismo,” dieci periodi. Di solito queste ere, epoche, o dispensazioni, sono distinte nel seguente ordine: innocenza, coscienza, governo umano, promessa, legge, grazia, e regno. La sesta dispensazione, quella della grazia, è la dispensazione della Chiesa. E’ detta essere distinta dagli altri periodi come parentesi storica. Ma se è così, allora dobbiamo comprendere la parola sottolineata non come significare “eminente, illustre, degno di attenzione speciale,” ma meramente come qualcosa separata o divisa in base a qualche distintivo, o qualità. Ciò perché una parentesi indica qualcosa di minor importanza, qualcosa che non è parte di un trend generale o una connessione principale. Di conseguenza, questa veduta concepisce l’epoca della Chiesa senza alcuna connessione con l’epoca precedente, quella della legge, ma come in netto contrasto ad essa. Lo stesso può essere detto dell’epoca del regno a seguire. Anche se nessuno obietta al fatto in quanto tale che la Scrittura si possa dividere in periodi di tempo, siccome di questa “parentesi misteriosa” se ne fa tutto un sistema dottrinale, dovremmo chiamare questo insegnamento “Dispensazionalismo della Parentesi Misteriosa.” Il termine “dispensazionalismo” in sé non indica sufficientemente bene cosa sia così offensivo in questo sistema. Ma parlare di “Dispensazionalismo della Parentesi” permette di identificare un sistema che pone la Chiesa fuori dal piano generale e principale di Dio per le epoche.
Ciò che abbiamo quindi tentato di fare finora è porre il Dispensazionalismo a parte dal Premillenialismo, per come storicamente considerati. Il secondo non raggiunge gli estremi bizzarri del Dispensazionalismo. Non concepisce la seconda venuta di Cristo in due epoche ampiamente separate, con un rapimento nell’aria ed una venuta sulla terra che poi invece si verificherebbe vari anni dopo. Né è allo stesso modo ristretto fino a concepire che il rapimento concerne soltanto la chiesa. Per queste ed altre ragioni, i termini Premillenialismo e Dispensazionalismo non sono sinonimi. Tutti i dispensazionalisti sono premillenialisti, ma non tutti i premillenialisti sono dispensazionalisti. Quindi, sarebbe più giusto e causa di maggiore chiarezza parlare di “premillenialismo storico” contrariamente al “premillenialismo dispensazionalista” invece di attribuire, appiattendone le differenze, il dispensazionalismo alla scuola premilleniale.
I seguenti personaggi sono stati notevoli premillenialisti storici: Ireneo, Giustino martire, Tertulliano, Bengel, Alford, Bonar, Elicott, W. J. Erdman, H. G. Guinness, W. G. Moorehead, George Muller di Bristol, B. W. Newton, Ryle, A. Saphir, Tregelles, R. C. H. Trench e Nathanael West. Alcuni notevoli espositori appartenenti a questi scuola sono stati: Godet, Lange and Zahn. D’altro canto, alcuni ben conosciuti dispensazionalisti sono J. N. Darby, Wm. Kelly, W. E. Blackstone, James M. Gray, A. C. Gaebelein, Wm. L. Pettingill e specialmente C. I. Scofield. Questi rappresentanti non dovrebbero essere in alcun modo raggruppati nello stesso recinto. I cavalli quieti non possono stare insieme a quelli selvaggi.
Dispensazionalismo e Modernismo
Lo slogan del Dispensazionalismo è “Tutta la Scrittura è per noi, ma non tutta riguarda noi.” Spiegando questo, dicono: “Alcune parti della Scrittura hanno in vista in modo particolare la Chiesa. Altre parti appartengono ai Giudei. Quindi, certe sezioni della Bibbia non hanno niente a che fare con l’epoca presente, ma appartengono alla passata ed abrogata dispensazione, mentre altre sezioni riguardano la futura grande tribolazione, un periodo che viene dopo che la Chiesa ha lasciato la scena terrestre. Ancora altre porzioni si applicano soltanto al regno terreno milleniale di Cristo.” Questo metodo di interpretare la Scrittura frammenta e spezzetta la Bibbia in particelle così piccole che al Cristiano vengono rubate molte delle promesse di Dio. Le parole ispirate: “tagliare correttamente la Parola di verità” (II Timoteo 2:15) non significa che dobbiamo dissezionare la Bibbia in tanti piccoli pezzi, rendendola una sorta di rompicapo. Piuttosto significa “tirare una linea diritta attraverso la Parola di verità.” Ma la linea che traccia il Dispensazionalismo attraverso la Scrittura è disgiunta, nodosa, dai piedi di ricotta, stiracchiata e interrotta da molti buchi lungo la sua logora e grottesca lunghezza.
Il Dispensazionalismo ha una stretta similitudine col Modernismo, nonostante il fatto che lo ripudi. Ciò perché i dispensazionalisti reclamano di appartenere alla scuola evangelica, di accettare l’infallibilità e l’autorità divina della Scrittura, ma essi si rendono colpevoli di approcciare la Bibbia secondo metodi modernisti. Entrambi il Dispensazionalismo ed il Modernismo hanno una teoria soggettiva a riguardo della struttura della Bibbia. Il secondo legge il libro di Isaia in base al suo metodo soggettivo e decide che i capitoli 40-66 non avrebbero mai potuti essere scritti dallo stesso profeta, ma devono appartenere ad un periodo più tardo. Il primo invece legge il Vangelo secondo Matteo e vi applica le sue ipotesi soggettive, decidendo che il Sermone sul Monte non è inteso per la Chiesa oggi, ma per un’epoca futura, dopo che la Chiesa sarà sparita dalla terra. Questi due metodi sono basilarmente lo stesso, tuttavia uno viene dalla “scuola critica” del Modernismo, e l’altra dalla “scuola profetica” del Dispensazionalismo.
Tagliare Falsamente le Promesse di Dio è un Serio Errore
Anche se il Dispensazionalismo è un metodo ermeneutico discutibile relativamente nuovo, nato in Inghilterra ed in Irlanda circa 200 anni fa, le sue idee in alcuni luoghi hanno prevalso già da oltre 300 anni. Il Puritano John Owen nel suo Doctrine of Saints’ Perseverance [Dottrina della Perseveranza dei Santi] scrisse:
“Alcuni si affaticano molto per derubare i credenti della consolazione intesa per loro nelle promesse evangeliche dell’Antico Testamento, anche se fatte in generale alla Chiesa, affermando che esse furono fatte ai Giudei, ed essendo peculiari per loro, ora noi non dobbiamo interessarci ad esse” (italiche aggiunte).
Ma in realtà non è un nuovo insegnamento quello che le promesse di Dio siano divise, alcune per la Chiesa, e riguardanti un popolo celeste, ed altre per i Giudei, un popolo terrestre. La Chiesa di Inghilterra nei suoi Trentanove Articoli di Religione aveva ragione quando oltre 350 anni fa negò questo errore. La Reformed Episcopal Church (Chiesa Riformata Episcopale) nel suo Articolo VI lo dice così:
“L’Antico Testamento non è contrario al Nuovo, perchè in entrambi l’Antico e il Nuovo Testamento la vita eterna è offerta all’umanità da Cristo, che è il solo mediatore tra Dio e l’uomo, essendo sia Dio che uomo. Quindi non si deve prestare ascolto a coloro che fingono che gli antichi padri si aspettavano soltanto promesse transitorie …”
Se alcuni Giudei avevano la fede di Abraamo essi non erano membro di un popolo terrestre, non avevano a mente le cose terrestri, e non si aspettavano promesse terrestri che dovessero adempiersi per loro, ma promesse celesti, come Genesi 15:1 ed Ebrei 11:13-16 mostrano chiaramente e convincentemente.
Oltre 400 anni fa Giovanni Calvino scrisse nelle sue Istituzioni una bellissima confutazione del dispensazionalismo moderno. Egli dice:
“È evidente, in base a queste premesse, che quanti Dio ha voluto includere nel suo popolo sin dalla fondazione del mondo, sono stati uniti a lui, legati dal vincolo di una dottrina identica a quella che vige tra noi. Aggiungerò ora, dopo aver fermamente stabilito tale principio, la considerazione complementare: i padri, pur essendo partecipi con noi della medesima eredità, e godendo della medesima speranza nella comune salvezza, grazie allo stesso Mediatore, ebbero però una condizione diversa dalla nostra all’interno di questa comunità. Le testimonianze che abbiamo raccolte nella Legge e nei Profeti sono sufficienti a dimostrare che nel popolo di Dio non vi è mai stata regola di pietà e di religione diversa da quella da noi mantenuta; tuttavia i dottori antichi parlano della diversità tra l’Antico e il Nuovo Testamento in modo esplicito e radicale e questo potrebbe ingenerare perplessità in quanti non sono sufficientemente accorti. Mi è sembrato perciò opportuno affrontare questa materia in un capitolo a sé. Inoltre, ciò che sarebbe stato semplicemente utile, diventa necessario a causa della petulanza di quel mostro di Serveto e di alcuni Anabattisti i quali considerano il popolo d’Israele come un branco di maiali: pensano infatti che il Signore non abbia voluto far altro che ingrassarli sulla terra come in una stalla, senza speranza alcuna dell’immortalità celeste” (Similitudine dell’Antico e del Nuovo Testamento II, X, 1).
Nel paragrafo successivo Calvino dice:
“La sostanza e la verità dell’alleanza stipulata con i padri antichi è talmente simile alla nostra da poter essere considerata una stessa cosa. Differisce solamente nella forma della dispensazione.”
Ma il dispensazionalismo ha otto patti differenti! Calvino sempre nel par. 2 di quel capitolo inoltre dice:
“… il Signore non ha proposto agli Ebrei, quale meta a cui tendere, una felicità o un benessere terreni, ma li ha adottati nella speranza dell’immortalità rivelando loro e attestando questa adozione mediante visioni e con la sua Legge ed i Profeti.”
Siccome è così, l’Antico Testamento portò ai Giudei la stessa verità spirituale del Nuovo Testamento, e prova che il popolo scelto dell’antica dispensazione non era un popolo terreno che aveva solo obiettivi materiali e che cercava solo un “benessere terreno.” Anzi, “il fine dell’Antico Testamento è sempre stato in Cristo e nella vita eterna.”
“Abbandoniamo dunque l’assurda e perniciosa opinione secondo cui Dio non avrebbe proposto altro ai Giudei, ed essi non avrebbero aspettato altro da lui, che di soddisfare i loro ventri, di mantenerli nelle delizie carnali, nell’abbondante ricchezza, di esaltarli e glorificarli, dar loro lunga discendenza e altre cose del genere, quali sono desiderate dagli uomini terreni.” (II, X, 23).
Calvino fa anche notare dove i Giudei erravano ed errano oggi, e cioè: “nell’attendere un regno terreno del Messia.” Egli chiama questa aspettazione un colpo di cecità ed anche un “preferire volontariamente le tenebre.” Il Dispensazionalismo è allora un grave errore che è sia un segno del giusto giudizio di Dio che del peccato volontario dell’uomo.