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Il Nostro Divino Salvatore

Sermone sul Catechismo di Heidelberg predicato dal rev. Angus Stewart, nella Covenant Protestant Reformed Church di Ballymena, il Giorno del Signore 3 Giugno 2007.

LETTURA:

Leggere Ebrei capitolo 1 in connessione al Giorno del Signore 6.

SERMONE:

Il libro di Ebrei, amati nel Signore, espone la supremazia di Gesù Cristo, perché lo presenta come infinitamente esaltato al di sopra degli angeli, di Mosè, di Giosuè, e del sacerdozio di Aaronne. Il suo è un sacerdozio migliore, con sacrifici migliori, per un tempio migliore, e stabilisce un patto migliore. All’interno di questa cornice, cioè la supremazia assoluta di Cristo, i primi due capitoli di questa epistola, parlando per sommi capi, presentano le due nature di Cristo come Dio ed uomo. Il capitolo 2 tratta in modo particolare della reale umanità di Cristo, mentre il capitolo 1 della Sua Deità. Potremmo perfino dire che Ebrei capitolo 1 è il capitolo che più di ogni altro luogo nella Sacra Scrittura, ed in maniera più estesa di qualsiasi altro luogo nella Scrittura, presenta la piena divinità del Signore Gesù. Ricordare questo, ed ascoltare attentamente l’esposizione di questo capitolo, ci potrebbe essere molto utile nel discutere con coloro che negano la divinità di Cristo, come ad esempio coi cosiddetti “Testimoni di Geova,” che insegnano che Gesù Cristo è una specie di angelo di primo rango glorificato, o coi modernisti, che insegnano che Egli fu solo un grande uomo.

Vedremo anche che una larga parte della prova della divinità di Cristo in questo capitolo consiste di citazioni dall’Antico Testamento: il v. 5 ha 2 citazioni, il v. 6 1 citazione, il v. 7 1 citazione (che tratta degli angeli), vv. 8-9 un’altra citazione, vv. 10-12 un’altra, e v. 13 un’altra citazione. Il fatto che queste citazioni dall’Antico Testamento dimostrano la divinità di Cristo è utile per gli Ebrei, che negano che Gesù è il Messia. Le profezie dell’Antico Testamento non soltanto profetizzano di un Salvatore, ma di un Salvatore divino. Tuttavia, parlare con un Ebreo di Gesù Cristo dall’Antico Testamento non è cosa facile, perché come dice II Corinzi 3 Dio ha posto un velo sui loro cuori, in modo che anche se molti o alcuni di loro leggono l’Antico Testamento, non lo capiscono veramente, il che è vero anche per la maggior parte dei Gentili, con riguardo non soltanto all’AT, ma anche al Nuovo.

Questo passaggio è utile anche con i Musulmani, che ovviamente negano che Gesù è il Salvatore del mondo, poiché essi negano la Trinità, e negano il mediatore, che è Dio ed uomo, e che espia i nostri peccati e ci riporta a Dio. Tuttavia essi dicono di accettare la rivelazione dell’AT e del NT, ma, in modo piuttosto bizzarro, affermano che i testi di entrambi sono disperatamente corrotti, poiché furono falsificati dagli Ebrei e dai Cristiani nel periodo successivo a Cristo, prima che il falso profeta Maometto sorgesse pressoché cinque secoli dopo. Ma nonostante tutte queste “corruzioni disperate” che i Musulmani credono vi siano nell’AT e NT, non a caso le intere Scritture formano una perfetta unità, e testimoniano unanimi di un solo patto di Dio, una sola grazia di Dio, un solo Salvatore che è Dio ed uomo: Cristo Gesù. Ed Ebrei 1 ci mostra proprio questo, dall’Antico Testamento, nel Nuovo Testamento, dando testimonianza al Salvatore divino Che doveva venire.

Ora, il Giorno del Signore 6 ci insegna che Gesù Cristo è Dio. Ma esso fa anche di più, ovvero ci spiega il perché, in quanto una completa confessione riguardante Gesù Cristo come Dio ed uomo necessita di una spiegazione del perché Egli doveva essere Dio ed uomo. La Domanda e Risposta 16 trattano del perché doveva essere uomo, mentre la numero 17 del perché doveva essere Dio. La Risposta 17 dice che Cristo doveva essere vero Dio: “Così che per la forza della sua divinità po[tesse] sopportare, nella sua umanità, il peso dell’ira di Dio, e po[tesse] acquistarci e ridonarci la giustizia e la vita.” Se Egli non fosse stato Dio non avrebbe potuto sostenere la croce, perché l’ira di Dio Lo avrebbe schiacciato. E se non fosse stato Dio non avrebbe mai potuto ottenere per noi la giustizia di Dio e la vita eterna. Ebrei 1:3 dice: “quando egli mediante se stesso purgò i nostri peccati,” il che ci mostra che per poter espiare e cancellare i nostri peccati Egli doveva essere quello che era, secondo la descrizione che di Lui riceviamo nel contesto del capitolo 1 e 2 di Ebrei. Dato che daremo uno sguardo a molti passaggi dal capitolo 1 in questo sermone, vi suggerisco di tenere le vostre Bibbie aperte, e di seguire con me mentre leggo ed espongo i vari versi. Ciò vi sarà particolarmente utile per offrire una risposta apologetica a coloro che negano la Deità di Cristo, o che negano l’unità dei testamenti. Consideriamo quindi,

Il Nostro Divino Salvatore
I. La Sua Deità
II. La Sua Opera Salvifica

Nell’esporre la deità di Cristo da Ebrei 1, considereremo prima di tutto le citazioni dall’Antico Testamento trovate in questo capitolo, dai versi 5 a 14. In esse dovremmo notare varie cose.

Prima di tutto, in esse a Cristo è dato il nome di “Dio.” Leggiamo i versi 8 e 9: “Del Figlio invece dice: «O Dio, il tuo trono è per i secoli dei secoli, lo scettro del tuo regno è scettro di giustizia. Hai amato la giustizia e odiato l’iniquità; perciò Dio, il tuo Dio, ti ha unto con olio di letizia al di sopra dei tuoi compagni».” Al verso 8 troviamo l’espressione “O Dio,” e la parola così resa è la parola standard nell’AT e nel NT per il nome di Dio, ed essa si riferisce al Figlio, Gesù Cristo, perché abbiamo un vocativo: “Al Figlio … dice: ‘O Dio, il tuo trono è per i secoli dei secoli’ … ” E se il Dio triuno Si riferisce al Figlio incarnato come “Dio” e lo fa senza usare alcuna figura retorica, allora il Figlio è veramente Dio, in quanto Dio sa chi e cosa è Dio e chi/cosa no, e non sbaglia, e dunque se Lui chiama il Figlio “Dio” il Figlio è Dio! E questo Figlio è qui redarguito con un dominio universale, a Lui è dato il trono del cielo e della terra, come dice il verso, e su questo trono Egli esegue il decreto di provvidenza di Dio, e raduna, preserva e difende la Sua Chiesa. E qui è specialmente prominente il Suo governo di grazia, poiché si parla di uno “scettro” e di un “regno,” ed è lo stesso regno nel quale si entra mediante la nuova nascita: Se un uomo non è nato di nuovo non può vedere il regno dei cieli, come dice il Vangelo di Giovanni. E lo scettro è lo strumento mediante il quale Egli fa le leggi del regno, nella Sacra Scrittura, e mediante il quale esercita il Suo governo regale, mediante la grazia irresistibile. Il Suo scettro è detto essere “di giustizia,” al verso 8, perché ha delle giuste leggi che sono scritte nei cuori dei cittadini di questo regno, in modo che essi tutti in principio obbediscono al governo giusto di Cristo. E questo Cristo così descritto è chiamato “Dio:” “al Figlio dice: ‘il tuo trono o Dio è in sempiterno’.”

Nella seconda citazione, a Gesù Cristo sono accordati attributi ed opere divine, ascoltiamo attentamente: “Tu o Signore hai posto dal principio le fondazioni della terra, ed i cieli mediante l’opera delle tue mani. Esse periranno, ma tu rimani, ed esse invecchieranno come un abito, e come una veste tu le piegherai e saranno cambiate, ma tu sei lo stesso, ed i tuoi anni non verranno meno.” L’opera divina di cui ho appena parlato è la creazione dei cieli e della terra, come abbiamo letto al verso 10, che parlano di terra e di cieli. Uno dei principi basilari della Bibbia è che nessuno tranne Dio Onnipotente crea, “nel principio Dio creò i cieli e la terra,” ” io sono il Signore, io ho fatto il cielo, non vi è altro dio prima di me,” questa è la testimonianza della Scrittura. E quindi qualsiasi passaggio che parla di Gesù Cristo come creatore, automaticamente prova la Sua Deità, e siccome sia nell’AT che nel NT ci sono molti passaggi che parlano di Lui come creatore, Egli è Dio. Gli attributi divini di cui si parla in questi versi, sono eternità ed immutabilità. Cristo è qui detto essere eterno, perché è detto aver posto le fondazioni della terra “nel principio,” dall’eternità passata (v. 10), mentre il verso 12 dice “i tuoi anni non verranno meno,” facendo riferimento all’eternità futura. La Sua immutabilità è insegnata specialmente ai versi 11 e 12, perché insegnano che cieli e terra, ovvero l’intero ordine creato, perirà alla venuta di Cristo per come insegnata ad es. in II Pietro 3, ma Lui rimane; esse saranno cambiate e piegate come una veste, ma Lui rimane lo Stesso. Ed il fatto che Egli può piegare cielo e terra come una veste è ulteriore prova della Sua Deità. Il Salmo 90 testimonia di Dio che Egli è “da eterno in eterno,” e questa è la descrizione che abbiamo visto la Scrittura attribuisce a Cristo in questo passaggio. Malachia 3:6 dice “Io sono il Signore, io non muto,” ed abbiamo appena visto che Cristo è descritto come immutabile in questo passaggio, e quindi è “il Signore” di cui parla Malachia 3:6, che nell’originale ebraico è: “Jehovah.” E dunque è chiaro che qualsiasi passaggio che nella Scrittura attribuisca a Gesù Cristo attributi divini provi la Sua Deità.

Ora questo passaggio che abbiamo letto da Ebrei 1:10-12, una citazione dal Salmo 102, deve essere cantato nella chiesa. Qualche fondamentalista mal informato dirà che non possiamo cantare i Salmi nella chiesa perché non dicono molto a riguardo di Gesù Cristo, il che dovrebbe farci mettere le mani nei capelli e pensare: “ma costui ha mai letto i Salmi?” Che obiezione profana e stolta! Ebrei 1 cita molti passaggi dall’Antico Testamento, e qui per provare la Deità, l’eternità e l’immutabilità di Cristo quale libro cita? I Salmi! Dunque una tale persona o non li legge i Salmi, o se li legge non li capisce, e poi, ha mai letto Ebrei 1? Ed è ovvio che Colossesi 3, che chiama i Salmi “salmi, inni e cantici spirituali,” dice che essi sono “la parola di Cristo,” scritta dallo Spirito Santo di Cristo, e che loda Cristo, e pone queste parole nei cuori e nella bocche del Suo popolo.

Il verso 6, invece, parla della adorazione divina attribuita a Cristo, “ed ancora quando egli [Dio] introduce il primogenito [Cristo] nel mondo, dice: ‘e tutti gli angeli di Dio lo adorino!’.” Gli angeli in cielo, tutti gli angeli, che fanno sempre la volontà di Dio, adorano Gesù Cristo come l’eterno ed immutabile Dio, ed in Isaia 6, ad esempio, noi vediamo gli angeli adorare Gesù Cristo, “Santo, Santo, Santo, Signore Dio Onnipotente, la terra è piena della tua gloria!” ed in Giovanni 12 (41) ci è detto che quegli era Gesù Cristo! In Apocalisse 5 l’agnello prende il libro, e gli angeli e i santi glorificati gridano: “tu sei degno, o Signore, di prendere il libro, perché tu fosti ucciso …” e così via, e il verso 6 ci insegna che gli angeli adorarono Gesù Cristo perfino alla Sua nascita, quando fu introdotto per la prima volta nel mondo. Perché Lo adorarono, perchè adorarono questo piccolo bambino che giaceva nella mangiatoia? Lo adorarono perché sapevano che era Dio, l’eterna seconda Persona della Santa Trinità fatta carne, Lo Stesso Che essi avevano adorato fin dal giorno che furono creati. E il verso 6 è contrastato col verso 7, in cui, parlando degli angeli dice che essi sono servitori in forma di fiamma, che sono i messaggeri di Dio, ed essi tutti devono adorare Dio, anche quando Egli in forma di bambino giace in una mangiatoia.

In quanto Dio, a Gesù Cristo è conferito il titolo di Figlio, in un senso unico. Il verso 5 dice: “ma a quale degli angeli ha egli detto in alcun tempo: ‘tu sei mio Figlio, questo giorno ti ho generato’, ed ancora: ‘io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio’.” Queste due citazioni sono prese dal Salmo 2 verso 7, e II Samuele 7:14. Cristo, in entrambe queste citazioni, è chiamato “Figlio,” ed Egli è tale non per creazione, perché come abbiamo visto Egli è il Creatore, e non diviene tale nel tempo, perché come abbiamo visto Egli è eterno, ma Egli è Figlio quale l’eterno ed immutabile Dio e Creatore, e in quanto tale Egli riceve l’adorazione degli angeli. La Sua, quindi, è una figliolanza del tutto unica, è la figliolanza eterna della Seconda Persona della Santa Trinità. Dio non chiama mai gli angeli “figli” in questo senso. La loro chiamata è di adorarlo e di servirlo come messaggeri. Dio non chiama “figli” in questo senso neppure noi, perché noi siamo figli solo nel senso che siamo creati ed adottati nel tempo a motivo di Gesù, Che è il Figlio. Gli angeli non siedono sul trono dove siede il Figlio incarnato, come dice il verso 13: “a quale degli angeli ha Dio mai detto: ‘siedi alla mia destra, finchè faccia dei tuoi nemici il tuo sgabello’?” e il verso 14, citando il Salmo 104 dice: “essi sono tutti spiriti ministratori, inviati a ministrare a favore di quelli che sono gli eredi della salvezza.” Dunque Cristo è il Re Divino, e gli angeli i suoi servitori.

Ma la Deità di Cristo in questo capitolo non è solo provata mediante citazioni dall’AT, ma anche nei versi 1-4. Gesù Cristo è il grande rivelatore divino e la grande rivelazione di Dio: “Dio, dopo aver anticamente parlato molte volte e in svariati modi ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio,” (1-2a). L’esordio della lettera agli Ebrei è diretto, non vi sono identificazione dell’autore, saluti, benedizioni, ringraziamenti, come in altre epistole, ma inizia subito con “Dio!” Il Dio che ha parlato nell’AT, ora ha fatto qualcosa di molto migliore, perché ci ha parlato mediante Suo Figlio! Nell’AT ci è detto che Dio parlava “molte volte,” cioè Dio Si rivelava in tante piccole porzioni, un po’ alla volta, in modo progressivo attraverso la lunga epoca dell’AT, specialmente dai giorni di Mosè, nella nazione ebraica. Dio parlò “molte volte” e “in svariati modi,” cioè mediante sogni, visioni, miracoli, perfino mediante un asino! Mediante l’urim ed il tummim, e parlò ai padri mediante i profeti, fino a Malachia, l’ultimo profeta dell’AT. Ma ora Dio ci ha parlato mediante il Suo Figlio, facendo apparire tutto il resto come mere ombre insignificanti! Il Figlio è Colui che usò i profeti dell’AT come Suoi messaggeri, Egli è il Grande Profeta! In questo senso Egli è il solo Profeta della Chiesa! Ed Egli, che parlò attraverso i profeti dell’AT, ora parla personalmente! Egli diede ai profeti dell’AT le Sue parole, ma ora viene come l’eterna Parola fatta carne (Gv. 1:1, 14)! E quindi nei tempi passati Dio parlò ai padri mediante i profeti, molte volte, ed in varie maniere, ma ora ci ha parlato mediante il Figlio, negli ultimi giorni. Ed è proprio la Sua venuta che rende questi giorni “gli ultimi giorni,” perché Dio ha parlato mediante il Suo Figlio, e non c’è nient’altro da dire, non c’è alcun profeta maggiore di Lui che può ancora venire, e non vi è alcun’altra rivelazione verbale, essa è cessata, finchè il Figlio ritorni di nuovo!

Gesù Cristo, il Figlio mediante il quale in questi ultimi giorni Dio ci ha parlato, è anche ordinato come l’erede di tutte le cose. Ora qui dobbiamo fare una distinzione: in quanto Dio Gesù Cristo possiede tutte le cose, esse sono Sue, perché Egli è il Creatore e Sovrano di tutte esse, e quindi in quanto Dio Egli non eredita. Ma in quanto uomo Egli eredita tutte le cose come una redarguizione per la Sua ubbidienza durate tutta la Sua vita terrena, e la Sua sofferenza espiatoria e sacrificale per i nostri peccati. Ma il punto rilevante in modo particolare per il nostro sermone è che Cristo può ereditare tutte le cose, l’intero universo, in quanto uomo, perché Egli è anche Dio! Al verso 2 è detto che Egli è l’Onnipotente creatore mediante il quale Dio ha fatto i mondi, o letteralmente “le epoche.” Questo termine può essere interpretato come “ogni epoca in ogni tempo,” o, come è spesso usata nella Scrittura intera, come la somma dell’epoca presente, ovvero dalla creazione e caduta alla seconda venuta, e dell’epoca a venire, quella a seguire la seconda venuta di Cristo. Siccome spazio e tempo sono le due parti che costituiscono la realtà creata, per Cristo creare le epoche è lo stesso che creare “i mondi.” Se qualcuno argomentasse che se Dio ha fatto i mondi mediante Cristo, allora Cristo forse è qualcosa meno che pienamente divino, sarebbe contraddetto dalle prove della Deità di Cristo nello stesso capitolo. Ma bisogna dire anche che il fatto che la Scrittura dice che Dio ha fatto i mondi “mediante” Cristo, fa riferimento all’economia o ordine creativo della Trinità, ovvero al fatto che nelle Scritture il Padre, nella creazione, o provvidenza, o salvezza, sempre opera mediante il Figlio e attraverso lo Spirito Santo.

E, muovendoci avanti al verso 3, vediamo che Cristo è “la gloria rifulgente,” e “l’espressa immagine,” di Dio: “Che, essendo lo splendore della Sua gloria …” etc. Lo splendore, la luce della piena gloria di Dio, la Sua rifulgenza più splendente del sole a mezzogiorno, questo è Gesù Cristo. Nell’AT avevamo una figura di questo nella nuvola che scendeva sul tabernacolo, o tempio, e che conduceva Israele attraverso il deserto. Cristo è anche lo splendore della gloria di Dio per come rivelata alla grande teofania al monte Sinai, che splendette nelle visioni di Ezechiele, al capitolo 1, 3, 10, e così via. Siccome Ebrei è scritto primariamente ad Ebrei che erano tentati di rivolgersi indietro all’epoca delle figure e delle ombre, esso intende richiamare alla loro mente e intendimento questi flash della brillanza di Dio rivelati nell’AT, e che parlavano di Cristo, Che personalmente è Dio. I Timoteo dice che Dio dimora in una luce a cui nessun uomo può avvicinarsi, e questa luce è Cristo, Che è divino. Ma come mai altrove nelle Scritture Dio è anche detto essere una fitta tenebra? Perché la luce e le tenebre insegnano essenzialmente la medesima cosa: la grandezza, la maestà, e l’incomprensibilità, e la terribilità di Dio. E Cristo è questo incomprensibile Dio! Egli è rivelato nella Parola, ed opera nei nostri cuori la Sua conoscenza mediante lo Spirito, ma non può essere compreso appieno!

Il verso 3 ci dice anche che ogni cosa che è il Padre, lo è anche il Figlio, “l’espressa immagine,” del Padre, un’immagine identica, una replica, una somiglianza perfettamente uguale. Come il Padre è infinito, eterno, immutabile, nel Suo essere, nella Sua sapienza, potenza, santità, giustizia, bontà, e verità, così è il Figlio! Egli è l’esatta immagine della Sua persona! Qualsiasi cosa meno di questo, ovvero del fatto che Gesù Cristo ha tutti i nomi di Dio, tutti gli attributi di Dio, compie tutte le opere di Dio, e riceve tutta l’adorazione che è dovuta ed è data a Dio, non lo renderebbe l’espressa immagine del Padre. Padre e Figlio differiscono soltanto nelle loro proprietà personali: il Padre in quanto Padre non è generato, il Figlio in quanto Figlio è eternamente generato dal Padre.

Cristo è anche detto essere il sostenitore e governatore dell’universo. Il verso 3 dice che egli “sostiene tutte le cose mediante la Parola della Sua potenza.” Egli mantiene ogni cosa in esistenza, e fa sì che niente cada in confusione o non-esistenza, e, inoltre, egli governa e dispone tutta la creazione, e nell’originale l’espressione “tutte le cose” è enfatica, il che sottolinea che non vi è niente che Egli non sostenga. Quale potenza pensate sia necessaria per sostenere e governare ogni cosa? La potenza di Dio! Dunque non solo i passaggi che direttamente affermano che Egli è Dio, come il verso 8, ci devono spingere ad adorarlo e servirlo come tale, ma anche quelli che parlano dei Suoi attributi e delle opere che solo Dio può compiere e che sono ascritti a Lui.

Ma in questo passaggio abbiamo anche un’affermazione avente a che fare con la Sua opera salvifica. Il verso 3: “Quando egli ebbe compiuto mediante se stesso la purificazione dei nostri peccati.” Ancora, solo se Gesù Cristo è pienamente Dio può purificare i nostri peccati. Nessuna creatura, nemmeno la più grande e potente che il Dio Onnipotente è in grado di creare, può realizzare questo. Pensiamo alla vasta moltitudine dei redenti, e alla miriade innumerevole dei peccati che appartiene ad ogni eletto. Pensiamo alla nostra propria natura di peccato, che essa stessa è peccato, e pensiamo al fatto che il peccato è ogni mancanza di conformità alla legge di Dio, ed ogni trasgressione della legge di Dio, come dice il Catechismo di Westminster. Quante volte al giorno noi manchiamo di conformarci in modo perfetto alla legge di Dio? Ogni secondo al giorno lo facciamo, potremmo dire! Ogni forma di Pelagianesimo, Arminianesimo e Perfezionismo, come potete vedere a questo punto, sono davvero superficiali! Dio ci comanda di amarlo sempre e con tutto noi stessi, e non uno di noi può dire di aver amato Dio in tal modo, anzi di averlo amato la metà di quanto dovremmo, nemmeno nei nostri momento migliori. Il nostro Catechismo, nella Domanda e Risposta 113, che tratta del decimo comandamento, dice che questo comandamento richiede da noi che perfino la più piccola inclinazione o pensiero contraria ad alcuno dei comandamenti di Dio dovrebbe mai sorgere nei nostri cuori. E, inoltre, che in ogni momento noi dovremmo odiare ogni peccato con tutto il nostro cuore e che ci dilettiamo in ogni giustizia. Pensate un attimo! E se tutto questo non si verifica, allora siamo trasgressori e peccatori, abbiamo fallito miseramente! Ognuno di noi ha una miriade innumerevole di peccati! Si moltiplichi questa miriade di peccati per la vasta moltitudine degli eletti, e si realizzerà che quindi niente e nessuno può purificare tutti questi peccati se non Dio Stesso! E quindi ogni singolo riferimento nella Bibbia alla purificazione, all’espiazione, alla propiziazione, è una testimonianza inconfondibile alla verità della divinità di Cristo, perché nessuno può portare e cancellare il peccato nella sua terribile grandezza e quantità! E questo dice la Domanda e Risposta 17: “Perché deve essere allo stesso tempo vero Dio? Così che per la forza della sua divinità possa sopportare, nella sua umanità, il peso dell’ira di Dio, e possa acquistarci e ridonarci la giustizia e la vita.” Ogni vangelo in cui manca la piena deità di Gesù Cristo è quindi un falso vangelo, e chi lo predica è maledetto (secondo l’apostolo in Galati).

Gesù Cristo, Colui Che ha creato la terra, è venuto sulla terra. Colui Che è l’eterno e Che ha creato il tempo, entra nel tempo, Egli è Dio divenuto uomo. Colui Che è immutabile è cresciuto come essere umano, da piccolo bambino ad uomo maturo. Colui Che è l’erede di tutte le cose non ha avuto alcun luogo dove riporre il Suo capo. Colui Che è la rifulgenza della gloria di Dio è stato ricoperto di vergogna ed oscurità, specialmente in quelle tre lunghe ore alla croce. Egli è l’espressa immagine di Dio, e tuttavia è stato considerato un verme, e nemmeno un uomo. Colui Che regna alla destra di Dio, fu crocifisso su un legno. E questo Dio Che in tempi passati ha parlato in tanti modi ai padri mediante i profeti, ora ci parla mediante il Figlio, e specialmente mediante la Sua croce! E’ lì che Egli purifica i nostri peccati, e Che rivela così la giustizia e la misericordia di Dio verso dei peccatori perduti come noi! Ed ora Egli è sul trono del cielo, ed ha ereditato l’universo, e regna sulla Sua amata chiesa con uno scettro di giustizia e misericordia, ed è per lei che Egli sostiene e governa l’universo.

In chiusura, dovremmo notare al verso 3, “quando egli ebbe compiuto la purificazione dei nostri peccati mediante se stesso,” la significatività della parola “se stesso.” Questa parola ci insegna che Gesù Cristo in quanto Dio non ebbe bisogno e non ha bisogno di alcun aiuto da parte dell’uomo per compiere la salvezza. Gesù Cristo ha purgato i nostri peccati mediante Se Stesso! E quindi dovremmo notare e ricordare che qualsiasi addizione alla Sua opera di purificazione è un diniego della Sua sufficienza e della Sua abilità in quanto Dio a salvarci pienamente! E’ un diniego della Sua Deità. Alla Sua opera non si possono aggiungere le opere della beata vergine Maria, o dei santi, o le nostre proprie buone opere, o le nostre sofferenze in purgatorio. Il solo purgatorio che ci salva è quello a cui Si sottopose il Figlio di Dio, Che purgò i nostri peccati pienamente e completamente, una volta per tutte! Nessun purgatorio può essere aggiunto a quello senza negare l’opera del Figlio di Dio alla croce, e quindi la Sua Deità. Questo è esattamente quello che fa il Cattolicesimo Romano. Ma anche l’Arminianesimo! Esso insegna che il libero arbitrio deve porgere un aiuto, deve afferrare ciò che Dio ha ottenuto, altrimenti è tutto vano e niente è davvero stato realizzato alla croce! Ma ciò è una frontale contraddizione del significato del verso 3. Esso dice che alla croce, nel passato, il Figlio di Dio ha purgato i nostri peccati, e una volta che questo fu compiuto e realizzato, Egli Si assise alla destra della Maestà di Dio. Poi questo che è stato compiuto una volta e per sempre e in modo irripetibile e immutabile, questa giustizia e questa soddisfazione compiuta per ognuno del Suo popolo eletto, ci viene fatta realizzare nelle nostre coscienze, certo, mediante la fede.

E nel realizzare questo, amati nel Signore, noi dovremmo imitare gli angeli di Dio nella loro adorazione del Figlio di Dio. Che ognuno di noi dunque si prostri, e Lo adori! Amen. Preghiamo.

Per altre risorse in italiano, clicca qui.

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