Ron Hanko
La dottrina della punizione eterna non è mai stata popolare. E’ preoccupante, tuttavia, che l’attacco a questa dottrina ora giunge dall’interno dell’evangelicalesimo. Come abbiamo appena visto, la NIV ha quasi del tutto eliminato la parola inferno dalla Parola di Dio, e molti evangelicali di spicco stanno insegnando ciò che viene chiamata “immortalità condizionale.” I promotori di questa falsa dottrina dicono che gli empi vanno all’inferno per un tempo ma sono poi annichiliti, così che alla fine non vi sarà nessuno all’inferno. Vi è la punizione, essi dicono, ma essa non è eterna. Un importante esponente dell’evangelicalesimo ha detto che anche se il loro fumo sale per sempre, non vi sarà nessuno a bruciare.
Noi crediamo che la dottrina della punizione eterna non è soltanto biblica, ma è anche essenziale. Che sia biblica è chiaro da passaggi come Apocalisse 19:3, il verso che parla del fumo di Babilonia che sale per sempre. Il riferimento è a persone empie, e ci vuole un’immaginazione molto vivida per raffigurarsi il fatto che il fumo di Babilonia possa salire per sempre senza che non vi sia nessuno presente nel fuoco infernale.
Che la dottrina della punizione eterna sia importante non dovrebbe essere difficile da capire. Infatti questa dottrina conduce ad una comprensione appropriata del peccato. Che la punizione è eterna accentua il fatto che il peccato è commesso contro l’eterna ed altissima maestà di Dio. Negare la punizione eterna sminuisce la gravità del peccato.
Strettamente correlato a questo, vi è il fatto che il diniego della punizione eterna mette in questione la giustizia di Dio. Il fatto che Dio dapprima mandi delle persone all’inferno e poi successivamente fa terminare quella punizione annichilendole non testimonia dell’immutabilità o della giustizia di Dio, ma suggerisce che Egli cambia idea a riguardo della loro punizione e in qualche grado placa la Sua ira contro i loro peccati.
Negare la punizione eterna distrugge anche l’urgenza dell’obbligo del vangelo di ravvedersi e di credere. Gli empi non sarebbero così terrificati dai giudizi di Dio se sapessero che sarebbero annichiliti. E’ il pensiero dell’eterna sofferenza che è così terrificante per loro.
E’ nell’interesse di negare le loro proprie paure della punizione eterna che gli uomini negano l’esistenza continua dell’anima, l’esistenza del paradiso e dell’inferno, e il giudizio a venire. Forse più di ogni altra cosa è la loro paura della punizione eterna a condurli a negare l’esistenza stessa di Dio, perché ammettere la Sua esistenza ed il fatto che Egli è santo, implica che Egli vive come giusto Giudice.
Ciò non vuol dire che qualcuno viene salvato in paradiso perché è terrorizzato. Tuttavia, sono i terrori della punizione eterna che Dio spesso usa per cominciare la grande opera con la quale Egli conduce il Suo popolo a Sé, e la dottrina della punizione eterna è una parte importante della predicazione del vangelo.
Per queste ragioni, dobbiamo prostrarci davanti a questo insegnamento della Scrittura, per quanto possa sembrare inaccettabile, perfino per i Cristiani. Dobbiamo fare così credendo che in Cristo non saremo soggetti alla punizione eterna.
(“Eternal Punishment,” un capitolo tradotto da: Doctrine According to Godliness [Grandville, Michigan, USA: Reformed Free Publishing Association, 2004], pp. 326-327)