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Il Dono della Certezza

(Da: The Standard Bearer, Volume 80, n. 21)

Prof. David J. Engelsma

Colui Che dà certezza al figlio di Dio che crede, abbiamo visto nell’articolo precedente, è lo Spirito di Cristo.

Non vi è niente di sorprendente in questo, poichè Egli è Colui Che dà certezza su qualsiasi cosa. Lo Spirito dà alla chiesa certezza che la Bibbia è l’ispirata Parola di Dio. Noi crediamo “crediamo pienamente tutte le cose che sono in essi [i sessantasei libri della Bibbia]contenute, non tanto perché la Chiesa li riceve e li approva come tali, ma principalmente perché lo Spirito Santo testimonia nel nostro cuore che essi sono da Dio” (Confessione Belga, Articolo 5).

Lo Spirito dà al credente eletto certezza che il Vangelo è da Dio ed è vero, come anche certezza che Gesù Cristo è il Salvatore dal peccato e dalla morte. “Perché il nostro vangelo non giunse a voi in parola soltanto, ma anche in potenza, e nello Spirito Santo, ed in molta certezza” (I Tessalonicesi 1:5).

All’interno dell’essere divino della Santa Trinità, è lo Spirito Che è la certezza propria di Dio della Sua infinita verità. “Lo Spirito scruta tutte le cose, sì, le profonde cose di Dio” (I Corinzi 2:10). Il verso 11 aggiunge, spiegando, che come è lo spirito di un uomo a conoscere le cose di un uomo, così soltanto lo Spirito di Dio conosce le cose di Dio.

Questo Spirito di certezza, al Quale il dubbio concernente le cose di Dio in Cristo è estraneo e odioso, opera la certezza della salvezza in coloro descritti in I Corinzi 2:15 come uomini e donne spirituali. Gli uomini e le donne spirituali non sono pochi super-santi tra i credenti. Essi non sono, come insegnarono i Puritani, i pochi speciali amici di Dio favoriti con la certezza, mentre tutti gli altri amici sono lasciati a languire nel dubbio, incerti quindi se sono affatto amici di Dio. Gli uomini e le donne spirituali sono certamente non coloro che, erroneamente, se non arrogantemente, dicono di aver avuto un’esperienza mistica che ora li separa e li pone al di sopra delle masse lamentevoli e dubitanti nelle congregazioni.

Gli uomini e le donne spirituali sono coloro, tutti coloro, che sono nati di nuovo dallo Spirito, a cui sono insegnate le verità del Vangelo dallo Spirito, e che hanno la mente di Cristo (I Corinzi 2:13, 16).

Esperienza

Assicurare noi uomini e donne spirituali della nostra salvezza, è semplicemente parte dell’opera dello Spirito nel salvarci in ogni passo dell’ordine della salvezza. Tanto lontano è dall’essere vero che la certezza giunge soltanto nella distante fine della propria salvezza, se proprio giungerà mai, che, di fatto, la certezza giunge al principio stesso del divino processo, o ordine, della salvezza, e in ogni passo successivo.

Lo Spirito rigenera, e con questa nuova nascita nella vita celeste giunge la coscienza che siamo vivi a Dio. Nati fisicamente, presto sappiamo che siamo vivi. Non andiamo in giro depressi durante la nostra vita terrestre per trenta o cinquanta o settanta anni con i segni di una ricerca ansiosa sul nostro volto, lamentandoci: “Io dubito che sono vivo.” Così è con la nuova nascita spirituale. Lo Spirito ci unisce a Cristo, ed il Cristo risorto è una presenza imponente, irresistibile, carismatica. La nascita dall’alto ci rende vivi della Sua vita, e la Sua vita è vibrante e inconfondibile, particolarmente nell’amore e timore di Dio il Padre di Gesù Cristo e nell’odio del peccato.

Lo Spirito ci chiama a Cristo Gesù mediante il Vangelo, e noi veniamo. Noi veniamo a Gesù Cristo. Noi veniamo a Lui quale Salvatore e Signore. Noi veniamo a Lui quale Salvatore e Signore di ognuno che va a Lui. Noi veniamo a Lui come nostro proprio Signore e Salvatore. Questa è la certezza della salvezza. La certezza della salvezza appartiene alla Sua stessa essenza di Salvatore e Signore.

Lo Spirito dà fede, e la fede è certezza, come è stato dimostrato negli editoriali precedenti.

Lo Spirito santifica, e noi consacriamo noi stessi a Dio in Gesù Cristo con cuore, mente, anima, e forza in gratitudine per la Sua redenzione di noi in Cristo. La consacrazione che è santità è la convinzione che Dio è il nostro Dio e noi siamo il Suo popolo. E questa consacrazione è motivata da gratitudine per la redenzione della croce, la nostra gratitudine per la redenzione di Cristo di noi mediante la Sua croce. Questa è la certezza della salvezza. La certezza della salvezza è essenziale alla santificazione.

Quando nel giorno di Cristo lo Spirito risuscita il nostro corpo dalla tomba nella gloriosa somiglianza di Cristo, conosceremo che siamo glorificati. La certezza della glorificazione sarà dell’essenza della glorificazione. Nessuno dubiterà la sua risurrezione. Né io suppongo che arriveremo alla certezza della nostra risurrezione dopo aver dolorosamente esaminato ogni membro del nostro corpo glorificato, per determinare che esso è, di fatto, un dito glorificato, un piede glorificato, ed un torso glorificato. Piuttosto, conosceremo spontaneamente la nostra risurrezione con certezza mentre ammireremo con amore ed adorazione il volto di Gesù Cristo glorificato.

Ogni aspetto dell’opera salvifica dello Spirito di Cristo include la certezza della salvezza.

Dio non soltanto desidera salvare tutti i Suoi figli. Egli vuole anche che tutti i Suoi figli sappiano e godano della loro salvezza, perchè la coscienza della salvezza è una parte importante della salvezza.

La salvezza non è soltanto la liberazione del peccatore. Essa è anche l’esperienza da parte del peccatore di questa sua liberazione.

E’ ironico che quelli che parlano tanto di “esperienza” (lasciando la distinta impressione che nessun’altra chiesa Riformata faccia giustizia all’esperienza) si accontentano del fatto che molti credenti e figli di credenti, membri delle congregazioni, siano chiusi fuori da ogni esperienza della salvezza. In verità, mediante la loro dottrina Puritana che la fede non è certezza e che la maggior parte dei credenti deve operare ed attendere per molti anni per ottenere la certezza, come anche mediante il pernicioso insegnamento di molti che vi è una “grazia preparatoria” nelle persone irrigenerate, essi stessi rubano ai loro membri l’esperienza della salvezza. Mancanza di certezza è mancanza di esperienza.

Noi, d’altro canto [delle Chiese Protestanti Riformate], che siamo visti come “dottrinali” (come se questa fosse una debolezza in una chiesa, e non una delle forze supreme di una chiesa), e che veniamo sospettati di minimizzare l’esperienza, insistiamo sull’esperienza della salvezza da parte di tutti quelli che credono e da parte dei loro figli di patto. Lo Spirito benedice la nostra predicazione e il nostro insegnamento dottrinale per dare questa esperienza a tutti coloro che sono nel patto, credenti adulti ed i loro figli. La certezza è esperienza.

Che l’opera dello Spirito è assicurare i discepoli di Gesù della loro salvezza è espresso dal nome che Gesù Gli dà in Giovanni 16: “il Consolatore.” “Se io non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore” (v. 7). Qualsiasi altra cosa il Consolatore possa fare, Egli mette proprio a risposo le paure ed i dubbi del peccatore e lo assicura nel mezzo di tutte le sue lacrime e battaglie: “Dio ti ama, Cristo è morto per te, tu sei giustificato mediante la tua fede in Cristo, il tuo destino è la vita e la gloria eterna.”

Che Consolatore che è lo Spirito se ci lascia, quantomeno la maggior parte di noi, a dubitare della nostra salvezza per molta se non tutta la nostra vita.

Sigillo

Vi sono poi i testi che fanno dello Spirito Santo il sigillo per noi della nostra salvezza (II Corinzi 1:19-22; Efesini 1:13; 4:30). Efesini 1:13 dice: “Nel quale [Cristo] avete anche creduto, dopo che avete udito la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza, in cui anche avendo creduto siete stati sigillati con quello Spirito santo della promessa.”

Il sigillo è la certezza di colui che crede in Cristo che egli è salvato e che sarà salvato per tutta l’eternità. Calvino spiegò, nel suo commentario al testo:

La vera convinzione che i credenti hanno della Parola di Dio, della loro propria salvezza, e della religione in generale, non ha origine nel giudizio della carne, o da argomenti umani e filosofici, ma nel sigillo dello Spirito, che impartisce alle loro coscienze una certezza tale da rimuovere ogni dubbio.

Lo Spirito Stesso nel credente è questo sigillo, come è indicato dal verso 14, che Lo chiama la “caparra [o deposito, o pagamento anticipato] della nostra eredità.” Lo Spirito ci sigilla in Cristo: “Nel quale [cioè, in Cristo] … voi siete stati sigillati.” Non vi è assolutamente alcuna certezza a prescindere da Cristo. Né lo Spirito dà alcuna sicurezza a prescindere da Cristo e la fiducia in Cristo per come Egli è presentato nella “parola di verità.” Tutte le “esperienze mistiche” prive di Cristo, in cui lo Spirito ed il mistico, o esperienzialista, hanno il loro dilettevole tête-à-tête, sono mera fantasia, e dal diavolo. “In Cristo voi avete confidato, in Cristo avete creduto, in Cristo siete stati sigillati.” Ed il verso 14 aggiunge che lo Spirito è la caparra per noi fino al completamento in noi della redenzione della croce di Cristo.

Di tale importanza è l’insegnamento di Efesini 1:13 che il sigillo con lo Spirito è immediatamente connesso al proprio confidare in Cristo all’udire della Parola di verità. Introdurre nella traduzione la parola “dopo” potrebbe essere fuorviante, come se il sigillo del credente seguisse il suo credere nel tempo, forse anche un lungo tempo. Letteralmente, il testo greco aggiunge: “… nel quale avendo anche creduto, siete stati sigillati con lo Spirito santo della promessa.” Non vi è “dopo” nel testo. Quando uno ode il vangelo di Gesù Cristo e crede in Gesù Cristo, egli è sigillato immediatamente come parte e parcella dell’opera dello Spirito in lui nel dargli fede. Immediatamente, quale un aspetto essenziale della fede in Cristo, il credente è assicurato della sua salvezza, ora e nel giorno della “redenzione dell’acquistata possessione.”

Questa è la natura dell’opera salvifica dello Spirito.

In verità, questa è la natura dello Spirito dimorante Stesso. Egli Stesso è il sigillo, la certezza, la sicurezza del credente.

Questa è la natura dello Spirito dimorante in ognuno che confida in Cristo, avendo udito la Parola di verità.

Quei Puritani che separavano la certezza dalla fede di molti anni, spesso di un’intera vita, fondavano il loro terribile errore in un’erronea interpretazione di Efesini 1:13. Essi spiegarono il sigillo con lo Spirito come separato da e seguente nel tempo, spesso di molti anni, al proprio credere la Parola di verità. In alcuni dei Puritani questo errore era aggravato dal loro insegnamento che il sigillo, quando alla fine avviene, è una testimonianza così diretta ed immediata dello Spirito da equivalere alla misteriosa esperienza della “luce irresistibile” (v. J. I. Packer, “The Witness of the Spirit: The Puritan Teaching,” in Puritan Papers, vol. 1, P&R, 2000, pp. 17-29).

Questa dottrina Puritana del sigillo (che, ovviamente, pone la certezza per sempre al di fuori della portata di tutti tranne che di una piccola elite di Cristiani) aprì la via all’eresia di Wesley della seconda benedizione e poi al movimento carismatico con la sua dottrina del battesimo con lo Spirito.

Il predicatore inglese D. Martyn Lloyd-Jones difese fortemente la separazione del sigillo con lo Spirito dalla fede in Cristo, appellandosi ad Efesini 1:13. In questo modo, egli divenne lo strumento mediante il quale la dottrina Puritana della certezza condusse all’accettazione del movimento carismatico, non soltanto nella sua propria congregazione, ma anche ampiamente nel cosiddetto evangelicalismo in Inghilterra [ed in altre parti del mondo, tra cui l’Italia—N.d.T.].

Dono

Il conforto, il sigillo, la testimonianza dello Spirito di Cristo, cioè, la certezza della salvezza, è un dono. Come ogni altro aspetto della salvezza e come la salvezza considerata in generale, la certezza è pura e libera grazia.

Lo Spirito opera la certezza in tutti i figli di Dio, non perchè essi la meritano, non perchè essi hanno reso se stessi degni di essa mediante molti anni di maturazione nella loro fede, e non perchè essi stessi hanno operato per essa ed infine l’hanno ottenuta mediante i loro nobili sforzi. Così non sia! Ma lo Spirito dà al popolo di Dio la certezza perché Dio graziosamente Si compiace, non soltanto di adottare dei figli, ma anche di farsi conoscere a questi figli come loro Padre, e far conoscere a loro che essi stessi sono Suoi figli a motivo di Cristo.

Lo Spirito dà la certezza dando la fede. La fede è un dono. Uno dei due elementi della vera fede, secondo la D&R 21 del Catechismo di Heidelberg, è la certezza. Dando la fede, lo Spirito dà certezza.

Da essere condannata è la dottrina Puritana che la certezza è qualcosa per cui i Cristiani devono operare, che devono ottenere se stessi col loro duro lavoro, e di cui devono rendersi degni lungo molti anni. Questa dottrina concernente la certezza della salvezza non è nemmeno di poco differente dall’insegnamento di Roma e dell’Arminianesimo: salvezza mediante gli sforzi dell’uomo, il suo proprio eroico correre e volere. Il risultato è il medesimo: dubbio diffuso, che disonora Dio, distruttivo.

J. I. Packer descrive questo errore Puritano (ed in realtà lo difende) nel suo articolo nel libro Puritan Papers a cui si è fatto riferimento sopra. La maggior parte dei Cristiani non ha la certezza immediatamente quando credono. La certezza è riservata soltanto a pochi Cristiani: “I migliori e più cari amici di Dio.” La maggior parte di coloro che infine ottengono la certezza la ricevono molti anni dopo la loro conversione.

Ma cosa spiega il favoritismo di Dio? Cosa rende quei pochi Cristiani i Suoi più cari amici? Perché questi alla fine ottengono la certezza?

Non la misericordia di Dio!

Ma i loro propri sforzi!

“La certezza,” scrive Packer, descrivendo la dottrina Puritana “non è normalmente goduta se non da coloro che hanno prima faticato per essa e l’hanno cercata, ed hanno servito Dio fedelmente e pazientemente senza di essa” (p. 20).

Questa dottrina è una forma dell’eresia della salvezza per opere. La salvezza in vista è la certezza. Le opere sono faticare, cercare, e servire fedelmente e pazientemente. La dottrina genera ed emana orgoglio: poche degne anime ottengono la certezza mediante il loro proprio duro lavoro. La dottrina produce dubbio: chi può mai essere sicuro che egli ha opera abbastanza a lungo e duro?

Porre il credente all’opera nel servizio energetico di Dio, nella dura battaglia spirituale, e nell’intensa guerra Cristiana per molti anni, mentre lo si depriva della certezza della salvezza, è come dire ad un uomo di correre una gara dopo che gli si è tagliate le gambe. Non vi può essere lotta spirituale, guerra Cristiana, o servizio di Dio senza la certezza della salvezza.

Parlo personalmente, ma in nome dei figli del patto.

Io ho creduto fin dai primissimi anni. Se avessi dovuto combattere le mie battaglie spirituali incerto dell’amore di Dio e della mia salvezza, sarei perito nella mia guerra cento, no, mille volte. Se avessi dovuto servire Dio dubitando se Egli era mio Padre, avrei lasciato stare prima di cominciare.

Io ho combattuto e sopportato, ho pazientemente servito, ho lottato nella mia chiamata nel patto di grazia, a volte intensamente, perché ero certo dell’amore di Dio per me personalmente in Gesù Cristo mio Signore.

I dubitatori non possono servire Dio fedelmente e pazientemente. I dubitatori non possono lottare e combattere nel e dalla parte del patto e regno di Cristo. I dubitatori non possono vivere una vita Cristiana di santità vigorosa, sana, gioiosa.

Cosa gli passava mai per la testa ai Puritani, teologi istruiti e per molti aspetti saggi insegnanti del Vangelo, quando si trattava della vitale questione della certezza? Perché i ministri Riformati li seguono a mò di cagnolini al giorno d’oggi?

Se ho un figlio malato, mentalmente ed emozionalmente malato, che si trascina attorno chiedendosi sempre: “Sono tuo figlio? Mi hai tu generato o adottato? Mi ami davvero?” non ha senso richiedergli una vita vigorosa. Egli contribuirà con poco di prezioso ad una sana vita di famiglia. Egli non sarà una grande gioia per i suoi genitori. Il povero ragazzo deve essere guarito.

La certezza non è il traguardo di Cristiani malati e dubitanti.

La certezza è un dono. E’ il dono della grazia di Dio in Gesù Cristo mediante lo Spirito.

Il pensiero Riformato, a riguardo della certezza, non parla di una “ricerca” della certezza. Questo è un modo di pensare e parlare Puritano, che implica che l’ottenimento della certezza avviene mediante i propri sforzi. La fede Riformata confessa il “dono” della (piena) certezza. La certezza è un elemento essenziale della fede (Catechismo di Heidelberg D&R 21). La fede è il dono di Dio (Canoni III/IV:14). Parleremo allora davvero di una necessaria “ricerca” della fede?

Credente Riformato, non operare per ottenere la certezza. Piuttosto ricevila e godila mediante e con la fede.

La certezza della salvezza, come la salvezza di cui essa è una parte preziosa, non è per opere, affinchè nessuno si vanti (per esempio, di essere uno dei migliori e più cari amici di Dio).

La certezza è per grazia, in modo che colui che si gloria si glori nel Signore.

P.S.  Per ora ho finito lo spazio a disposizione. Vi è altro ed ho altro da dire a riguardo della certezza. Questa serie non è completa. Forse in un altro momento, in un altro spazio.

Per altre risorse in italiano, clicca qui.

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