Ron Hanko
Come abbiamo visto, la giustificazione non può essere divorziata né dall’elezione, né dalla croce. Fondata nell’opera espiatoria di Gesù alla croce, la giustificazione ci rinvia all’eternità passata.
Ciò è della più grande importanza. Ciò che non è decretato da Dio non può verificarsi nel tempo, come ad esempio la giustificazione dei non eletti. E ciò che non è acquistato ed ottenuto per tutti con la morte di Cristo alla croce, non è disponibile per tutti.
Non vi è, quindi, nessuna giustificazione (giustizia o perdono) da “offrire” a coloro che sono non eletti. Il vangelo deve essere predicato a tutti, la giustizia di Dio in Cristo deve essere dichiarata (Romani 3:25-26). Tutti quelli che odono devono essere chiamati alla fede con la sicura promessa che coloro che credono saranno giustificati davanti a Dio. Ma quella promessa, come diviene evidente nel tempo, è soltanto per quelli che Dio ha scelto e per coloro per cui Cristo è morto alla croce.1 La promessa della giustificazione, quindi, è soltanto per gli eletti, ed è sicuramente adempiuta per loro in quanto Dio graziosamente dona loro la fede con la quale essi sono giustificati (Efesini 2:8-9).
Che Cristo morì soltanto per gli eletti è la dottrina della redenzione particolare (espiazione limitata). Esso è il chiaro insegnamento della Scrittura. La morte di Cristo assicura la giustificazione degli eletti di Dio (Isaia 53:11; Romani 3:24; Romani 5:9, 19). Fa questo perché Cristo con la Sua sofferenza e morte ha sostituito la Sua perfetta ubbidienza per la loro disubbidienza ed ha sopportato la punizione dei loro crimini.
In questo modo Cristo ha guadagnato per loro una giustizia perfetta (innocenza) che è accettabile a Dio, il Giudice. Quella giustizia diviene loro attraverso la fede, per la quale la loro colpa è rimossa ed essi sono ricevuti di nuovo nel favore e nella presenza di Dio. L’opera di Cristo, allora, è la base della loro giustificazione.
E’ perfino possibile parlare della morte di Cristo come la giustificazione del popolo di Dio in un senso oggettivo (Romani 5:19). Con la Sua morte tutto ciò che li separava da Dio è tolto di mezzo, ed è guadagnata per loro una giustizia che Dio accetta ed approva (Isaia 53:11).
Non è quindi una giustizia generale che Cristo ha guadagnato, ma una giustizia decretata ed acquistata per persone particolari. E’ una giustizia che appartiene loro per il prezzo che Cristo ha pagato alla croce. Non vi è altra giustizia che questa (Romani 10:1-4).
La sovrana, graziosa, particolare elezione ed espiazione insieme garantiscono la reale giustificazione attraverso la fede, per tutti coloro che Dio ha dato a Cristo. Una giustificazione che è disponibile a tutti in modo condizionale è una giustificazione divorziata dall’elezione e la croce—una giustificazione che non giustifica nessuno.
(“Justification and the Atonement,” un capitolo tradotto da: Doctrine According to Godliness [Grandville, Michigan, USA: Reformed Free Publishing Association, 2004], pp. 201-202)
1N.d.T. Che è lo stesso che dire, dal punto di vista della predicazione e realizzazione nel tempo, che la promessa è per “chiunque crede,” “chiunque vuole,” per “tutti quelli che sono affaticati ed oppressi,” etc., in quanto queste persone corrispondono a coloro a cui Dio, secondo il Suo decreto eterno segreto, darà la fede, renderà volenterosi e convincerà di peccato (Giovanni 6:35-45, Efesini 2:8, Salmo 110:3, etc.). Decreto eterno e promessa del vangelo, quindi, corrispondono, la seconda non è più ampia del primo, e né quindi esprime una volontà diversa da quella segreta del primo, benchè sia rivolta alle coscienze e alle persone nel tempo, ovvero a persone che saranno salvate per mezzo della fede, del volere, avvertendo il peso del peccato, etc. Il comando di credere e ravvedersi, invece, è rivolto a tutti coloro che odono in generale, senza clausole relative come quelle presenti nella promessa: “tutti quelli che credono, tutti quelli che hanno sete,” etc., ed esprime il dovere di ogni peccatore che lo ode, e che corrisponde a quanto a Dio molto seriamente e veramente fa piacere e gradisce che ogni peccatore in generale faccia, e non che disubbidisca. Ma quest’ultimo aspetto fa parte della volontà precettiva di Dio, e non ha a che fare con la Sua volontà segreta di decreto, né con il Suo desiderio salvifico effettivo espresso nella promessa del vangelo, che è sempre particolare e ristretta a tutti quelli che credono, che vogliono, etc., e non a tutti in generale, come abbiamo considerato.