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La Relazione del Regno di Dio al Suo Patto

Prof. Russell J. Dykstra

Il patto di grazia di Dio ed il Suo regno di giustizia sono temi biblici prevalenti e concetti teologici significativi. Il regno è sottolineato in entrambi i Testamenti. Dapprima è il regno di Israele che domina la storia nell’Antico Testamento. Il Nuovo Testamento testimonia che Gesù è venuto nel mondo la prima volta annunciando il vangelo del regno, e che Egli verrà la seconda volta per distruggere i regni di questo mondo e stabilire il regno di Dio.

Il patto di Dio è similmente in primo piano attraverso tutto l’Antico Testamento poichè Dio Si rapporta col Suo popolo, da Adamo in poi, in relazioni di patto. Nel Nuovo Testamento, Gesù viene come Mediatore di un nuovo patto, che è il tema dell’epistola agli Ebrei.

Entrambi questi concetti sono significativi nella vita e teologia della chiesa di oggi. Molta opera missionaria è diretta da una certa teologia del regno in cui, si asserisce, la chiesa è lo strumento per l’edificazione del regno, e fin troppo spesso l’enfasi è su ciò che è terreno e materiale. I college ed istituti Cristiani stabiliscono come loro obiettivo che gli studenti siano motivati ed addestrati per redimere la cultura e sottomettere tutte le sfere della vita al governo di Cristo, così, viene asserito, edificando il Suo regno.

La teologia del patto è anche soggetto di molto dibattito oggi a motivo delle eresie che stanno essendo introdotte sotto l’ombrello del patto condizionale.

A motivo del fatto che il regno è un argomento principale dell’escatologia, esso è molto discusso e dibattuto in connessione alle varie vedute del millennio. A riguardo del regno sono promossi molti errori, ed anche gli errori dei dispensazionalisti premillenialisti includono il patto.

In sè, il proposito di questo articolo non è quello di rivolgerci ad alcuna di queste controversie in modo diretto. Piuttosto il proposito è di discutere la relazione che esiste tra il regno di Dio ed il Suo patto di grazia.1

Entrambi il regno ed il patto sono opere di Dio. Il regno appartiene a Dio che lo edifica. Il patto di grazia è Suo: Egli lo determina e lo stabilisce. Entrambi sono correlati alla chiesa di Dio. Siccome il Dio sovrano ha eternamente pianificato ogni evento, persona, ed istituzione, di certo Egli ha determinato una relazione tra il Suo regno ed il Suo patto, come anche la relazione di essi alla Sua chiesa.

Il Dr. Samuel Volbeda, dopo aver brevemente discusso “le tre relazioni fondamentali che il popolo di Dio sostiene nei Suoi confronti;” ovvero: patto, chiesa, e regno, descrive “l’interrelazione che vincola queste tre varie relazioni insieme” come segue:

Essi sono dopo tutto tre fili di una sola corda. Perchè tutte queste relazioni similmente ci vincolano a Dio: noi siamo membri allo stesso tempo del Suo patto, della Sua chiesa, e del Suo regno. E tutti i vari figli di Dio sostengono ognuna di queste tre relazioni nei confronti di Dio normalmente.2

Questa relazione notata da Volbeda è dovuta al fatto che chiesa, patto, e regno sono tre vedute o aspetti della sola opera di Dio, l’opera di salvezza in Gesù Cristo. Dio salva il Suo popolo scelto e li rende membri del corpo di Cristo, cittadini del regno di Cristo, e figli di patto in Cristo il Mediatore. Questa è essenzialmente una sola opera, che risulta in ed è rivelata come chiesa, regno, e patto. Questa sola opera di Dio è così gloriosa che Dio ha determinato queste tre realtà per mettere in luce le varie sfaccettature di questa salvezza.

In più, la relazione tra i tre è reciproca, anche se non in modo eguale, come speriamo di dimostrare. Queste sono realtà intrecciate. In certi modi ognuna serve le altre due.

Per comprendere meglio la bellezza e l’ordine della sola opera di salvezza di Dio, è utile cercare di comprendere la relazione tra patto e regno. La relazione che questo articolo intende dimostrare è questa: Mentre la vita di patto è necessaria per il regno, in verità è la vita del regno, la relazione primaria è che il regno serve il patto. Dio ha ordinato il regno per servire come la struttura per il popolo di Dio, stabilendo ordine con in vista il godimento della vita del patto.

Prima che sia stabilita qualsiasi dimostrazione di questa relazione, è necessario delineare questi due importanti concetti, regno e patto. Il primo ad essere esaminato è il regno.

Il Regno Celeste e Spirituale

Per cogliere l’idea biblica del regno di Dio, dobbiamo comprendere, prima di ogni altra cosa, che il regno è celeste e spirituale. Il regno di Dio non è terrestre, non è materiale.

La promozione dell’idea di un regno terrestre di Dio è stato un problema ricorrente durante tutta la nuova dispensazione. Era la veduta comune del regno di Dio tra i Giudei al tempo di Gesù. I discepoli di Gesù stessi si aspettavano un regno terrestre. L’ultima domanda che fecero a Gesù proprio prima che ascendesse al cielo fu questa: “Signore stabilirai tu in questo tempo il regno ad Israele?” (Atti 1:6). Essi chiesero questo nonostante il fatto che nel Suo ministero pubblico Gesù aveva reso abbondantemente chiaro che il Suo regno non era terrestre, ma celeste.

Il vangelo secondo Matteo enfatizza che il regno di Cristo è celeste. Questo vangelo fu scritto in modo particolare per Giudei che si aspettavano, erroneamente, la ristorazione di un regno terreno di Israele. In questo vangelo, il termine “regno dei cieli” è usato oltre trenta volte!

Due incidenti registrati in Luca 18 sono molto istruttivi per quanto riguarda la natura spirituale del regno. Nel primo incidente Gesù rimproverò i Suoi discepoli perché mandavano via madri che erano venute a Gesù coi loro piccoli. Il Suo rimprovero includeva questa istruzione: “Lasciate che i piccoli bambini vengano a me, e non glielo vietate, perché di tali è il regno di Dio. In verità vi dico, Chiunque non riceverà il regno di Dio come un piccolo bambino non vi entrerà affatto” (Luca 18:16-17). E’ un requisito strano davvero che chiunque entra nel regno deve divenire come un piccolo bambino, se ci si aspetta un glorioso regno terrestre.

In questo contesto leggiamo che “un certo governatore gli chiese dicendo, Maestro Buono, cosa farò per ereditare la vita eterna?” (v. 18). Poco dopo, la parola di Gesù all’uomo fu il comando: “Vendi tutto quello che hai, e distribuiscilo ai poveri, ed avrai un tesoro in cielo, e vieni, seguimi.” Ciò che segue anche è illuminante. “E quando egli udì questo, fu molto triste, perché egli era molto ricco. E quando Gesù vide che era molto triste disse, Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entrano nel regno di Dio! Perché è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio” (Luca 18:22-25). Gesù usa le espressioni “avere un tesoro in cielo” ed “entrare nel regno di Dio” in modo corrispondente alle parole usate dal governatore “ereditare la vita eterna.” In essenza significano la stessa cosa.

Considerate che se Gesù era interessato a che le persone edificassero un regno terreno, difficilmente avrebbe detto al governatore ricco di vendere tutto quello che aveva. Egli avrebbe detto piuttosto: Al lavoro! Usa la tua ricchezza e potere per promuovere e stabilire il regno qui!

Luca 17:20-21 registra uno scambio tra Gesù e i Farisei concernente il regno. “E quando gli fu richiesto dai Farisei quando venisse il regno di Dio, egli rispose loro e disse, Il regno di Dio viene non con osservazione, né si dirà, Ecco qui!, o, Ecco lì! Perché il regno di Dio è dentro di voi.” Un regno che viene con osservazione è uno che cresce, conquista regioni, istituzioni, e popoli. Il regno dei cieli non è così. E’ dentro, interno. La parola che lo Spirito ha fatto scrivere a Luca per “dentro” (evtos) è l’esatto opposto di “fuori” come Gesù la usa in Matteo 23:26: “Tu cieco Fariseo, pulisci prima ciò è dentro (evtos) la coppa e il piatto, così che l’esterno di essi possa essere pulito anche.” Il regno è dentro una persona, nel cuore di uno che è rigenerato.

Inoltre, Gesù affermò in modo diretto che il Suo regno non è terrestre nella Sua risposta alla domanda di Pilato: “Sei tu il re dei Giudei?” Gesù replicò: “Il mio regno non è di questo mondo: se il mio regno fosse di questo mondo allora i miei servi combatterebbero, così che io non fossi consegnato ai Giudei, ma ora il mio regno non è di qui” (Giovanni 18:36).

Dopo Pentecoste, i discepoli di Gesù compresero ed insegnarono lo stesso. Pietro descrive in che modo questa terra è circondata da fuoco, in attesa di essere distrutta, e gli elementi stessi si scioglieranno. Ma la nostra speranza è nei nuovi cieli e nuova terra in cui dimora la giustizia, secondo la promessa di Dio (II Pietro 3:10-14).

Paolo scrisse spesso di guerra, ma è una guerra spirituale, con un’armatura spirituale che non è di alcuna utilità né nell’edificare né nel difendere un regno terrestre (Efesini 6:11-18).

Tuttavia, il chiaro insegnamento di Gesù e del resto della Scrittura non ha impedito ripetuti tentativi di promuovere e perfino a volte stabilire un regno terreno. Durante tutta la nuova dispensazione vi sono stati chiliasti, che hanno aspettato che Gesù ritornasse e stabilisse un regno sulla terra per mille anni. I Radicali del sedicesimo secolo occuparono la città di Münster nel 1534 proclamando che essi stavano stabilendo il Regno di Dio.

Gli ultimi centoventicinque anni hanno testimoniato lo sviluppo di varie teologie escatologiche che promuovono un regno terrestre. I premillenialisti aspettano che Cristo stabilisca un regno col Suo trono in Gerusalemme. Essi contendono che dopo aver rapito la chiesa dalla terra Cristo verrà a regnare come il re di Israele, e quest’ultima, come nazione, avrà dominio su tutte le nazioni.

Anche varie vedute postmillenariste promuovono un regno terrestre. I postmillenaristi aspettano la venuta di un epoca d’oro per il Cristianesimo in cui tutta la terra sarà dominata dal vangelo. Questo regno Cristiano durerà, essi sostengono, fino a che sorga l’anticristo (in qualche modo) da questo regno Cristiano, ed allora Cristo ritornerà a distruggere l’anticristo ed il suo regno.

Affine a questo è il regno terrestre promosso nel “vangelo sociale.” Questo insegnamento era popolare specialmente nei primi anni del 1900, ed anche se è calato in popolarità con la tragedia delle guerre mondiali, non è mai svanito realmente. Walter Rauschenbusch, uno dei principali proponenti del vangelo sociale, insisteva che la chiesa esiste soltanto per edificare il regno, che è, chiaramente, un regno terreno.

Oggi, ciò che è promosso come “missioni Riformate” è anche chiamato opera del regno. Quest’opera consiste nel migliorare la società. Come notato, questa è stata la sirena di molti college Cristiani, che addestrano i loro studenti ad andare a Cristianizzare il mondo. Tutti questi movimenti stanno cercando un mondo migliore, una società più giusta e compassionevole. Questa riforma, viene insegnato, reclamerà il mondo per Cristo e per il regno.

Tutto questo contraddice la Scrittura, che (come è stato dimostrato sopra) chiaramente ed enfaticamente insegna che il regno di Dio non è terrestre ma celeste e spirituale.

A riguardo del concetto biblico del regno, la Scrittura e la teologia Riformata fanno una chiara distinzione tra il regno di grazia e l’intera creazione in quanto regno di Dio, quest’ultima governata dalla Sua sovrana potenza. Una distinta verità che il regno di Dio rivela è l’assoluta sovranità di Dio. La Scrittura testimonia dovunque che Dio è Re supremo sopra tutto quello che ha fatto. Salmo 29 descrive il governo di Dio sopra l’intera creazione, ed afferma esplicitamente: “Il SIGNORE siede sul diluvio, sì, il SIGNORE siede Re per sempre” (v. 10). Nel Salmo 10 il credente canta: “Il SIGNORE è Re in sempiterno” (v. 16). Il Salmo 149 connette la regalità di Dio con il Suo essere il Creatore: “Che Israele gioisca in colui che lo ha fatto, che i figli di Sion siano gioiosi nel loro Re” (v. 2).

Le confessioni dichiarano la medesima verità della sovranità di Dio sopra tutto e tutti. Il Catechismo di Heidelberg, Giorno del Signore 9, nell’esporre la confessione “Io credo in Dio, Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra,” insegna “che l’eterno Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che dal nulla ha creato cielo e terra con tutto ciò che è in essi, ed anche li sostiene e li governa con il Suo eterno consiglio e provvidenza …” Nel successivo Giorno del Signore il Catechismo parla della provvidenza di Dio come “L’onnipotente e onnipresente potenza di Dio, per la quale Egli sostiene, come se fosse con la Sua mano, cielo e terra, con tutte le creature.”

Similmente la Confessione Belga, Articolo 13 (Della Provvidenza di Dio) afferma: “Noi crediamo che questo buon Dio, dopo aver creato tutte le cose, non le ha né abbandonate al caso, né alla fortuna; ma le dirige e governa in modo tale, secondo la sua santa volontà, che nulla avviene in questo mondo senza il suo ordine.” La Confessione Elvetica usa lo stesso linguaggio al Capitolo 6 sulla Provvidenza: “Noi crediamo che tutte le cose in cielo e sulla terra, ed in tutte le creature, sono preservate e governate dalla provvidenza di questo saggio, eterno ed onnipotente Dio.”

Dio ha ordinato Suo Figlio Cristo Gesù come Re sopra tutto quello che Dio ha fatto. Proprio prima della Sua ascensione al cielo, Cristo annunciò ai Suoi discepoli che ogni potere (lett. autorità, “exousìa”) Gli era stata data in cielo e in terra (Matteo 28:18). Questo potere è parte della redarguizione da parte di Suo Padre. Siccome Cristo, in perfetta ubbidienza, umiliò Se Stesso fino alle profondità dell’inferno per redimere gli eletti di Dio, Dio ha esaltato Gesù al pinnacolo della potenza e della gloria. Dio Gli ha dato un Nome al di sopra di ogni nome (Filippesi 2:6-11). Mediante il Suo sovrano potere, il Dio triuno ha risuscitato Gesù dai morti, e “lo ha posto alla sua destra nei luoghi celesti, molto al di sopra di ogni principato, ed autorità, e potere, e dominio, ed ogni nome che è nominato, non soltanto in questo mondo, ma anche in quello che è a venire, ed ha posto ogni cosa sotto i suoi piedi” (Efesini 1:20-22). Gesù governa sopra i pagani con una verga di ferro (Salmo 2:9; Apocalisse 12:5; 19:15). Niente frustra la volontà del Re, Gesù Cristo.

Alla luce di questo, tutto il parlare sul reclamare il mondo per Cristo o per Dio è stoltezza. Dio non reclama meramente il mondo, Dio sostiene e governa l’intera creazione. Dio è supremo, ed Egli governa sopra cielo e terra attraverso Gesù Cristo.

Tuttavia, per come la Bibbia normalmente fa riferimento ad esso, il regno di Dio esclude i reprobi, anche se Dio governa sovranamente sopra ognuno di loro. Gli empi sono al di fuori del regno di Dio. Perché il regno di Dio esercita un governo spirituale sopra i suoi cittadini. Il governo del regno è un governo di amore e grazia, il cui potere opera nei cuori dei cittadini.

Definizione del Regno

Come dovrebbe essere definito questo regno di Dio? Se è vero che i teologi dalla Riforma in poi hanno scritto sul regno, essi però non hanno sempre dato definizioni chiare di esso. Calvino parla del regno di Dio come il governo di Dio nel Suo popolo. Egli scrive:

Dio regna quando gli uomini, in diniego di se stessi e nel contempo del mondo e di questa vita terrena, dedicano se stessi alla giustizia ed aspirano al cielo. Così questo regno consiste di due parti; la prima è quando Dio mediante l’agenzia del Suo Spirito corregge tutte le depravate concupiscenze della carne, che si associano contro di Lui, e la seconda, quando Egli porta tutti i nostri pensieri in ubbidienza alla Sua autorità (Istituzioni della Religione Cristiana, III, 20, 42).

La concezione di Gerhardus Vos si trova in un certo qual modo in accordo con questo. Il termine regno di Dio nell’Antico Testamento, egli sostiene, è “sempre il Suo regno, il Suo governo, mai il Suo dominio.”3 Successivamente egli afferma che “il regno è di certo una comunità in cui gli uomini sono legati insieme mediante i vincoli più stretti.” Ma egli sostiene che questo aspetto “non è enfatizzato che poco.”4 Un po’ dopo egli sostiene che per Gesù,

il regno esiste lì dove Dio non è meramente supremo, perché ciò è vero in ogni tempo e in ogni circostanza, ma dove Dio supremamente mette in atto la Sua supremazia contro ogni potenza che si oppone e porta l’uomo alla volontaria ricognizione di questo. E’ uno stato di cose in cui ogni cosa converge e tende verso Dio come il più alto bene.5

Louis Berkhof concede che “il significato primario dell’espressione ‘Regno di Dio,’ è il regno, la regalità del regno di Dio.”6 Tuttavia, egli concede che il concetto è descritto in modo più concreto nella Scrittura. Egli scrive:

Il Regno di Dio è evidentemente il reame o sfera di vita in cui Dio governa, e.g., dove Gesù parla di entrare nel regno o di esservene gettati fuori. Esso denota la totalità delle benedizioni e privilegi che fluiscono dal regno di Dio, quando esso è rappresentato come un tesoro nascosto, una perla di grande valore ed una beata eredità. Ed infine esso designa la condizione di cose che segna la trionfante culminazione del regno di Dio, come quando i credenti sono detti sedere a tavola nel Regno dei Cieli. Alla base di tutte queste rappresentazione è il governo o volontà di Dio, reso effettivo nelle vite umane. Il pensiero fondamentale è sempre quello del regno di Dio, stabilito in cuori umani e che controlla le faccende umane, efficace nel formare un popolo ubbidiente, che costituisce un nuovo ordine di cose, ed arricchisce i soggetti del Regno di inestimabili privilegi ed eterne benedizioni.7

Samuel Volbeda ed Herman Hoeksema sono sicuramente più biblici quando definiscono il regno in termini di un commonwealth, anche se con una definita enfasi su Dio che governa.8 Perché il regno di Dio è più che semplicemente il potere del Re. Come è il caso con qualsiasi regno terrestre, il regno dei cieli non ha soltanto un Re, ma dei cittadini e delle leggi regali. Il regno dei cieli ha il suo proprio linguaggio e costumi. E’ un regno unificato, spiritualmente, anche se fisicamente è disperso su tutto il globo.

Allo stesso tempo, è giusto enfatizzare il Re di questo regno. Perché in ogni regno il re determina ogni cosa riguardante il regno. Il suo potere, il suo carattere, i suoi valori morali, i suoi obiettivi, la sua sapienza determinerà la natura e l’estensione del suo regno. Dal momento che Dio è Re del regno dei cieli, Egli determina il carattere, l’estensione, in verità ogni cosa riguardante il regno.

Il regno, quindi, può essere definito come il commonwealth spirituale in cui Dio è Re e governa sopra i cittadini nei loro cuori. Dio ha stabilito Suo Figlio Gesù come governatore sopra questo regno, al di sotto Dio.

Anche se è vero, come notato in precedenza, che Cristo Gesù è sovrano sopra tutto e tutti, tuttavia, per quanto riguarda la discussione del regno di Dio, Gesù è Re sopra il popolo di Dio. Questo è il Suo regno di grazia. Questo regno è stabilito nella giustizia della croce. Mediante la Sua sofferenza e morte, Cristo ha distrutto il potere di Satana in modo che Satana non può prevalere contro Cristo. I cittadini del regno furono redenti e Satana non ha alcun reclamo legale nei loro confronti. I cittadini hanno una giustizia che supera la giustizia degli scribi e dei Farisei (Matteo 5:20). La loro giustizia è l’infinita giustizia di Cristo Stesso, imputata loro per fede (Romani 3:22-26). Cristo Gesù determina il carattere essenziale del Suo regno: un regno giusto. Lo scettro del Suo regno è uno scettro di giustizia (Ebrei 1:8). Egli è l’adempimento del tipo Melchisedec, il cui nome significa “re di giustizia” (Ebrei 7:2). In questo regno Cristo richiede che i Suoi soggetti seguano la giustizia, cioè, vivano in ubbidienza alla Sua giusta legge.

I cittadini del regno di Dio sono portati in questo regno da Dio Stesso, che libera il Suo popolo dal potere delle tenebre e li trasla nel regno del Suo amato Figlio (Colossesi 1:13). Gesù indica che questa traslazione è realizzata attraverso la rigenerazione mediante il Suo Spirito (Giovanni 3:3-5). Il Re Gesù insegna che i cittadini del regno di Cristo hanno caratteristiche spirituali. Essi sono poveri in spirito, fanno cordoglio, sono miti, misericordiosi, e puri di cuore. I cittadini del regno di Dio sono affamati ed assetati di giustizia, si adoperano per la pace, e sopportano pazientemente la persecuzione a motivo del loro Re (Matteo 5:3-12).

Sopra tutto, essi sono ubbidienti al Re. Chiunque disubbidisce al Re è ovviamente un ribelle. I cittadini rivelano che appartengono al regno mediante la loro ubbidienza alle leggi del Re. Questo essi lo fanno non per natura, perchè naturalmente sono proni ad odiare Dio ed il loro prossimo. Ma lo Spirito di Cristo scrive la legge del Re sui cuori dei cittadini. All’interno di ognuno di essi dimora lo Stesso Spirito e vita spirituale che dimora nel loro Re, in modo che essi fanno eco alle Sue parole: “Io mi diletto nel fare la tua volontà, Oh Dio, sì, la tua legge è nel mio cuore” (Salmo 40:8). Il Re si rivolge ai Suoi cittadini così: “Ascoltatemi, voi che conoscete la giustizia, il popolo nel cui cuore è la mia legge” (Isaia 51:7).

La legge del Re è la volontà stessa del Re. Quella legge o volontà è presentata nell’intera Bibbia. La legge del Re è santa, giusta, e buona (Romani 7:12). Ed i cittadini sono benedetti nella via dell’ubbidienza ai Suoi giusti comandamenti (Giacomo 1:25).

Questi cittadini hanno un linguaggio che appartiene al regno: è il linguaggio della Scrittura. Essi imparano il linguaggio che li mette in grado di conoscere Dio personalmente e lodarlo con intendimento. Anche se alcuni che non sono cittadini del regno possono imparare il vocabolario e leggere le leggi, essi non intendono il cuore del messaggio, perché i concetti del linguaggio sono spirituali, ed è necessaria la mente di Cristo e lo Spirito di Cristo per avere il necessario intendimento spirituale. Coloro al di fuori del regno odono i cittadini del regno parlare di amore, ed i non-cittadini possono soltanto pensare di amore per se stessi e di concupiscenze della carne. Essi non intendono l’idea dell’amore che sacrifica se stesso. Essi odono ubbidienza, ma possono pensare soltanto ad un adattamento esterno alle leggi per evitare la punizione. Essi non possono intendere l’ubbidienza che sorge dall’amore, dal motivo dell’amore per il Re. Essi non hanno idea di cosa possa essere una “legge di libertà,” essa è stoltezza per coloro che sono al di fuori del regno. Solo i cittadini afferrano queste verità del regno e gioiscono in esse.

Vi è una certa cultura nel regno dei cieli. Questa cultura cerca la gloria di Dio. Ogni paragrafo della sua letteratura, ogni disegno, ed ogni canto hanno lo stesso obiettivo, ovvero, che il Re sia glorificato. Perché i suoi cittadini amano il loro Re più della vita stessa, e non hanno interesse nello sviluppare alcuna cosa che non manifesti la gloria di Cristo e serva il Suo regno.

Dunque i cittadini sono unificati. Essi tutti hanno la vita e lo Spirito del regno. Essi sono vincolati insieme nell’amore per Dio e l’uno per l’altro.

Ogni teologo Riformato riconosce che questo regno ha una realtà presente ed una manifestazione futura. Esso è ora, e sta venendo. Il credente prega per la venuta del regno. Egli prega anche: “Perché tuo è il regno,” preghiera che indica che il regno esiste già.

Il regno, considerato escatologicamente, è la redarguizione promessa del credente. Nell’istruzione sul giudizio finale (Matteo 25:31-46) Gesù parla di tutti gli uomini in piedi davanti al Figlio dell’uomo, che è il Re. Alle pecore, gli eletti, il Re/Giudice dice: “Venite, voi benedetti del Padre mio, ereditate il regno preparato per voi dalla fondazione del mondo” (v. 34). Questa è la finale, gloriosa manifestazione del regno di Cristo che esisterà eternamente nei nuovi cieli e nuova terra.

Ma il regno è anche ora. Giovanni il Battista preparava le persone con l’avvertimento: “Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino” (Matteo 3:2). Questo era anche il contenuto della predicazione di Gesù (Matteo 4:17) ed esattamente lo stesso messaggio autorevole con cui Gesù mandò i Suoi discepoli (Matteo 10:7). E Gesù Stesso testimoniò: “Se con il dito di Dio scaccio diavoli, senza dubbio il regno di Dio è giunto a voi” (Luca 11:20). Questo è il regno nella manifestazione della sua potenza. Questa potenza del re è manifesta ogni giorno nei cuori e vite dei cittadini del regno. In questo senso il regno di Cristo è proprio ora sulla terra.

Ciò mette in evidenza un secondo importante elemento della rivelazione di Dio riguardante il Suo regno. La prima, come notato in precedenza, è l’assoluta sovranità di Dio. La seconda verità di Dio portata in evidenza nella dottrina del regno, è l’antitesi. Il regno di Cristo è antiteticamente opposto al regno di Satana.

Accanto al regno di Cristo, vi è anche il regno di Satana. Gesù fa riferimento a questo regno in modo esplicito in Luca 11:18 (Matteo 12:26). Gesù parla di Satana come “il principe del mondo” (Giovanni 12:31; 14:30; 16:11). Satana è “il principe della potenza dell’aria, lo spirito che ora opera nei figli di disubbidienza” (Efesini 2:2). Il suo nome stesso, Satana, significa “avversario.” I santi sono chiamati ad indossare l’armatura spirituale di Dio “per restare fermi contro le tattiche del diavolo” (Efesini 6:11). “Perché noi combattiamo non contro carne e sangue, ma contro principati, contro potenze, contro i governatori delle tenebre di questo mondo, contro malvagità spirituale in alti luoghi” (v. 12). Ciò indica che Satana ha un esercito di angeli a sua disposizione, ed è in guerra con i santi. Apocalisse 12:17 anche testimonia che Satana, il dragone, fa guerra con i seguaci di Cristo.

Il regno di Satana è un regno di peccato, corruzione, e morte. Tutti i non credenti lo seguono volontariamente, perché essi condividono l’odio di Satana per Dio e desiderano distruggere Dio e la Sua causa. Siccome il regno di Cristo è un regno di giustizia, vi è costante battaglia spirituale tra questo regno ed il regno di Satana. Ma il Re ci assicura che “le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa” (Matteo 16:18).

Questo è in breve il regno di Cristo per come insegnato nella Scrittura.9

Il Patto di Grazia

E’ necessario ora definire il patto di grazia. Dal momento che questo concetto è il punto focale di molti articoli nel Protestant Reformed Theological Journal del passato, la presentazione della dottrina del patto di grazia di Dio può qui essere breve.10

Il patto di grazia può essere definito come una relazione di amore ed amicizia che Dio stabilisce sovranamente con il Suo popolo in Gesù Cristo. Il patto di Dio è con i credenti ed i loro figli, e dunque è continuato lungo le generazioni. In questa relazione, Dio è, a motivo di Cristo Suo Figlio, il Padre di tutti coloro che sono nel Suo patto. Dall’eternità Cristo è ordinato il Mediatore ed il Capo del patto.

Questo patto è unilaterale. Dio stabilisce sovranamente il Suo patto, come è chiaro dal modo in cui Egli lo stabilì con Abraamo (Genesi 17:7): “Io stabilirò il mio patto tra me e te …” In Genesi 15 Dio confermò il patto col passare simbolicamente tra gli animali divisi, Dio soltanto passò tra di loro. Esso è anche mantenuto unilateralmente, come Dio indica in Salmo 89:34: “Il mio patto non romperò” (v. 34). (Il Salmo 89 verrà esaminato in maggior dettaglio per notare la connessione tra regno e patto).

Di cruciale importanza è la corretta identificazione della “discendenza” con cui Dio stabilisce il Suo patto. Questa discendenza sono gli eletti. Essa è Cristo, prima di tutto, come lo Spirito rende chiaro in Galati 3, che è la Sua interpretazione della promessa di Dio ad Abraamo di stabilire il Suo patto con Abraamo e la sua discendenza. “Ora ad Abraamo e alla sua discendenza furono fatte le promesse. Egli non dice, ‘E alle discendenze,’ come di molte, ma come di una, ‘E alla tua discendenza,’ che è Cristo” (v. 16). Vi sono figli di credenti nati nella sfera del patto. Tuttavia Dio stabilisce il Suo patto con i figli eletti dei credenti, non con tutti i figli di credenti uno per uno.11

Dio fa di queste persone scelte la Sua famiglia, e perfino la Sua moglie. Nell’Antico Testamento, Dio promette: “Io ti fidanzerò a me in fedeltà, e tu conoscerai il SIGNORE” (Osea 2:20; vedasi anche Ezechiele 16). In questa relazione di patto, Dio impegna Se Stesso nei confronti del Suo popolo, promettendo che Egli è e sarà il loro Dio, e che essi sono e per sempre saranno il Suo popolo. La relazione è, quindi, non un accordo, ma un’amicizia piena d’amore e diletto. Dio fa che il Suo popolo Lo conosca e faccia esperienza del Suo amore per loro. Dio prende diletto nel Suo popolo. Essi a loro volta si beano nel Suo immutabile amore, crescendo nella beata conoscenza di Dio, vivendo con, rivolti a, e per Lui.

Strettamente Correlati

La Scrittura indica che il regno di Dio ed il Suo patto di grazia sono correlati. Dio ha eternamente voluto l’esistenza di entrambi, e determinato che dovessero essere inseparabili.

La rivelazione e sviluppo storico sia del regno che del patto indicano il loro accordo. Nel principio, Dio, in quanto Re, creò mediante la Sua sovrana potenza. La vasta creazione era il Suo regno. Allo stesso tempo, quella creazione era in patto con Se Stesso, come Egli rivelò nel patto pronunciato a Noè (Genesi 9:16, si noti “l’eterno patto tra Dio ed ogni creatura vivente sulla terra”).12

Dio in quanto Re fece l’uomo, come Suo soggetto. Dio diede comandi al Suo soggetto di mangiare dell’albero della vita e di evitare sempre l’albero della conoscenza del bene e del male. Il partecipare all’albero della vita indica una relazione pattale di amicizia. In armonia con questo, Dio formò l’uomo a Sua propria immagine, così che immediatamente alla sua creazione, l’uomo era in una relazione pattale di amore e comunione. Dio, il Re, rese l’uomo re sotto di Lui, ordinandogli di “avere dominio” sopra la Sua creazione. In questa opera creativa di Dio, quindi, il regno ed il patto sono intrecciati.

Quando Adamo cadde e perse l’immagine di Dio, egli perse la relazione pattale di amore, e così il diritto di essere re sotto Dio. Ma Dio ristorò Adamo alla comunione pattale, in Cristo. La “promessa madre” di Genesi 3:15 rivela questo. Dio promise alla Discendenza della donna un Re conquistatore che avrebbe schiacciato il capo del serpente. Già lì Dio rivelò la regalità di Cristo. Ma come Bavinck nota correttamente: “In questa promessa madre è contenuto niente meno che l’annuncio e l’istituzione del patto di grazia.”13 Dio promise vita pattale per tutti quelli che sono nella Discendenza, perché Dio li avrebbe resi Suoi amici, ponendo così inimicizia tra la discendenza della donna e la discendenza del serpente.

Questa connessione divinamente mantenuta tra regno e patto è evidente nel modo in cui Dio tratta Abraamo. Dio stabilì il Suo patto con Abraamo e la sua discendenza. Ma Dio promise anche di dare ad Abraamo la terra di Canaan, una figura del regno dei cieli.

Le promesse di Dio ad Abraamo sono realizzate in tipo in Israele quando Dio stabilisce Israele come regno. Ma Israele è anche il popolo pattale di Dio, ed il cuore della nazione e della terra è il tempio, dove Dio sceglie di dimorare col Suo popolo. Il patto esisteva all’interno del regno di Israele, e soltanto all’interno del regno.

Il Salmo 89 illustra in modo bellissimo in che modo Dio stabilisce il Suo regno ed il Suo patto insieme. Al verso 3 Dio dice: “Io ho fatto un patto col mio eletto, Io ho giurato a Davide mio servo.” Il patto di Dio era con Davide, che era anche il re di Israele. Perché Dio aggiunse la promessa: “La tua discendenza Io stabilirò per sempre, ed edificherò il tuo trono per ogni generazione” (v. 4). La sezione a seguire (vv. 5-17) esalta la grandezza di Dio, specialmente la Sua potenza. Il verso 18 stabilisce che Dio è il vero Re di Israele: “Il Santo di Israele è il nostro re.” Al verso 20 il Salmo ritorna a Davide, dove Dio dichiara: “col mio santo olio lo unto.” Ai versi 21-25 Dio promette di sostenere e fortificare Davide.

Tuttavia, queste promesse non riguardano in ultima analisi Davide, perché il Salmo fu scritto dopo il regno di Salomone. Il verso 26 rende chiaro che tutto ciò è tipico, e punta in avanti a Cristo: “Egli griderà a me, ‘Tu se mio padre, il mio Dio, e la rocca della mia salvezza’.” E Dio risponde: “Lo renderò anche il mio primogenito, più alto dei re della terra” (v. 27). Cristo è il Re ordinato da Dio.

Una volta stabilita la regalità di Suo Figlio, Dio ritorna al patto. Al verso 28 Dio afferma. “Il mio patto rimarrà stabile con lui.” Cristo è Re, ed il patto di Dio è con Cristo. I seguenti versi parlano del fatto che la discendenza del Re romperà il patto di Dio, cioè, sarà disubbidiente a Dio. Dio li disciplinerà, ma, Egli promette, “Il mio patto non romperò, né altererò ciò che uscito fuori dalle mie labbra” (v. 34). Ancora, “Una volta ho giurato per la mia santità che non mentirò a Davide” (v. 36). A riguardo della discendenza del patto, Dio garantisce: “Essa sarà stabilita per sempre come la luna, e come un fedele testimone in cielo” (v. 37). Il patto di Dio non può essere rotto ed è incondizionale, perché Dio mantiene il Suo patto, non l’uomo.

Immediatamente dopo, ai versi 37-51, il salmista (Ethan) lamenta la condizione di Israele dopo Salomone. Egli descrive il decadimento del regno e la contaminazione del paese. Chiaramente il regno di Davide e Salomone non era il regno eterno.

Il regno senza fine appartiene a Cristo.

E dunque esso è continuato attraverso la storia fino alla venuta di Cristo.

Tutti gli eventi della Sua venuta rinforzano l’inseparabilità del regno e del patto in Gesù Cristo. L’annuncio dell’angelo a Maria indicava chiaramente che il suo santo Figlio sarebbe stato Re, avendo il trono di Suo padre Davide, e che al Suo regno non vi sarà fine (Luca 1:32-33). In armonia con questo Zaccaria comprese che il suo figlio speciale doveva essere un precursore del Messia a venire, il Re (Luca 1:76). Tuttavia, quando essi cantarono i loro “cantici,” sia Maria che Zaccaria parlarono un linguaggio non solo di regalità e potere, ma anche di patto (Luca 1:72).

Dio rivela che Gesù è sia il Re del regno di Dio che il Mediatore del Suo patto. Il libro di Ebrei enfatizza la verità che Gesù Cristo è Mediatore di un patto migliore. Ebrei 7 sviluppa la tipologia di Melchisedec, un tipo significativo di Cristo. Melchisedec era il re di Salem (più tardi chiamata Gerusalemme) ed un sacerdote di Jehovah. Il suo nome significa “re di giustizia.” Dopo aver tratto le implicazioni di questo tipo, lo scrittore ispirato ritorna alla dottrina del patto, dicendo: “Con così tanto Gesù fu reso una sicurezza di un patto migliore” (v. 22).

Ora la sezione in cui Gesù è chiamato la sicurezza del patto descrive l’opera di Gesù come sacerdote. Tuttavia, questo è il sacerdote che è anche chiamato il Re (7:12). Il capitolo successivo connette il Suo sacerdozio e regalità di nuovo (8:1): “Noi abbiamo un tale sommo sacerdote, che è seduto alla destra del trono della Maestà nei cieli.” Il trono indica la Sua regalità. Tuttavia poco dopo, Gesù è chiamato “il mediatore di un patto migliore” (8:6). Il patto migliore descritto in questo capitolo è migliore perché è un patto all’interno dei cuori del popolo di Dio.

Si noti in che modo Dio unisce regno e patto in Ebrei 8:10-12:

Perché questo è il patto che farò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore, Io metterò le mie leggi nella loro mente, e le scriverò nei loro cuori, ed io sarò a loro Dio, ed essi mi saranno un popolo. E non insegneranno ognuno al suo prossimo, ed ognuno al suo fratello, dicendo. ‘conosci il Signore,’ perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande. Perché io sarò misericordioso alla loro ingiustizia, ed i loro peccati e le loro iniquità non le ricorderò più.

Le promesse di Dio di “mettere le [Sue] leggi nella loro mente, e scriverle nei loro cuori” indica il regno, Dio governa il Suo popolo mediante la Sua Parola e Spirito nei loro cuori. Immediatamente Dio fa seguire a questo il linguaggio del patto: “Io sarò a loro Dio, ed essi mi saranno un popolo,” e “tutti mi conosceranno …” E sia regno che patto sono basati sulla croce, “perché io sarò misericordioso …”

Questa stretta relazione tra regno e patto percorre l’intera epistola. Cristo è il Figlio di Dio, ordinato ad essere Re e Mediatore del patto. Mediante la Sua sofferenza e morte Egli ha redento il Suo popolo, ed essendo la sicurezza del patto, Gesù così ha stabilito il patto. Allo stesso tempo, Egli è il Re di giustizia, che, avendo trionfato nella croce, ascende al cielo e siede alla destra di Suo Padre.

Re e Mediatore. Regno e patto. Gesù è “l’autore di eterna salvezza [in questo modo quindi Mediatore del patto, RJD] per tutti quelli che gli ubbidiscono” [in quanto Re, RJD] (Ebrei 5:9). E a motivo di “Gesù il mediatore del nuovo patto” (Ebrei 12:24), noi riceviamo “un regno che non può essere scosso” (v. 28).

Il regno ed il patto sono congiunti insieme nell’eternità senza fine. Il libro di Apocalisse ci fa sapere che quando Gesù Cristo viene in giudizio Egli distruggerà il regno dell’anticristo (Apocalisse 11:15). Cristo governerà per sempre come Re nel regno del Padre Suo.

Allo stesso tempo, i capitoli finali di Apocalisse enfatizzano anche il patto grazioso di Dio. Apocalisse 19 descrive la festa nuziale dell’Agnello e la Sua Sposa, la chiesa glorificata. Quel banchetto indica chiaramente la comunione pattale che è l’essenza del patto di grazia.

Quando la visione del giudizio finale è completa (Apocalisse 20), Giovanni vede una rivelazione dei nuovi cieli e della nuova terra, e della sposa (che simbolizza la chiesa) che viene giù dal cielo (Apocalisse 21). La visione ritrae la chiesa come una città perfetta, la nuova Gerusalemme, cioè, la chiesa glorificata. Il patto è in primo piano, perché la grande voce dal cielo annuncia: “Ecco, il tabernacolo di Dio è con gli uomini, ed egli dimorerà con loro, ed essi saranno il loro popolo, e Dio Stesso sarà con loro, e sarà loro Dio” (v. 3). Questa è la formula del patto fin dalle promesse di Dio ad Abraamo.

Anche il fatto che la chiesa è raffigurata come una città è significativo, perché una città è un luogo dove si dimora ed un luogo per avere comunione. Dunque la figura indica anche la vita di patto che i credenti godranno in cielo.

Allo stesso tempo, la città è attorniata da un muro. Ciò indica che la città esiste in un regno. Coloro al di fuori delle mura della città sono “i codardi, e gli increduli, e gli abominevoli, e gli omicidi, e i fornicatori, e i maghi, e gli idolatri, e tutti i bugiardi” (v. 8). In più, Dio rivela che “non vi entrerà affatto alcuna cosa che contamina, né chiunque operi abominazione, o fa una menzogna, ma coloro che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello” (v. 27). Preso nel suo insieme, questo simbolismo indica la vita pattale all’interno del regno.

La visione continua in Apocalisse 22 col descrivere qualcosa della vita della città, ancora in linguaggio simbolico: un fiume di acqua pura, “e su entrambe le rive del fiume, vi era l’albero della vita, che portava dodici tipi di frutti, e dava il suo frutto ogni mese, e le foglie dell’albero erano per la guarigione delle nazioni” (v. 2). Lì i servi dell’Agnello vedranno “il suo volto,” un’altra illusione alla comunione di patto. Tuttavia, il regno non è assente, perché il fiume procede dal trono di Dio e dell’Agnello (v. 1). Inoltre, “il trono di Dio e dell’Agnello saranno nella” città (v. 3), ed i santi “regneranno per sempre” (v. 5). Chiaramente, questa rappresentazione simbolica della chiesa in gloria ritrae regno e patto insieme nei nuovi cieli e nuova terra.

Il Regno al Servizio del Patto

Sia patto che regno ebbero inizio all’alba del tempo. Sia patto che regno si estendono nell’eternità. Tuttavia, è possibile delineare una relazione tra le due realtà. La relazione è questa: Anche se certamente esiste una reciproca relazione poiché entrambi servono l’altro e sono inseparabilmente vincolati insieme, tuttavia il regno serve la realizzazione ultima del patto. Il patto è la vita del regno, e la vita pattale di comunione è il fine, che serve la gloria del nome di Dio.

Questa non è la veduta predominante di quale sia la loro relazione. La posizione più ordinaria tra i teologi Riformati è che il patto serve il regno.

La posizione subordinata del patto si trova in una teologia che rende il patto un mezzo per realizzare un altro obiettivo. Questa è il comune modo di intendere questo punto anche tra prominenti teologi Riformati. Abraham Kuyper sottolineò l’importanza del patto di grazia col suo insegnamento che pose la fondazione stessa del patto nella vita di patto all’interno del Dio triuno. Tuttavia, Kuyper rese il patto tra Dio e l’uomo un accordo o alleanza di due contro una terza parte. Secondo Kuyper, Dio ed uomo formarono un’alleanza contro il peccato e Satana. Quando Satana è sconfitto e il peccato e la morte sono distrutti, allora il patto ha realizzato il suo proposito.

Herman Bavinck similmente enfatizzò l’importanza del patto. Il patto di grazia è il patto di Dio con gli eletti sovranamente mantenuto da Dio. Tuttavia, Bavinck lo considerava un mezzo per un fine, perché scrive: “Il patto di grazia descrive la strada per la quale quegli eletti otterranno il loro destino. Il patto di grazia è il canale mediante il quale la corrente dell’elezione scorre verso l’eternità.”14

Ogni concezione condizionale del patto rende il patto un mezzo per un fine. Ciò è vero della teologia del patto condizionale di Heyns e Schilder. Essi presuppongono che Dio stabilisce un patto con ogni bambino battezzato, e dà la promessa di salvezza ad ognuno di loro, a condizione di fede. Secondo questa concezione, il patto diviene il mezzo col quale Dio dà salvezza ad alcuni di questi bambini.

Per la maggior parte dei teologi, l’idea del patto come mezzo per un fine si ripercuote nella sua relazione al regno. Samuel Volbeda è attento a non elevare uno sull’altro. E’ stato notato sopra che Volbeda presenta patto, chiesa, e regno come “le tre fondamentali relazioni che il popolo di Dio sostengono nei Suoi confronti … Essi sono dopo tutto tre fili di una sola corda.”15

Nonostante questo, egli tende a far sì che il patto serva il regno. Egli sostiene: “Vita, tale come è generata all’interno dei precinti del patto, è la potenza che ci mette in grado di compiere l’opera del regno di Dio. Di converso, l’opera del regno è la raison d’etre del conferire su noi la beata vita del patto.”16 In seguito egli scrive:

Vi è bisogno non soltanto di mettere in guardia contro il divorzio del servizio del regno dalla vita del patto, ma anche contro il dissociamento della vita del patto dal servizio del regno. Il primo è tipicamente mondano, il secondo errore è profondamente radicato nei circoli Cristiani. Può servire un buon proposito indicare, a questa giuntura, il principio che la vita spirituale non è un fine in se stesso … ma un mezzo per un fine.17

Nella sua opera The Coming of the Kingdom (La Venuta del Regno) Herman Ridderbos prende in considerazione la relazione tra patto e regno e dà in qualche modo più significatività al regno. Egli scrive che “l’idea del regno di Dio indubbiamente rappresenta una concezione speciale della drammatica storia della salvezza all’interno della totalità della rivelazione divina.” Egli mette in guardia “contro l’assolutizzare una concezione a spese dell’altra.” Poi egli aggiunge: “Tuttavia non può essere negato che l’idea del regno in se è più ampia e più universale, ad esempio, di quella del patto divino.”18

Infatti, Ridderbos considera il patto come un aspetto del regno. Egli scrive:

L’idea del regno di Dio è più comprensiva esattamente perché non è solo orientata alla redenzione del popolo di Dio, ma all’auto-asserzione di Dio in tutte le Sue opere. Non soltanto pone Israele, ma anche le nazioni pagane, il mondo, e perfino l’intera creazione, nell’ampia prospettiva della realizzazione di tutti i diritti e le promesse di Dio.19

Il dr. Fred Klooster considera il regno come l’obiettivo della chiesa e del patto. Egli scrive:

Io comprendo il “regno di Dio/dei cieli” come il termine onnicomprensivo che fa riferimento in vari contesti al regno di Dio/Cristo, al reame del regno, e ai cittadini del regno. Varie sfumature di significato e certe distinzioni saranno introdotte per sviluppare gli stadi storici del regno di Dio nella storia della salvezza. Inclusi all’interno della prospettiva del regno sono i patti e la chiesa, ognuno dei quali è nel suo proprio modo uno strumento o agenzia del regno.20 [Enfasi mia, RJD.]

Nella sua tesi The Role of the Covenant in the Kingdom of God (Il Ruolo del Patto nel Regno di Dio), Pieter W. Dekker asserisce che Klooster insegnò che il patto è uno strumento temporaneo che un giorno scomparirà. Dekker scrive: “In un’appendice alle sue note per un corso di escatologia F. H. Klooster afferma che nel regno di Dio/Cristo alla sua consumazione non vi è bisogno del patto e degli strumenti ecclesiastici di realizzazione redentivo-storica, poichè essi sono stati adempiuti e hanno ottenuto il loro obiettivo designato da Dio: il Regno!”21

Il dr. Meredith Kline ha reso popolare la nozione che il patto di Dio può essere compreso soltanto in termini di trattati del vicino Oriente, specialmente degli Ittiti. In questi “patti” il sovrano impone un trattato sui suoi soggetti. Questa teologia del patto risulta in un patto che è fatto a puntino per servire il regno. Kline scrive:

Se è riconosciuto che patto della legge deve fornire il pattern formale generico, una definizione sistematica del patto può essere tentata con la sicurezza che almeno indica la corretta direzione. Il patto di Dio con l’uomo può essere definito come un’amministrazione della signoria di Dio, che consacra un popolo a Se Stesso sotto le sanzioni della legge divina. In termini più generali, esso è una sovrana amministrazione del regno di Dio. L’amministrazione del patto è amministrazione del regno. I trattati sono gli strumenti legali coi quali la regalità di Dio è esercitata sulle Sue creature.22

Kline asserisce che il patto serve il regno mediante l’imposizione del governo del re sui suoi soggetti. Integrate nel patto sono le promesse di patto di redarguizione per l’ubbidienza e le punizioni di patto per la disubbidienza. Egli considera il patto come il modo in cui Dio organizza la vita del regno.

La concezione di Kline del patto di grazia di Dio non è basata sulla Scrittura. Nell’insistere che l’eterno patto di grazia di Jehovah Dio è simile ai trattati pagani è semplicemente spazzatura proveniente dalla critica testuale. A prescindere da questo, è ovvio che, in questa concezione, il patto serve il regno con rigore. Rimane l’impressione che la vita del regno non sarebbe una vita di amore ed amicizia ma un terribile vivere sotto la punizione delle minacce e la frustrazione di redarguizioni irraggiungibili.

Tutte queste presentazioni, come notato, rendono il patto un mezzo per un fine. Noi crediamo che questa veduta del patto di grazia è errata. La Scrittura insegna che il patto è piuttosto il fine o obiettivo di Dio.

Questo punto di vista, ovvero che il patto è l’obiettivo, è uno dei contributi apportati da Herman Hoeksema alla corretta concezione della dottrina del patto di Dio. Già nel 1945, egli notò ciò che egli vedeva come una comune debolezza in tutte le esistenti presentazioni del patto. Ad una conferenza di ministri ed anziani della Reformed Church U. S. e delle Protestant Reformed Churches, Herman Hoeksema tenne un discorso sull’ “Idea del patto.” In questo discorso Herman Hoeksema notò che la Confessione di Fede di Westminster parla del patto di grazia “nel quale [Dio] liberamente offre ai peccatori la vita e la salvezza per mezzo di Gesù Cristo; richiedendo da parte loro la fede in Lui, affinché essi possano essere salvati” (Capitolo 7, Art. 3). Hoeksema commenta: “Qui incontriamo l’idea del patto come qualcosa di addizionale e secondario, una via per un certo obiettivo, un mezzo per un fine. Ed è questa nozione che è divenuta piuttosto prevalente nella teologia Riformata.”23 Egli quindi procede a dimostrare la verità di quanto scrive.

Nei tardi anni ’40 il contatto che le Protestant Reformed Churches avevano con la recentemente formata GKNV e il dr. K. Schilder produsse molta discussione sul patto. Nel 1949, Herman Hoeksema reitera il suo criticismo dal precedente discorso ed espande su di esso.

Tutte le definizioni del patto che abbiamo discusso finora hanno questo in comune, che esse descrivono il patto come un mezzo per un fine, non come un fine, il più alto fine, in se stesso. Esse differiscono soltanto nella loro denotazione dell’essenza del patto, alcune enfatizzando l’idea di un accordo o patto o alleanza, altri quella della promessa, ancora altre quella di una via per la salvezza. Esse differiscono anche nella loro descrizione delle parti contraenti del patto e della loro relazione l’una verso l’altra. Secondo alcuni, il patto è strettamente unilaterale. Secondo altri è completamente bilaterale. Mentre ancora altri preferiscono parlare del patto come unilaterale nella sua origine, ma bilaterale nella sua operazione. Ed, ancora, alcuni identificano il patto di redenzione, il pactum salutis, con il patto di grazia, mentre altri considerano il patto di redenzione come la base per il patto di grazia. Alcuni insistono che il patto di grazia è stabilito con Cristo, altri lo chiamano un patto tra il Dio offeso e il peccatore offensore. Ma il patto è sempre essenzialmente un mezzo per un fine, un patto comunemente inteso nel senso di un accordo, e gli elementi essenziali sono sempre la promessa di vita eterna e la condizione di fede ed ubbidienza.24

L’insistenza di Herman Hoeksema sul fatto che il patto sia presentato non meramente come un mezzo ma come l’obiettivo è radicata nella dottrina del patto stesso. Il patto di grazia di Dio non è un accordo. Esso è una relazione di amore e di amicizia. Dunque la relazione del patto alla salvezza non è che il patto è un mezzo per la salvezza. Piuttosto, Dio salva il Suo popolo scelto così che essi possano godere vita pattale con Dio.

La vita con Dio è la più alta vita che una creatura pattale possa raggiungere. Qui, anche, idee errate abbondano quanto alla natura della vita di patto. Alcuni la vedono meramente come attività, come l’opposto dell’ essere morti ed inattivi. Allora la vita di patto è un mezzo per ottenere la conoscenza di Dio. Volbeda sbaglia quando contende che questa “vita è un mezzo per ottenere il godimento. Attraverso la vita, la vita eterna soltanto, il peccatore può arrivare alla beatitudine di conoscere il solo vero Dio e Gesù Cristo che Egli ha mandato in questo mondo per cercare e salvare ciò che era perduto.”25 Egli inoltre presenta la vita di patto come un mezzo per servire nel regno.

Questa è una concezione inadeguata della vita pattale, che è la vita eterna. Non è che la vita eterna permette a qualcuno di ottenere la beata conoscenza di Dio. Piuttosto, questa vita è essa stessa la conoscenza di Dio, secondo la parola di Gesù in Giovanni 17:3: “E questa è la vita eterna, che essi conoscano te il solo vero Dio, e Gesù Cristo, che tu hai mandato.”

Dio creò l’uomo per vivere in comunione pattale con Lui in modo che Lo conoscesse. “Ed io darò loro un cuore per conoscermi, per conoscere che io sono il Signore, ed essi saranno il mio popolo, ed io sarò il loro Dio, perché essi ritorneranno a me con tutto il loro cuore” (Geremia 24:7). Questa vita pattale (che è la conoscenza di Dio) serve il più alto proposito di Dio, che è il più alto in assoluto, ovvero, la Sua gloria. Dio Si è proposto di glorificare Se Stesso facendo sì che l’uomo conosca i Suoi attributi per esperienza, così che potesse lodare la maestà e le infinite perfezioni di Dio. Dio ha determinato di rivelare le Sue perfezioni a questo popolo di patto in ed attraverso Gesù Cristo, Colui in cui dimora la pienezza della Deità corporalmente (Colossesi 2:9). Inoltre, Dio ha determinato di portare i Suoi eletti nella Sua propria vita pattale in Gesù Cristo, il Capo ed Mediatore del patto. Col portare l’uomo nella Sua vita pattale, Dio gli fa fare esperienza delle ricchezze della misericordia di Dio. Dio fa sì che ogni credente conosca la potenza della grazia sovrana che opera in lui personalmente. Dio fa sì che un mero uomo percepisca la sovrabbondante gioia causata dall’amore divino che riempie il suo cuore. Dio fa fare esperienza all’uomo redento di perfezione, giustizia, e santità.

Il risultato è che ogni uomo redento, ogni uomo e donna e bambino di patto, cantano le lodi di Dio, le Sue perfezioni e le Sue opere, per sua propria esperienza. Dunque il patto è l’obiettivo di Dio: un popolo scelto che vive con Dio, che gode di Dio, e che Lo loda per sempre.

Stando così le cose, non può essere che il regno è più importante del patto. Né la propria relazione tra i due può semplicemente essere quella in cui il patto serve il regno.

L’insegnamento che i credenti devono edificare il regno su questa terra fa sì che la vita del patto serva il regno. Ovviamente il vangelo sociale vede il regno come l’obiettivo ultimo. Chiesa e patto servono lo stabilimento del regno. Il pensiero predominante perfino in chiese che passano col nome “Riformate” è che il regno di Dio è stato orribilmente distorto dalla caduta nel peccato. Secondo Albert Wolters, il peccato “non era inteso come qualcosa che dovesse esistere.”26 Dunque è la chiamata dell’uomo quella di reclamare la terra. Questa ricostruzione, ristorazione, e ripulimento è opera di regno, si afferma. Wolters esprime un fraintendimento comune della chiamata del Cristiano quando scrive: “In Gesù Cristo noi testimoniamo la lungamente attesa rivendicazione ed efficace dimostrazione della regalità di Dio nel mondo … Il re legittimo ha conquistato un punto strategico nel suo territorio e chiama i suoi soggetti a far avanzare da lì i suoi reclami sempre più lontano nella creazione.”27 Wolters si spinge fino al punto da insistere che “il regno di Dio non verrà nella sua pienezza” fino a che ogni area della vita umana (perfino la danza, egli dice) sia stata riguadagnata per Cristo mediante gli sforzi dei credenti.28 Questo è esattamente quello che college e istituti nominalmente Riformati e Cristiani stanno insegnando ai loro studenti.

Ma i teologi del passato sono quelli che hanno indicato loro questa direzione. Secondo il dr. Fred Klooster, Louis Berkhof insegnò che “la chiesa deve proclamare il messaggio sociale della Scrittura e cercare la realizzazione del regno di Dio sulla terra.”29 Egli spiega:

Berkhof raccomandò che la chiesa incoraggiasse i suoi membri a promuovere organizzazioni Cristiane per avanzare il regno di Dio. In questo modo i Cristiani sarebbero “il lievito che permea la pasta, la forza spirituale di Dio per la rigenerazione del mondo, i Suoi agenti scelti per influenzare ogni sfera della vita, e per portare scienza ed arte, commercio ed industria in soggezione a Dio.”30

Volbeda fa risuonare lo stesso messaggio:

Quando il peccato fece irruzione come una conflagrazione nel mondo di Dio, il Suo eterno piano richiedeva non soltanto l’estinzione delle fiamme, ma anche per la ricostruzione della casa che era stata danneggiata. In accordo a ciò Dio ora entrò in un nuovo corso di azione, ovvero la redenzione che è in Cristo Gesù e che sarà terminata nella ristorazione di tutte le cose di cui Pietro parlò a Gerusalemme nei giorni di Pentecoste.31

Volbeda parla del “Regno come cooperazione con Dio nella realizzazione dei Suoi gloriosi propositi mondiali.”32 Egli descrive il compito del regno come “ricostruire il mondo per Dio.”33 Tutto questo è la concezione errata dell’opera del regno e del suo sviluppo. Essa fallisce di prendere in considerazione la verità che Cristo è ed è stato eternamente al centro di tutti i piani di Dio. L’eterno consiglio di Dio si focalizza su Cristo. Dio ha determinato eternamente di avere una chiesa, un regno, ed un patto, tutti connessi con e dipendenti da Gesù Cristo.

Secondo il Suo piano perfetto, Dio formò Adamo sia come una creatura di patto che come un re. Adamo fu creato ad immagine di Dio per questo proposito. La relazione di Adamo a Dio non era quella di uno schiavo o di un partner di affari, ma di figlio. Egli soltanto tra tutte le creature poteva conoscere Dio, amarlo, e vivere in amicizia con Lui. E soltanto perché era una creatura di patto ad immagine di Dio Adamo poteva anche essere re al di sotto di Dio. Senza la giustizia, santità, e vera conoscenza, e senza avere la relazione di amore, Adamo sarebbe stato inadatto a governare la creazione sotto Dio.

Sempre secondo il piano perfetto di Dio, Adamo cadde. Egli rifiutò il governo e l’amicizia di Dio. Adamo così perse la posizione di amico/servo, perse i doni di giustizia, santità e vera conoscenza, e perse la sua amicizia con Dio. Quindi, egli non poteva più essere un re per governare la creazione come rappresentante di Dio. Dio non permise ad un nemico di sedere sul trono.

Tuttavia, questa caduta non rovinò il piano di Dio o il Suo regno. Dio determinò questa caduta per far spazio a Cristo. Dio avrebbe continuato il Suo patto, ma non con Adamo e tutti quelli che egli rappresentava. Piuttosto, Dio mantenne il Suo patto con colui che era prefigurato da Adamo, l’eterno e naturale Figlio, Gesù Cristo. Inoltre, Dio continua il Suo patto con tutti quelli che Cristo rappresenta, ovvero gli eletti da ogni nazione. Cristo è il Capo e Mediatore del patto, come è evidente dal Salmo 89 ed Ebrei (vedi sopra) e dal fatto che Egli è la Discendenza della Donna (Genesi 3:15) e la Discendenza di Abraamo (Galati 3:16).

In quanto il Figlio, vivente in intima comunione pattale con il Padre, a Cristo deve anche essere affidato il potere regale. Il Padre Si fida di Suo Figlio completamente. Suo Figlio era ed è sempre fedele nel fare la volontà di Suo Padre (Salmo 40:8; Ebrei 10:7). Cristo ha provato la Sua fedeltà in perfetta ubbidienza, fino alla morte della croce. Dunque il Padre Lo ha risuscitato dai morti e Lo ha posto sul Suo trono. La Sicurezza ed il Mediatore del patto è innalzato alla posizione di Re (Salmo 2).

Da questo punto di vista, il patto è essenziale per il regno. Esso è la vita del regno. E soltanto coloro che sono in amicizia pattale con Dio sono cittadini nel regno di Dio e possono governare in quel regno con Cristo (Catechismo di Heidelberg, Giorno del Signore 12).

Tuttavia noi insistiamo che il patto è l’obiettivo, il fine stesso che Dio ha determinato. Se è così, allora il regno deve servire il patto. E lo fa.

Il regno serve come la struttura per la promozione del più alto godimento della vita pattale di amicizia.

La comunione pattale richiede una struttura di buono e giusto ordine. Ciò è vero in una famiglia. Dio ha ordinato che una vita pattale esistesse nelle famiglie. Dio ha molto accuratamente disposto quali dovessero essere le relazioni in una famiglia di patto. Vi deve essere un solo capo, il padre. Egli deve governare la sua famiglia saggiamente. Egli deve condurre come un capo fa col suo corpo. Egli deve amare sua moglie ed i suoi figli. La madre ha il suo posto datole da Dio nella famiglia. Ella è l’aiuto adatto per suo marito. Ella deve essere in sottomissione a suo marito ed assisterlo in ogni cosa buona e lecita. Ella ha autorità sopra i figli, fintanto che non usurpi l’autorità di suo marito.

I figli hanno un luogo nella famiglia. Essi sono importanti in quanto sono l’eredità stessa di Dio. Essi sono sotto l’autorità dei genitori e devono onorarli, amarli, ed ubbidirli a motivo di Dio. Essi devono amarsi l’un l’altro.

Questa è la struttura della casa. La casa deve essere governata da amore e giustizia. Giustizia deve essere mantenuta. Il cattivo operare e parlare lasciato incorretto spezzano l’armonia nella casa.

Quando il padre e la madre ed i figli vivono nei loro ruoli assegnati loro da Dio, vi è unità ed amore nella casa. La comunione di patto può esistere tra marito e moglie, genitori con figli, e figli insieme.

Ma che il padre negliga i suoi doveri in modo flagrante, o governi in modo tirannico: cosa accade alla comunione di patto nella casa? Che la moglie e madre usurpi l’autorità di suo marito, e si vedrà cosa accasa alla beatitudine maritale. Se i figli si ribellano, camminando in vite accentrate su stessi (piuttosto che sull’amore), il risultato è che la vita pattale di amore e di comunione è danneggiata, forse distrutta. La struttura della famiglia, con ordine, con giustizia, è essenziale per la vita di patto nella casa.

Dio ha ordinato lo stesso nella chiesa. Essa ha una struttura dovuta agli uffici speciali e all’ufficio di credente. Se tutti vivono in armonia con il loro posto dato loro da Dio, e se l’amore di Dio e la giustizia dominano, vi è pace ed armonia nel concistoro, tra il concistoro ed i membri, e tra i membri. La dissoluzione della struttura risulta nel caos. Questo a sua volta danneggia la comunione, mentre fratello si volta contro fratello.

Similmente, Dio ha saggiamente determinato che il regno debba avere una struttura se la retta comunione di patto deve essere goduta. Considerate l’era dei giudici nella storia di Israele, quando ogni uomo faceva ciò che era giusto ai suoi occhi. Cos’era la vita in Israele? Era caos. La giustizia non era mantenuta. I membri del popolo peccavano l’uno contro l’altro. La tribù di Beniamino fu quasi sterminata dalle altre. Inoltre, vi era poca comunione con Dio. Il Suo popolo si volse agli idoli dei pagani e piegò il ginocchio agli dèi dei loro nemici.

Contrariamente a questo terribile prospetto, Dio ha determinato un regno eterno di perfetta giustizia e pace dove Egli potesse dimorare col Suo popolo in comunione pattale.

Questo è vero già per gli eletti di Dio in questa vita. Il regno dei cieli è dentro. Mediante il Suo Spirito Cristo rigenera, così distruggendo il dominio di Satana nel cuore del peccatore eletto. Lo Spirito vi stabilisce il trono di Cristo, e scrive la Sua legge su quel cuore rinnovato. Questo è cruciale. Un figlio sregolato e ribelle non godrà la comunione con suo Padre. In accordo a ciò, il Catechismo di Heidelberg correttamente espone la petizione fatta a Dio, “Venga il Tuo Regno,” così: “governaci mediante la Tua Parola e Spirito così che ci sottomettiamo sempre di più a Te” (Giorno del Signore 48). Il Re Gesù governa nei cuori del popolo di Dio, facendo sì che loro possano “desiderare ed amare di vivere secondo la volontà di Dio in ogni opera buona” (Giorno del Signore 33). Il figlio del Re cerca il Padre attraverso il Suo Figlio Regale, si diletta in Lui, e gode della beatitudine del patto, ovvero la comunione con Dio.

La chiesa è la manifestazione primaria del regno sulla terra. In armonia con questo, il catechismo insegna che la seconda richiesta nella petizione “Venga il Tuo Regno” è: “preserva ed accresci la Tua Chiesa” (Giorno del Signore 48).

Questa manifestazione terrena del regno, la chiesa, serve il patto in molti modi. La predicazione del vangelo dà la vera conoscenza di Dio, conoscenza essenziale per la comunione. La predicazione impartisce grazia per camminare secondo la volontà del Re. Il sacramento del battesimo sigilla le promesse del patto al credente. Mediante la Cena del Signore, il credente è fermamente unito a Cristo e partecipa della Sua vita e giustizia. Cristo è il Re della chiesa, ed attraverso gli ufficiali ecclesiastici Egli regna, stabilendo giustizia e pace, così che nel loro mezzo si fa esperienza della comunione dei santi. Le chiavi del regno sono ivi esercitate, per aprire il regno ai credenti e per chiuderlo agli empi. Così la principale manifestazione terrestre del regno, la chiesa, serve a promuovere la vita di amore e comunione tra i santi, e specialmente tra i santi e Dio nell’adorazione ufficiale.

Eternamente ciò sarà vero nel regno dei cieli nella sua finale manifestazione nei nuovi cieli e nuova terra. Cristo sarà il Re. Vi sarà una struttura, ordine, e legge, non caos, non anarchia. La legge del regno è la legge dell’amore. Vi sarà ordine e governo. I santi giudicheranno gli angeli. Essi regneranno con Cristo (Apocalisse 20). Essi siederanno su troni, giudicando in perfetta giustizia. Ogni cittadino vivrà in perfetta giustizia e si diletterà in modo perfetto nella giusta volontà del Re. Il risultato sarà perfetta armonia nel regno, con ogni cittadino che vive rivolto al e per il Re e nell’amore l’uno per l’altro. Perfetta vita pattale.

In questo regno, Dio è sovrano. Ma come Bavinck ha indicato, Dio governerà come nostro Padre.34 Cristo sarà re sotto Dio. Ma Egli governa come nostro fratello maggiore. O, per cambiare figura, come un marito, il Re condurrà in perfetto amore e sapienza. Herman Hanko mette in evidenza che ciò che è vero di un buon re terrestre è perfettamente vero in Cristo in quanto Re.

Un re ha certe obbligazioni nel suo regno: governare per il benessere dei suoi soggetti, cercare il bene dei cittadini, e dilettarsi nella loro felicità. La misura del successo di un re è la felicità del popolo nel reame. Questo, anche, è vero del regno dei cieli. Se certamente è vero che il proposito finale del regno dei cieli è la gloria di Dio, è anche vero che il nostro sovrano Re rende tutti i Suoi soggetti supremamente felici per sempre poiché li libera dal peccato e dalla morte e li prende nella Sua eterna comunione.35

L’intero regno servirà questa perfetta vita pattale, perché Dio sarà tutto in tutti. In Lui tutti i cittadini trovano diletto. Isaia 65 descrive la beatitudine del regno. Esso è i nuovi cieli e la nuova terra (v. 17). Dio promette: “Io gioirò in Gerusalemme, e gioirò nel mio popolo” (v. 19). Esso è un regno, perché Dio lo descrive come il Suo “santo monte” (v. 25), una figura che indica il regno di Dio. Ed in quel regno vi sarà perfetta comunione pattale, perché Dio promette: “avverrà che prima che essi chiamino io risponderò, e mentre stanno ancora parlando io udrò” (v. 24).

E tutti i cittadini loderanno il Re. Il contenuto della loro lode è straordinario, per come è descritto nel Salmo 145. “Tutte le tue opere ti loderanno, O Signore, ed i tuoi santi ti benediranno. Essi parleranno della gloria del tuo regno, e parleranno della tua potenza, per render note ai figli degli uomini i suoi potenti atti, e la gloriosa maestà del suo regno. Il tuo regno è un regno eterno, ed il tuo dominio dura per ogni generazione” (vv. 10-13).

In verità, essi loderanno Dio per i Suoi giusti giudizi che hanno distrutto i Suoi ed i loro nemici. Essi loderanno la Sua sovrana potenza che li ha redenti e liberati. Essi canteranno eternamente delle ricchezze della Sua grazia.

Regno e patto, esistenti per sempre, e per sempre inseparabili. Ed all’interno di questo giusto regno saranno radunati tutti i cittadini scelti da tutte le nazioni della terra, vivendo con il loro Dio in interminabile, glorioso amore e comunione di patto.

Per altre risorse in italiano, clicca qui.


1Un certo numero di autori nella tradizione Riformata hanno scritto su questo tema. L’opera più diretta è quella di Pieter Willem Dekker, The Role of the Covenant in the Kingdom of God (Il Ruolo del Patto nel Regno di Dio), una tesi di Master in Teologia per il Dipartimento di Teologia Sistematica del Calvin Theological Seminary, 1988. Un’altra opera utile è uno scritto non pubblicato del Dr. Samuel Volbeda, Studies in Practical Theology (Studi di Teologia Pratica). Esso fu una presentazione alla Conferenza Alumni del Westminster Seminary tenutasi al Westminster Seminar il 24-30 Agosto 1939. Ciò corrisponde al manoscritto a cui abbiamo fatto riferimento del Dr. Fred H. Klooster in “The Kingdom of God in the History of the Christian Reformed Church” (“Il Regno di Dio nella Storia della Christian Reformed Church”) in Perspectives on the Christian Reformed Church, edito da Peter De Klerk e Richard R. De Ridder (Grand Rapids: Baker Book House, 1983). Le prime ventotto pagine di questo manoscritto (in tutto sono quarantuno pagine), sono dedicate alla relazione tra il patto, la chiesa, e il regno. Meredith G. Kline tocca brevemente la relazione tra regno e patto nella sua opera By Oath Consigned (Con Giuramento Consegnati) (Grand Rapids: Wm. B. Eerdmans Publishing Co., 1968), pp. 36-38. Herman Hanko include un lungo capitolo sul patto ed il regno nel suo God’s Everlasting Covenant of Grace (L’Eterno Patto di Grazia di Dio) (Grand Rapids: Reformed Free Publishing Association, 1988), pp. 197-222. Altri toccano questo argomento indirettamente quando discutono della relazione tra la chiesa ed il regno. Tra di essi sono inclusi Louis Berkhof, The Church and Social Problems (La Chiesa e i Problemi Sociali) (Grand Rapids: Eerdmans-Sevensma Co., 1913) e Gerhardus Vos, The Teaching of Jesus Concerning the Kingdom of God and the Church (L’Insegnamento di Gesù Concernente il Regno di Dio e la Chiesa), stampato dall’American Tract Society nel 1903, e ristampato come The Kingdom of God and the Church (Il Regno di Dio e la Chiesa) (Phillipsburg, NJ: Presbyterian and Reformed Publishing Co., 1972).

2

Volbeda, Practical Theology, p. 2.

3Vos, Kingdom and Church, p. 26

4Vos, Kingdom and Church, pp. 82-83

5Vos, Kingdom and Church, pp. 85-86

6Berkhof, Kingdom, p. 15

7Berkhof, Kingdom, pp. 15-16.

8Vos, Practical Theology, p. 9. Hoeksema, The Triple Knowledge, (Grand Rapids: Reformed Free Publishing Association, 1972), vol. 3, p. 518.

9

N.d.T. Per ulteriori approfondimenti a riguardo della natura celestiale e spirituale del regno di Dio, leggi la serie di David J. Engelsma “Regno di Dio” nella sezione italiana CPRC (scorrendo la pagina fino al titolo in neretto della serie).

10

N.d.T. Il lettore è rimandato ad altri articoli nella Sezione Italiana CPRC, alla sottosezione “Patto,” per un ulteriore approfondimento sulla natura e definizione del Patto di Grazia.

11

N.d.T. Vedi “I Figli della Promessa” ed altri articoli nelle sottosezioni “Patto” e “Patto e Battesimo,” per un approfondimento su questo punto.

12

N.d.T. Per un ulteriore approfondimento sulla natura del patto con Noè, clicca qui.

13Herman Bavinck, Our Reasonable Faith, (Grand Rapids: Wm. B. Eerdmans Publishing Company, 1956), p. 271.

14Herman Bavinck, Reformed Dogmatics, tradotto da John Vriend (Grand Rapids: Baker Academic, 2006), vol. 3, p. 229.

15

Volbeda, Practical Theology, p. 9.

16

Volbeda, Practical Theology, p. 9.

17

Volbeda, Practical Theology, p. 10.

18

Ridderbos, Coming of the Kingdom, p. 22.

19

Ridderbos, Coming of the Kingdom, p. 23.

20

F.H. Klooster, “Covenant, Church and Kingdom of God in the New Testament,” in A.O. Miller. Ed. A Covenant Challenge to our Broken World (Atlanta: Darby Printing Co., 1982), p. 85.

21Dekker, Role of the Covenant, p. 96.

22

Oath, p. 36.

23Herman Hoeksema, “The Idea of the Covenant,” Standard Bearer, vol. 22, p. 440.

24Hoeksema, “Different Views of the Covenant,” Standard Bearer, vol. 26, pp. 55-56.

25

Volbeda, Practical Theology, p. 11.

26Albert M. Wolters, Creation Regained: Biblical Basics for a Reformational Worldview (Grand Rapids: William B. Eerdmans Publishing Company, 1985), p 48.

27

Wolters, Creation Regained, p. 61.

28

Wolters, Creation Regained, p. 95.

29

Klooster, “Kingdom of God in the CRC,” p. 218.

30

Klooster, “The Kingdom of God in the CRC,” p. 219. Klooster sta citando da una lettura di Berkhof presentata al Calvin Theological Seminary e College nel 1913 intitolata The Church and Social Problems (Grand Rapids: Eerdmans-Sevensma Co, 1913), p. 20.

31

Volbeda, Practical Theology, p. 14.

32

Volbeda, Practical Theology, p. 18.

33

Volbeda, Practical Theology, p. 14.

34Bavinck, Dogmatics, Vol. 3, p. 246.

35Hanko, Everlasting Covenant, pp. 205-206.

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