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Amate i Vostri Nemici

 Angus Stewart

(1)

“Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per coloro che con disprezzo vi usano, e vi perseguitano, così che possiate essere figli del Padre vostro che è nei cieli, perché egli fa sorgere il suo sole sui malvagi e sui buoni, e manda pioggia sui giusti e sugli ingiusti” (Matteo 5:44-45).

Dei pochi testi che sono usati in supporto della grazia comune con qualche plausibilità, Matteo 5:44-45 forse è quello che si trova più frequentemente citato, anche se di solito non è accompagnato da nessuna esegesi. Tutti concordano che Dio dà buone cose ai reprobi in questa vita. Ma questo testo insegna che le buone cose terrestri date ai reprobi da Dio sono loro date con qualche amore da parte Sua?

L’interpretazione di Matteo 5:44-45 da parte dei sostenitori della grazia comune, ovviamente, crea vari seri problemi che da loro sono per lo più ignorati. In che modo l’uno ed indiviso Dio ama ed odia le stesse persone nello stesso tempo? Come può l’eterno, immutabile Dio avere un amore temporale e mutevole per i reprobi? Si ricordi che questo presunto amore di Dio per i reprobi inizia alla loro concezione (a meno che non si assume che Dio ha amato eternamente i reprobi) e termina con la loro morte (a meno che non si assume che Dio ama i reprobi all’inferno). Sono state usate varie evasioni, come quella del “paradosso,” ma non è stata fornita nessuna risposta appropriata. Nel frattempo, chiese ed individui che sposano questa teoria (e quelli che li seguono) si allontanano sempre maggiormente dalla verità del Calvinismo (che professano di sostenere) e sempre più profondamente si avvicinano all’Arminianesimo, e nel frattempo protestano che sono Riformati.

Ma a parte queste considerazioni più ampie, dobbiamo esaminare il testo stesso. L’argomento da esso trattato è il modo in cui il Cristiano tratta i suoi “nemici,” che sono anche chiamati “quelli che vi maledicono.” Cristo ci dice che dobbiamo fare quattro cose nei confronti dei nostri nemici: li dobbiamo (1) “amare,” (2) “benedire,” (3) “fare [loro] del bene” e (4) “pregare per” loro. La nostra motivazione nell’amare, benedire, fare del bene e pregare per i nostri nemici è “che possiate essere figli del Padre vostro che è nel cielo.” Questo perchè vi è una somiglianza tra le nostre giuste azioni e quelle del Padre nostro che “fa sorgere il suo sole sui malvagi e sui buoni, e manda pioggia sui giusti e sugli ingiusti.” Detto in altro modo, il testo fa un paragone tra ciò che i credenti sono chiamati a fare (v. 44) e cosa Dio fa (v. 45), perché nel nostro fare queste cose (v. 44) mostriamo di essere Suoi figli (v. 45). Dunque abbiamo bisogno di considerare le similarità e le dissomiglianze tra ciò che dobbiamo fare nei confronti dei nostri nemici e cosa il Padre nostro fa nei riguardi dei “malvagi” e degli “ingiusti.” Cosa è esattamente che è messo in paragone?

Cristo fa, nei confronti dei Suoi nemici, qualcuna delle quattro cose (“amare,” “benedire,” “fare del bene” e “pregare”) che noi dobbiamo fare ai nostri nemici? Cristo certamente “ama,” “benedice,” “fa del bene e “prega per” i Suoi nemici eletti. Il fatto stesso che per noi Lui fa queste cose è la nostra salvezza attraverso il sangue della Sua croce. Ma Cristo fa qualcuna, tutte o qualcuna soltanto, di queste cose per i Suoi nemici reprobi? E Dio fa tutte o qualcuna soltanto di queste cose per i Suoi nemici reprobi? E’ ciò che consideriamo nel punto (2).

(2)

Cristo di certo “ama,” “benedice,” “fa del bene” e “prega per” i Suoi nemici eletti. Ma ci siamo chiesti: Cristo “ama,” “benedice,” “fa del bene” e “prega per” i Suoi nemici reprobi?

Primo, Cristo di certo non prega per loro, perché Egli dice nella Sua “preghiera sacerdotale:” “Io prego non per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato; perché essi sono tuoi” (Giovanni 17:9). Secondo, Cristo benedice i figli di Israele (Genesi 48:16) ed i Suoi discepoli (Luca 24:50-51), ma non vi è parola nella Scrittura riguardo al fatto che Cristo benedica i reprobi. Terzo, tutti concordano nel dire che Cristo fece del bene agli empi. Egli guarì 10 lebbrosi, anche se 9 non ritornarono per ringraziarlo, ed Egli nutrì 5000, anche se molti di loro non credevano in Lui. Così, nei confronti dei reprobi Cristo non fece due delle quattro cose che a noi è comandato di fare nei riguardi del nostro prossimo: Egli non pregò per, né benedì i reprobi. Egli fece una delle quattro cose che a noi sono comandate: Egli fece del bene ai reprobi. Che dire della quarta cosa? Amò Egli i reprobi? Noi diciamo che non lo fece; quelli che credono nella grazia comune dicono che Egli lo fece. Questo verso da solo non determina la risposta, in ogni caso. Altri testi devono decidere la questione.

Che diremo allora di Dio? Dio “ama,” “benedice,” “fa del bene” e “prega per” i Suoi nemici reprobi?

Primo, Dio non prega per i reprobi, perché Dio non prega. Secondo, Dio benedice i Suoi eletti (Efesini 1:3), i giusti (Salmo 5:12), la Sua eredità (Salmo 28:9), e quelli che Lo temono (Salmo 115:13). Ognuna della beatitudini inizia con “Beati sono …” (Matteo 5:3-11), e molti Salmi contengono l’espressione: “Beato è l’uomo …” (e.g. Salmo 1:1) o “Beati sono coloro …” (e.g. Salmo 84:4). In ogni caso sono il popolo di Dio (i miti, i pii, etc.) ad essere beati, benedetti. Dio benedice il Suo popolo eletto “con ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo” (Efesini 1:3-4), che è Colui che è supremamente benedetto dal Padre (Salmo 45:2). Il nostro essere benedetti in Cristo è la realizzazione del patto abramitico in Cristo con i Suoi eletti (Genesi 12:2-3; Galati 3:8-9, 14, 16, 29). Questa è l’irreversibile benedizione della salvezza da parte di Dio (Numeri 23:20) che ci volge dalle nostre iniquità (Atti 3:26). Cosa dire allora dei reprobi? In quanto essi maledicono Cristo e il Suo popolo, Dio li maledice (Genesi 12:3, Numero 24:9). La Scrittura insegna che “il malvagio … benedice il concupiscente, che il Signore aborre” (Salmo 10:3). Proverbi 3:33 dichiara: “La maledizione del Signore è nella casa del malvagio, ma egli benedice l’abitazione del giusto.” Terzo, tutti concordano che Dio fa del bene ai reprobi malvagi in questa vita. Atti 14:17 afferma che Dio “fece del bene” alle nazioni pagane col dare loro “pioggia dal cielo, e stagioni fruttuose, riempiendo i nostri cuori con cibo e contentezza.” Noi concludiamo che per quanto riguarda i reprobi, Dio non fa due delle quattro cose che a noi sono comandate nei riguardi del nostro prossimo: Dio non prega per né benedice i reprobi. Dio fa una delle quattro cose che a noi sono comandate: Egli fa del bene ai reprobi. Che dire della quarta? Dio ama i reprobi? Noi diciamo che non lo fa, quelli che credono nella grazia comune dicono che lo fa. Il verso in sé non determina la risposta a questo argomento, in ogni caso. Altri testi dovranno decidere la questione.

(3)

Abbiamo dunque visto che né Dio né Cristo pregano per o benedicono i loro nemici reprobi, ma che sia Dio che Cristo fanno del bene ai loro nemici reprobi. Anche se noi affermiamo che proprio come Dio non prega per né benedice i Suoi nemici reprobi allo stesso modo Egli non li ama, altri dicono che Dio non soltanto fa del bene ai Suoi nemici reprobi, ma che Egli li ama anche.

Come decidere quale delle due vedute è corretta? Primo, si potrebbe argomentare dall’analogia tra ciò che noi siamo chiamati a fare (v. 44) e cosa Dio fa (v. 45). Ma dal momento che siamo chiamati a fare due cose (pregare per e benedire i nostri nemici) che Dio non fa per i Suoi nemici reprobi, non può essere provato che Dio ama i Suoi nemici reprobi. Secondo, potremmo guardare più da vicino a cosa Dio è detto fare al verso 45: “egli fa sorgere il suo sole sui malvagi e sui buoni, e manda pioggia sui giusti e sugli ingiusti.” I “malvagi” e gli “ingiusti” di sicuro includono quelli che sono reprobi. Far sorgere il sole e far cadere la pioggia (in varie misure) sui reprobi è fare loro del bene (cf. Atti 14:17), ma ciò non prova che Dio li ama. Dio dà una “prosperità” terrena ai “malvagi” (Salmo 73:3)—e ciò include e richiede sole e pioggia—ma ciò è “di sicuro” il Suo porli in “luoghi sdrucciolevoli” prima che Egli li “fa cadere in rovina” (v. 18). Anche se Dio dà loro cose buone nella Sua provvidenza, Egli li “disprezza” (v. 20) come peccatori “corrotti” (v. 8). Terzo, siccome il passaggio da sé non prova se Dio ami o meno i Suoi nemici reprobi, ciò dovrà essere stabilito sulla base di altri testi e dottrine bibliche. Per citare un paio di versi rilevanti, Romani 9:13, dichiara: “Ho amato Giacobbe ed ho odiato Esaù,” e il Salmo 11:5 insegna che “il malvagio e colui che ama la violenza la mia [di Dio] anima odia.”

Ma che dire della nostra chiamata? Noi dobbiamo amare, benedire, fare del bene e pregare per i nostri nemici che ci maledicono, odiano, ci usano con disprezzo e ci perseguitano (Matteo 5:44). Amare i nostri nemici non è avere comunione con loro nel loro peccato (II Corinzi 6:14-18), ma desiderare e cercare il loro bene fisico e spirituale. Per amore, noi facciamo del bene ai nostri nemici aiutandoli in qualsiasi cosa possiamo, incluso salutarli ed essere gentili nei loro riguardi (Matteo 5:47). Per amore, preghiamo per loro, cioè, chiediamo a Dio di salvarli dai loro peccati e di concedere loro la vita eterna per mezzo di Gesù Cristo, se sia la Sua volontà. La nostra chiamata di benedire i nostri nemici non significa che conferiamo realmente benedizioni su loro, solo il Dio Triuno può farlo. Né dobbiamo dichiarare che sono benedetti da Dio, perché essi stanno vivendo sotto la Sua maledizione (Proverbi 3:33; Galati 3:10). La benedizione si trova soltanto in Gesù Cristo (Galati 3:14). Dunque noi benediciamo i nostri nemici indicando loro Cristo e chiamandoli a ravvedersi e credere. In quanto creature fragili fatte dalla polvere, e peccatori colpevoli redenti per grazia, ed esseri razionali-morali davanti alla santa legge di Dio, questa è la nostra chiamata nei confronti dei malvagi, creature come noi, empi, che sono il nostro prossimo. Nell’amare, benedire, fare del bene e pregare per i nostri nemici (Matteo 5.44), noi mostriamo di essere i figli del nostro Padre celeste che fa del bene a giusti ed ingiusti dando loro buone cose, come pioggia e sole (v. 45).

1N. d. T. Per un approfondimento su questo aspetto, leggi: Il Salmo 69 Contro la ‘Libera Offerta‘.

2N. d. T. L’analogia tra noi e Dio quindi è limitata a fare loro del bene da parte nostra, come Dio nostro Padre fa loro del bene. Per quanto riguarda l’amare, il benedire e il pregare per loro lo studio ha dimostrato esegeticamente che non c’è analogia tra quanto il Padre nostro celeste fa nei loro riguardi, e quanto noi in quanto creature come loro siamo chiamati a fare nei loro riguardi come nostro prossimo. Dio non è nella stessa relazione nostra nei loro confronti, e non fa tutte le cose che noi nella nostra posizione siamo chiamati a fare nei loro confronti. L’analogia tra noi e il nostro Padre celeste, esegeticamente, si limita al “fare del bene”.

Per altre risorse in italiano, clicca qui.

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