Herman Hoeksema
(Capitolo 5 di Believers and Their Seed, Herman Hoeksema, Reformed Free Publishing Association, Grandville, Michigan, USA, ed. riv. 1997)
Per giungere ad una corretta concezione riguardante i credenti e la loro discendenza è altamente necessario, prima di tutto, che prestiamo attenzione al significato e alla significatività del patto di Dio. E’ esattamente riguardo a questa dottrina del patto che noi come popolo Riformato differiamo da Anabattisti e Battisti di ogni sorta.
La differenza basilare non deve essere cercata nella distinzione tra immersione e aspersione, perché su questo punto non c’è differenza essenziale. Noi sosteniamo che l’essenza del battesimo non può essere cercata nel lavaggio esterno con l’acqua, e che quindi colui i cui piedi sono lavati o la cui fronte è aspersa è interamente pulito.
Né la nostra differenza coi Battisti deve essere stabilita citando qualche testo isolato, come è molto frequentemente e facilmente fatto dai difensori della concezione Battista. Essi immaginano, quindi, che l’intero argomento è realmente stabilito quanto hanno messo in evidenza ciò che il Signore ha comandato ai Suoi discepoli poco prima della Sua ascensione, e cioè che essi dovessero predicare il vangelo ad ogni creatura, aggiungendo a ciò: “chi crede ed è battezzato sarà salvato.” Essi enfatizzano in connessione a ciò che il Signore qui pone la fede prima del battesimo, e non viceversa, e che quindi solo quelli che prima confessano la loro fede possono ricevere il segno del battesimo. Ma questo argomento non è così superficiale, e la questione non deve essere stabilita in una tale maniera semplicistica. La Parola di Dio non è come un dizionario, dal quale uno può citare secondo il mero suono delle parole. Dopo tutto, anche a parte il fatto che i piccoli bambini come gli adulti possono possedere una vera fede, e anche a parte il fatto opposto che i confessori adulti possono benissimo essere privi di una vera fede come i piccoli bambini, tuttavia rimane vero che le parole citate sopra del Signore Gesù, secondo il contesto, possono soltanto riferirsi al portare il vangelo nel mondo del paganesimo. Il Signore sta mandando i Suoi discepoli nel mondo con la proclamazione del vangelo, con la testimonianza della Sua morte e risurrezione, con la promessa di perdono e vita attraverso il Suo sangue. E si trova nella natura stessa del caso che quindi la regola deve sempre essere: colui che crede ed è battezzato sarà salvato. Anche quelli di persuasione Riformata seguono questa regola quando vanno ai pagani con la testimonianza di Gesù Cristo.
Ma tutto questo non dice niente affatto per quanto riguarda l’appropriatezza del battesimo degli infanti. No, la differenza sta squarely nell’area della dottrina del patto. I Battisti semplicemente non hanno occhio per questa verità, specialmente per la verità dello sviluppo storico-organico del patto di Dio sulla terra nella linea delle generazioni. E così essi chiudono i loro occhi ad una delle linee principali della Sacra Scrittura.
A questa dottrina, quindi, noi dovremo dedicare la nostra attenzione. Dovremo chiedere in cosa deve essere cercata l’essenza del patto di Dio, come Dio realizza quel patto nella storia, e perché e in quale senso la discendenza dei credenti è compresa in quel patto.
Prima di tutto, quindi, procederemmo dall’idea che Dio è un Dio di patto. Egli è ciò in Se Stesso, anche a parte da qualunque relazione con la Sua creatura. Da eternità ad eternità il Dio infinito vive una vita di patto in Se Stesso che è divinamente perfetta. Ciò ne consegue dalla sussistenza triuna di Dio. Dio è uno in Essenza. Egli è uno per quanto riguarda tutto ciò che pertiene alla natura divina ed ai Suoi attributi essenziali. Vi è una mente divina ed una volontà divina. Vi è una vita divina e un cuore divino. Ed in tutti i Suoi attributi di onnipotenza e sapienza, di eternità e di onnipresenza, di immutabilità ed indipendenza, di bontà e di grazia ed amore, Dio il Signore è perfettamente uno. Inoltre, Dio è buono, Colui che è perfetto in Se Stesso e la Fonte di ogni bene. Perché Egli è una luce, ed in Lui non vi sono affatto tenebre. Egli è il Santo, che dimora in una luce inaccessibile e davanti al cui volto i serafini devono coprire i loro volti. Vi è in Dio, quindi, una divinamente perfetta, eterna, ed infinta luce-vita di amore.
Ma Dio è anche tre in Persone. Perché vi sono tre che portano testimonianza in cielo, il Padre, la Parola, e lo Spirito. Vi sono tre nell’una Essenza divina, tre Io, tre soggetti di quell’intera vita divina. Una divina Essenza, ma tre che portano quell’Essenza. Una vita divina, ma tre che vivono quella vita. Una mente divina, ma tre che pensano in quella mente divina. Una volontà divina, ma tre che vogliono in quella volontà divina. Un amore divino, ma tre che amano con quell’amore divino. E’ così che le Scritture ci rivelano Dio.
A ciò deve essere aggiunto che queste Tre Persone, anche se essenzialmente perfettamente una ed eguali, sono tuttavia distinte secondo i loro personali attributi. Esse tutte portano quell’Essenza divina, ma non tutte nella stessa maniera. Perché il Padre è Padre, dal quale sono tutte le cose. Da Lui sono tute le cose anche nell’Essere divino eternamente. Da eternità ad eternità Egli genera il Figlio ed eternamente Gli dà di avere via in Se Stesso. E da eternità in eternità Egli soffia fuori lo Spirito che eternamente testimonia di Lui. Di qui, il Padre vive e pensa e vuole ed ama in quella piena, eternamente perfetta vita di amore come Padre. Il Figlio è Figlio in tutto il Suo vivere ed amare divino. Egli è eternamente generato dal padre ed è quindi l’espressa immagine dell’essere del Padre. In una maniera infinitamente perfetta Egli riflette l’immagine del Padre. Egli pensa e vuole ed ama e vive eternamente come Figlio nell’infinito Essere di Dio. Ed Egli anche soffia fuori lo Spirito, che anche eternamente testimonia di Lui. Lo Spirito Santo è Spirito, cioè, Egli è soffiato fuori dal Padre e dal Figlio. Egli procede da entrambi, e quindi una maniera tale che il Padre ed il Figlio si incontrano l’un l’altro nello Spirito. Nello Spirito Santo il Padre contempla il Figlio, ed il Figlio contempla il Padre. Perché la Parola è con Dio, ed il Figlio è nel seno del Padre. Lo Spirito searches le cose profonde di Dio e vive e pensa e vuole ed ama come Spirito. Egli è lo Spirito di verità, ed Egli testimonia, ed è il connettore nella vita di amore divina.
Così, quindi, in Se Stesso Dio è eternamente il Vivente. Vi è la più perfetta unità di Essenza in Dio, e tuttavia distinzione personale: Padre, Figlio, e Spirito Santo, che vogliono e pensano, vivono ed amano nell’uno, eternamente buono e perfetto Essere divino, pensando e volendo ed amando sempre allo stesso modo, e conoscendo l’un l’altro perfettamente, e tuttavia in modo tale che ognuna delle Tre Persone vive quella vita divina secondo i Suoi attributi personali. E’ qui che l’essenza del patto deve essere trovata. Quella vita di Dio è una vita di patto, una vita della più intima comunione di amore ed amicizia, che riposa nell’unità dell’Essere di Dio e che vive attraverso la distinzione personale. Il Signore Dio è un Dio di patto.
Ora è piaciuto a Dio, secondo il Suo sovrano beneplacito, secondo il consiglio della Sua volontà, di rivelare questa vita di patto al di fuori di Se Stesso e di rendere la creatura partecipe di quella vita di patto divina, e ciò, inoltre, nel più alto senso possibile della parola. Perché Egli si compiace di dimorare col Suo popolo e di allargare il Suo tabernacolo su loro. Egli vuole camminare con loro e farli camminare con Lui. Egli desidera parlare con loro come un amico coi suoi amici, e farli similmente parlare con Lui. Egli è compiaciuto di renderli partecipi della Sua vita e di farli camminare nella Sua luce. Egli vuole essere da loro conosciuto, come anche Lui li conosce. Egli desidera che essi Lo vedano faccia a faccia. Egli è compiaciuto di farli dimorare con Lui sotto un solo tetto, mangiare e bere con loro, avere la più intima comunione con loro, rivelare loro i Suoi segreti. In mood bellissimo ciò è espresso nella versificazione del Salmo 25:14:
Sì, è il segreto di Jehovah
Con chi il nom Suo temerrà
Coi Suoi amici in tener grazia
Il Suo patto Ei manterrà1
Quegli amici di Dio sono, secondo il consiglio della Sua volontà, allo stesso tempo i Suoi servitori in quell’amicizia. Perché Dio è eternamente Dio, e non vi è nessuno accanto a Lui. Nessuno mai diviene uguale a Dio, anche se la Sua creatura può portare la Sua immagine e può essere simile a Lui, sì, può conoscerlo anche come Egli è conosciuto e può vivere con Lui in amicizia di patto. Quando Dio, quindi, stabilisce il Suo patto con creature che Lui nella Sua sovrana grazia ha scelto e preparato per questo, allora in quel patto Egli è l’Amico-Sovrano mentre la creatura e il Suo amico-servitore secondo l’ordinanza di quel patto. Il patto è il patto di Dio e di Dio soltanto. Egli lo stabilisce. Egli forma la creatura che prenderà parte in quel patto. Egli impartisce la Sua vita, ed Egli scrive la Sua legge nei loro cuori e sparge il Suo amore in quei cuori. Egli eternamente li benedice in quel patto con la piena, ricca vita della Sua comunione. E la creatura così formata da Lui è l’opera delle Sue mani, la rivelazione della Sua grazia. Quella creatura Lo serve nell’amore e consacra se stessa come amico-servitore del Signore Dio con la sua intera esistenza e con tutte le cose. Così quell’amico di Dio diviene anche profeta, sacerdote, e re sotto Dio. Egli è profeta per amare Dio con tutta la sua mente, per conoscerlo e glorificare il Suo grande nome. Egli è sacerdote per amare il Signore con tutto il Suo cuore e dal santuario del suo cuore offrire se stesso e tutte le cose in consacrazione a Lui. Egli è re perché con tutta la sua forza possa aggrapparsi al Signore suo Dio, desiderare le Sue ordinanze, e governare su tutte le creature nel Suo nome.
A questo deve essere aggiunto che secondo quello stesso consiglio del Suo beneplacito, il Signore realizza questo patto secondo la linea antitetica dell’elezione e della riprovazione, della grazia e del peccato, della luce e delle tenebre, per la più elevata rivelazione della Sua gloria e la più grande gloria dei Suoi amici di patto. Perché Dio il Signore non soltanto forma la luce, ma Egli crea anche l’oscurità; Egli non solo ha misericordia di chi Egli vuole, ma anche indurisce chi Egli vuole. Egli ha fatto tutte le cose a motivo del Suo nome. Per questa ragione i Suoi amici di patto devono per un tempo essere nel mezzo di un mondo che non li conosce, che li odia perché esso è delle tenebre mentre essi, attraverso la grazia di Dio, sono del Suo partito. Per questa ragione, anche, vi è in questo mondo un combattimento a motivo del patto di Dio: un combattimento, tuttavia, che ha luogo secondo il consiglio della Sua volontà ed in cui ogni cosa, sia in cielo che sulla terra, deve servire a portare il popolo da Lui scelto all’eterna vittoria.
Per questa ragione, inoltre, il patto di Dio non è una mera via alla salvezza. Esso è eterno! E sarà allora pienamente rivelato soltanto quanto il nostro Signore Gesù Cristo ritornerà e quando Dio spanderà per sempre il Suo tabernacolo sopra tutto e quando tutto dimoreranno con Lui in eterna perfezione, conoscendolo e vedendolo faccia a faccia. Perché ora noi siamo i figli di Dio, ma non è ancora rivelato ciò che saremo, ma quando sarà rivelato, allora noi saremo come Lui, perché Lo vedremo come Egli è. E quindi il popolo di Dio nel mezzo del mondo non deve mai stancarsi. Perché è dato loro dalla grazia, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in Lui, ma anche di soffrire a motivo Suo. E la vittoria è certa!
L’essenza del patto, quindi, non deve essere cercata in una promessa, e questa, poi, una promessa del senso di una certa offerta generale ai figli dei credenti, come vorrebbe Heyns. Né deve essere cercata nell’idea che il patto è una certa via, o maniera, per essere salvati con la quale Dio ci renderebbe partecipi della gloria eterna, come molti altri descrivono il patto, così in realtà negando che il patto di Dio è eterno. Né esso consiste in un certo accordo tra due parti contraenti secondo il quale devono essere attese certe mutue stipulazioni e condizioni, come anche è spesso presentato: perché il patto è di Dio, ed Egli conferisce sui Suoi amici tutto ciò che è necessario per la vita e la battaglia di quel patto. Ma l’essenza del patto deve essere cercata in questa vivente relazione di amicizia per la quale Dio il Signore è il sovrano amico del Suo popolo, ed essi sono gli amici-servitori del Signore, che partecipano alla Sua comunione, per grazia possedendo e manifestando la Sua vita e combattendo la battaglia della Sua causa nel mezzo del mondo. La realizzazione di quel patto come sarà presentemente rivelata in eterna gloria costituisce la storia della salvezza, la battaglia nella causa di quel patto è la battaglia delle epoche.
Se noi teniamo a mente questa fondamentale idea del patto di Dio, comprendiamo anche le Scritture. Nel “principio,” l’alba della creazione, si trova anche il principio della realizzazione del patto di Dio. Perché l’uomo è immediatamente posto in Paradiso come l’amico-servitore di patto del Signore. Questa è la sua posizione, e questo determina la relazione in cui si trova nei confronti del Signore il suo Dio, da un lato, e all’intera creazione terrestre dall’altro. Di un accordo, secondo il quale Dio ed Adamo pongono mutuamente certe stipulazioni, leggiamo letteralmente niente nella storia del Paradiso. Dio di certo stabilisce il Suo patto con Adamo, ed il Signore delinea la posizione che Adamo assume nei Suoi confronti ed in relazione alla creazione, ma Adamo sta nel patto di Dio senza alcuna condizione postagli davanti in precedenza. Né è vero che nei primi capitoli della Sacra Scrittura leggiamo di una qualche promessa che costituisce l’essenza del patto, una promessa dipendente dal consenso o dall’accettazione di Adamo. Di certo, Dio minaccia la morte se Adamo dovesse violare il Suo patto, e, di certo, ciò implica per contrasto che Adamo aveva vita e che soltanto nel patto di amicizia di Dio poteva godere la vita. Ma di certo non si trova una promessa che Adamo avrebbe potuto meritare la vita nella via dell’ubbidienza.
Dobbiamo attirare la vostra attenzione a qualcuna di queste cose intenzionalmente. Molte di queste idee sono così profondamente radicate nel pensiero del nostro popolo che essi le considerano semplicemente come la presentazione Riformata e scritturale senza pensarci, anche se non sono trovate né nella Scrittura né nelle Tre Formule di Unità. Il patto di opere è comunemente presentato come un certo accordo tra Dio ed Adamo (ed in Adamo con la razza umana), secondo il quale Adamo poteva meritare, nella via dell’ubbidienza, la vita eterna, e secondo cui sarebbe morto in casi di disubbidienza. Ma ora Adamo non merita la vita eterna. Egli diviene disubbidiente e muore, e noi moriamo in lui. Ed ora ciò che Adamo non meritò, quello è quanto Cristo ottiene per noi attraverso la Sua perfetta ubbidienza.
Tale, in generale, è la veduta che è sempre ed ancora inculcata e che senza pensarci meglio è assorbita durante il catechismo e nelle scuole teologiche. Se uno pone queste cose in maniera differente, allora molti sono dell’opinione che si sta allontanando dalla verità e dovrebbe essere etichettato come eretico. Tuttavia, non è vero che questa presentazione in questa forma si trova nelle Scritture. Né vi è qualcosa di attraente riguardo ad essa; né essa apre gli occhi sulla gloriosa opera di Dio riguardante il Suo patto. Essa in realtà ci fa stare sempre coi nostri nasi nostalgicamente appoggiati sulla recinzione del Paradiso, con il futile desiderio nelle nostre anime che Adamo non fosse caduto! Perché dopo tutto, se è vero che anche Adamo era capace di quanto Cristo ora conferisce su noi, se solo fosse rimasto in piedi, allora rimane eternamente tragico il fatto che il primo Paradiso non è più lì e che noi non riceviamo la vita eterna attraverso l’ubbidienza del primo uomo. Se solo fosse rimasto in piedi, allora l’intera storia presente di combattimenti e di sofferenza si sarebbe potuta evitare, ed allora tutti gli uomini senza eccezione sarebbero entrati nella vita eterna attraverso di lui. Ma ora non c’è soltanto la paurosa storia fatta di combattimento, tristezza e miseria, con la croce di Cristo al centro, ma anche il fatto che alla fine del corso della storia migliaia e milioni affondano via in un’eterna notte di miseria e di sofferenza infernale. Quindi potrà anche essere vero che il Signore alla fine ha la vittoria, ma il fatto rimane che il diavolo ha avuto successo attraverso la sua tentazione nell’aprire una tremenda breccia nelle opere di Dio. E così arriviamo al punto di criticare, in modo vero e proprio, il consiglio del Signore Jehovah, che di certo ha concepito e voluto tutte queste cose fin da prima della fondazione del mondo.
Ma le cose di certo non stanno così. Adamo in Paradiso si trova nel patto di Dio. Egli inoltre possiede la vita. Inoltre, soltanto nella via dell’ubbidienza sarà capace di mantenere la vita che possiede. Ma la vita eterna non né in lui né da lui. La vita eterna è vita tale che gli eletti la possono ricevere solo da Cristo, Immanuel, Dio con noi. Per quanto Cristo si trova al di sopra di Adamo, così la vita che riceviamo da Cristo si trova al di sopra della vita che Adamo possedeva o mai poteva possedere. E ciò che Cristo merita per noi Adamo non avrebbe mai potuto ottenerlo.
In ogni caso, Adamo si trova nel patto di Dio. Egli fu creato come amico-servitore di patto, adattato a Dio e alla comunione con Lui. Perché Dio creò il primo uomo secondo la Sua immagine e somiglianza. Egli è di certo dalla terra, terrestre, perché Dio lo formò dalla polvere della terra. Ma anche in virtù della sua creazione egli è correlato alla terra, specialmente al mondo animale, ed è lui stesso terrestre, tuttavia è immediatamente distinto da quel mondo ed è formato come una creatura che si trova correlato anche a Dio. Perché, in primo luogo, Dio non soltanto lo chiamò dalla terra, come aveva fatto cogli animali, ma Egli lo formò con la Sua propria mano. E, in secondo luogo, mentre Dio lo formò così per quanto riguarda la sua natura e forma terrestre, Egli soffiò nelle sue narici il soffio della vita: e così Adamo divenne un’anima vivente. Attraverso questo atto creativo, formativo, e inspiratore di vita di Dio, Adamo diviene la creatura che porta l’immagine di Dio nella sua stessa natura. Vi è in Adamo una somiglianza creaturale di Dio. Egli è adattato a Dio. In distinzione da ogni creatura intorno a lui, egli è la creatura che può conoscere Dio e parlare con Lui, che può amare Dio e vivere nella Sua comunione, che consciamente e volontariamente può consacrare se stesso con tutti i suoi poteri e con tutto ciò che ha al Dio della sua vita.
E non soltanto è egli una creatura che è adattata alla vita del patto di Dio e che può vivere quella vita di patto; ma egli è anche immediatamente posto in quella comunione vivente del patto di Dio, perché è dotato da Dio con vera conoscenza di Dio, giustizia e santità. Adamo non è neutrale, ma si trova con il suo volto rivolto a Dio ed è l’amico di Dio. Coerentemente a ciò, Dio anche parla con lui in Paradiso e richiede da lui che consacri a Lui tutte le cose. E come amico-servitore di Dio Adamo è anche re, ed egli riceve dominio sulle bestie della terra e sui pesci del mare e sopra tutte le cose terrestri. Dio stabilì il Suo patto con Adamo, e nel primo Paradiso l’uomo si trova in quel patto di amicizia come profeta, sacerdote, e re. Dio dimora con Adamo in Paradiso, e nella comunione di Dio Adamo può ed ha l’abilità di mangiare dell’albero della vita nel mezzo del giardino.
Inoltre, Dio rivela anche immediatamente il Suo patto nel primo Paradiso in modo antitetico, ed Adamo diviene del partito di Dio. Perché il Signore Dio pone nel giardino l’albero della vita, ma anche l’albero della conoscenza del bene e del male. Al presente la parola del diavolo giunge in connessione a quell’albero, ponendo contro la Parola del Dio vivente. Ed Adamo si trova davanti alla chiamata, come l’amico di Dio, a rigettare tutto quello che non è da Dio, ma contro Dio, davanti la chiamata di combattere contro il Maligno e vincerlo e di conservarsi come amico-servitore del Dio vivente. E questo Adamo era capace di farlo: perché egli era buono ed era creato secondo l’immagine di Dio. Solo per un atto della sua propria volontà poteva volgersi via dal Di vivente, per divenire l’amico del nemico di Dio. Spiritualmente ed eticamente Adamo possedeva tutto ciò che era necessario per rimanere in piedi e fare battaglia per il patto di Dio ed il nome di Dio nel primo paradiso. Perché Dio aveva certamente concepito qualcosa di meglio per il Suo popolo, e al presente Adamo cade secondo il consiglio della Sua volontà, e la caduta di Adamo, il diavolo, ed il peccato immediatamente servono quel consiglio, ma ciò non cambia il fatto che Dio aveva conferito su Adamo doni eccellenti, e che il peccato rimane un atto della sua propria volontà. Servo del Signore, amico di Dio, del partito del Dio vivente contro il diavolo, tale era la relazione di patto di Adamo nei confronti del suo Dio nel primo paradiso.
Ora a questo dobbiamo immediatamente aggiungere che questo cosiddetto patto di opere non è l’ultima forma di rivelazione del patto per come Dio lo aveva concepito da prima della fondazione del mondo. Noi ripetiamo: Adamo non possedeva la vita più elevata del patto di Dio, né avrebbe mai potuto meritarla od ottenerla per se stesso ed i suoi discendenti. Il primo uomo è dalla terra, terrestre, soltanto il secondo uomo è il Signore dal cielo. Il primo Paradiso è quindi anche soltanto un’immagine del celeste, proprio come Adamo era una figura di Colui che doveva venire. E l’albero della vita è un’immagine dell’albero della vita che è nel mezzo del Paradiso di Dio. Adamo fu anche fatto un po’ inferiore agli angeli, e il cielo e la terra non erano uniti nel suo nome. Egli era di certo re, ma non sopra tutte le cose. Egli era re di un reame terrestre. In tutto questo si trova un’immagine di cose migliori. Perché Dio aveva in mente qualcosa di migliore per noi. Il primo uomo, che era dalla terra, terrestre, il primo Paradiso, e tutto quanto si trovava in connessione a quel principio della rivelazione del patto di Dio deve quindi anche essere rimosso, per far luogo a quelle cose migliori. Perché era il segreto proposito di Dio di perfezionare tutte le cose e stabilire il Suo patto per sempre non nel primo Adamo, ma nel secondo, non nell’uomo terrestre, ma nel Signore dal cielo, nell’Immanuel, Dio con noi. E la realizzazione di questo proposito, secondo il consiglio di Dio, è lungo la profonda via del peccato e della grazia.
1Questa traduzione non è un equivalente accurato della versificazione olandese che l’autore amava sempre citare in connessione a questo argomento, per quelli che possono apprezzare l’olandese, citiamo anche la resa originale:
Gods verborgen omgang vinden
Zielen, daar Zijn vrees in woont;
‘t Heilgeheim aan Zijn vrinden,
Naar Zijn vreerverbond, getoond.