Ron Hanko
La disciplina ecclesiastica biblica è quasi del tutto mancante nella chiesa di oggi. Udiamo raramente di qualcuno scomunicato dalla chiesa, se non per peccati grossolani, e perfino in questi casi le persone non sempre sono disciplinate. A persone che vivono vite non Cristiane è permesso di rimanere nella chiesa come membri. Non credenti servono negli uffici ecclesiastici. Ai ministri è permesso di predicare qualsiasi cosa, non importa quanto non biblica essa possa essere. Peccato, incredulità, apostasia, e disubbidienza sono raramente perfino rimproverate.
Specialmente ciò è vero di molti di quelli che sono ritenuti “piccoli” peccati, ma sono specialmente distruttivi quando è permesso loro di rimanere senza rimprovero e senza controllo nella chiesa. Sarebbe qualcosa di insolito il rimprovero di peccati quali il parlare male di altri e il pettegolezzo, o che siano chiamati peccati l’invidia, l’odio, o la contesa, e tuttavia essi sono distruttivi sia della chiesa che del servizio di Dio (Proverbi 26:17-28; Matteo 5:21-24). Essi sono piccole volpi che rovinano la vigna (Cantico 2:15).
Il risultato di tale mancanza di disciplina è che il peccato in tutta la sua rovinosa potenza fiorisce e cresce nella chiesa, così che poi di lì a qualche tempo la chiesa è rovinata. Come la Parola ci ricorda quando parla del peccato nella chiesa di Corinto, ” un pò di lievito fa lievitare tutta la pasta” (I Corinzi 5:6). Perfino la mancanza del primo amore, anche se qualsiasi altra cosa era al suo posto, portò alla chiesa di Efeso la minaccia della rimozione del suo candelabro (Apocalisse 2:1-7).
La disciplina Cristiana raggiunge la sua conclusione nella censura e nella scomunica. Nonostante il fatto che tale azione non è piacevole, essa è della più grande importanza per la sicurezza ed il benessere della chiesa, e così la Scrittura parla di essa spesso (Matteo 18:15-17; I Corinzi 5:1-13; II Tessalonicesi 3:14-15; I Timoteo 1:19-20; Apocalisse 2:2).
Nella Scrittura, la scomunica è descritta come il consegnare una persona a Satana (I Corinzi 5:5; I Timoteo 1:20) e come l’escludere tale persona dalla comunione (Matteo 18:17; II Tessalonicesi 3:14), specialmente dalla comunione della cena del Signore (I Corinzi 5:11, 13). In alcuni casi almeno, essa include una vera e propria prova di quelli che hanno peccato (Apocalisse 2:2).
La disciplina Cristiana include tali estreme misure che questa probabilmente è la ragione per cui essa è raramente praticata. Tuttavia, essa è vitale non soltanto per il benessere della chiesa, ma per la salvezza del peccatore. Avendo descritto la disciplina Cristiana coi termini più forti possibili, I Corinzi 5:5 insiste che il proposito principale della disciplina è “la distruzione della carne” e la salvezza dello spirito nel giorno del Signore Gesù (vedasi anche II Tessalonicesi 3:14). Una delle confessioni Riformate (la Formula di Scomunica), quindi, fa riferimento alla scomunica come all’”ultimo rimedio.”
La disciplina, tuttavia, non è solo la scomunica. Essa include vigilanza e rimprovero da parte di tutti i membri. Matteo 18 insegna che la chiesa come un tutt’uno non è nemmeno chiamata in causa a meno che il peccatore, quando confrontato col suo peccato, rifiuta di ravvedersi. Noi siamo convinti che vi sarebbe poco bisogno di disciplina formale e di esclusione dalla chiesa se i membri adempiessero fedelmente queste responsabilità.
(“The Necessity of Christian Discipline,” un capitolo tradotto da: Doctrine According to Godliness [Grandville, Michigan, USA: Reformed Free Publishing Association, 2004], pp. 252-254)