Rev. Wilbur Bruinsma
Introduzione
Ero profondamente coinvolto nel sermone che stavo predicando. Sembrava che anche la congregazione lo fosse. Ciò che successe di seguito venne senza alcun preavviso. Fui tagliato a metà frase da ciò che sembrò il grido di un cane che stava essendo soffocato a morte. Mi fermai e guardai verso il lato posteriore della chiesa, dal quale giungeva lo strano rumore. La mia famiglia, che era seduta in prima fila, per poco non saltò dal banco. Nessun altro nella congregazione sembrò particolarmente disturbato dal suono. Loro erano abituati. Ma questa fu la prima volta che io venivo introdotto ai doni dello Spirito in quella piccola chiesa di campagna in Jamaica. Accadde una o due volte ancora durante il servizio, ogni volta interrompendo la mia predicazione.
Dopo il servizio chiesi alla signora che aveva interrotto il nostro culto con le sue esplosioni perché aveva fatto ciò. Lei mi disse che non poteva farne a meno. Lo Spirito aveva preso possesso del suo cuore e della sua voce e lei non poteva trattenere dentro il forte grido. Questa sorta di incidenti mi hanno condotto al mio primo serio studio dei movimenti Holiness e di quello Pentecostale e della loro influenza. Inoltre questo mi portò ad esaminare con maggiore accuratezza gli episodi particolari del parlare in lingue, delle guarigioni, e le rivelazioni registrate nella Scrittura al fine di giungere ad una loro comprensione biblica.
I doni dello Spirito (charismata, il termine greco per “doni”) sono vitali per la religione Pentecostale. Il conferimento di questi doni dello Spirito ai membri della chiesa è il punto fermo peculiare e saliente del pensiero e dell’adorazione Pentecostale. Benchè il Pentecostalismo afferma di credere in tutte le diverse verità della Bibbia, la stragrande enfasi nei loro insegnamenti ed adorazione è il battesimo in o con lo Spirito Santo. Da questo battesimo si passa poi a molti “charismata,” doni differenti. Anne S. White, una scrittrice, insegnante e consulente nel movimento carismatico durante gli anni ‘60 e ’70 del ventesimo secolo, nel suo libro Healing Adventure (Avventura di guarigione) usa I Corinzi 12:4-7 per enumerare quelli che lei crede sono i nove essenziali “doni dello Spirito.” “… San Paolo ha descritto i nove doni (o manifestazioni) come: le enunciazioni di sapienza … le enunciazioni di conoscenza … fede … doni … doni di guarigione … operare miracoli … profezia … la capacità di discernere gli spiriti … vari tipi di lingue … l’interpretazione delle lingue.”
Di questi nove “charismata,” i Pentecostali pongono attenzione maggiormente a tre: parlare in lingue, doni di guarigione e profezia o rivelazione continua. C’è una proliferazione di scritti su questi doni e sul loro ottenimento, e sono disponibili ovunque. La maggior parte di questi libri usano esperienze personali come fondamento per affermare che questi doni dello Spirito sono ancora presenti nella chiesa di oggi. Sebbene sono citati molti passaggi Scritturali da parte di questi autori, di nessuno di essi è fatta un’accurata esegesi per scoprire la validità odierna di questi “charismata.” Il Rev. James Slay, un ministro ed insegnante nella Chiesa di Dio, ha scritto un libro intitolato This We Believe (Questo Noi Crediamo), nel quale tenta di dimostrare dalla Scrittura la presenza dei doni dello Spirito nella chiesa moderna. Noi prenderemo in considerazione alcuni di questi argomenti.
I. I doni nel pensiero Pentecostale
A. Parlare in lingue
Abbiamo detto che ci sono tre doni dello Spirito che il movimento Pentecostale enfatizza sopra tutti gli altri: parlare in lingue, guarigione della fede, e rivelazione continua. Di questi tre, il parlare in lingue è il più prominente.
Il primo evento registrato del parlare in lingue si trova negli eventi che accaddero il giorno di Pentecoste. Infatti, è a questo evento che sono connessi la presenza dello Spirito e il parlare in lingue. Questo è anche il motivo per cui a chi ancora oggi sostiene il dono del parlare in lingue si fa spesso riferimento come “Pentecostali.”
Leggiamo di questo evento in Atti 2:1-4:
E quando il giorno di Pentecoste fu giunto, essi erano tutti riuniti con una sola mente nello stesso luogo. E all’improvviso venne dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dove essi sedevano. E apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano, e andarono a posarsi su ciascuno di loro. Così furono tutti ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava loro di esprimersi.
E’ a questo terzo segno della presenza dello Spirito nella chiesa, cioè, parlare con altre lingue come lo Spirito diede loro modo di esprimersi, che il Pentecostale chiama la nostra attenzione. Lo fa perché, di questi tre segni, questo è il solo che continuò dopo il giorno di Pentecoste. Il miracolo che si compì quel giorno è facilmente spiegato: quando lo Spirito entrò nel cuore dei discepoli di Cristo essi iniziarono a parlare in “altre lingue,” il che vale a dire in lingue straniere. Questi uomini, che erano semplici Galilei e non studiosi di lingue straniere, improvvisamente per mezzo dello Spirito Santo iniziarono a parlare in molte differenti lingue straniere così che molti, da altri paesi, che erano presenti, poterono capire cosa predicarono in quel giorno. Nè questo segno dello spargimento dello Spirito cessò in quel giorno.
Il Pentecostale dirige la nostra attenzione a ciò che egli crede essere altri quattro casi in Atti che parlano di questo.
Il primo si trova in Atti 8:14-17, dove troviamo la chiesa di Gerusalemme che manda Pietro e Giovanni in Samaria, dove Filippo l’ evangelista aveva predicato.
Ora gli apostoli che erano a Gerusalemme, quando seppero che la Samaria aveva ricevuta la parola di Dio, mandarono loro Pietro e Giovanni. Giunti là, essi pregarono per loro, affinché ricevessero lo Spirito Santo, perché non era ancora disceso su alcuno di loro, ma essi erano soltanto stati battezzati nel nome del Signore Gesù. Imposero quindi loro le mani ed essi ricevettero lo Spirito Santo.
Anche se non è esplicitamente dichiarato, è argomentato, e ragionevolmente, che, quando Pietro e Giovanni imposero le loro mani sui Samaritani, lo Spirito giunse sopra questi Samaritani così che, come risultato, essi parlarono in altre lingue. Questo è il motivo per cui Simon-Mago volle comprare il potere di conferire questo dono agli altri.
Il secondo caso di spargimento dello Spirito che produsse il risultato del parlare in lingue è quello dello stesso apostolo Paolo e la sua conversione in Atti 9:17. “Anania dunque andò ed entrò in quella casa; e, imponendogli le mani, disse: «Fratello Saulo, il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, mi ha mandato perché tu ricuperi la vista e sii ripieno di Spirito Santo». In quell’istante gli caddero dagli occhi come delle scaglie, e riacquistò la vista; e si alzò e fu battezzato.” Questo verso non stabilisce necessariamente la pretesa dei Pentecostali che Paolo parlò in lingue in quel momento, ma stabilisce il fatto che lo Spirito Santo fu sparso su di lui. Più tardi inoltre, in 1 Corinzi 14:18, Paolo attesta il suo parlare in lingue.
Il terzo caso del parlare in lingue è registrato per noi in Atti 10 e 11, dove leggiamo della predicazione del vangelo da parte di Pietro alla famiglia di Cornelio, un centurione Gentile. Ai versi 44-46 di Atti leggiamo:
Mentre Pietro stava ancora dicendo queste cose, lo Spirito Santo scese su tutti coloro che udivano la parola. E quelli della circoncisione, quanti erano venuti con Pietro, rimasero meravigliati che il dono dello Spirito Santo fosse stato sparso anche sui gentili, perché li udivano parlare in altre lingue, e magnificare Dio.
In questo caso non ci può essere alcun dibattito. Il miracolo del parlare in lingue infatti ha avuto luogo alla conversione di Cornelio e della sua famiglia.
Il quarto e ultimo caso registrato in Atti si trova al capitolo 19:1-7 dove dodici uomini di Efeso, che avevano ascoltato la predicazione di Giovanni Battista e che furono da lui battezzati, ora ascoltavano il vangelo di Cristo dalla bocca di Paolo. Paolo spiegò che Giovanni già allora aveva predicato e battezzato nel nome di Cristo. Questi uomini furono poi battezzati da Paolo, e lo Spirito scese su di loro, e leggiamo che parlarono in lingue.
Questi sono gli unici casi che leggiamo in Atti. Ma l’attenzione è attratta dai Pentecostali anche a Marco 16:15-18.
Ed egli disse loro: «Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo a ogni creatura; chi crede ed è battezzato, sarà salvato; ma chi non crede sarà condannato. E questi segni accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno nuove lingue; prenderanno in mano dei serpenti, e se bevono qualcosa di mortifero, non farà loro alcun male; imporranno le mani agli infermi, e questi guariranno».
La nostra attenzione è attratta all’innegabile Parola del nostro Signore Stesso: questo miracolo delle lingue avrebbe avuto luogo con la venuta dello Spirito. Parlare in lingue, quindi, fu un’attività che certamente ebbe luogo nella chiesa primitiva. Ciò è evidente anche in I Corinzi 12-14, dove questo intero argomento è affrontato da Paolo. Ovviamente, nelle chiese stabilite da Paolo nei suoi viaggi missionari, anche il parlare in lingue ebbe luogo.
Per quanto riguarda queste prove del parlare in lingue, il Rev. James Slay scrive,
Se queste dotazioni spirituali fossero solo per quelli che vissero nell’era Apostolica, perché lo Spirito Santo permetterebbe a queste informazioni di essere incluse nella Sua parola? Perché ci dovrebbe essere detto, in tale precisa terminologia, della regolazione di un dono, se non fosse nel piano di Dio per noi il fatto che ci sia dato? Perché raccontare ai figli di un povero come spendere l’eredità di chi non ha lasciato loro nulla (p. 90)?
Slay scrive ancora,
Il battesimo dello Spirito Santo e il fenomeno delle lingue hanno un’affinità che è inconfondibile. Questa esperienza non è un “afflusso del subliminale” ne è un “balbettare” di un segmento ignorante della popolazione. Abbiamo evidenza scritturale di questa notevole manifestazione spirituale, e di recente la nube di testimoni, testimoniando la sua realtà, sta diventando così importante da suscitare l’attenzione della stampa nazionale (p. 91).
L’argomento addotto dal Pentecostale quindi è semplice: a meno che non siano portate prove del contrario, la Bibbia insegna che questo dono dello Spirito è nella chiesa oggi. Non c’è ragione di credere che questo dono è scomparso. La motivazione per cui non può essere rintracciata dopo la chiesa dei primi tempi è semplicemente che la chiesa apostatò e trascurò questo dono.
B. Il dono di guarigione
Lo stesso ragionamento è applicato al dono di guarigione. Gesù Stesso, si argomenta, spese la maggior parte del Suo ministerio terrestre a guarire la gente. Dal Suo esempio per noi è evidente che Egli venne per guarire non solo le nostre anime ma anche i nostri corpi. Fu questo dono di guarigione che Egli ha promesso alla Sua chiesa dopo Pentecoste. Ancora, di questo noi leggiamo in Marco 16:17-18 (sopra citato). Vari differenti casi di guarigione sono registrati per noi nel Nuovo Testamento. A Pietro fu donato il potere di guarire (e.g., Atti 3:1-11; 5:15). Il diacono Filippo, quando predicò in Samaria, guarì persone malate di paralisi (Atti 8:5-7). Leggiamo in Atti 6:8 che al diacono Stefano fu inoltre dato il potere di operare miracoli e meraviglie tra le persone, sebbene non ci è detto precisamente quali. L’apostolo Paolo in molte occasioni diverse guarì i malati e cacciò via demoni (e.g., Atti 14:8-10; 19:11-1 2).
Proprio come col dono del parlare in lingue, cosi anche con questo dono di guarigione, il Pentecostale ragiona che se la Scrittura non afferma esplicitamente che questo dono è scomparso, non possiamo certamente dedurre, erroneamente, che lo sia. Questo dono Cristo lo dà agli uomini ancora oggi. Non tutti ricevono questo dono, ma solo quelli che sono abili a esercitarsi potentemente nella fede.
Infatti, insieme con questo dono i carismatici hanno sviluppato la loro intera idea della potenza della preghiera, idea che ha coinvolto il mondo ecclesiastico come una tempesta. Essi affermano che se un solo credente, a cui è stato donato il potere speciale della fede e della preghiera dallo Spirito Santo, prega con abbastanza fervore, egli può guarire un altro. O, se questo non funziona, allora i credenti possono unirsi insieme in gruppi di preghiera o in catene di preghiera e assalire il trono di Dio con le loro preghiere in modo che come risultato saranno capaci di guarire il malato! La guarigione della fede e la preghiera fervente efficace vanno mano nella mano per il carismatico.
C. Il dono della rivelazione continua
Infine, c’è anche il dono della rivelazione continua. Questo particolare dono dello Spirito Santo è basato sulla profezia di Gioele che Pietro citò nel suo sermone a Pentecoste in Atti 2:17-18:
E avverrà negli ultimi giorni, dice Dio, che spanderò del mio Spirito sopra ogni carne; e i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani vedranno visioni e i vostri vecchi sogneranno sogni, e sopra i miei servi e sopra le mie serve Io spanderò in quei giorni del mio Spirito, ed essi profetizzeranno.
Anche in questo caso, è un dono dello Spirito, quello enfatizzato dal Pentecostale, che è esistito nella chiesa primitiva. Sebbene i casi in cui si manifestò non sono frequenti come gli altri doni, ve ne sono alcuni. Per esempio, in Atti 21:8-9 leggiamo delle quattro figlie di Filippo che profetizzarono, o del profeta Agabo che predisse la cattura di Paolo (10-11). Similmente, è messo in evidenza che la chiesa di Corinto (I Corinzi 12-14) era profondamente coinvolta nel profetizzare. Da questi passaggi e pochi altri, possiamo assumere che il dono di profezia continua ancora nella chiesa di oggi. Da nessuna parte la Bibbia ci informa che questo dono non è più presente nella chiesa.
Ne questo dono è equiparato con la predicazione, nella mente del Pentecostale. Questa usanza di alcune chiese non lascia spazio per la spontanea opera dello Spirito. Tuttavia nella chiesa vi è chi con spontanea espressione, provocata dallo Spirito, pronuncia parole che sono extra-scritturali. Essi possono ancora oggi predire eventi futuri per mezzo dello Spirito. Lo Spirito prende possesso del cuore e della lingua di una persona che si sta esercitando nello Spirito e la conduce a dire cose che non può controllare, proprio come facevano i profeti nell’antica dispensazione.
D. Come questi doni sono acquisiti
Questi sono i charismata, i doni dello Spirito. Ed è sull’acquisizione di tali doni che il culto d’adorazione nelle chiese Pentecostali focalizza gran parte della sua attenzione. Frederick Dale Brunner nel suo libro A Theology of the Holy Spirit, scrive,
La riunione di chiesa pentecostale è stata descritta come accentrata sui banchi di chiesa, e la descrizione è adatta. In contrasto al Protestantesimo generalmente accentrato sul pulpito e al Cattolicesimo, accentrato sull’altare, il Pentecostalismo trova il suo centro nella comunità credente. I pentecostali sono interessati, come ha detto qualcuno, a che “non raggiungiamo mai il punto in cui le nostre congregazioni sono composte da spettatori che guardano piuttosto che da adoratori che partecipano. Per evitare questa deviazione i Pentecostali cercano di offrire ad ogni credente una possibilità di partecipare attivamente e personalmente alla vita della chiesa. Il luogo prominente per questa partecipazione è la riunione di chiesa. Qui i doni devono trovare la loro più appropriata e prominente sfera d’azione (pp. 132-133).
Vi è una certa eccitazione a riguardo del culto d’adorazione Pentecostale. Ognuno nella chiesa è spinto a provare una certa attesa o prontezza a ricevere uno o più di questi doni.
Tutti i tipi di mezzi sono usati per evocare questo alto livello di emozione: musica scuoti-anima, uno speaker potente, testimonianze, alleluia ed amen gridati, perfino risate. Poi incomincia. Le anime sono eccitate e lo Spirito è detto entrare nel culto della chiesa. Le persone scoppiano in lingue, altre montano sul pulpito e sostengono di star interpretando le lingue, mentre altri ancora portano una parola che Dio ha detto loro personalmente. Alcuni cantano una canzone o si alzano e ballano. Altri possono cadere sul pavimento ed agitarsi incontrollabilmente. A volte c’è anche un momento speciale che è messo da parte in cui ad alcuni è data la possibilità di guarire i malati.
Questa allora è l’esperienza Pentecostale. Questi sono i charismata—i doni dello Spirito.
II. Un’Analisi Biblica dei Doni dello Spirito
A. In generale
E’ importante che noi analizziamo gli argomenti dei Pentecostali sulla base della Parola di Dio. La Parola di Dio è lo standard oggettivo in base al quale ogni insegnamento deve essere provato per vedere se è vero. Ciò significa che non dobbiamo meramente leggere in maniera superficiale alcuni passaggi della Bibbia che sembrano dire qualcosa che non dicono. Significa che noi esaminiamo la Parola di Dio per vedere cosa lo Spirito veramente dice alla chiesa.
Questo articolo non intende analizzare ogni aspetto degli insegnamenti Pentecostali sui doni dello Spirito. Per fare questo occorrerebbe senza dubbio un libro intero. Ciò che costituisce un parlare in lingue appropriato da parte dei Pentecostali può essere criticato; cosa c’è dietro le cosiddette guarigioni “soprannaturali” può essere smascherato; l’uso improprio della preghiera può essere confutato; l’abuso e il cattivo uso del servizio di adorazione può facilmente essere criticato. Ma l’obiettivo di questo opuscolo è specificamente quello di analizzare positivamente la posizione biblica sui doni dello Spirito.
Ci sono due critiche all’inappropriato accento del movimento carismatico sull’acquisizione dei doni dello Spirito.
Prima di tutto, l’enfasi che questo movimento mette sui doni dello Spirito priva il popolo di Dio della necessaria conoscenza della Scrittura. Ciò non significa che il movimento Pentecostale non citi e usi molti diversi passaggi della Scrittura. I loro scritti ne sono pieni. Nè questo significa che nel culto della chiesa Pentecostale non venga dedicato del tempo alla predicazione (anche se di solito poco). Ma l’accento che è posto, nel culto e nella vita, sull’acquisizione dei doni dello Spirito scoraggia qualsiasi studio accurato della Parola di Dio. Nella prefazione dello studio di James Slay sulla dottrina si ammette:
La Chiesa di Dio sa cosa crede e predica, e stampa ciò che crede, ma a questo punto la Chiesa non lo ha sistematizzato in un’opera definitiva. Che tale lavoro non sia stato completato non rappresenta una mancanza di interesse per la teologia. Piuttosto viene probabilmente dalla nostra storica dipendenza dalla sola Parola come nostra guida dottrinale.
Questa è un’ammissione di rilievo per una denominazione Pentecostale che esisteva da più di settantacinque anni al momento in cui questo libro è stato scritto! Non c’è alcuna enfasi sull’oggettiva conoscenza nelle Scritture. Le Scritture dell’Antico Testamento sono virtualmente ignorate. Il Nuovo Testamento è usato, per lo più, come un mezzo per preparare i membri della chiesa a ricevere i doni dello Spirito o la gioia del re-battesimo. Che ciò è vero è manifesto nella quasi totale mancanza di prove bibliche per la loro contesa che i charismata ancora oggi esistono! E’ inoltre evidente dal totale disprezzo per la vera opera dello Spirito insegnata nelle Scritture. Ciò che il profeta Amos disse in Amos 8:11 caratterizza perfettamente questo movimento: c’è una carestia di ascolto della Parola di Dio!
Una seconda critica che può essere sollevata contro questo movimento, generalmente parlando, è che esso è centrato sull’uomo, piuttosto che centrato su Dio o su Cristo. L’adorazione dei Pentecostali non è centrata nella predicazione della Parola. Ancora, non che non ci sia predicazione occasionale. Ma poco è l’accento posto sull’ascolto della voce di Dio attraverso un’accurata esposizione e spiegazione della Sua Parola da parte di qualcuno che è chiamato e preparato a farlo. Il culto dei Pentecostali è, piuttosto, rapito nel tentativo di provare ad altri che si ha il dono dello Spirito. L’attenzione è chiamata ad un uomo che ha la capacità di “improvvisare un discorso,” per così dire, di fronte alle persone. E’ focalizzata su chi canta con la voce più bella o chi è esperto nel produrre suoni che potrebbero farlo apparire come qualcuno che sa parlare in una lingua sconosciuta. Questo procura delusione e disperazione alle povere anime che stanno cercando ancora di trovare lo Spirito. Essi incominciano a sentirsi come Cristiani di secondo livello!
Ci sono anche altre critiche che possono essere fatte riguardo all’accento che i carismatici pongono sull’acquisizione dei doni dello Spirito, ma vogliamo a questo punto analizzare positivamente la posizione biblica su questi doni
B. Nello specifico
James Slay identifica correttamente il punto di disaccordo tra i Pentecostali e quelli che negano le loro affermazioni. Egli scrive,
Se questa esperienza [parlare in lingue—WB] dovesse essere stata solo per il periodo Apostolico, ci deve essere stata qualche ragione logica perché essa non è stata estesa al resto della chiesa. Gli apostoli, che ebbero conosciuto tutti il Signore, avevano bisogno di questa speciale dotazione per raffermare la loro fede? I contemporanei di Gesù avevano bisogno di questo segno straordinario per essere convinti, nonostante il fatto che avevano visto e sentito il nostro Signore (p. 91)?
Queste sono domande retoriche alle quali Slay intende rispondere con un “no.” Ad ogni modo, la nostra risposta a queste domande è “si”! Sia gli apostoli che la chiesa di Cristo a quel tempo avevano bisogno di questi straordinari segni affinchè li convincessero dell’opera dello Spirito Santo nella chiesa! Ciò si appoggia sul fatto che parlare in lingue è un segno! Un segno! Ecco l’unico termine a cui ben pochi prestano attenzione in questa intera discussione.
Un segno è, per sua stessa natura, qualcosa che scompare quando viene la realtà a cui punta. Quando vediamo un segnale lungo una strada che pubblicizza che un ristorante sta per sopraggiungere ad una certa uscita, in quel momento quel segno ci indica la realtà che si sta approssimando. Quando superiamo questa uscita, tuttavia, non vi è più alcun segno. Perché? Perché quando viene la realtà, allora non c’è più bisogno del segno. Questa è la natura di un segno. Esso scompare quando è sostituito dalla realtà.
Bene: parlare in lingue e la guarigione della fede erano entrambi segni. Questo non è ciò che Gesù disse a riguardo in Marco 16, cioè che dei “segni” seguiranno quelli che credono?
1. Lingue
Ciò è vero, prima di tutto, per il dono del parlare in lingue. Paolo scrive in I Corinzi 14:22: “Pertanto le lingue sono un segno non per i credenti, ma per i non credenti.” La domanda è: di cosa erano un segno le lingue? Di certo, esso non indica semplicemente lo spargimento dello Spirito Santo. Allora o questo terzo segno di Pentecoste sarebbe cessato a Pentecoste con gli altri due, o gli altri due dovrebbero ancora prevalere anche nella chiesa di oggi. Il significato del segno del parlare in lingue si trova specificamente in questo: esso fu un segno che lo Spirito era sparso su tutte le nazioni, popoli e lingue della terra! Questo segno del parlare in lingue straniere fu inteso per provare in modo conclusivo a tutti che Dio ora avrebbe raccolto la Sua chiesa da ogni popolo e famiglia della terra. La salvezza in Cristo mediante lo Spirito non sarebbe stata più limitata ai Giudei ma stava per essere data a persone di ogni lingua, razza e nazione sotto il cielo. Di questo il parlare in lingue fu un segno.
Gli apostoli che avevano conosciuto Cristo, ed altri che avevano visto il nostro Signore, necessitavano di questo segno straordinario per convincersi che la salvezza non era più dei Giudei! Perché i discepoli di Gesù parlarono in lingue differenti nel giorno di Pentecoste? In modo che Giudei da tutto il mondo, Giudei dalle varie nazioni del mondo, potessero essere portati alla fede e al ravvedimento per mezzo dell’opera dello Spirito.
Perché i Samaritani in Atti 8 parlarono in lingue dopo che Pietro e Giovanni imposero loro le mani? Per dimostrare ai Giudei scettici che avevano avuto per secoli radicata in loro l’idea che la salvezza era solo per i Giudei, che ora anche i Samaritani prendevano parte, con i convertiti Giudei, alle benedizioni di Cristo che lo Spirito conferisce alla Sua chiesa. I Samaritani erano odiati dai Giudei come estranei al patto. Ora Dio dimostrava che i Samaritani sarebbero stati una parte di questa chiesa e di questo patto. Come? Chi poteva negare l’esistenza dello Spirito nei loro cuori se essi parlarono in lingue come nel giorno di Pentecoste?
Lo stesso si verificò quando Pietro andò da Cornelio e dalla sua famiglia e predicò a loro, ed essi furono salvati per mezzo della predicazione. Chi avrebbe creduto che i Gentili potevano essere una parte della chiesa, che potevano essere gli oggetti dell’opera dello Spirito nei loro cuori? Ma quando lo Spirito operò in loro, allora anch’essi parlarono in lingue, che è il segno della presenza dello Spirito. E quando i Giudei a Gerusalemme contesero con Pietro a riguardo di questo, Pietro disse semplicemente, in Atti 11:17, “Se dunque Dio ha dato loro lo stesso dono che abbiamo ricevuto noi, che abbiamo creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io da potermi opporre a Dio?” A queste parole i Giudei risposero nel verso 18, “Udite queste cose, essi si calmarono e glorificavano Dio, dicendo: Dio dunque ha concesso il ravvedimento anche ai gentili per ottenere la vita!”
Senza dubbio questo segno ha accompagnato la predicazione di Paolo anche in altri luoghi. Ciò è evidente ad Efeso, dove ai dodici Efesini che furono prima battezzati col battesimo di Giovanni Battista fu chiaramente mostrato che anch’essi erano incorporati per mezzo di questo battesimo nel sangue di Gesù Cristo. Come fu la chiesa di Efeso, come anche Paolo, certi di questo? Questi uomini parlarono in lingue. Ovviamente, questo stesso segno fu usato nella chiesa di Corinto. Infatti questo è evidente in I Corinzi 12-14. Quando Paolo scrive a questa chiesa, tuttavia, fu per ammonirla per il suo abuso di questo buon dono. “Le lingue sono un segno non per i credenti, ma per i non credenti!” (I Cor. 14:22). Le lingue sono un segno per dimostrare, a coloro che non credevano, che lo Spirito può essere riversato sopra i Gentili, e non per coloro che già credono questo. Il punto di Paolo in 1 Corinzi 14:22 allora è questo: perché voi, che credete che lo Spirito è tra voi, usate ancora un segno che è inteso per dimostrare questo fatto a quelli che non credono?
Al capitolo 12 di I Corinzi, Paolo pone questo dono alla fine della lista in ordine di importanza. Nel capitolo 14 Paolo pone rigide limitazioni all’uso di questo dono: le donne non possono usarlo nel culto di adorazione, nè si può usarlo senza che vi sia un altro che può interpretare ciò che è detto. Nel capitolo 13 Paolo afferma letteralmente (questo non compare nella traduzione italiana del greco) al verso 8: “se vi siano lingue, esse cesseranno da sé.” Perché? Qual è la ragione logica della loro fine? Esse non furono che un segno del fatto Dio ora avrebbe raccolto la Sua chiesa da tutte le nazioni del mondo. Una volta che questo fatto, una volta che questa realtà fu stabilita, non ci fu più alcuna ragione per il segno. Esso svanì lentamente. La chiesa ora sa che lo Spirito opera nel cuore di tutti i credenti di ogni nazione e famiglia e regno di questo mondo. Questo è il motivo per cui non ci sono più le lingue oggi. Questo è il motivo per cui esse furono necessarie solo durante il periodo apostolico.
2. Guarigioni
Che dire delle guarigioni? Gesù ci dice che anche queste erano un segno, in Marco 16. Esse erano un segno di cosa? Beh, esse chiaramente non significavano la stessa cosa del segno del parlare in lingue. Il dono di guarigione non fu un segno usato a Pentecoste per provare che lo Spirito era stato sparso. Tuttavia, Paolo ci rivela di cosa erano segno. Si noti II Corinzi 12:12: “Certo i segni di un apostolo furono operati fra voi in ogni pazienza; in segni, e prodigi, e potenti operazioni.” In Atti 4:29-30 l’apostolo chiede a Dio di confermare gli apostoli per mezzo del segno delle guarigioni: “Ed ora, Signore, considera le loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare la tua parola con ogni franchezza, stendendo la tua mano per guarire e perché si compiano segni e prodigi nel nome del tuo santo Figlio Gesù.” In questo caso fu un segno che indicava ad altri l’autorità e il potere apostolico. Paolo ha utilizzato questo per provare a quelli in Corinto che a gran voce mettevano in dubbio il suo apostolato.
Fu ai dodici discepoli, e un pò più tardi a settanta uomini che Lo seguirono, che Gesù diede autorità durante il Suo ministero terrestre di cacciare via gli spiriti e guarire le persone dalle loro malattie. Dopo Pentecoste non leggiamo più di questi settanta uomini. Leggiamo solo degli apostoli svolgere queste guarigioni di altre persone. Ci sono solo due altri uomini che non erano apostoli, Stefano e Filippo, ai quali fu data l’autorità di guarire. Non leggiamo di alcuno altro ricevere questo potere di guarire le persone. Ciò fu donato esclusivamente a quegli uomini che furono stabiliti da Dio per l’opera di fondazione della chiesa del Nuovo Testamento. Esso fu donato solo agli apostoli, e poi donato per mezzo di essi ad altri due che furono usati per stabilire la chiesa. Quando questi uomini morirono, questa speciale autorità e potenza di guarire morì con loro. Fu cosi perché esso era un segno! Non c’era più bisogno di dimostrare l’autorità di questi uomini e il loro speciale uffizio nella chiesa dal momento che non vi erano più. La chiesa era stata stabilita. Ministri del vangelo furono ordinati per portare avanti il lavoro del ministero. L’autorità apostolica non era più necessaria. Il segno non era più necessario.
3. Rivelazione continua
Che dire del dono della rivelazione continua? Non è difficile dimostrare la fallacia dell’affermazione che l’uomo ancora oggi ha questo dono. Alcuni mesi fa ho ricevuto sulla mia e-mail lo scritto di un uomo che ha affermato che Dio gli aveva parlato tramite rivelazione diretta. Poi fu incaricato da Dio, così egli spiegò, di condividere tutta questa importante rivelazione con altri. Così, egli mi spedì la prima parte con la spiegazione che la seconda sarebbe giunta a breve. Non ho potuto trattenermi dal ridere quando ho letto qualcosa di ciò che scrisse. Grammaticalmente il suo scritto era orrendo! Abbastanza stranamente, egli cercò anche di scrivere in Inglese antico, come se questo desse un aria autorevole a ciò che scrisse. Evidentemente, Dio gli aveva parlato in Inglese antico. Oltre a tutto questo, ciò che egli scrisse era nonsenso, e solo qualcosa era appena comprensibile. Io gli scrissi e gli dissi di non essere interessato alla seconda parte.
Qualche anno fa un pastore Pentecostale in radio dichiarò al suo pubblico che Dio gli era apparso. Disse che Dio gli aveva detto che se i suoi seguaci non sarebbero venuti con delle esorbitanti somme di denaro (le somme mi sfuggono) Dio avrebbe preso la sua vita. L’uomo poco dopo è stato capace di raccogliere questi soldi ed altro ancora! Vedete dove ci conduce la follia della rivelazione continua?
La rivelazione non era un segno dell’opera dello Spirito nella chiesa primitiva. La rivelazione, tuttavia, di certo era donata ad un uomo dallo Spirito. Lo Spirito usava la rivelazione al fine di stabilire l’oggettiva registrazione della Parola di Dio. Una volta che il canone della Parola di Dio era stato stabilito, la rivelazione cessò. Non c’è più alcun bisogno di essa oggi. Abbiamo contenute nelle Scritture secondo la loro stessa testimonianza (II Timoteo 3:15-17; II Pietro 1:19-21), l’infallibile standard di tutta la verità. Abbiamo lì tutto ciò che è necessario conoscere per la salvezza. Non abbiamo bisogno di alcuna rivelazione continua dell’uomo.
Noi viviamo negli ultimi giorni. Giovanni ci dice che in questi giorni ci saranno falsi profeti che sosterranno che ciò che essi dicono è la verità. Giovanni ci dice in I Giovanni 4, i primi pochi versi, che dobbiamo provare gli spiriti! Come possiamo farlo? Giudicando cosa essi dicono contro l’oggettiva Parola di Dio.
III. Un’Ammonizione Riguardante i Doni
Ci sono due avvertimenti di cui dobbiamo tenere conto quando consideriamo l’errore del Pentecostalismo.
In primo luogo, non è abbastanza sufficiente conoscere cosa non è l’opera dello Spirito. In questo articolo abbiamo solo esposto l’errore per quanto riguarda l’opera dello Spirito. Come credenti siamo inoltre obbligati a conoscere qual è l’opera vera dello Spirito. Prendiamoci del tempo per studiarla. Lo Spirito è lo Spirito di Cristo che ci rivela l’opera di Cristo per noi sulla croce. E’ quello Spirito che opera nei nostri cuori, quietamente e potentemente, le benedizioni della salvezza che Cristo ha meritato per noi nella Sua morte e resurrezione. Studiate queste benedizioni!
Un altro avvertimento: lasciate che la nostra adorazione e le nostre vite siano teocentriche, centrate su Dio. Gran parte del mondo ecclesiastico è sprofondata nell’influenza Pentecostale. Forse molti non hanno abbracciato gli estremi di questo movimento, ma molti hanno ceduto al ragionamento che è alle sue spalle. Il volto dell’adorazione è cambiato, l’idea della preghiera è alterata, il bisogno della dottrina è sminuito. Il sentimento ha sostituito la verità oggettiva! Noi dobbiamo essere attenti affinché queste tendenze non entrino strisciando nelle chiese dove siamo membri! Che possiamo stare fermi sulla Parola di Dio. Possa il nome di Dio essere glorificato. Possa Egli essere l’inizio e la fine di tutte le nostre vite e della nostra adorazione. A Dio, che mandò Suo figlio a morire per i peccatori, sia la gloria.