Herman Hoeksema
Il primo e principale mezzo di grazia è la predicazione della Parola.
E a questo punto deve essere immediatamente enfatizzato che la Parola di Dio deve essere predicata. Allora, e soltanto allora, quale Parola predicata, essa è un mezzo di grazia. Vi sono molti che o negano o ignorano completamente questa verità, e disprezzano l
’importanza della predicazione. Essi parlano semplicemente della Parola o perfino della Bibbia, come il mezzo di grazia. Così anche il Dr. Herman Bavinck nel suo “Roeping en Wedergeboorte,” pp. 111-112, scrive (traduciamo):
Ma da questa affinità del patto di grazia ed il vangelo, segue in secondo luogo che la grazia non è dipendente, come viene presentato dalla Chiesa Romana, dall
’istituzione della chiesa o dal sacerdote e dal sacramento. La relazione tra la Scrittura e la Chiesa è definita dai Protestanti in un modo interamente differente da quello dei Cattolici Romani. Secondo questi ultimi, la Chiesa precede le Scritture. La Chiesa non è edificata sulla Sacra Scrittura, ma la Scrittura è proceduta dalla Chiesa. La Chiesa, quindi, per il suo essere in esistenza non ha bisogno della Scrittura, ma le Scritture necessitano della Chiesa per la loro origine, collezione, preservazione, e spiegazione. La Riforma, tuttavia, capovolse questa relazione. Ella pose la Chiesa sulla fondazione delle Scritture e pose la seconda molto al di sopra della Chiesa. Non la Chiesa, ma le Scritture, la Parola di Dio, divennero il mezzo di grazia par excellence. Perfino i sacramenti vennero subordinati alla Parola, e non avevano alcun significato o potere senza quella Parola. Ma quella Parola era in grado, quindi, di operare e di fatto operò anche senza l’istituzione della Chiesa. E’ vero che Dio ha affidato la Parola alla Sua Chiesa così che potesse essere da essa spiegata, predicata e difesa. Ma quella Parola non è data alla Chiesa in un modo tale che senza di essa non avrebbe né esistenza né potere. Al contrario, quella Parola è diretta a tutti gli uomini, è di valore in tutte le circostanze e per ogni sfera di vita. Ed essa non deriva il suo potere ed operazione in alcun modo esclusivamente dal fatto che è predicata da una persona ufficiale nella radunanza dei credenti. Essa opera anche quando è letta e studiata a casa, quando è narrata dai genitori o insegnanti, quando è portata alla conoscenza di uomini senza riguardo al modo in cui ciò è fatto. Ognuno che accetta quella Parola in fede, dovunque egli si trovi, è un partecipe della promessa di Dio, della grazia in Cristo, e dell’intera benedizione della salvezza. Egli non ha bisogno di aspettare una Chiesa, un ministro, o il sacramento. Chiunque crede ha vita eterna.”
Ora, è perfettamente vero che la Parola come mezzo di grazia non dipende dalla Chiesa, se per Chiesa si intende la Chiesa Romana. Né la salvezza è dipendente da un sacerdote Romano. La Chiesa è libera di istituire i propri uffici. Ma ciò non altera il fatto che i mezzi di grazia sono dati alla Chiesa [ultime due enfasi del traduttore]. Nessun Riformato disprezza l
’istituzione della Chiesa a tal punto da pensare o insegnare che egli può partecipare ai sacramenti, che sia il battesimo o la Cena del Signore, senza l’istituto della Chiesa, a casa sua o in qualsiasi radunanza di credenti. Né la predicazione della Parola è un mezzo di grazia a prescindere dall’istituzione della Chiesa.
E
’ vero, ovviamente, che la Chiesa è fondata sulla Parola di Dio, che la Parola di Dio è prima, e non la Chiesa. Ma è evidentemente non vero che la Bibbia come l’abbiamo ora fu prima della Chiesa. Molto prima che vi fosse una Bibbia, vi era la predicazione della Parola di Dio. Di fatto, la predicazione è esistita dal principio stesso del mondo, come è stato spiegato in connessione al Giorno del Signore 6, domanda e risposta 19: “Da dove sai questo? Dal santo Evangelo, che Dio stesso ha dapprima rivelato in Paradiso, in seguito ha fatto proclamare ai santi Patriarchi e Profeti, e prefigurato mediante i sacrifici e le altre cerimonie della Legge, ma infine ha adempiuto mediante il Suo benamato Figlio.”
E, di certo, è relativamente un fatto recente non soltanto che la Bibbia esista nella forma in cui l
’abbiamo oggi, ma anche che essa è stata resa accessibile a tutti. Per molti secoli la Chiesa esistette senza alcuna Parola scritta. Per molti più secoli soltanto il canone dell’Antico Testamento fu gradualmente scritto ed infine completato. Ed ancora, per molti secoli dopo ciò la Chiesa attese per la completazione e la chiusura del canone del Nuovo Testamento. E perfino allora, molti secoli ancora trascorsero prima che la Bibbia fu accessibile ad ogni credente. Per questo si dovette attendere l’invenzione della stampa nel quindicesimo secolo, affinchè la Bibbia potesse essere distribuita in modo diffuso, e si educassero in modo generale le masse ad essere in grado di leggere e scrivere.
Ma la Chiesa ha sempre avuto il mandato di predicare il vangelo.
E sempre la predicazione della Parola è stato un mezzo di grazia.
Cos
’è la predicazione nel senso Biblico della parola? E cos’è un predicatore?
Noi troviamo la grande importanza della predicazione come anche del predicatore espressa in Romani 10:14-15: “Come allora invocheranno colui in cui non hanno creduto? E come crederanno in colui che non hanno udito? E come udranno senza un predicatore? E come predicheranno se non sono mandati?”
E
’ evidente che in queste parole l’importanza del predicatore e la sua missione sono enfatizzate. E noi faremmo bene, anche, ad enfatizzare queste cose, specialmente ai giorni nostri. La nostra epoca è caratterizzata da grossolana ignoranza a riguardo di questioni fondamentali; e la natura ed importanza della predicazione è compresa molto poco. Oggi chiunque predica, tranne coloro, forse, a cui questa chiamata specifica appartiene. Molti che chiamano se stessi ministri della divina Paola sono divenuti infedeli alla loro chiamata, e si dedicano a dare letture su vari soggetti piuttosto che alla predicazione della Parola di Dio. D’altro canto, vi sono ai nostri giorni non pochi che pretendono di predicare mentre non hanno alcuna missione e che non hanno alcun riguardo per la verità espressa enfaticamente nelle parole del nostro testo, nella domanda: “Come predicheranno se non sono mandati?” Non soltanto uomini, ma anche donne e bambini predicano. Società, istituti, ed altri gruppi che esistono ed operano a prescindere dalla chiesa preparano e mandano predicatori, ed uno dei propositi principali che molti di questi predicatori sembrano avere in vista è attirare una folla, e a questo fine sono frequentemente impiegati da alcune chiese, quando le fontane del sensazionalismo nel predicatore locale si sono prosciugate, per creare quel temporaneo eccitamento di emozioni religiose che è chiamato “risveglio.” Questi predicatori sponsorizzano se stessi nei giornali locali, annunciano i più strani soggetti come temi dei loro sermoni, a volte offrono uno show di maggiore intrattenimento di quello dei teatri, accompagnano le loro filippiche con il gesticolare più selvaggio, e compiono perfino salti acrobatici degni di un circo. Tutti questi vendono il Cristo in giro come se Egli fosse il più economico articolo sul mercato. Ed il frutto delle loro fatiche è un’onda di sensazionalismo che passa via tanto velocemente quanto è comparsa. E quando molte persone parlano di “un bel sermone” esse non intendono affatto un sermone che è servito come veicolo per portare loro la Parola di Dio, e che è per loro un mezzo di grazia, ma intendono un discorso che per approssimativamente quaranta minuti è stato in grado di intrattenerli e di giocare sulle loro emozioni.
Quindi, non è per niente superfluo porre la domanda: cos
’è un predicatore, e cos’è un predicatore nel senso biblico della parola?
E quindi prima di tutto io darei la seguente definizione. La predicazione è l
’autorevole proclamazione del vangelo da parte della Chiesa nel servizio della Parola di Dio attraverso Cristo. In questa definizione chiamiamo l’attenzione ai seguenti quattro elementi: primo, che la predicazione è proclamazione autorevole; il predicatore deve essere mandato. Secondo che è proclamazione del vangelo, cioè, l’intera Parola di Dio per come è rivelata in Cristo. Terzo, che è da parte della Chiesa, perché soltanto la Chiesa è in grado di mandare il predicatore. E quarto, che è nel servizio della Parola di Dio attraverso Cristo, perché soltanto Cristo attraverso lo Spirito può rendere la predicazione della Parola potente ed efficace come mezzo di grazia.
Cominciamo col considerare l
’ultimo elemento della definizione, perché questo è davvero il più importante e fondamentale nella predicazione della Parola. Attraverso la predicazione piace a Dio, attraverso Cristo, il Signore esaltato, il Sommo Profeta di Dio, Che solo raduna la Sua Chiesa, di parlare al Suo popolo a salvezza. Questo è piuttosto chiaramente espresso nel testo già citato da Romani 10:14-15; e qui devo richiamare la vostra attenzione ad un errore che apparentemente è piccolo ed insignificante nelle traduzioni di questo verso. Di solito questo verso viene tradotto così: “Come crederanno in colui di cui non hanno udito?”Questa traduzione evidentemente fraintende il genitivo del pronome relativo che compare nel Greco, trascurando che il genitivo in Greco è l’oggetto diretto del verbo “hanno udito.” La traduzione appropriata, quindi, non è “di colui” ma “colui” che non hanno udito. E comprenderete che la differenza è importante: quando voi udite di qualcuno, egli non è presente, non udite la sua voce ma la voce di qualcun altro che vi parla di lui. Ma quando udite qualcuno, udite la sua voce stessa, egli è presente con voi, egli stesso si sta rivolgendo a voi. Dunque la differenza nella traduzione è evidentemente significativa, anche se concerne soltanto una piccola parola. Nel primo caso il testo asserisce in forma di domanda che è impossibile credere in Lui a meno che non abbiamo udito di Lui; e questo, ovviamente è vero, ma non ci conferisce il pieno significato del testo. Nel secondo caso, però, il testo ci insegna che non potete credere in Cristo a meno che non avete udito Lui Stesso parlarvi, a meno che non avete udito la Sua Parola indirizzata a voi. E il secondo è esattamente il significato del testo: “Come crederanno in colui che non hanno udito?”
E ciò è piuttosto in armonia con altre parti della Scrittura: “In verità, in verità, io vi dico, colui che ode la mia parola e crede in colui che mi ha mandato, ha vita eterna, e non verrà in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.” E al verso 25 dello stesso capitolo leggiamo: “In verità, in verità vi dico, l
’ora sta giungendo, ed è ora, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e coloro che avranno udito vivranno.” Delle Sue pecore, che il Padre Gli ha dato, il Signore dice in Giovanni 10:3: “A lui apre il portinaio, e le pecore odono la sua voce, ed egli chiama le sue pecore per nome, e le conduce fuori.” E al verso 4 dello stesso capitolo: “E quando mette fuori le sue pecore, egli và dinanzi ad esse, e le pecore lo seguono, perché esse conoscono la sua voce.” Ed ancora al verso 27: “Le mie pecore odono la mia voce, ed io le conosco, ed esse mi seguono.”
La parola dell
’uomo non è sufficiente per servire come base per quella certa e media la quale io so che tutti i miei peccati mi sono perdonati, e per quella perfetta fiducia per la quale io mi affido in vita e morte al mio fedele Salvatore Gesù Cristo. Come crederanno in Colui Che non hanno udito? Noi dobbiamo udire “La parola di Dio … vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a due tagli … [che] penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, ed è in grado di giudicare i pensieri e le intenzioni del cuore” (Ebrei 4:12). Ma come udranno questa Parola a meno che la odano da Lui, a meno che odano la voce di Cristo? E come udranno questa Parola senza il predicatore? Questo è il punto del testo in Romani 10:14-15. Chiunque può dirvi di Gesù e della Sua Parola ed opera, della croce e dell’espiazione, della risurrezione e giustificazione. E fare questo, essere testimoni di Cristo, è certamente la nostra chiamata, il Cristiano deve essere un testimone per Cristo nel mondo, deve confessare il Suo Nome, deve esaltare il Suo Nome e dire di Lui. Ma questo non fa di nessuno un predicatore, perché un predicatore non è una persona che meramente parla riguardo a Cristo, ma qualcuno attraverso cui piace a Cristo Stesso di parlare, di far sì che la Sua voce sia udita dal Suo popolo. Ciò che conta in qualsiasi sermone è se udiamo la voce di Gesù dire: “Venite a me e riposate,” l’importante è che Lo udiamo dire “Ravvediti e credi,” che la Sua voce risuoni nel profondo della nostra anima così: “I tuoi peccati ti sono perdonati, ed io ti dò la vita eterna.”
Cristo è in realtà il solo ufficiale ecclesiastico nella casa di Dio. Egli deve edificare la casa, non noi. Il compito di radunare il Suo popolo è affidato a Lui, ed esso è e rimane Suo, e mai può divenire il nostro. Perfino se a Lui piace radunare il Suo gregge ed edificare la Sua Chiesa attraverso la strumentalità di uomini in modo che essi divengono collaboratori con Lui, l
’opera rimane ancora Sua. Tutto quello che è meramente opera nostra, e non l’opera di Cristo, sarà bruciato [I Corinzi 3:1-15]: “Ed io, quando sarò innalzato, attirerò tutti a me.” E quando piace al Signore Gesù Cristo di radunare il Suo gregge, di far sì che la Sua voce sia udita così che le Sue pecore la odano e Lo seguano, quando piace lui di far questo attraverso un uomo, allora avete un predicatore, ed in nessun altro caso. E’ nella coscienza di essere un tale predicatore che l’apostolo poteva scrivere in II Corinzi 5:20: “Ora dunque noi siamo ambasciatori per Cristo, come se Dio vi esortasse per mezzo nostro, noi vi preghiamo al posto di Cristo, siate riconciliati a Dio.” Questa è la predicazione.
Ne segue, per quanto riguarda i contenuti del messaggio che un predicatore porta alla Chiesa o che porta a qualsiasi udienza nel mondo pagano, che esso non può mai essere alcun
’altra cosa che la Parola di Cristo. Perché il Signore non parlerà attraverso alcun’altra cosa che la Sua propria Parola. Egli diede la Sua propria Parola direttamente agli apostoli, come Paolo dichiara in II Corinzi 5:19: “Ed ha affidato a noi (‘posto in noi,’ secondo l’originale) la parola di riconciliazione.” Fu in questo modo che Cristo fece degli apostoli dei predicatori: Egli pose la propria Parola in essi. Proprio come quando un ambasciatore manda un messaggio da un governo all’altro egli prende la parola del suo governo con sé, così Cristo ha dato la Sua Parola agli apostoli, e questa medesima Parola di Cristo è affidata alla Chiesa nelle Sacre Scritture. E la predicazione per quanto riguarda i suoi contenuti è strettamente limitata alla Parola di Cristo nella Bibbia. Il predicatore non ha niente di suo da consegnare, strettamente niente. Ogni qualvolta consegna un messaggio suo proprio, a prescindere dalla Parola di Cristo, egli cessa di essere un predicatore. Se un ambasciatore ad un governo straniero ha una commissione specifica ed un messaggio specifico da parte del suo governo da consegnare, e dopo averlo consegnato comincia ad esprimere le sue proprie vedute ed opinioni a riguardo, non può fare quest’ultima cosa nella sua funzione di ambasciatore. Lo stesso è vero del predicatore. Nella misura in cui egli va al di fuori della Parola di Dio, cessa di essere un predicatore. Ciò può essere applicato alla predicazione sociale e politica moderna: molti predicatori oggi usano il pulpito per esprimere le loro vedute su varie questioni sociali, economiche, e politiche. Quando ascoltate uno di questi uomini, forse state udendo una lettura ben costruita sul soggetto in discussione, oppure, e ciò capita più di frequente, il tentativo è molto amatoriale, e voi potete essere d’accordo o meno con lo speaker, ma quell’uomo non è stato un predicatore. E se ha offerto le sue vedute sociali o politiche sotto il pretesto di essere un ministro della Parola di Dio, egli è anche un impostore, perché un predicatore non ha nient’altro da portare che non sia la Parola di Cristo, e anche se questa Parola di Cristo può far luce sulla chiamata di un Cristiano riguardante la vita sociale e politica, una mera lettura su argomenti sociali e politici non è predicazione.
Inoltre, deve essere ricordato che un predicatore deve portare la Parola di Cristo concernente Se Stesso: Gesù Cristo quale la rivelazione del Dio della nostra salvezza, questo è il tema centrale di tutta la predicazione. Dunque, l
’apostolo parla nella seconda parte del verso 15 di Romani 10 del predicatore che porta il vangelo della pace, la buona novella. Essa è il vangelo di Dio concernente Suo Figlio; la Parola della fede, la Parola che Dio attraverso Cristo ha cancellato il documento di peccato che era contro di noi, ci ha riconciliati a Se Stesso, ci ha giustificato in Cristo, la buona novella del perdono dei peccati, l’adozione ad essere figli ed eredi, la liberazione per mezzo della grazia onnipotente dai vincoli del peccato e dal dominio della morte, la rigenerazione, la santificazione, la speranza della vita e gloria eterna. Questa è la Parola di Cristo che il predicatore deve portare. Egli può predicare quella Parola di Cristo da differenti angolazioni, in molti modi differenti, applicandola a differenti fasi e sfere della vita, può far brillare la luce di quella Parola di Cristo concernente Se Stesso come il Dio della nostra salvezza sulla chiamata ed attitudine del Cristiano nei riguardi della pace e della guerra, prosperità ed avversità, malattia e salute, anni fruttuosi e infruttuosi, vita e morte, casa e società, Chiesa e stato, e, di fatto, deve predicare l’intero consiglio di Dio. Ma deve sempre essere la Parola di Dio in Cristo concernente Se Stesso, la buona novella, quella che egli predica.
Ciò già implica che la parola del predicatore deve essere autorevole. La predicazione è una proclamazione autorevole del vangelo. La parola usata per “predicazione” nel nuovo Testamento in realtà significa “parlare come un araldo.” Il predicatore deve portare il suo messaggio, niente di più, e deve consegnarlo nel nome di Cristo e con autorità. Egli deve lasciare chiaramente l
’impressione che l’udienza è obbligata ad udire ed a mettere in pratica la Parola che è predicata, che essi e lui insieme devono inchinarsi dinanzi a quella Parola soltanto perché è l’autorevole Parola di Cristo. Egli non deve dire: “Ora, ascoltate, questa è la mia opinione, e vi mostrerò il perché,” né deve scongiurare la sua udienza: “Per favore concorderete con me ed accetterete ciò che vi dico?” Egli deve dire: “Così dice il Signore!” Perché un predicatore è un ambasciatore, ed egli deve parlare in quanto tale. Nessuna falsa mostra di umiltà né timore degli uomini lo può trattenere dal rivolgersi alla sua udienza con autorità, a patto che porti la Parola di Cristo e nient’altro. Orgoglio e presunzione sarebbe di certo se egli portasse la sua propria parola, la filosofia degli uomini, con una nota di autorità. La parola dell’uomo non ha potere, né ha alcuna autorità. E’ anche presunzione se il predicatore non include se stesso nel suo messaggio, perché anch’egli è un uomo peccaminoso. Ma se si trova in quella posizione cosciente della sua chiamata, e se porta la Parola di Cristo, è soltanto una questione di ubbidienza umile e senza paura se porta il suo messaggio con autorità. Il frutto della predicazione, ed è bene che il ministro della Parola ricordi questo, dipende soltanto da Cristo, Che parla attraverso il sermone. Nessun predicatore deve mai lasciare l’impressione nella sua predicazione che il fatto che le anime siano vinte per Cristo o meno in realtà dipende dai suoi sforzi, dalla sua abilità di convincere mediante sapienza di parole, sul suo giocare con le emozioni e il suo potere di indurre l’udienza alle lacrime o a farli tremare col timore della dannazione. Io considero quello che viene denominato come “chiamata all’altare” nel nostro paese come un grande male. Essa è data quando il sermone è finito, quando il predicatore può allontanarsi dal suo testo, è un forte e prolungato giocare sulle emozioni, spesso accompagnato da un sottofondo musicale leggero e qualche inno appropriato, e consiste sempre nel presentare Gesù come un povero venditore ambulante in attesa di salvare poche anime se solo esse andranno a Lui prima che sia troppo tardi. Essa consiste sempre di un mettere in vendita Gesù nella peggiore forma. Questa parodia della vera predicazione mi ha sempre dato l’impressione di una burlesca caricatura della predicazione degli apostoli. Forse che Colui Che ha dichiarato: “Nessun uomo può venire a me eccetto che lo attiri il Padre,” e “Tutto quello che il Padre mi dà verrà a me” parlerà e farà udire la Sua voce attraverso una tale parodia della predicazione, attraverso tali burlesche presentazioni di Se Stesso? Non sia mai! Non esito a dire che questa non è predicazione. Vi sono vari esempi di predicazione nelle Sacre Scritture. I profeti dell’antica dispensazione predicarono. Cristo Stesso pronunciò i Suoi discorsi quando soggiornò tra noi. Gli apostoli andarono in tutto il mondo e predicarono il vangelo ad ogni creatura. Ma invano si cerca qualche indicazione in tutta la loro predicazione del fatto che mettevano in vendita il Salvatore e giocavano sulle emozioni degli uomini come è fatto nella moderna chiamata all’altare. E quindi, un predicatore può applicare tutti i suoi poteri datigli da Dio e talenti alla preparazione e consegna del suo messaggio. Infatti, egli dovrebbe, perché la Parola che egli predica è degna del suo meglio. Ma deve essere pienamente cosciente del fatto che il frutto della sua predicazione è l’opera non sua, ma di Cristo. E deve divenire chiaramente evidente nella forma stessa della sua predicazione che egli non si aspetta alcun frutto da se stesso, ma ogni cosa da Lui.
Infine, dobbiamo richiamare l
’attenzione al fatto che il predicatore deve essere mandato, e che quindi, strettamente parlando, è solo la Chiesa che è autorizzata a predicare.
E
’ molto evidente che è essenziale che un predicatore sia mandato. Ciò è vero di ogni predicatore, che proclami la Parola di Dio in una Chiesa stabilita, o che predichi il vangelo della pace nel mondo pagano. In questo senso stretto della parola tutti i predicatori sono missionari: essi devono essere mandati. E ciò è enfatizzato nelle parole di Romani 10:14-15, perché l’apostolo scrive: “E come predicheranno se non sono mandati?” Il mandare è indispensabile alla predicazione. Senza il mandare la predicazione è impossibile. Uno può testimoniare per Cristo, può dare una risposta a chiunque gli chieda una ragione della speranza che è in lui, può confessare la sua fede, può dire agli altri di Cristo. Ma non può predicare a meno che sia mandato. Tale è l’implicazione chiara della domanda che pone l’apostolo. E questo requisito indispensabile del mandare è facilmente compreso, se solo teniamo a mente che la predicazione è la consegna autorevole della Parola di Cristo, il vangelo della pace, la buona novella: il veicolo col quale piace a Cristo di portare la Sua propria Parola al Suo popolo. Potremmo avere due uomini che virtualmente dicono la stessa cosa, mentre tuttavia vi è una vasta differenza tra la parola dell’uno e quella dell’altro per quanto concerne il suo potere, la sua autorità, e la sua significatività. Si supponga, se posso usare l’illustrazione dell’ambasciatore ancora una volta, che vi sono due uomini a Roma che sanno che il nostro governo ha determinato di dichiarare guerra ad un altro paese. Si supponga, a motivo d’illustrazione ora, che entrambi questi uomini hanno la loro informazione dal presidente, così che sono egualmente informati. Si supponga, inoltre, che uno di essi è ufficialmente ordinato per portare in persona o per iscritto o con altri mezzi questa dichiarazione di guerra al governo del paese a cui è dichiarata guerra. E si supponga che anche quest’altra persona, che è stata egualmente bene informata della dichiarazione di guerra, faccia un viaggio al governo di quel paese straniero ed arrivi lì e diffonda la notizia, informando perfino il governo della dichiarazione di guerra prima che l’ambasciatore arrivi per consegnare la dichiarazione ufficiale. In quel momento, ovviamente, il messaggio dell’informatore non ufficiale non ha alcun potere oltre quello di essere una mera informazione. Soltanto la parola ufficiale, da parte dell’ambasciatore ufficiale, ha peso. Il primo ha detto la verità, ma la sua parola non aveva autorità, non cambiò di fatto lo stato delle cose, per la semplice ragione che non fu mandato. Così è anche con il predicatore: egli è uno che porta la Parola autorevole di Cristo, egli deve essere definitamente mandato. Come predicheranno se non sono mandati?
I nostri padri hanno sempre fatto una distinzione tra pronunciare una parola di edificazione dalle Scritture e la predicazione ufficiale. La prima può essere data da qualsiasi Cristiano, ma per la seconda si deve essere mandati. Ed essere mandati implica, prima di tutto, che uno ha ricevuto la commissione ufficiale da Cristo di predicare, di pronunciare la Sua Parola, il vangelo della pace, di proclamare la buona novella della salvezza. Implica, in secondo luogo, la promessa che Cristo sarà con quel predicatore, lo potenzierà mediante il Suo Spirito per predicare, e che Egli di certo proferirà la Sua irresistibile Parola attraverso il ministero di colui che è mandato. E significa, in terzo luogo, che è Cristo anche Che manda, non soltanto chiunque Egli vuole, ma anche dovunque Gli piace, come i Canoni di Dordt dicono in II:5: “Del resto, la promessa del Vangelo è: che chiunque crede in Cristo crocifisso non perisca, ma abbia vita eterna. Questa promessa deve essere promiscuamente ed indiscriminatamente annunciata e testimoniata insieme al comandamento di ravvedimento e fede a tutti i popoli e gli uomini ai quali Dio secondo il Suo beneplacito manda l
’Evangelo.”
Per questa ragione noi enfatizziamo che la predicazione, propriamente, è l
’opera della Chiesa soltanto.
Ma in che modo il predicatore è mandato?
E come può qualcuno essere sicuro che Cristo lo ha commissionato a predicare il vangelo della grazia?
Con riguardo agli apostoli, questa domanda ha una risposta facile. Il loro nome stesso esprime che essi erano mandati. Ed essi ricevettero la loro chiamata e commissione attraverso Cristo direttamente ed in persona. Il segno distintivo principale di un apostolo era infatti che egli era chiamato dal Signore in modo diretto e senza mezzi. Ciò è fortemente enfatizzato specialmente dall
’apostolo Paolo, come, per esempio, in Galati 1:1: “Paolo, un apostolo, non di uomini, né da parte dell’uomo, ma di Gesù Cristo, e Dio il Padre, che lo ha risuscitato dai morti.” Di certo, gli apostoli erano mandati. Essi ricevettero la loro commissione di predicare dalla labbra stesse di Cristo. Essi avevano la promessa dello Spirito; Cristo pose la Sua Parola in loro, e li mandò dovunque Egli voleva, lo Spirito infatti li conduceva e a volte impediva loro di andare in un luogo e li dirigeva in un altro [cf. Atti 16]. E quindi, per quanto riguarda il mandato degli apostoli non vi è difficoltà. Essi ricevettero la loro commissione direttamente dal Signore.
Ma che dire di colui che serve nel ministero della Parola divina oggi, sia che lavori nel mondo pagano o in una chiesa locale? E la risposta è che anche il predicatore oggi è mandato da Cristo. Ovviamente, questo mandato del predicatore non è più diretto ed immediato come con gli apostoli. E
’ bene per chiunque che desidera servire il Signore nel ministero comprendere questa cosa. Un mero desiderio interiore di divenire un predicatore, anche se esso gradualmente si sviluppa in una convinzione che si è chiamati dal Signore, non è sufficiente. Accade occasionalmente che un uomo con un tale desiderio e convinzione interiore cerca in vari modi di entrare nel ministero e di divenire un predicatore, e, se fallisce di trovare un luogo e di ricevere una chiamata nel modo regolare, ancora insiste che è chiamato, meramente sulla base di quel desiderio e convinzione interiore. Questo è uno sbaglio. E se un uomo agisce in base ad uno sbaglio e cerca di arrangiarsi un luogo come predicatore, come in tali casi è di frequente fatto, egli pecca, e di certo non diverrà mai un predicatore. Perché un predicatore deve essere mandato, e Cristo non manda alcuno direttamente, che sia per una rivelazione speciale ed immediata o col creare nel proprio cuore la convinzione che è chiamato.
Tuttavia, il mandato di un predicatore è reale e perentorio quanto quello degli apostoli, anche se il modo in cui avviene è ora differente. Dobbiamo ricordare, in primo luogo, che Cristo diede alla Sua Chiesa nel mondo la commissione di predicare. Egli fece questo quando stava per esser preso in cielo nelle ben note parole: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.” Di certo, Egli stava rivolgendosi agli apostoli in modo diretto quando disse queste parole. Ma, come spesso si evidenzia, e correttamente, questa commissione di predicare il vangelo non può essere limitata alle persone degli apostoli, ma fu data a loro come i rappresentanti della Chiesa del Nuovo Testamento nel mondo e deve necessariamente essere estesa alla Chiesa, fino alla fine del mondo. Ciò è evidente dal fatto che gli apostoli personalmente non potevano adempiere il compito di predicare il vangelo in tutto il mondo. Né la promessa che il Signore aggiunge a questa ingiunzione può essere limitata alla vita degli apostoli: “Ed ecco, io sono con voi fino alla fine del mondo.” Quindi, non sono soltanto gli apostoli qui ad essere mandati a predicare il vangelo, né si può dire che questa commissione, d
’altro canto, sia data ad ogni credente individualmente, perché gli apostoli certamente sono i rappresentanti della Chiesa, ma alla Chiesa del Nuovo Testamento nel mondo il Signore rivolge il comando: “Predicate il vangelo.” La Chiesa è “la colonna e base della verità.” Alla Chiesa il Signore ha affidato la Sua Parola. Quella Chiesa deve conservare la Parola, riceverla, interpretarla, confessarla. E quella Chiesa nel mondo deve predicare il vangelo. Ella ha la commissione di pronunciare autorevolmente la Parola di Cristo. E la promessa dello Spirito che Egli la condurrà in tutta la verità fu adempiuta in ella. E’ bene, allora, anche che questo sia enfatizzato ai giorni nostri. Non il credente individuale, a prescindere dalla Chiesa di Cristo nel mondo, non ogni specie di credente, società, consigli amministrativi, sette, movimenti, sono le colonne e basi della verità ed hanno la commissione di predicare il vangelo. E qualsiasi l’influenza benefica tali gruppi estranei alla Chiesa possano sembrare avere, non dovremmo mai dimenticare che la loro esistenza e lavoro e separazione dalla Chiesa è disubbidienza, e in ultima analisi l’effetto della loro opera può soltanto essere a detrimento della causa della verità.
La Chiesa soltanto ha la commissione di predicare.
Né è difficile riconoscere che questa commissione di predicare la Parola di Cristo deve essere adempiuta dalla Chiesa come istituzione, e quindi, attraverso il suo ministero. Cristo ha dato alla Sua Chiesa alcuni come apostoli, altri profeti, e alcuni evangelisti, ed alcuni pastori e dottori, secondo Efesini 4:11. Ed Egli diede questi “per il perfezionamento dei santi, per l
’opera del ministero, per l’edificazione del corpo di Cristo,” Efesini 4:12. E’ quindi attraverso il ministero che la Chiesa svolge la commissione che ha ricevuto di predicare il vangelo. Non la persona del ministro ha la commissione di predicare, ma la Chiesa. Ed ella adempie il suo compito attraverso il ministero. Dunque, soltanto coloro che la Chiesa separa al ministero possono propriamente sentire che essi sono mandati da Cristo. E quindi, è questa chiamata da parte della Chiesa il fattore cruciale nel determinare il proprio essere mandati da Cristo a predicare il vangelo. Soltanto quando un uomo è chiamato in tal modo dalla Chiesa per occupare la posizione del ministero istituito, e quando in quella posizione egli aderisce strettamente in tutto quello che ministra alla Parola di Dio per come rivelata nelle Scritture, può giustamente reclamare che è un predicatore. Perché come predicheranno se non sono mandati?
Questa predicazione, allora, in questo senso molto specifico, è intesa, quando diciamo che la Parola è un mezzo di grazia.
Che questo è vero è chiarissimo dalla domanda già citata da Romani 10:14: “E come crederanno in colui che non hanno udito?”
La predicazione della Parola è indispensabile per la fede in Cristo.
Ciò non significa che intendo minimizzare il valore di tutti i mezzi di istruzione nella verità che possediamo oggi. E ancora meno voglio sottovalutare la grande significatività della lettura della Bibbia e dello studio biblico a casa, da parte di credenti individuali, o di società. Certamente noi crediamo la perspicuità della Sacra Scrittura. E crediamo che tutti i credenti hanno l
’unzione del Santo. Tuttavia, tutti questi mezzi non sono in grado e non possono mai essere separati dall’opera di Cristo attraverso la Chiesa come istituzione, specialmente attraverso il ministero della Parola. Si supponga che non vi fosse stato il ministero, non vi fosse stata la predicazione della Parola attraverso le epoche della nuova dispensazione: dove sarebbero le nostre Bibbie tradotte in ogni lingua? Dove sarebbero le nostre confessioni, in cui la verità è preservata di generazione in generazione? Dove sarebbero i vostri commentari ed altri libri che interpretano la Sacra Scrittura? Dove sarebbero i vostri padri e madri per istruirvi nella verità fin dalla fanciullezza? Essi non esisterebbero affatto. Potete vedere da voi stessi cosa diviene dell’uomo e la donna, della famiglia che si separa dalla Chiesa, ignorando, orgogliosamente, la Parola di Dio che non si può udire senza un predicatore, e reclamando che possono udire Cristo allo stesso modo solo leggendo le loro Bibbie a casa. Non ci vuole molto prima che si sviino dalla verità, e siano perduti nel mondo.
Quindi, la predicazione ufficiale da parte della Chiesa è di centrale importanza.
E
’ vero oggi proprio come al tempo degli apostoli, per la Chiesa di Cristo, che la predicazione della Parola è il principale mezzo di grazia.
(Da: The Triple Knowledge: an Exposition of the Heidelberg Catechism, RFPA: Jenison, MI, ed. 1988; vol. 2, pp. 404-419; traduzione italiana di Francesco De Lucia)