Angus Stewart
“Le misericordie di Dio sono su tutte le sue opere” in base al Salmo 145:9. Coloro che sostengono la “grazia comune” credono che “tutte le sue opere” qui faccia riferimento ad ogni singolo individuo, uno per uno, inclusi i reprobi. Ma il verso immediatamente successivo dichiara: “Tutte le tue opere ti loderanno” (10a). I reprobi non lodano Dio, e quindi non possono essere gli oggetti delle “misericordie” di Dio. Secondo il parallelismo usato nella poesia ebraica, “i tuoi santi ti benediranno” (10b) definisce chi sono le opere di Dio, e cioè il Suo santo popolo creato per la Sua grazia sovrana in Gesù Cristo (cf. Isaia 19:25; 29:23; 45:11; Efesini 2:10), i cittadini del regno di grazia di Dio, il soggetto del Salmo 145.
Mettiamo davanti ai nostri occhi in modo chiaro il parallelismo del Salmo 145:
[9a] Il Signore è buono verso tutti
[9b] e le sue misericordie sono su tutte le sue opere
[10a] Tutte le tue opere ti loderanno, O Signore,
[10b] ed i tuoi santi ti benediranno.
Secondo il parallelismo usato nella poesia ebraica, “tutti” (9a) e “tutte le sue/tue [di Dio] opere” (9b, 10a) e i “santi” di Dio (10b) si riferiscono allo stesso gruppo, il santo popolo di Dio che sono nuove creature in Gesù Cristo (II Corinzi 5:17; Efesini 2:10). L’eterno, immutabile e fedele Jehovah è buoni verso “tutti” essi (Salmo 145a) ed essi sono gli oggetti delle Sue “misericordie” di patto (9b). Conoscendo la bontà e le misericordie di Dio, tutto il Suo santo popolo Lo “loda” (10a) e Lo “benedice” (10b), e “parla della gloria del Suo regno, e parla della Sua potenza” (11).
Si noti che il Salmo 145 si apre con l’esaltazione del Dio benedetto in eterno come “re” (1). Quattro volte questo salmo usa la parola “regno” (11-13) ed una volta fa riferimento al Suo “dominio” che “dura per ogni generazione” (13). Il “regno” di Dio è glorioso, maestoso ed eterno (11-13). Esso è argomento di conversazione e di lode divina da parte dei “santi” (10) che “parlano di” e “fanno conoscere” (11-12) la “gloria” del regno di Dio, la sua “gloriosa maestà” (11-12). In questo regno, la “potenza” di Dio e i suoi “potenti atti” (11-12) sono conosciuti e riveriti. Similmente le “opere”, i “potenti atti”, le “meravigliose opere” e i “terribili atti” di Jehovah (11-12) sono anche nel servizio del “re” (1) e del Suo regno (11-13) e sono un gran numero di ragioni per la chiesa di tutte le epoche per adorarlo (4-6): “Una generazione loderà le tue opere ad un’altra, e dichiarerà i tuoi potenti atti” (4). Noi ci ricordiamo con contentezza della “grande bontà” di Dio, e “cantiamo” della Sua “giustizia” (7). Noi Lo benediciamo per le sue perfezioni etiche: “Il Signore è grazioso, e pieno di compassione, lento all’ira e di gran misericordia” (8). Ciò è visto nel governo di Jehovah del Suo “regno eterno” (13), perché Egli “sostiene tutti quelli che cadono, e rialza tutti quelli che sono prostrati in basso” (14), ed Egli “è vicino a tutti quelli che lo invocano, a tutti quelli che lo invocano in verità” (18). Dunque Egli adempie il desiderio di, ode il grido di, e salva quelli “che lo temono” (19) e provvede cibo per tutti, per servire gli interessi del Suo regno (15-16). Dunque nell’intero Salmo 145 la prefazione di Davide e “tutte le opere di Dio” che sono i “Suoi santi” (9-10), lodano Dio il re per i potenti atti e la gloriosa maestà e misericordie mostrare nello stabilire e sostenere il Suo regno. Questo è lo stesso regno che Gesù Cristo predicò nel Suo pubblico ministero e che stabilì nel sangue della Sua croce e che Egli governa e difende dal Suo trono alla destra di Dio—lo stesso regno rivelato più pienamente nelle pagine del Nuovo Testamento. Il contesto del Salmo 145, come anche il parallelismo ebraico ai verso 9-10, avrebbero dovuto trattenere alcuni dal leggervi in esso la “grazia comune.”
Inoltre, se volessimo seguire l’eisegesi di chi crede che “tutte le sue [di Dio] opere” nel Salmo 145 verso 9 include ogni essere umano nessuno escluso, saremmo anche forzati a concludere che lo stesso si applicherebbe ad “ogni essere vivente” al verso 16. Ma se concediamo questo, richiederebbe per necessità che crediamo che Dio “soddisfa il desiderio” per il cibo (15-16) di ogni essere umano nella storia del mondo—e tuttavia sappiamo che migliaia sono morti e tutt’oggi muoiono di fame. Inoltre, “ogni essere vivente” è detto “attendere” Dio per il cibo (15). Ciò può includere benissimo gli animali, gli uccelli ed i pesci (cf. Salmo 104:21, 25-28), come anche i figli di Dio che cercano da Lui soltanto il loro pane quotidiano. Ma i reprobi sono increduli, essi non attendono Dio né Lo pregano realmente con fede per il cibo, e quindi, evidentemente, quelle parole non possono riferirsi anche a loro!
Il metodo esegetico di coloro che sostengono la “grazia comune” conduce ad assurdità nel Salmo 145, sia per quanto riguarda i versi 9-10 che i versi 15-16, ed inoltre fallisce nel comprendere il significato del salmo in generale. Non isoliamo parti di versi per far dire loro quanto noi pensiamo essi dicano, ma interpretiamo la Scrittura con la Scrittura (cf. Confessione di Westminster, I:IX). Se facciamo ciò in questo salmo, non possiamo che concludere che la teoria di una “grazia comune” per eletti e reprobi non è affatto in vista qui. Al contrario, il Salmo 145 loda Dio per aver rivelato la Sua potenza (4-6, 11-13) e bontà (7-9) e vicinanza (14, 18-19) nel Suo glorioso regno. Il verso 20 sintetizza per noi l’attitudine e la volontà di Dio nei confronti dei due popoli spirituali messi in antitesi: “Il Signore preserva tutti quelli che lo amano, ma tutti i malvagi egli li distruggerà.” Perché? Il santo ed immutabile Dio del regno “è giusto in tutte le sue vie” (17).