Herman Hanko
Una parte della grande eredità della Riforma Protestante, alla quale dobbiamo così tanto, è la sua dottrina della Scrittura. Non soltanto la Riforma riportò le Scritture alla chiesa, ma i riformatori hanno indicato dei principi fondamentali di interpretazione biblica che la chiesa fedele ha seguito fino al giorno d’oggi. Molti, perfino in circoli Riformati e Presbiteriani, hanno abbandonato questi principi nell’interesse di adattarsi alle mode di pensiero secolari e alle “scoperte” scientifiche, ma la chiesa che è fedele alla Parola ha semrpe avuto a cuore quello su cui i riformatori hanno insistito essere il solo modo corretto di interpretare la Bibbia.
Background Medievale
La Chiesa Cattolica Romana in effetti portò via la Bibbia dalle mani del popolo di Dio. Fece questo nella ferma convinzione che soltanto il clero istruito ed ordinato era capace di comprendere la Scrittura. Roma non soltanto considerava la Bibbia come oscura e difficile da interpretare, ma sosteneva anche che il popolo di Dio non possiede la capacità spirituale di comprendere le Scritture. Roma, quindi, proibì alle persone comuni di possedere e leggere la Parola di Dio e perseguitava coloro che cercavano di tradurre le Scritture nella lingua comune e di distribuirle al popolo di Dio. William Tyndale fu ucciso per aver tradotto le Scritture nella lingua inglese.
L’oscurità delle Scritture era dovuta, secondo Roma, al fatto che avevano quattro livelli di interpretazione, ognuno dei quali penetrava sempre più in profondità nel testo sacro, e quindi attribuiva alla Scrittura un quadruplo significato. Il significato letterale era quello in superficie, ma al di sotto di questo significato vi erano anche, secondo Tommaso d’Aquino, il significato figurativo, morale ed anagogico o spirituale.1 Per penetrare questi differenti livelli di interpretazione ci voleva qualcuno estremamente abile nell’interpretare la Bibbia. Tali abilità erano oltre quelle della maggioranza del popolo di Dio.
Secondo l’insegnamento Cattolico Romano la Scrittura derivava la sua autorità dalla chiesa. Se da un lato questo significava molte cose, ciò che a noi qui interessa è che voleva dire anche che soltanto la chiesa possedeva l’autorità di interpretare la Scrittura. Ciò che la chiesa dichiarava sul senso di ogni Scrittura, quello era il suo vero significato.
E così la Bibbia era strappata via a forza dalle mani del popolo di Dio. E così è anche oggi. Con i metodi di interpretazione impiegati da coloro che difendono le donne nell’ufficio ecclesiastico, l’evoluzionismo, e l’omosessualità, per esempio, la Bibbia è divenuto un libro chiuso per tutti tranne che gli “esperti.” Non meraviglia che lo studio della Bibbia sia in fase di declino. Chi si cura di leggere un libro che nessuno può comprendere nel suo vero significato? Perché leggere la narrativa della creazione di Dio se la Bibbia non vuol dire ciò che dice? Leggere la Bibbia sarebbe un esercizio futile.
La Dottrina della Scrittura
Con poche minori eccezioni, tutti i leader della Riforma del sedicesimo secolo erano in accordo sulla dottrina della Scrittura. Lutero, Zwingli, Knox, Calvino, e tutti i riformatori della seconda generazione sostenevano la verità che la Scrittura è un libro unico ed ispirato da Dio.
L’intera questione della natura dell’ispirazione non fu discussa molto dai riformatori, principalmente perché non era un punto di disputa con Roma. Ma i riformatori sostenevano fermamente che la Scrittura in tutte le sue parti, perfino nelle sue parole singole, è la Parola di Dio. Calvino scrive nel suo commentario a II Timoteo 3:16:
Chiunque quindi desideri trarre profitto nelle Scritture, prima di tutto che stabilisca questo punto fermo: che la Legge e i Profeti non sono una dottrina consegnata secondo la volontà e il piacere degli uomini, ma sono dettati dallo Spirito Santo … Noi dobbiamo alla Scrittura la stessa riverenza che dobbiamo a Dio, perché essa è proceduta da Lui soltanto, e non ha niente, frammisto ad essa, che appartenga all’uomo.2
Insieme alla verità dell’ispirazione, i riformatori credevano anche che la Scrittura è la sola autorità in materie di fede e vita. Questa è la verità a volte chiamata “il principio formale della Riforma,” il sola Scriptura.
E’ triste che questo principio sia abbandonato con così tanta noncuranza. Coloro che sostengono l’evoluzionismo usano come uno dei loro argomenti a supporto che la creazione dimostra chiaramente l’evoluzionismo, che anche la creazione è la rivelazione di Dio, e che, quindi, dobbiamo accettare la testimonianza della creazione insieme a quella della Scrittura. Molti di quelli che cercano di promuovere le donne nell’ufficio ecclesiastico ammettono apertamente che la Scrittura è opposta a questa nozione, ma insistono che la Scrittura deve essere interpretata alla luce dei tempi moderni in cui viviamo. Così la Scrittura non è più la sola autorità per la nostra fede (nella creazione) e la nostra vita (nella chiesa di Cristo).
Le Scritture non derivano la loro autorità dalla chiesa, come Roma sosteneva [e sostiene]. Le Scritture sono autorevoli perché sono ispirate da Dio. Esse hanno l’autorità di Dio. Dunque le Scritture sono auto-autenticanti, cioè le Scritture stesse testimoniano della loro origine ed autorità divina. L’Articolo 5 della Confessione Belga ha il titolo “Dell’autorità della Sacra Scrittura” e dice:
Noi riceviamo solamente tutti questi libri come santi e canonici, per regolare, fondare e stabilire la nostra fede, e crediamo pienamente tutte le cose che sono in essi contenute, non tanto perché la Chiesa li riceve e li approva come tali, ma principalmente perché lo Spirito Santo testimonia nel nostro cuore che essi sono da Dio, e anche perché provano essere tali da se stessi, quando gli stessi ciechi possono percepire che avvengono le cose che vi sono predette.
Dunque la Confessione Belga fonda l’auto-autenticazione della Scrittura sull’oggettiva testimonianza della Scrittura stessa e sulla testimonianza soggettiva dello Spirito nei cuori del popolo di Dio.
Il secondo punto delle “Dieci Conclusioni di Berna” (1528), redatte sotto l’influenza di Zwingli, afferma: “La Chiesa di Cristo non fa leggi e comandamenti senza la Parola di Dio. Quindi le tradizioni umane non sono vincolanti per noi più di quanto siano fondate nella Parola di Dio.”3 L’emozionante appello di Lutero alla Scrittura durante la Dieta di Worms fu un totale affidarsi all’autorità della Scrittura, anche se era giunto a questa posizione due anni prima alla Disputa di Leipzig dove aveva dibattuto con il teologo Romano John Eck.
Inoltre, i riformatori riconobbero che l’autorità della Scrittura implicava per necessità la verità della perspicuità della Scrittura. I riformatori insistevano cioè, contrariamente a Roma, che la Scrittura è chiara e semplice da comprendere. Ma la perspicuità della Scrittura, a sua volta, era basata sulla verità che il significato letterale della Scrittura è il corretto e solo significato. I credenti possono comprendere le Scritture e le comprendono, ed essi possono rendere la Scrittura la regola canonica delle loro vite, e lo fanno. La Scrittura è chiara, la Scrittura è autorevole.
Regole per l’Interpretazione Biblica: Il Metodo Storico-Grammaticale
Quando Roma parlava di quattro livelli di significato nella Scrittura, il fatto è che oltre al significato letterale i tre livelli più profondi erano tutti allegorici. Dunque, tutta la Scrittura era, secondo Roma, basilarmente allegorica e il vero significato non poteva essere determinato a prescindere da un’allegorizzazione del testo sacro.
Contrariamente a questa concezione, i riformatori sostennero il metodo storico-grammaticale. Con questo si voleva dire varie cose:
Primo, che la Scrittura è la registrazione della rivelazione di Dio nella storia, e che un testo deve essere spiegato nel suo contesto storico. Per esempio, si deve comprendere ciò che il tempio significava per Salomone ed Israele quando fu costruito per comprendere cosa Dio sta dicendo a noi oggi quando leggiamo della sua costruzione.
Secondo, che la Scrittura è scritta in linguaggio umano e deve essere interpretata secondo le regole dell’ebraico e del greco. Dio scrisse la Scrittura nel nostro linguaggio in modo che la potessimo comprendere. Dio parlò di Se Stesso chiaramente. Calvino paragonò il modo di parlare di Dio con noi al “balbettìo” di una bambinaia che parla in un modo che un bimbo può capire.4
Terzo, con metodo storico-grammaticale i riformatori intendevano che la Scrittura deve essere presa alla lettera. Se da un lato ciò non deve essere applicato in modo rigido alle parti in cui sono impiegati simboli e figure, in modo da prenderli alla lettera (come gli Anabattisti [e gli odierni dispensazionalisti] cercavano di spiegarla), la Scrittura stessa indicherà chiaramente dove non deve essere presa in senso letterale. Lutero espresse questo concetto così:
Il lettore Cristiano dovrebbe, come primo suo compito, cercare quale sia il senso letterale, come viene chiamato. Perché esso soltanto è l’intera sostanza della fede e della teologia Cristiana; esso soltanto mantiene il suo fondamento nei problemi e nelle prove.5
Quarto, questo senso letterale distrugge l’allegoria una volta per tutte. Lutero aveva imparato che nell’allegoria vi era solo disperazione, e la condannò acutamente come “mero gioco di prestigio,” “un vana ricerca,” “trucchetti scimmieschi,” e “linguaggio di babbei.”6
I riformatori non negavano che alcune Scritture sono più difficili da comprendere rispetto ad altre, ma, come disse Lutero: “Un passaggio dubbio ed oscuro deve essere spiegato da un passaggio chiaro e sicuro,” perché “la Scrittura è la sua propria luce. E’ molto buono che la Scrittura spieghi se stessa.”7
Interpretazione Cristocentrica
E’ il significato letterale della Scrittura, dissero i riformatori, che ci condurrà a Cristo. L’allegoria nasconde Cristo. Il significato letterale conduce il credente a Cristo. “Colui che vuole leggere la Bibbia,” disse Lutero, “deve semplicemente fare attenzione a non errare, perché la Scrittura permette a chi la legge di farsi stendere e condurre; ma che nessuno la conduca secondo le sue proprie inclinazioni ma che piuttosto la conduca alla fonte, che è la croce di Cristo. Allora egli di sicuro colpirà il centro.”8
Cristo è il “centro” della Scrittura, perché la Scrittura ci rivela la nostra salvezza e ci conduce a Cristo. “Qualsiasi cosa non insegni Cristo non è apostolica, anche se San Pietro e San Paolo fossero quelli che la insegnano. Di nuovo, qualsiasi cosa predica Cristo è apostolica, anche se lo stessero facendo Giuda, Pilato, ed Erode.”9
Lo Spirito Interpreta la Scrittura
Forse il principio più fondamentale di tutti è l’insistenza dei riformatori sul fatto che lo Spirito Santo soltanto interpreta la Scrittura.
Ciò significa due cose:
Primo, che la Scrittura interpreta la Scrittura. I riformatori insistettero sul fatto che il principio che a volte è chiamato “analogia della fede” non era meramente un principio di convenienza. Con ciò essi intendevano dire che la Scrittura è il libro dello Spirito, perché è ispirato dallo Spirito come un’unità, e che lo Spirito usa i Suoi propri scritti in un luogo per spiegare i Suoi scritti in un altro luogo.
Secondo, ed egualmente importante, lo Spirito è l’interprete della Scrittura nei cuori del popolo di Dio. La ragione non può spiegare la Scrittura, perché l’uomo che si rifà alla ragione è un incredulo la cui mente è oscurata. Per lui la Scrittura è un “libro chiuso.” La Scrittura, disse Lutero, “è estranea alla ragione, e particolarmente ai savi del mondo. Nessun uomo può accettarla a meno che il suo cuore sia stato toccato ed aperto dallo Spirito Santo.”10 Lo Spirito Santo soltanto può aprire le Scritture perché lo Spirito Santo dà la fede per la quale possiamo aggrapparci a Cristo per come Egli ci è insegnato nella Parola di Dio.
Dunque l’interprete della Scrittura è l’uomo che si accosta ad essa in umiltà, cercando di essere ammaestrato dallo Spirito Santo in modo che possa ricevere Cristo come il suo Salvatore, sufficiente ad ogni suo bisogno.
Che questi principi della Riforma possano essere ancora la confessione della chiesa!
(“The Reformation and Biblical Interpretation,” capitolo 11 tradotto da The Sixteenth-Century Reformation of the Church, [Jenison, Michigan, USA: Reformed Free Publishing Association, 2007], ed. da David J. Engelsma, pp. 75-81)
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