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Tommaso Confessa che Cristo è il Signore

Un sermone dal Catechismo di Heidelberg predicato dal rev. Angus Stewart, nella Covenant Protestant Reformed Church di Ballymena, il Giorno del Signore 1 Gennaio 2006.

LETTURA:

Leggiamo Giovanni capitolo 20 in connessione alla Domanda e Risposta 34 del Catechismo di Heidelberg:

1 Or il primo giorno dopo i sabati, al mattino quando era ancora buio, Maria Maddalena andò al sepolcro e vide che la pietra era stata rimossa dal sepolcro. 2 Allora andò di corsa da Simon Pietro e dall’altro discepolo che Gesù amava e disse loro: «Hanno tolto il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’abbiano posto». 3 Pietro dunque e l’altro discepolo uscirono fuori e si avviarono al sepolcro. 4 Correvano tutti e due insieme, ma l’altro discepolo corse avanti più in fretta di Pietro e arrivò primo al sepolcro. 5 E, chinatosi, vide i panni di lino che giacevano nel sepolcro, ma non vi entrò. 6 Arrivò anche Simon Pietro che lo seguiva, entrò nel sepolcro e vide i panni di lino che giacevano per terra, 7 e il sudario, che era stato posto sul capo di Gesù; esso non giaceva con i panni, ma era ripiegato in un luogo a parte. 8 Allora entrò anche l’altro discepolo che era giunto per primo al sepolcro, vide e credette. 9 Essi infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che egli doveva risuscitare dai morti. 10 I discepoli poi ritornarono di nuovo a casa. 11 Ma Maria era rimasta fuori del sepolcro a piangere. E, mentre piangeva, si chinò dentro il sepolcro, 12 e vide due angeli, vestiti di bianco, che sedevano l’uno al capo e l’altro ai piedi del luogo, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13 Essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Ella rispose loro: «Perché hanno portato via il mio Signore, e io non so dove l’abbiano posto».14 Detto questo, ella si volse indietro e vide Gesù, che stava lì in piedi; ma ella non sapeva che fosse Gesù. 15 Gesù le disse: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Lei, pensando che fosse l’ortolano, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io lo prenderò». 16 Gesù le disse: «Maria!». Ed ella allora, voltandosi, gli disse: «Rabboni!» che significa: Maestro. 17 Gesù le disse: «Non toccarmi, perché non sono ancora salito al Padre mio; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro che io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro». 18 Allora Maria Maddalena andò ad annunziare ai discepoli che aveva visto il Signore, e che lui le aveva detto queste cose. 19 Ora, la sera di quello stesso giorno, il primo della settimana, mentre le porte del luogo dove erano radunati i discepoli erano serrate per paura dei Giudei, Gesù venne e si presentò là in mezzo, e disse loro: «Pace a voi!». 20 E, detto questo, mostrò loro le sue mani e il costato. I discepoli dunque, vedendo il Signore, si rallegrarono. 21 Poi Gesù di nuovo disse loro: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, così io mando voi». 22 E, detto questo, soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo. 23 A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati, e a chi li riterrete, saranno ritenuti». 24 Or Tommaso, detto Didimo, uno dei dodici, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli altri discepoli dunque gli dissero: «Abbiamo visto il Signore». Ma egli disse loro: «Se io non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi e la mia mano nel suo costato, io non crederò». 26 Otto giorni dopo, i discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesù venne a porte serrate, si presentò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 27 Poi disse a Tommaso: «Metti qua il dito e guarda le mie mani; stendi anche la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente». 28 Allora Tommaso rispose e gli disse: «Signor mio e Dio mio!».29 Gesù gli disse: «Perché mi hai visto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto». 30 Or Gesù fece ancora molti altri segni in presenza dei suoi discepoli, che non sono scritti in questo libro. 31 Ma queste cose sono state scritte, affinché voi crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome.

SERMONE:

Quest’oggi, amati nel Signore, considereremo la seconda parte del Giorno del Signore 13, spiegando la verità che Gesù Cristo è Signore. Questa verità fu confessata in momenti chiave della Sua vita sulla terra, la prima delle quali l’abbiamo da Elisabetta, prima che Egli fosse nato. Ella disse a Maria: “Come mai la madre del mio Signore viene a me?” Cristo era ancora nel grembo di Maria ed Elisabetta lo chiama “mio Signore” (Luca 1). Anche gli angeli dichiararono questo ai pastori al tempo della nascita di Cristo, “a voi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è Cristo, il Signore;” a Betlemme nacque il Signore! E ancora, dopo che Cristo aiutò miracolosamente i discepoli a pescare, e la rete non potevasi trascinare a riva tanta era la quantità di pesce catturata, mentre i discepoli non furono in grado di pescare nemmeno un solo pesce. In quell’occasione Pietro cadde ai Suoi piedi, e disse: “allontanati da me perché io sono un peccatore, o Signore.” Questa rivelazione della gloria di Cristo fece capire a Pietro che egli era un peccatore, e non poteva rimanere alla presenza del Signore. Ovviamente, questa verità fu anche proclamata dall’apostolo Pietro, dopo il giorno di Pentecoste, dopo che Cristo fu risorto e ascese al cielo e sparse lo Spirito Santo. Alla fine del suo sermone pentecostale, Pietro disse: “quindi tutta la casa d’Israele sappia con certezza che Dio ha reso quello Stesso Gesù, che voi avete crocifisso, Signore e Cristo.” Nel risuscitarlo dai morti e farlo sedere alla Sua destra Dio Lo rese Signore di tutti. Poi, in Filippesi 2, probabilmente il più famoso verso in connessione a questo, leggiamo che Cristo, dopo la Sua umiliazione, “quindi Dio lo ha anche esaltato, e gli ha dato un nome al di sopra di ogni nome, così che al nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, di cose in cielo, cose sulla terra, sotto la terra, e così che ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.” Questo nome “Signore” quindi Gli fu attribuito specialmente in connessione alla Sua esaltazione alla destra del Padre. Tutti gli uomini, empi e giusti, così come anche demoni e angeli, confesseranno che Gesù Cristo è Signore nel Giorno del Giudizio! Tutti lo confesseranno, ogni ginocchio in cielo, sulla terra e sotto la terra! Ma Gesù Cristo era chiamato “Signore” anche nell’Antico Testamento e nel Salterio, era chiamato “Signore” da Davide, nello Spirito, nel Salmo 110:1: “Il Signore [Jehovah] ha detto al mio Signore [Cristo], Siedi alla mia destra fino a che abbia fatto dei tuoi nemici il tuo sgabello.” Questi era Gesù Che veniva chiamato “Signore” da Davide, come Cristo Stesso indicò nei Vangeli. L’argomento di Cristo era, se il Messia è il figlio di Davide, come mai è Davide Lo chiama “Signore,” e come mai siede alla destra di Dio in cielo? Chi è Cristo?

Poi abbiamo la confessione di Tommaso, in Giovanni 20:28, che è il centro della nostra attenzione oggi nel nostro sermone. Rivolgendosi a Gesù, egli dice: “Mio Signore e mio Dio!” Questa confessione si distingue in modo particolare per varie ragioni: prima di tutto fu fatta una settimana dopo la risurrezione corporale di Gesù Cristo; secondo, fu fatta da un uomo che in precedenza aveva dubitato, e che aveva detto che non avrebbe creduto a meno che Dio non passasse alcuni “test;” e terzo questa confessione di Cristo come Signore fu unita alla confessione di Cristo come “Dio!” “Mio Signore e mio Dio!” L’intera confessione di Cristo come Signore e Dio è intensamente personale, “Mio Signore e mio Dio!” Molti vedono questa confessione di Tommaso come l’apice del Vangelo di Giovanni! Qui abbiamo il pinnacolo, quando Tommaso dice: “Mio Signore e mio Dio!” Oggi considereremo la confessione di Tommaso di Gesù come Signore, e “Signore” è il quarto dei quattro titoli dati al nostro Salvatore nel Catechismo di Heidelberg, Giorni del Signore 11-13. E poi faremo questa confessione, per grazia di Dio, in modo personale! Ognuno di noi dovrebbe dire nel suo cuore: “Gesù è il mio Signore!” E dovremmo dirlo con meraviglia, come di certo fece Tommaso, e con gioia: “Mio Signore e mio Dio!” pensavo che era morto, che la storia era finita, ma eccolo qui nella carne, risorto dalla tomba: “Mio Signore e mio Dio!” Una confessione, inoltre, unita al ravvedimento, perché in precedenza non era stato certo e quindi unita anche alla fede. Consideriamo quindi:

La Confessione di Tommaso che Gesù è il Signore

Chi Fece Questa Confessione

Come Giunse a Fare Questa Confessione

Dove Fece Questa Confessione

Cosa sappiamo di Tommaso, che fece questa grande confessione di Giovanni 20:28? Il verso 24 dice che Tommaso era “uno dei dodici,” era un discepolo ed un apostolo, quel verso lo chiama anche “Didimo,” che ci dice che era un gemello, “Tommaso” è l’equivalente della parola aramaica equivalente a “gemello,” e “Didimo” anche significa “gemello,” nella lingua greca. Non sappiamo chi fosse il suo gemello, ma sappiamo che era un gemello. La tradizione dice che Tommaso fu inviato a predicare il Vangelo specialmente in India, nel sud, ed alcuni lì dicono, perfino oggi, che la loro chiesa fu stabilita dall’apostolo Tommaso, e che è durata 2000 anni. L’altra cosa che tutti noi probabilmente sappiamo, è che egli era dubbioso. Vi sono tre passaggi nella Bibbia, tutti nel Vangelo di Giovanni, che ci danno alcuni suggerimenti sul carattere di Tommaso. Il primo è Giovanni 11, dove Gesù dice ai Suoi discepoli che sta per andare a Gerusalemme, e i discepoli si ricordavano che lì i Giudei volevano ucciderlo, e quindi avevano timore, e Gli dissero che era un viaggio pericoloso per Lui da fare. Poi, Tommaso parla nella prima volta nella Parola di Dio: “Allora Tommaso, chiamato Didimo, disse ai suoi compagni: Andiamo anche noi, così che possiamo morire con Lui.” In questa parola vediamo coraggio, e vediamo anche lealtà, egli vuole morire per e con Cristo. Ma le sue parole, come hanno notato molti commentatori, non sono felici, ma oscure, perché riteneva che nell’andare a Gerusalemme era certo che sarebbero tutti morti. Questo è il punto che molti notano di Tommaso, che egli sembrava sempre guardare al lato oscuro della vita. Egli è poi menzionato in Giovanni 14. Qui Gesù sta per iniziare il Suo discorso finale ai Suoi discepoli, prima del Suo arresto e crocifissione, “che il vostro cuore non sia turbato, credete in Dio, credete anche in me.” “Nella casa del Padre mio vi sono molte mansioni, e se non fosse così ve lo avrei detto, io vado a prepararvi un luogo. E se vado a prepararvi un luogo, ritornerò e vi riceverò a me stesso, così che dove io sono siate anche voi. E dove io vado lo sapete, e sapete la via.” E quindi Tommaso dice: “Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo sapere la via?” E Gesù pronunciò quelle parole famose: “Io sono la via, la verità, e la vita, nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” E così Tommaso qui, nell’esprimere il suo dubbio su dove vada Gesù e sul come raggiungerlo, sembra assomigliare uno di quei Cristiani paurosi, indisponenti e pessimisti, che guardano al lato oscuro di ogni soggetto e condizione, e non riesce mai a vedere un pò di blu tra le nuvole. Sembra sempre vedere dei problemi nelle situazioni. E nel capitolo 20 Tommaso appare di nuovo come colui, prima di tutto, che dubita, quando, al verso 25, gli viene detto dagli altri discepoli che loro avevano visto il Signore, e lui dice: “se non vedo nelle Sue mani le impronte dei chiodi, e non metto il mio dito nelle ferite, e non metto la mia mano sul suo fianco, non crederò.” La parola di Gesù al verso 29 enfatizza l’incredulità di Tommaso. “Perché tu mi hai visto, hai creduto, beati quelli che non hanno visto, e hanno creduto.” Il dubbio di Tommaso è dovuto al fatto che egli tendeva a guardare al lato oscuro delle cose. E così non sorprende che sia lui ad esprimere tale preoccupazione.

Ma quando in questa occasione parliamo dell’incredulità di Tommaso, dovremmo anche indicare che Tommaso non era irrigenerato! I discepoli erano tutti credenti, a parte Giuda, che fin dall’inizio era il figlio della perdizione. Tommaso era un figlio di Dio, un vero credente, e tuttavia per un tempo dubitò uno degli articoli della fede (anche se non ancora stabilito come tale, ovviamente, dalla chiesa), l’articolo della risurrezione corporale di Cristo dai morti. Tuttavia una settimana dopo egli credette, come vediamo dai versi 28-29. Quindi, anche se dubbioso, egli era un credente che momentaneamente dubitò. Tommaso, inoltre, non fu l’unico a dubitare all’inizio della risurrezione corporale del Signore. Di fatto, nessuno dei discepoli credeva che Gesù sarebbe risorto dai morti, e nessuno di loro credette quando gli fu detto da Maria Maddalena (Marco 16:11). E poi, quando i due che camminavano nella campagna incontrarono i dodici discepoli e gli fu detto che avevano incontrato il Cristo risorto, nessuno di loro credette (Marco 16:12-13). Gli altri discepoli, inoltre, che credettero prima di Tommaso, credettero soltanto quando Gesù apparve loro, come di fatto accadde con Tommaso! Non prima! Sia i dieci (Giuda era andato nel suo luogo di perdizione) che Tommaso, a primo acchito avevano il cuore indurito, e sia i dieci che Tommaso furono rimproverati da Gesù più tardi per la loro incredulità.

Ma come giunse Tommaso a fare la confessione che Gesù è il suo Signore e il suo Dio? Egli confessò Gesù come Signore dopo che udì le parole di Gesù. Gesù disse a Tommaso, v. 27: “stendi il dito, ecco le mie mani, e stendi la mano e mettila nel mio fianco, e non essere incredulo, ma credente.” Qui, ovviamente, Cristo sta echeggiando la sfida incredula che Tommaso aveva fatto una settimana prima, perché usa alcune delle stesse parole che usò Tommaso al verso 25. Cristo appare dando la pace a tutti, incluso il dubbioso Tommaso, e poi Si rivolge a Tommaso in modo particolare, ed identifica il problema suo. “Non essere incredulo, ma credente.” Tommaso avrà pensato: “ma come fa a saperlo? Come fa a conoscere le mie parole? Come sapeva che il mio cuore era incredulo quando una settimana fa ho detto quelle parole? Nessuno glielo ha potuto dire, perché non è apparso a nessuno, non che io sappia almeno, nell’ultima settimana, e Gesù viene e conosce il mio peccato che ho commesso una settimana fa a porte chiuse.” Ovviamente questo punta al fatto che Gesù conosce ogni cosa, Egli è onnisciente: “Mio Signore e mio Dio!” In secondo luogo, e specialmente, Tommaso non soltanto confessa Gesù come Signore dopo che udì le Sue parole, ma dopo che vide le ferite di Gesù. Egli vide l’impronta dei chiodi in entrambe le mani, vide l’apertura sul Suo fianco, dove era stata scagliata la lancia, ed evidentemente era una gran ferita, di cui si può dire che ci si poteva mettere una mano dentro! E così Tommaso, stando lì, davanti a Lui, riconosce che quello era Gesù, lo Stesso con Cui era stato per tre anni! Egli è qui in un corpo risorto, e non è un fantasma o uno spirito! Egli è qui con un corpo risorto che ha proprio le stesse ferite che aveva quando soffriva sulla croce!” Tommaso vide l’amore di Cristo per lui rivelato nelle ferite che soffrì per lui, e per tutto il Suo popolo. E sembra che Tommaso non ebbe bisogno di toccare le ferite, ma che la Sua apparizione fu abbastanza per farlo essere credente, e farlo esclamare: “Mio Signore e mio Dio!”

Perché Tommaso a questo punto si riferisce a Cristo come “Signore?” Basilarmente, possiamo dire che Tommaso chiamò Gesù “Signore” perché comprese quale fosse la Sua identità. E Lo chiamò “Signore” perché comprese che sette giorni prima aveva pronunciato delle parole incredule, e Lui sapeva che le aveva dette. E, specialmente, Lo chiamò “Signore” perché comprese che Gesù era stato risuscitato dai morti nel corpo, e che era stato risuscitato per la Sua propria potenza. Cristo risuscitò Lazzaro, e Tommaso era lì insieme ad altri, mediante la Sua propria potenza, ed ora aveva risuscitato Se Stesso con la Sua propria potenza, e chiunque può fare una cosa tale è Signore. Ed ora, essendo risorto dai morti, Gesù appare miracolosamente nella stanza, verso 26 dice che le porte erano chiuse ed ecco che Gesù appare nel mezzo! E se Cristo è risorto dai morti e può apparire miracolosamente nel mezzo di una stanza chiusa a chiave, Egli è Signore sopra la morte, e sopra il peccato, che è la causa della morte, e Signore su Satana, che ha potere sulla morte. Gesù ha autorità sul tempo, sullo spazio, sulla morte, Egli è Signore! Signore della morte, Signore della vita, Signore del tempo, Signore dello spazio, che pronuncia una parola di pace al Suo popolo! E qui Tommaso chiama Gesù Signore perché comprende che Cristo fu risuscitato dai morti dopo che morì per i peccati di Tommaso, incluso il peccato di incredulità. Cristo sulla croce pagò il debito di Tommaso e lo salvò dalla morte e dall’inferno. Cristo quindi era il proprietario di Tommaso, e Tommaso Lo chiamò Signore anche per questo, perché egli apparteneva a Lui. Questa è la Domanda e Risposta 34:

Perché lo chiami nostro Signore? Perché egli ci ha Egli ci ha acquistato e redento, con corpo ed anima, dal peccato e da ogni potere del diavolo non con oro o argento, ma col Suo prezioso sangue, per essere Sua proprietà.

Quindi questa confessione in Giovanni 20:28 “Mio Signore e mio Dio,” è la più grande della Signoria di Gesù Cristo nei quattro Vangeli.

Ma la confessione di Tommaso non si ferma a “Mio Signore,” e, contrariamente a coloro che mettono in discussione la verità della Scrittura e agli empi, egli chiamò Gesù “Mio Signore e mio Dio!” E di nuovo, egli confessò l’onniscienza di Cristo, cioè che Cristo sapeva ciò che lui aveva detto una settimana prima, e l’onniscienza è un attributo che appartiene soltanto a Dio. E, se Gesù è Signore nel senso in cui comprese Tommaso, questa suprema Signoria appartiene a Dio soltanto, e Colui Che è Signore della morte e dell’inferno è Dio, e soltanto Dio lo è. I Samuele dice che il Signore uccide ed il Signore vivifica, “Io il Signore, faccio tutte queste cose.” Ed è soltanto il Signore Che è eterno, ed onnipresente, Che è il Signore del tempo e dello spazio e dei corpi, Che può apparire miracolosamente. E’ Dio: mio Signore e mio Dio! E quando Tommaso dice questo a Cristo, Cristo non protesta o rifiuta questo titolo, e Tommaso Glielo aveva detto dinanzi a dieci testimoni, e ricorderete che l’angelo in Apocalisse (22:8-9) davanti a cui Giovanni si inchinò disse a Giovanni: guardati dal farlo, perché c’è un solo Dio, adora Lui! Non adorare me! Nel libro degli Atti (14:10-18) Paolo protestò veementemente, si strappò le vesti quando vide le persone a Listra che nella loro stoltezza gli davano onori divini, e disse loro che era un uomo di simili passioni come loro, e di non adorare lui, ma Dio! Ma Cristo qui non protesta quando Gli viene detto direttamente: “Mio Dio!” Al contrario, Egli chiama la confessione di Tommaso che Egli è il Signore e Dio: “fede.” Non è idolatria, ma fede, fede salvifica. Al verso 29, in cui Tommaso fa questa confessione che Gesù è il suo Signore e il suo Dio, vediamo che Gesù gli dice: “Tommaso perché tu mi hai visto hai creduto.” Chiunque non vuole chiamare Gesù Cristo sia Signore che Dio non è un Cristiano! Confessare Cristo come Signore e Dio è parte della fede salvifica. E se pensate ad alcune delle confessioni precedenti a questa, questa è più grande perché è più piena e più profonda. Natanaele, Giovanni 1:41, disse a Gesù: “Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il Re d’Israele!” La Samaritana in Giovanni 4 disse: “Questo è davvero il Cristo, il Salvatore del mondo!” Pietro disse: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!” (Matteo 16). Gesù spiegò a Pietro che non carne e sangue rivelarono questo a Pietro, ma il Padre Suo Che è nei cieli. Così la confessione di Tommaso, altresì, fu per lo Spirito del Dio vivente, “mio Signore e mio Dio!”

Prima di chiudere, dovremmo dire qualcosa a riguardo del luogo in cui Tommaso fece questa confessione che Gesù è il suo Signore e il suo Dio. Egli fece questa confessione nell’assemblea dei santi, i dieci discepoli, con Tommaso e Cristo nel mezzo, costituivano il nucleo della chiesa, ed è lì che Tommaso confessò che Gesù è Signore e Dio, il suo Signore e il suo Dio. Egli non fece questa confessione una settimana prima, perché una settimana prima non era nell’assemblea dei santi, e la confessione che Gesù è il mio Signore e il mio Dio deve essere fatta nell’assemblea dei santi, è lì che essa appartiene, ed è lì che essa è rafforzata e da lì quella confessione procede col credente con la sua vita e il suo cammino nel mondo, per portarla dinanzi agli empi. Egli fa questa confessione nell’assemblea dei santi. Egli fa questa confessione nell’assemblea dei santi, perché e lì che Si trova il Cristo risorto! I discepoli, gli undici intendiamo ora, sono in una stanza chiusa, Cristo appare e non nelle stanze di Anna o Caiafa, o Erode, o Pilato, ma con l’assemblea dei santi, e dove Cristo viene col Suo Spirito, avete la fede, la confessione a Cristo di Chi Egli è, e dinanzi agli altri santi. E poi, anche, la confessione di Gesù Cristo come mio Signore e Dio, è fatta nell’assemblea dei santi dove è il Signore risorto nel Giorno del Signore! Dovremmo notare questo. Volgiamoci alla parte precedente del capitolo, quando Maria Maddalena giunge al sepolcro il primo giorno della settimana, ed il verso 19 dice che lo stesso giorno, di sera, essendo il primo giorno della settimana, quando le porte erano chiuse, Cristo apparì. Egli apparì dunque il primo giorno di sera, la nostra Domenica. E se ci volgiamo al verso 26, dice che dopo otto giorni, di nuovo, i Suoi discepoli erano con Lui e così via. Otto giorni, voi direte, sarebbe il nostro lunedì, ma essi devono essere compresi come comprendiamo i tre giorni in cui Cristo fu nella tomba, e cioè, una parte del giorno vale come un giorno intero, perché questo è il modo in cui gli Ebrei contavano i giorni. Otto giorni, quindi, includendo parte del primo giorno, sono sette giorni. Cristo quindi qui appare nel primo giorno della settimana, il Giorno del Signore. Egli lo marca quindi come il Suo giorno, in cui Egli viene nella presenza del Suo popolo, ed il Suo popolo Lo adorano e confessano come Signore e Dio. Questo è il Giorno del Signore perché Gesù qui è confessato come Signore, Gesù appare in questo giorno per marcarlo come il Sabato Cristiano, perché Egli è Signore del Sabato, e in quanto il Signore del Sabato Egli lo può spostare dal settimo al primo giorno della settimana. E qui Cristo è confessato da Tommaso come mio Signore e mio Dio quando è col popolo di Dio alla presenza del Cristo risorto, una settimana dopo che si fu assentato senza una buona ragione! Perché non era lì Tommaso una settimana prima? E il Signore, verso 19, notò che Tommaso non era lì, il Signore notò l’incredulità di Tommaso e venne a parlargli: perché non era lì? La semplice risposta è che Giovanni 20 non ce lo dice, forse egli era malato, forse non ce la fece a tempo a radunarsi per vedere Cristo. Io credo però che la migliore spiegazione ci proviene dal carattere di Tommaso. Tommaso era quello che si disperava e guardava al lato oscuro delle cose. I Vangeli ci ritraggono i discepoli come distrutti, abbattuti, e così Tommaso, muovendosi similmente, vedeva le cose nel modo peggiore di tutti, ed era il più scoraggiato e abbattuto di tutti. E quando tutto il resto si radunò e assemblò, Tommaso, che aveva la fede più debole di tutti, ed un’indole ed una disposizione oscura più di tutti, non si diede una scossa, e così mancò quando Cristo venne. I discepoli Lo videro e seppero che Cristo risuscitò dai morti, e conobbero il conforto che quella conoscenza portò per una settimana intera. E Tommaso quindi camminò nel peccato dell’incredulità, perché si era lasciato andare in precedenza al peccato di indisponenza e di pessimismo.

Ma Cristo venne a Tommaso, specialmente a Tommaso, e quando leggete le parole di Giovanni 20 forse siamo sorpresi per quanto teneramente Cristo parlò a Tommaso. Tommaso al verso 25 aveva detto delle cose abbastanza terribili, che mostrarono incredulità, ma Gesù disse a Tommaso: stendi la tua mano, non essere incredulo, ma credi! Ed Egli disse che quelli che credono senza aver visto sono più beati, perché hanno bisogno di meno evidenza, ma il Signore non andò a Lui a rimproverarlo con una terribile severità, e non andò a Lui a scomunicarlo, non disse: Tommaso, ti volevo fare una colonna della chiesa, uno degli apostoli, una fondazione della chiesa, e tu non hai ricevuto la parola degli altri dieci, non hai creduto alle Scritture! Ma Gesù disse “pace” a Tommaso, e operò col Suo Spirito nel suo cuore, e diede a Tommaso questa confessione: “Mio Signore e mio Dio!” E se pensiamo che Tommaso fu dubbioso, ed è vero, dobbiamo anche pensare che Tommaso fu beato, perché il Signore lo onorò nel dargli la grazia di fargli fare questa confessione. E tuttavia, Gesù dice anche, al verso 29, Tommaso, perché tu mi hai visto hai creduto, benedetti sono quelli che non hanno visto, e tuttavia hanno creduto. Noi qui oggi che crediamo alla testimonianza della Parola di Dio, che Gesù Cristo è il Signore, in questo senso siamo più beati del santo apostolo. Noi non abbiamo visto, beati siamo noi!

Noi facciamo esattamente la stessa confessione: “Mio Signore e mio Dio!” Noi facciamo questa confessione oggi in un modo più pieno di come la fece Tommaso, perché la Verità della Fede Cristiana, esposta nella Scrittura, è stata sviluppata per quasi 2000 anni, ed è più profonda e ricca come confessione. Tutto lo sviluppo della dottrina, per 2000 anni, tutti i credi Riformati, tutti i libri di esegesi biblica, tutto, essenzialmente, può essere ridotto a questa sola affermazione che fece Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!” Gesù Cristo è il Signore Che ci ha acquistato col Suo proprio sangue. Ed Egli è il nostro Dio, Che noi adoriamo e serviamo col Padre e lo Spirito Santo. Noi non apparteniamo a noi stessi. Noi apparteniamo a Lui! Amen. Preghiamo.

Per altre risorse in italiano, clicca qui.

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