Rev. Gise VanBaren
Il Soggetto
Il soggetto della “totale depravazione” non è uno di quelli generalmente conosciuti o confessati nel mondo ecclesiastico dei nostri giorni. Al contrario, sono di gran lunga più popolari espressioni come: “C’è del cattivo nel migliore di noi, e del buono nel peggiore di noi.” Questo ben noto detto dà modo di notare il fatto che la dottrina della “totale depravazione” è semplicemente rigettata. Perciò è importante che noi capiamo cosa implica questa verità concernente la totale depravazione. La chiesa, e il singolo Cristiano che ama la Parola di Dio, devono sostenere questo importante insegnamento Scritturale.
Cosa deve essere inteso con “totale depravazione?” L’espressione è composta da due parole i cui significati sono auto-evidenti. “Depravazione” significa malvagità, corruzione, il male innato dell’uomo non rigenerato. Aggiungere la parola “totale” a depravazione è per enfatizzare, senza lasciare alcuna ombra di dubbio, la verità che non c’è alcun bene nell’uomo naturale—nell’uomo che è nato da Adamo dopo la caduta. L’espressione “totale depravazione” enfatizza nella maniera più forte possibile la verità Scritturale che non c’è assolutamente alcun bene nell’uomo naturale.
Prove Scritturali
Questo è il chiaro insegnamento della Scrittura. Aprite le vostre Bibbie, primo, in Genesi 8:21. Qui noi leggiamo: “E il SIGNORE sentì un odore soave; così il SIGNORE disse in cuor suo: Io non maledirò più la terra a motivo dell’uomo, perché i disegni del cuore dell’uomo sono malvagi fin dalla sua fanciullezza; e non colpirò più ogni cosa vivente, come ho fatto.” Noterete che in questo passaggio si dice che si è malvagi fin dalla fanciullezza. E Dio dichiara questo immediatamente dopo il diluvio quando le uniche persone sulla terra erano Noè e la sua famiglia.
Un secondo passaggio è Salmo 51:5, dove Davide confessa: “Ecco, io sono stato formato nell’iniquità e mia madre mi ha concepito nel peccato.” Probabilmente avrete sentito parlare di bambini “innocenti”—ma il salmista insiste che egli fu formato nell’iniquità e concepito nel peccato. Egli non considera se stesso innocente alla nascita, ma già depravato.
Ancora, leggiamo in Geremia 17:9: “Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e disperatamente malato; chi lo può conoscere?”
Volgiamo la nostra attenzione ora al nuovo Testamento, e per primo a Romani 3:10-18 (che è una citazione dal Salmo 14) dove noi leggiamo: “come sta scritto: «Non c’è alcun giusto, neppure uno. Non c’è alcuno che abbia intendimento, non c’è alcuno che ricerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti sono divenuti inutili; non c’è alcuno che faccia il bene, neppure uno. La loro gola è un sepolcro aperto, con le loro lingue hanno tramato inganni, c’è un veleno di aspidi sotto le loro labbra; la loro bocca è piena di maledizione e di amarezza; i loro piedi sono veloci per spandere il sangue; sulle loro vie c’è rovina e calamità, e non hanno conosciuto la via della pace; non c’è il timore di Dio davanti ai loro occhi».” E lo stesso pensiero è espresso poco dopo in Romani 7:18: “Infatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene.”
Questi sono alcuni dei molti passaggi Scritturali i quali insistono sulla verità che l’uomo naturale è totalmente corrotto. L’uomo naturale è assolutamente incapace di fare qualsiasi bene. Egli non vuole nè può obbedire alla santa legge di Dio, e per questo non può piacere a Dio in alcuna cosa (Romani 8:7). Egli non desidera entrare nella gloria eterna.
Prove dai Credi
Sulle basi dei chiari insegnamenti delle Scritture, le antiche confessioni della chiesa hanno insistito su questa stessa verità. Brevemente, ma chiaramente, il Catechismo di Heidelberg insegna nella domanda e nella risposta 8: “Siamo allora a tal punto depravati da essere totalmente incapaci di ogni bene ed inclini ad ogni male? Si, a meno che non veniamo fatti nascere di nuovo dallo Spirito di Dio” (N.d.T. enfasi aggiunta).
La Confessione Belga dichiara nell’articolo 14: “… essendo divenuto malvagio, perverso, corrotto in tutte le sue vie, ha perduto tutti i suoi doni eccellenti che aveva ricevuto da Dio, non essendone rimaste in lui che piccole tracce, che sono sufficienti per rendere l’uomo inescusabile, dato che tutto ciò che è luce in noi è convertito in tenebre, come ci insegna la Scrittura, dicendo: La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno compresa, in cui san Giovanni chiama gli uomini tenebre …” (N.d.T. enfasi aggiunta).
Tutte queste sono prove sufficienti del fatto che la Scrittura e le antiche confessioni della Chiesa di Cristo insegnano che l’uomo per natura è totalmente depravato—cioè, incapace di fare alcun che di buono.
Totale o Assoluta?
Ora, nonostante questi chiari insegnamenti della Scrittura, molti tentano di evitare e perfino negare questa auto-evidente verità. E’ stato insegnato che l’uomo è totalmente depravato ma non assolutamente depravato. Sebbene la frase “totale depravazione” non dovrebbe lasciare ombra di dubbio riguardo lo stato corrotto dell’uomo, alcuni ancora insistono che c’è qualcosa di buono nell’uomo naturale. Essi insistono quindi che l’uomo non è assolutamente depravato. L’illustrazione usata è quella di una gran quantità di mele marce. Essa può essere descritta come totalmente marcia se ogni mela ha qualche parte marcia—tuttavia forse hanno anche qualche parte buona. Queste mele sarebbero assolutamente marce se ognuna d’esse fosse interamente marcia. Così è detto che ogni parte dell’essere umano è stato toccata dal marciume del peccato—ma non necessariamente ogni parte è completamente corrotta. Questa intera idea è un tentativo di negare la totale depravazione e tuttavia trattenere la definizione. O l’uomo è depravato, e questa depravazione è completa—o egli non è depravato.
Altri False Vedute
Altri falsi punti di vista riguardanti lo stato dell’uomo naturale si sono presentate nella storia della chiesa. Questa fu la veduta pelagiana che comparve circa 400 anni dopo l’ascensione di Cristo. Pelagio, l’originatore di questa veduta, disse che quando Adamo cadde, egli danneggiò solo se stesso—la sua discendenza non ne fu affetta. Egli propose ulteriormente che ogni bambino nato nel mondo è nato nello stesso stato e condizione di Adamo prima della sua caduta. Ogni bambino nato su questa terra è nato perfetto e senza peccato. Come, allora, Pelagio come spiegò l’esistenza del peccato in tutti gli uomini? Egli insistette sul fatto che noi diventiamo peccatori quando imitiamo qualcun altro. Non appena i bambini cominciano ad imitare i loro genitori o altri che essi possono osservare, essi diventano peccatori. E il modo di cambiare i peccatori in santi è persuaderli ad imitare ciò che è buono. E’ nella capacità di ogni uomo, dice Pelagio, di imitare il bene e meritare la vita eterna.
Questa idea di Pelagio non è estranea nemmeno alla chiesa di oggi. E’ la base, infatti, del “vangelo sociale” dei nostri giorni. Nelle chiese c’è un forte impulso a cambiare le condizioni sociali dei nostri giorni. Le chiese sono supposte dover fare in modo che ci siano migliori alloggi per i poveri e per i gruppi razziali di minoranza; esse devono badare a che ogni uomo abbia adeguate cure mediche e un’istruzione appropriata; devono essere in prima linea per quanto concerne la spinta all’integrazione. Poi, secondo la teoria, se noi vogliamo raggiungere i nostri obiettivi in tutte queste aree, non ci preoccuperemo così tanto del peccato, del male e ogni tipo di corruzione. Forse, non avremo bisogno più delle prigioni. Il numero dei poliziotti può essere ridotto. Non saremo più turbati dalla delinquenza dei minori e degli adulti. Progressivamente questo mondo diventerà qualche sorta di utopia. Ma ciò è basato sull’antica eresia di Pelagio che se le persone vivono circondate da cose buone, se essi possono imitare buoni esempi, allora diventeranno buone. Questa intera veduta nega la Scritturale verità della totale depravazione.
Un altro errore è la veduta dell’Arminianesimo. L’Arminianesimo, o dottrina del libero arbitrio, essenzialmente deve negare la verità della totale depravazione. L’Arminianesimo insegna che l’uomo fu sicuramente totalmente depravato dopo la caduta; ma immediatamente dopo la caduta, Dio intervenne con la Sua grazia. L’operazione di questa grazia di Dio sopra tutti gli uomini implica due operazioni che alleviano la depravazione.
Primo, l’Arminianesimo sostiene che, sebbene l’uomo da sè è incapace di fare alcun bene, tuttavia attraverso un operazione generale della grazia di Dio sopra di lui egli può ora fare una certa misura di bene.
Ma l’Arminianesimo insegna di più. Esso insinua che l’uomo naturale, nonostante in origine totalmente depravato, è ora capace di accettare Cristo come suo personale Salvatore. L’uomo, attraverso l’esercizio della sua propria volontà, può respingere o ricevere il Salvatore. L’Arminianesimo suggerisce che l’uomo può ricevere Cristo solo per grazia, ma che ogni singolo uomo ha la grazia sufficiente datagli da Dio che lo mette in grado di accettare Cristo. La differenza tra i salvati e i non salvati, secondo l’Arminianesimo, non deve essere trovata nel fatto che uno riceve la grazia di Dio e un altro no, ma piuttosto nella volontà dell’uomo stesso. Questa falsa visione dell’Arminianesimo nega sia la verità Scritturale che la salvezza non è per la volontà dell’uomo ma esclusivamente per la grazia di Dio, sia la verità Scritturale la quale insegna che l’uomo per natura è così morto nel peccato che egli non potrebbe mai “ricevere Cristo come suo personale Salvatore” (cf. Giovanni 6:44).
Significatività della “Totale Depravazione”
Noi insistiamo, sulla base dei passaggi Scritturali citati precedentemente, che l’uomo è per natura completamente morto nel peccato (Efesini 2:3; Colossesi 2:13). Senza Cristo l’uomo non può fare alcun bene davanti a Dio (Giovanni 15:15b). L’uomo non può fare del bene “naturale” o “civile” su questa terra (cf. Canoni di Dordrecht III-IV, 4). Ne qualche uomo può esercitare la sua volontà per “accettare” Cristo—perché anche la sua volontà è schiava del peccato e della morte (cf. Giovanni 8:34, Romani 8:7-8).
Alcuni hanno obbiettato che uomini di questo mondo, quelli che si trovano al di fuori dalla chiesa, compiono anche molte buone azioni. L’uomo, apparentemente, non è sempre così completamente depravato. Un certo uomo ricco potrebbe dare un milione di dollari per costruire e mantenere un ospedale per aiutare i poveri e l’umanità sofferente. Ciò è peccato—o è buono? Il vostro vicino potrebbe non andare in chiesa o pregare—ma egli ha un meraviglioso rapporto con la sua famiglia. Ciò è buono—o è malvagio? Un uomo salva un suo simile dall’annegamento con il rischio di predere la propria vita. Ciò è buono—o malvagio? Queste domande sorgono, e, con esse, la domanda: il peccatore è effettivamente totalmente depravato?
Alla luce delle Scritture noi dobbiamo ancora sostenere che ogni uomo all’infuori di Cristo pecca in ogni cosa che egli fa. Dobbiamo essere cosi attenti da non scambiare ciò che noi potremmo pensare sia buono come ciò che agli occhi di Dio è buono. L’uomo o ama e serve Dio oppure no. Egli o è con Cristo o è contro di Lui (Matteo 12:30). Egli o fa qualcosa nella vera fede e per la gloria di Dio, o lo fa per il servizio degli uomini e per la sua gloria. Non c’è una via di mezzo. Non fa differenza se un uomo dona un milione di dollari per fondare un ospedale, o se ha una bella vita di famiglia, o salva persone dall’annegamento—in tutto questo, l’uomo naturale cammina non per fede ma nel peccato e nella corruzione. Dio, quindi, giudica ogni sua azione essere peccaminosa (cf. Confessione Belga 24, Catechismo di Heidelberg, D&R 91, Canoni di Dordrecht III/IV:4, Confessione di Westminster 16:7; per ognuna di esse cf. le relative prove scritturali addotte).
Sebbene tutti gli esseri umani siano totalmente depravati, nonostante tutte le loro azioni compiute per natura sono peccaminose—tuttavia ci sono ovviamente variazioni nell’espressione e manifestazione del peccato che possono essere osservate in loro. Non tutti gli uomini compiono il peccato allo stesso livello o nella stessa maniera.
In primo luogo, il tipo e il grado del peccato umano è determinato dall’età nella quale egli vive. Ovviamente oggi, con le nostre radio, televisioni, computer ed automobili, l’uomo può peccare in molti modi in cui i nostri progenitori non potevano.
In secondo luogo, il peccato è limitato, in ampio grado, dall’ambiente e dalle circostanze. Un uomo ricco ha mezzi per peccare in molti più e svariati modi rispetto a un uomo povero. Ma entrambi peccano in tutto ciò che fanno.
Terzo, il livello del peccato è determinato dall’età di una persona. Un piccolo bambino non pecca in tanti modi quanto l’adulto.
Infine, il livello e il tipo di peccato in un uomo è spesse volte regolato dalla stima di se stesso—il suo stesso orgoglio egoistico. Perché un uomo malvagio vive in un tranquilla, piacevole relazione con la sua famiglia? Non perché la legge di Dio lo richiede, ma perché egli capisce che è a suo proprio beneficio, perché in questo modo egli vive in una discreta relazione con i suoi simili.
Ma perché è cosi importante che la chiesa evidenzi questa verità della totale depravazione? Perché sottolineare la terribile peccaminosità dell’uomo? Se uno non fa notare questa, egli alla fine perderà tutte le altre significative dottrine della Scrittura. Uno non può capire rettamente l’espiazione della croce se non afferra correttamente l’insegnamento Scritturale riguardante la depravazione. Chi non afferra appropriatamente l’insegnamento Scritturale sulla depravazione, chi non comprende appropriatamente la depravazione, sicuramente non può capire correttamente la Sovranità di Dio, il Quale fa ogni cosa in armonia con la Sua propria volontà.
Perciò il Cristiano deve comprendere questa verità ed insegnarla ai suoi figli.
Ed ogni figlio di Dio deve vivere e camminare nella coscienza della depravazione dell’uomo naturale. Non iniziate ad ammirare ciò che il mondo è e ciò che il mondo produce. Non iniziate ad imitare e ad invidiare il mondo. Riconoscete che tutti gli uomini, noi stessi inclusi, per natura siamo morti nei peccati. Nella mia carne, disse Paolo, non abita alcun bene. E quindi comprendiamo che il credente fu una volta liberato fa questa depravazione, perché egli fù redento solamente ed interamente attraverso il sangue dell’Agnello.