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Vergini e Vedove

(Da: CR News, Agosto-Settembre 2007, Volume XI, n. 16-17)

Rev. Angus Stewart

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I Corinzi 7 è il grande capitolo nella Bibbia sul celibato ed il matrimonio Cristiano. Ma chi deve decidere se una persona single o una vedova o vedovo dovrebbe sposarsi o meno?

Per un vedovo (un uomo la cui moglie è morta), la decisione spetta a lui. E’ lo stesso per un giovane uomo single, anche se, ovviamente, ha bisogno di consigli. Il nostro Padre celeste ci insegna che un uomo lascia suo padre e madre e si unisce a sua moglie (Genesi 2:24). Dunque lasciare ed unirsi, cioè, sposarsi, è un atto della sua determinazione e volontà, sotto Dio Onnipotente. E così i genitori devono insegnare ai loro figli a lasciare casa un giorno e a condurre una moglie pia.

Ma che dire delle donne? A chi spetta la decisione finale se le vergini o le vedove si possono sposare o meno? I Corinzi 7:36-38 si rivolge al caso dei vergini ed i versi 39-40 trattano delle vedove. I Corinzi 7:39 ci fornisce anche il criterio chiave per la scelta di una sposa: sposarsi “purché nel Signore.” Questa è un’affermazione molto breve ma contiene molto, come vedremo nel prossimo articolo.

La Bibbia ci dà istruzione a riguardo dell’autorità di un padre su sua figlia. Numeri 30:3-16 insegna che un padre può annullare il voto di sua figlia (quando ne viene a conoscenza per la prima volta). Secondo Deuteronomio 22:13-21, se un marito in Israele accusava sua moglie di aver fornicato con un altro uomo prima del loro matrimonio, suo padre doveva “mostrare i segni della verginità della damigella agli anziani della città” (15). Così era la chiamata del padre quella di assicurare che sua figlia rimanesse vergine prima del matrimonio. Se sua figlia aveva “fatto la prostituta,” sarebbe stata lapidata alla porta della casa di suo padre (21), così indicando la sua colpa e anche vergogna. Esodo 22:16 ci dice che un uomo che seduce una ragazza non sposata è vincolato ad offrirle di sposarla. Ma suo padre ha il diritto di rifiutare di darla in matrimonio (17) e nessuno può fermarlo dal fare questo. Perché? Perché egli ha questa autorità da Dio. Questa istruzione da Numeri 30, Deuteronomio 22 ed Esodo 22 sull’autorità del padre è presupposta in I Corinzi 7:36-38.

Il padre, in quanto capo della casa, ha l’ultima parola sul se sua figlia può o non può sposarsi. Non è semplicemente qualcosa che a che fare con la relazione sentimentale o la decisione di sua figlia o l’insistenza del suo ragazzo. L’approvazione di suo padre è necessaria, perché egli ha l’autorità datagli da Dio, e quindi la responsabilità, su se sua figlia debba sposarsi o meno. Dunque le Scritture parlano di figli che si sposano ma di figlie che sono date in matrimonio (e.g. Salmo 78:63; Matteo 24:38; Luca 20:34). In accordo a questo, nella cerimonia nuziale, il ministro chiede: “Chi dà questa donna a quest’uomo in matrimonio?” “Sua madre ed io,” replica suo padre. Non vi è una domanda o risposta del genere per lo sposo. L’atto di dare sua figlia allo sposo da parte del padre è un trasferimento di autorità. Suo marito è ora il suo capo; suo padre non possiede più questa autorità su di lei. Dunque Numeri 30 insegna che proprio come un padre ha l’autorità di annullare il voto di sua figlia, così un marito ha l’autorità di annullare il voto di sua moglie.

Inoltre, il padre ha autorità anche sul corteggiamento di sua figlia. Immaginate la ridicola situazione in cui un padre non ha voce in capitolo su con chi sua figlia possa prendere un appuntamento, ma ha autorità solo sul matrimonio, e così si intromette per fermare il matrimonio dopo che si stavano corteggiando per, diciamo, due anni! Deuteronomio 22:13-21, col riferimento al padre che porta agli anziani della città i segni della verginità di sua figlia, indica la sua autorità sul suo corteggiamento. Cosa include una tale autorità paterna? Con chi può uscire, quest’uomo ma non quell’altro. Quando può uscire, quando suo padre crede che lei sia pronta. Il padre dovrebbe anche fare in modo che si vesta modestamente, come richiede la Parola di Dio (Isaia 3:16-23; I Pietro 3:3-5). Il ruolo del padre non è meramente stare seduto a casa con mamma, preoccupandosi ansiosamente e pregando su a cosa sua figlia ed il suo ragazzo arriveranno nel loro appuntamento.

Il mondo empio, i malvagi demoni e i furiosi femministi, odiano la verità biblica dell’autorità spirituale di padri fedeli sulle loro figlie, come anche la odiano le figlie immature. “Mio padre è un idiota. Che ne sa lui?” “La poesia e la sapienza nel corteggiamento si trovano nei giovani.” Così pensano molti. Dunque vi è la forte tendenza a ribellarsi o a uscire di nascosto, stoltamente, con qualche buono a nulla in un appuntamento senza consenso dei genitori. I tuoi genitori avrebbero potuto salvarti dai dolori di cuore che stanno per venire, ma tu non hai voluto ascoltare!

Questa opposizione alla supervisione dei genitori (specialmente del padre) è probabilmente più forte che mai nel nostro mondo occidentale moderno. La rivoluzione sessuale negli anni ’60 ha reso la promiscuità e la ribellione più diffusa e “normale.” La vasta proliferazione di stupidi libri e riviste per ragazze sulle relazioni maschio-femmina insegnano un “amore” dal basso che è completamente terrestre, sensuale e diabolico (cf. Giacomo 3:15). La TV, i film, le canzoni popolari ed i chat show promuovono questo modo di pensare e vivere. “Uscire per ricreazione è la norma. Perché non uscire meramente per divertirsi? Lo fanno tutti.” Questa può essere una seria tentazione per le ragazze Cristiane: conformarsi al mondo empio con le sue lascive e stolte idee sul prendere appuntamenti e sull’”amore” … e sul ribellarsi contro l’autorità e la protezione del padre, contrariamente al quinto comandamento e alla vita santa di gratitudine richiesta da tutti coloro che sono redenti dal prezioso sangue del nostro Signore Gesù Cristo.


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I Corinzi 7:36-38, e dunque la nostra serie, procedono sulla base della comprensione del fatto che il padre Cristiano è un uomo pio e saggio che ama sua figlia e cerca il suo bene in ogni cosa, incluso il corteggiamento ed il matrimonio. Egli non deve essere un tiranno, che la forza a prendere appuntamento con qualcuno inadatto, né deve essere egoista, pensando meramente a se stesso e al suo proprio benessere. Né può fare a sua figlia delle richieste irragionevoli: “Padri, non provocate i vostri figli ad ira, così che non siano scoraggiati” (Colossesi 3:21). Così vi possono ben essere dei problemi nella supervisione dei genitori del corteggiamento di una figlia, se il padre sta vivendo una vita peccaminosa ed è un uomo stolto o sconsiderato. Se non ha dimostrato il suo amore per lei o conquistato il suo rispetto mentre lei cresceva, probabilmente scoprirà che ora la sua figlia testarda non si curerà, in questo peccando, della buona supervisione sul suo corteggiamento e matrimonio. Così egli sta mietendo ciò che ha seminato nella sua casa disordinata, e lei (ordinariamente) mieterà ciò che ha seminato in un corteggiamento inquieto ed un cattivo matrimonio.

Anche se stiamo considerando il ruolo del padre (come fa I Corinzi 7:36-38), anche la madre qui ha un ruolo. Egli è il capo (Efesini 5:23), ma lei è un aiuto consono o adatto per lui (Genesi 2:18). Dunque il marito dovrebbe discutere di queste faccende con sua moglie (come parte del condividere le loro vite e condurre la loro casa). Egli dovrebbe ascoltare i buoni consigli da lei, perché lui non sa tutto, altrimenti Dio non gli avrebbe mai dato un aiuto. Inoltre, sua moglie, in quanto una donna, comprenderà in molti modi sua figlia meglio di lui.

I Corinzi 7:36-38 procede anche sulla base della comprensione del fatto che la figlia è pia e sottomessa a suo padre. Ella obbedisce il quinto comandamento: “Onora tuo padre e tua madre …” (Esodo 20:12). Ella comprende il suo bisogno di aiuto nell’area del corteggiamento. “La stoltezza è legata al cuore di un fanciullo” (Proverbi 22:15) e parte d’essa è ancora presente, specialmente in figlie che pensano che sono pienamente “cresciute” e non hanno bisogno del consiglio dei genitori. Salmo 25:7 fa riferimento ai “peccati di … gioventù”, e molti è da lungo tempo che si stanno pentendo del peccato di aver corteggiato e di essere sposati da stolti quando erano più giovani.

Quando le cose sono al loro posto in una casa Cristiana, la figlia confida in suo padre, riconoscendolo come un uomo giusto e fedele che si cura di lei e vuole per lei il suo meglio. Quale uno che ha vissuto con lei per un paio di decenni o giù di lì, la figlia sa che suo padre non è perfetto ma comprende che non sta supervisionando la sua vita romantica per rovinarla o per ostacolarla, ma per il suo bene. Dunque lei riceve ed apprezza il suo consiglio e guida e non lo percepisce come un’intrusione ingiustificata o indesiderata. Una tale figlia sa che se suo padre dovesse lasciarle fare ogni cosa che vuole, mostrerebbe che non la ama. Infatti, l’attenta supervisione da parte di suo padre dovrebbe essere vista con sicurezza e sollievo: “Non devo fare decisioni così grandi tutta da sola!” Che grande modo per sistemare dei pretendenti indesiderati o inappropriati! Si dica loro semplicemente: “Chiedi a mio padre!”

Il verso 36 parla di un padre che giunge a constatare che sta frenando dal matrimonio in modo innecessario la sua figlia matura. Il suo comportamento è stato “sconveniente” o improprio. Sua figlia non ha il dono della continenza sessuale (9) e quindi dovrebbe sposarsi (cf. “se così bisogna fare,” 36). Lei vuole sposarsi e vi è qualcuno adatto, così il padre dovrebbe lasciare “che si sposino” (36).

Il verso 37 si riferisce al caso di una figlia che ha il dono della continenza sessuale (9), e così non “vi è necessità” che si sposi (37). Dunque qui il padre esercita la sua autorità col decretare fermamente nel suo “cuore” e “volontà” che lei rimanga single (37).

In entrambi gli scenari il padre fa “bene” (38), centralmente perché egli agisce appropriatamente a riguardo del principio fondamentale: se sua figlia ha o meno il dono della continenza sessuale (9). Ma nel secondo caso, il padre fa “meglio” (38), perché una donna pia, single col dono della continenza sessuale evita l’avversità e le tribolazioni del matrimonio (26-28) ed ha più libertà di servire il Signore (32-35). Inoltre, il matrimonio—grande figura di Cristo e la chiesa che è!—è solo per questo mondo e passa via (29-31).

Ma che dire delle vedove? Il padre ha autorità sulla vita romantica di sua figlia vergine, ma non così con una vedova: “La moglie è vincolata dalla legge fintanto che suo marito vive, ma se suo marito è morto, lei [i.e., la vedova] è libera di sposarsi con chi vuole, purché nel Signore” (39).

Si noti che I Corinzi 7 ci dice chi è che ha autorità sul corteggiamento e il matrimonio per una vergine (36-38) e una vedova (39-40); non dice niente su questo per quanto riguarda una donna divorziata. Perché? Perché il Signore Gesù comanda: “Che la moglie non si separi da suo marito. Ma se si separa, [1] che rimanga senza sposarsi, o [2] sia riconciliata a suo marito” (10-11). Soltanto due opzioni sono date ed il risposalizio di una donna divorziata mentre il suo sposo è in vita non è una di esse (cf. 39).

Per altre risorse in italiano, clicca qui.

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