David J. Engelsma
(Da: The Standard Bearer, Volume 70 – n. 12)
Guerra!
Bombe e proiettili, stupro e tortura, morte e mutilazioni!
Perfino noi Americani, che non abbiamo avuto i cani della guerra sguinzagliati nel nostro paese, nelle nostre città, e nelle nostre case, tremiamo all’orrore della guerra. Scarsamente meno orribile della guerra è il periodo immediatamente successivo ad essa: carestia, pestilenza, e caos sociale.
La guerra non ci è estranea. Chi tra noi ha ottant’anni è vissuto attraverso due guerre mondiali, il conflitto coreano, e la guerra nel Vietnam. Siamo stati testimoni, inoltre, di innumerevoli altri più piccoli, e tuttavia violenti, conflitti. Chi sa quando e dove scoppierà la guerra? Se includiamo la lotta tra le razze all’interno dello stesso paese, diviene chiaro quanto essa sia prevalente e quanto vicina a noi tutti.
La nostra reazione naturale alla guerra e ai rumori di guerra è la paura, e perfino il terrore. Allora supponiamo subito che in realtà essa non è necessaria. Quanto spesso non udiamo e forse perfino diciamo questo a riguardo della guerra in Vietnam? Da questo ci spostiamo sulla speranza che la guerra sia rimossa dal mondo e che prevalga la pace.
Le parole di Gesù Cristo sulla guerra in Matteo 24:6-8, mentre Egli prosegue il Suo insegnamento a riguardo della fine del mondo, contraddicono la nostra reazione naturale alla guerra:
E voi udrete di guerre e rumori di guerre, guardate di non turbarvi, perché tutte queste cose devono accadere, ma la fine non è ancora. Perché nazione insorgerà contro nazione, e regno contro regno, e vi saranno carestie, e pestilenze, e terremoti in diversi luoghi. Tutto questo è il principio delle doglie.
Primo, i discepoli di Cristo non hanno motivo di aver paura: “Guardate di non turbarvi.” In Luca 21:9 ci è detto: “Non siate terrificati.” Secondo, la guerra è necessaria: “Tutte queste cose devono accadere.” Terzo, la speranza che il nostro mondo sarà benedetto con la pace è una vana speranza: “Voi udrete di guerre e rumori di guerre … nazione insorgerà contro nazione.”
Cristo ora comincia a rispondere alla domanda dei discepoli: “Quale sarà il segno della tua venuta, e della fine del mondo?” I discepoli pensavano che la fine sarebbe stata preceduta da un solo grande segno. Gesù non nega questo, come mostra il verso 30, perché Egli parla del “segno del Figlio dell’uomo nel cielo.” Ma Egli insegna che vi sono anche altri segni della fine, ed uno di questi è la guerra.
I segni della fine del mondo sono eventi nella creazione, nella storia, e nella chiesa, che mostrano che Gesù sta venendo, che la fine del mondo si avvicina, e che la fine è prossima. Un tale evento nella creazione sarebbe stato un terremoto, nella chiesa sarebbe stata l’apostasia, nella storia sarebbe stata la guerra. Questi segni sono specificati nelle Scritture e sono eventi che hanno luogo apertamente, lì dove essi sono ovvi a tutti. Essi non sono segni privati e segreti dati a pochi individui specifici per rivelazione speciale. Questo, ovviamente, è sempre stata una caratteristica dei culti. I loro leader hanno reclamato di aver avuto rivelazioni speciali dategli privatamente, riguardanti la fine del mondo, e molte persone sono state abbindolate da questi reclami. La segretezza di queste rivelazioni contraddice l’idea stessa dei segni biblici della fine, perché essi sono aperti ed ovvi. Pretendere di avere rivelazioni speciali riguardanti la fine è un distintivo dei falsi profeti che cercano di ingannare gli eletti negli ultimi giorni, secondo i versi 23-26 di Matteo 24. Sono i falsi profeti che dicono: “Ecco, egli è nel deserto … ecco, egli è nelle camere segrete,” cioè “Io ho qualche informazione privata e segreta a riguardo della venuta di Cristo. Ascoltate e seguite me.”
Anche se i segni della fine sono ovvi per tutti, essi servono come segni solo al credente. Il non credente, come sempre, vede, ma non percepisce e non presta attenzione. La ragione non è ignoranza, ma incredulità. Solo la fede legge i segni in modo corretto e pone a cuore l’avvertimento: la fine è vicina! Gesù sta venendo!
I segni della fine fanno più che meramente indicare che la fine sta arrivando. Noi non possiamo paragonarli ad un cartello stradale che dice: “Milano, 100 chilometri.” Un tale cartello stradale indica che Milano sta per giungere, ma non la fa avvicinare. Un segno della fine fa avvicinare la fine. Esso è in se stesso un mezzo col quale la fine si avvicina, o, per vederla in modo differente, un modo in cui ogni cosa è resa pronta per la fine del mondo. Piuttosto che paragonare il segno di guerra al cartello segnaletico che dichiara che una grande città è a tanti chilometri di distanza, possiamo paragonarlo al primo e lontano rombo del tuono che indica che il temporale si sta avvicinando. Questo è il motivo per cui Gesù dice che i segni in genere e la guerra in particolare sono necessari. Questa è anche l’idea che spiega il motivo per cui Gesù chiama la guerra il principio delle doglie al verso 8.
La guerra è uno di quei segni della fine. Qualcuno osserverà certamente che vi sono sempre state guerre nel mondo. Esse non sono limitate al periodo che precede di poco il ritorno di Cristo. Questo è vero. Una delle principali lezioni della storia è che il desiderio di pace dell’uomo non è stato mai realizzato. L’uomo è stato costantemente in guerra oppure a prepararsi ad ingaggiare qualche guerra. Ma questo fatto mostra solo che Cristo sta venendo. Dal momento della Sua ascensione, Egli sta venendo di nuovo sulla terra. Secondo la Scrittura, l’intero periodo dall’ascensione al momento della Sua apparizione è l’ultima ora, e già poco dopo la Sua ascensione fu detto: “la fine è vicina.” Le guerre, quindi, sono sempre state presenti nel mondo. Ma man mano che il tempo avanza, vi è un intensificazione della guerra sia per quanto riguarda l’estensione che la severità.
La guerra è il prodotto del cuore peccaminoso dell’uomo. L’uomo empio è la causa di ogni guerra. La colpa è sempre sua. L’avidità dell’uomo, la sua brama di potere, e il suo orgoglio, producono le guerre. L’ingiustizia, la ferocia, la crudeltà dell’umanità in guerra sono incredibili. L’uomo caduto è in guerra con Dio, ed egli manifesta questo nella sua inimicizia contro gli altri uomini, nazione contro nazione, regno contro regno, e razza contro razza. Non uno di noi può scusare se stesso, quindi. E’ comune oggi per le persone incolpare altri per la guerra. I giovani accusano la generazione più anziana, i cittadini accusano i loro governatori. Ma la responsabilità per la guerra appartiene a noi tutti. Attraverso la disubbidienza di Adamo, alla cui colpa noi tutti abbiamo parte, noi tutti abbiamo portato la guerra nel buon mondo di Dio. Dal punto di vista che la guerra sorga dall’uomo malvagio, è comprensibile che l’andamento della guerra si rinvigorisce man mano che ci avviciniamo alla fine. L’uomo si sviluppa nel peccato e diviene un guerrafondaio sempre più terribile.
Ma la guerra è anche il giudizio di Dio sull’umanità peccaminosa. Le guerre sono controllate da Dio e mandate da Dio. Ciò è insegnato in Apocalisse 6:3-4, la ben conosciuta visione del cavallo rosso dell’apocalisse. L’Agnello, il Cristo risorto, sta mandando i giudizi di Dio su un mondo malvagio alla fine delle epoche. Al cavallo sanguigno e al suo cavaliere è dato il potere “di togliere la pace dalla terra, e così che essi si uccidessero l’un l’altro, e gli fu data una grande spada.” Le nazioni stanno cercando la pace. Questa è nei loro interessi. Ma Cristo fa cavalcare il cavallo rosso per tutta la terra.
Ciò perchè le guerre sono necessarie! Questo è quanto Gesù disse in Matteo 24:6: “Tutte queste cose (cioè, guerre e rumori di guerre) devono accadere.” Il mondo insiste sempre che la guerra può essere bandita. La pace è sempre dietro l’angolo. Qualche buon diplomatico in più, qualche conferenza in più, un pò più di buona volontà tra gli uomini … Molte persone religiose sono in prima linea nei movimenti per porre fine alle guerre. Essi caccerebbero Gesù dai loro pulpiti, se Egli oggi dovesse predicare quanto proclamò in Matteo 24, e cioè la necessità delle guerre. Una volta e per tutte, Gesù espose il sogno di pace dell’uomo come una delusione. Una volta e per tutte Egli si rifiutò di far aizzare la bandiera del Suo Nome sui tentativi degli uomini, inclusi quelli religiosi, di porre fine alla guerra. Cristo non ha pregato e desiderato che non vi siano guerre, ma Egli volle che il Suo popolo non si preoccupasse a motivo delle guerre che sarebbero venute e che devono venire.
Noi che siamo i discepoli di Cristo dobbiamo prendere questo seriamente. Noi non ci uniamo agli sforzi di costituire una pace terrena, noi non preghiamo per una pace terrena, noi non ci aspettiamo una tale pace. Certamente desideriamo l’abolizione della guerra, il riporre le spade delle nazioni nei foderi, quando le nazioni non impareranno più la guerra. Noi bramiamo ed attendiamo il giorno in cui Jehovah il nostro Dio farà cessare le guerre fino alle estremità della terra (Salmo 46:9). Ma noi desideriamo questo solo nella via della rimessione del peccato dalla terra. Il desiderio della pace, mentre le nazioni continuano nei loro peccati e perfino aumentano nella empietà, è un attacco alla giustizia di Dio. Non è niente meno che l’antico desiderio dell’uomo di avere il peccato senza pagare il salario del peccato.
Inoltre, la chiesa cerca una pace che sia realizzata da Cristo alla Sua seconda venuta, non prima. Matteo 24 in generale e il verso 6 in particolare contraddicono la nozione che vi sarà un periodo di pace precedente alla venuta di Cristo, causato dalla conversione del mondo. La storia del mondo è una storia di guerra. Deve esserlo.
La necessità della guerra deve essere trovata, prima di tutto, nel fatto che essa è necessaria perché un mondo empio sia punito. E’ la chiamata della chiese rendere questo noto nella sua predicazione. La chiesa non sottoscrive la follia del mondo che la pace è possibile per un mondo ingiusto. Ella non grida: “Pace, pace,” quando non vi è pace. Ma come Noè nei confronti del mondo empio del suo tempo e come Enoc di quello del suo tempo, la chiesa avverte il mondo dei giudizi dell’ira di Dio. Questi giudizi stanno già cadendo sul mondo negli orrori della guerra. I giudizi presenti sono precursori di peggiori giudizi a venire.
E’ specialmente la necessità delle guerre per la venuta di Gesù Cristo che ci interessa. Quando Gesù ha detto che le guerre sono necessarie, Egli intendeva dire che erano necessarie per la Sua venuta e per la fine del mondo. Egli ha collegato guerre e fine del mondo, quando ha aggiunto: “ma la fine non è ancora.” Vi è una relazione tra le guerre e la fine. Le guerre servono la venuta della fine. Le guerre preparano per il ritorno di Gesù Cristo. Gesù viene velocemente attraverso le guerre.
Come accade questo? Primo, le guerre rendono impossibile per un tempo lo stabilimento del regno dell’Anticristo, così che la chiesa ha l’opportunità di predicare il vangelo. Per mezzo di questa predicazione, la verità di Dio è testimoniata a tutte le nazioni, così che il Nome di Dio è lodato e tutti gli eletti di Dio sono salvati. Quando le nazioni infine raggiungono la pace, esse si volgeranno contro la chiesa, per distruggerla. Secondo, le guerre mostrano la completa disperazione dell’uomo a prescindere da Dio in Gesù Cristo. Nella sanguinosa storia della razza umana, diviene indubbiamente chiaro che l’uomo non può creare pace nella creazione o edificare un regno caratterizzato dalla pace. Terzo, la guerra serve, in questo modo, questo fine: attraverso l’agitazione mondiale delle guerre e gli scompigli sorgeranno un potente leader ed una potente nazione che domineranno tutte le nazioni e ai quali tutte le nazioni si arrenderanno. Dal mare turbolento delle nazioni viene la bestia di Apocalisse 13. Questa sarà l’Anticristo.
Esattamente perchè le guerre sono necessarie per la venuta di Gesù, non dovremmo essere turbati a motivo di esse. Questa è la parola di Gesù ai discepoli: “Guardate di non turbarvi.” Secondo Luca 21:9, Egli ci dice: “Non siate terrificati.” Tale è la nostra reazione naturale alle guerre e ai rumori di guerre. In se stessa la guerra è un tremendo male anche il popolo di Dio. Esso è esposto a tutte le miserie della guerra. I suoi figli combattono e muoiono, le sue case sono distrutte, le sue vite sono minacciate. Ma esso non è scosso con dubbi e paure, né può esserlo, perché sa che la guerra serve la venuta di Cristo e la fine del mondo.
La guerra è un segno della fine! Essa ha un doppio messaggio per noi che seguiamo Cristo. Da un lato, indica che la fine non è ancora. Così leggiamo al verso 6: “ma la fine non è ancora.” Il significato è che quando le guerre sono in atto e il mondo è ripieno di rumori di guerra, la fine del mondo non verrà improvvisamente. Vi è ancora molto che deve accadere prima che il Signore possa ritornare. La potenza mondiale anticristiana deve insorgere e stabilirsi, le guerre devono cessare per un breve periodo, la grande tribolazione deve irrompere sul popolo di Dio. Gesù ha affermato che il tempo delle guerre e delle agitazioni non sarebbe stato seguito immediatamente dalla fine, per evitare una falsa e pericolosa aspettazione della fine tra i Suoi discepoli. Questo ha turbato la chiesa oggi come allora. Anche oggi, vi è chi risponde alla guerra o a qualche altra calamità guardando alla fine come se potesse giungere in qualsiasi momento. Implicato nell’avvertimento di Gesù che la fine non è ancora è l’insegnamento che la paziente perseveranza è l’importante virtù del Cristiano negli ultimi giorni. La guerra rappresenta soltanto le prime avvisaglie, i primi rombi della tempesta incombente. La tempesta è ancora a distanza.
Ma la guerra è il rimbombo di quella tempesta che sta venendo. La tempesta si sta avvicinando. Quindi, la guerra ci dice che la fine è certa, e ci dice che la fine è prossima, così vicina che non possiamo dimenticarci di essa.
La certezza e la vicinanza della fine, come indicate dalle guerre, sono insegnate in modo singolare dal Signore al verso 8, dove Egli chiama le guerre “il principio delle doglie.” La parola “doglie” fa riferimento ai dolori di una donna che si affatica a partorire un bambino. La storia è ora in travaglio per partorire la fine del mondo, la venuta di Gesù Cristo. Essa è incinta della fine. Dio l’ha resa tale dal momento dell’ascensione di Cristo al cielo.
Il principio di queste fatiche di parto sono le guerre. Esse sono dolori terribili. La nascita è ancora nel futuro, essa non viene col principio dei dolori del parto. La madre nella sua fatica sa bene che dolori peggiori devono seguire prima di riuscire a partorire. Tuttavia, con l’inizio dei dolori la nascita è vicina, e tutta l’attenzione è diretta alla nascita che si avvicina.
In tal modo noi guardiamo alle guerre, alle sommosse, a tutti i tipi di lotta sociale. La creazione e la storia sono convulse, convulse per produrre il giorno di Gesù Cristo. Terribili in se stessi, i dolori sono sopportati, e perfino gioiosamente sopportati, da coloro che aspettano il Figlio.