David J. Engelsma
Un libro recente di Iain H. Murray su John Wesley, famoso padre della Chiesa Metodista e nonno del movimento carismatico, è di straordinaria significatività per i Cristiani e le chiese Calviniste contemporanee, specialmente in Gran Bretagna, sede della Banner of Truth, la casa editrice di cui Murray è il principale editore. Il libro è Wesley and Men Who Followed (Edinburgh: The Banner of Truth, 2003), [Wesley e gli Uomini che Seguirono].
Anche se due delle quattro sezioni di Wesley and Men Who Followed sono dedicati ai successori di Wesley e alle successive fortune del Metodismo, il libro è un nuovo studio della vita, della teologia, e dell’opera di John Wesley, nel trecentesimo anniversario della sua nascita di.
Nemico della Grazia
Nonostante le sue intenzioni, il libro rende chiaro che Wesley, predicatore, revivalista, e fondatore inglese della Chiesa Metodista nel diciottesimo secolo era eretico, e di grosso. Ad un anno dalla sua supposta conversione nel 1738 Wesley bestemmiò pubblicamente la dottrina biblica della predestinazione in un sermone ed in un pamphlet intitolato “Free Grace,” (Libera Grazia). Iain H. Murray, ovviamente, deve far riferimento a questo notorio assalto al vangelo biblico della grazia. Ma, in modo molto accorto, coerentemente al suo proposito di rendere Wesley e la sua teologia accettabile ai Calvinisti professanti, Murray non cita il sermone nè l’articolo, nè descrive la diatriba di Wesley come un attacco alla predestinazione di Dio. Piuttosto Murray ci informa che Wesley meramente predicò “contro la comprensione Calvinista della predestinazione” (p. 38). Si noti la descrizione dell’oggetto dell’odio di Wesley: non la predestinazione, ma meramente “la comprensione Calvinista della predestinazione.”
Un’altra recente opera su Wesley, il libro John Wesley: A Biography (Eerdmans, 2003) [John Wesley: una Biografia], di Stephen Tomkins, è onesto nella sua valutazione del sermone e del pamphlet di Wesley che assale la predestinazione. Tomkins include citazioni dal pamphlet che mostrano la ferocia dell’attacco di Wesley alla predestinazione:
“Il pamphlet di Wesley era uno scritto estremamente potente, un’escoriazione violenta della ‘blasfemia chiaramente contenuta nell’orribile decreto della predestinazione.’ Essa, egli insisteva, distrugge il nostro conforto, santità e zelo per la predicazione, e se non lo fa dovrebbe farlo. ‘Essa rappresenta il santissimo Dio come peggiore del Diavolo, piu’ falso, piu’ crudele, e piu’ ingiusto.’ … E’ una dottrina mostruosa” (Tomkins, Wesley, p. 78).
Esattamente per tali calunnie blasfeme della predestinazione di Dio, il Sinodo di Dordt mise in guardia tali “calunniatori” come John Wesley “di considerare il terribile giudizio di Dio che li attende per il loro portare falsa testimonianza contro le confessioni di così tante chiese, per affliggere le coscienze dei deboli, e per affaticarsi a rendere sospetta la società dei veramente fedeli” (Canoni di Dordt, Conclusione).
Attraverso tutta la sua lunga vita e ministero, Wesley rimase un inveterato nemico della grazia sovrana ed un ardente amante del libero arbitrio dell’uomo naturale e del suo aspetto decisivo nella salvezza.
Wesley negava la giustificazione per sola fede, e la oppose vigorosamente. La sua dottrina della giustificazione era quella di Roma: la grazia infusa che permette al peccatore di fare buone opere che quindi sono parte della sua giustizia davanti a Dio. “La giustizia che è da Dio per fede e sia imputata che inerente,” insegnò Wesley, in modo che la giustificazione del peccatore è un processo continuo. Wesley rigettava la giustificazione come l’imputazione della giustizia di Cristo da parte di Dio al peccatore: “Noi non lo troviamo esplicitamente affermato nella Scrittura che Dio imputa la giustizia di Cristo a qualcuno” (Murray, Wesley, pp. 222, 219).
L’attacco di Wesley alla dottrina della giustificazione per sola fede era la stessa di Roma: la dottrina è un ostacolo alla vita Cristiana di santificazione e buone opere, cioè la grazia della giustificazione per sola fede rende gli uomini poco attenti e profani. Scrisse Wesley contro la giustificazione per sola fede: “Perchè se la stessa ubbidienza personale di Cristo … fosse mia nel momento stesso che credo, vi si potrà mai aggiungere qualcosa? La mia ubbidienza aggiungerà qualche cosa di valore alla perfetta ubbidienza di Cristo?” (Murray, Wesley, p. 220) La risposta del vangelo, e di ogni Cristiano, a queste empie domande è un enfatico “no.” La nostra ubbidienza non aggiunge assolutamente niente alla perfetta ubbidienza di Cristo per la nostra giustizia davanti a Dio. Ma per Wesley, questa risposta negativa condannava la dottrina della giustificazione per sola fede. Le opere del peccatore devono aggiungere qualcosa all’ubbidienza di Cristo per quanto riguarda la sua personale giustizia.
Necesariamente implicato nel diniego di Wesley della verità Biblica e Riformata della giustificazione vi era la dottrina della morte di Cristo. John Fletcher, collega e miglior discepolo di Wesley, “riuscì a capire che la questione della redenzione generale in contrasto a quella particolare era strettamente connessa alla natura della giustificazione … Piuttosto che credere nella particolare redenzione Fletcher sosteneva una ‘giustificazione generale’ di tutti gli uomini, che, da se stessa, non era affatto una giustificazione salvifica” (Murray, Wesley, p. 224).
La Seconda Benedizione
Come se tanta corruzione del vangelo della grazia non fosse stata abbastanza, Wesley insegnò il perfezionismo. I Cristiani, tutti i Cristiani, possono e dovrebbero essere senza peccato in questa vita. Questa “intera santificazione” accade in un’esperienza istantanea. Secondo Wesley, tutti i Cristiani dovrebbero desiderare ed aspettarsi questa seconda benedizione dopo la conversione (Murray, Wesley, pp. 232-246). La dottrina del perfezionismo, ovviamente, o conduce gli uomini a disperazione, o fa di loro degli ipocriti.
Basilare per l’insegnamento perfezionista di Wesley era il suo radicale indebolimento della dottrina biblica del peccato. Il peccato per Wesley, come per Roma, era meramente una “volontaria trasgressione di una legge conosciuta.” Non era corruzione della natura. Non era il pensiero, il desiderio, e la passione. Una tale dottrina del peccato, come appunto quella di Wesley e di Roma, fa delle persone dei Pelagiani e dei Farisei, che asseriscono la loro propria bontà e non hanno bisogno della grazia di Dio. Non possedendo la conoscenza della grandezza del suo peccato e miseria, che il Catechismo di Heidelberg dice essere necessaria per godere del conforto del vangelo, non meraviglia che Wesley disprezzava la giustificazione per sola fede. L’uomo che è ignorante del “Dio sii misericordioso verso di me il peccatore” del pubblicano, deve essere del tutto estraneo alla giustificazione in quanto imputazione della giustizia di Cristo.
In aggiunta all’enormità di questa grave eresia, era la tolleranza, da parte di Wesley, se non l’incoraggiamento, di atti fisici bizzarri che accompagnavano la supposta seconda benedizione della perfezione, e, inoltre, lo stile di predicazione di Wesley, che in generale era revivalista. Sotto il ministero di Wesley e delle sue coorti, i convertiti di Wesley ridevano insanamente, ruggivano, sobbalzavano, e cadevano come colpiti. Murray accenna soltanto a questi fenomeni carismatici. Tomkins è franco: “L’immagine di Wesley che guada i caduti come in un campo di battaglia, che prega sui corpi che si agitavano, suonerà stranamente familiare a chiunque ha qualche conoscenza della ‘benedizione di Toronto’ del 1994” (Tomkins, Wesley, pp. 71-74).
Nel suo revivalismo, il suo insegnamento dell’esperienza della perfezione istantanea di una seconda benedizione, la sua accettazione, se non incoraggiamento, di espressioni corporali di salvezza bizzarre, e specialmente il suo vangelo del libero arbitrio, Wesley è stato il nonno del movimento carismatico odierno.
Con buona ragione, Augustus M. Toplady, il grande, ortodosso, ed onorevole antagonista di Wesley, disse di Wesley: “Io credo che sia il piu’ rancoroso odiatore del sistema del vangelo che sia mai apparso in Inghilterra” (citato in Tomkins, Wesley, p, 173).
“Morto alla Sensazione di Vergogna”
Wesley era malvagio nel suo comportamento quanto lo era nella sua dottrina. Si comportò in modo abominevole con il suo piu’ stretto prossimo, sua moglie, virtualmente abbandonandola. Murray nota molto brevemente il fatto della disubbidienza di Wesley al comandamento dell’apostolo che il marito ami sua moglie e dimori con lei da uomo che la comprende, anche se fa attenzione a non descrivere il comportamento di Wesley come peccato. “Con qualche giustificazione, Molly Wesley giunse a pensare che suo marito non aveva bisogno di una moglie. Troppo spesso erano separati ed infine furono così alienati e distanti che fu soltanto vari giorni dopo il suo funerale che egli perfino udì della sua morte” (Murray, Wesley, p. 46).
Ciò che Murray neglige di menzionare è che nel frattempo Wesley formò e godè di strette relazioni con altre donne, che, anche se non furono adultere, furono illegittime per un uomo sposato, e devastanti per Mrs. Wesley. Sulla base delle lettere del marito a queste donne, e la sua calorosa e stretta comunione con loro, Molly Wesley accusò John Wesley di adulterio. Tomkins conclude che, anche se “con tutto il dovuto rispetto a Molly Wesley, di certo non fu adultero,” le “sue personali relazioni con le donne furono, perfino secondo alcuni suoi ammiratori, un’ ‘inescusabile deolezza’” (Tomkins, Wesley, p. 197). Un uomo sposato non ha bisogno di commettere adulterio per peccare gravemente contro sua moglie, il matrimonio, e il matrimonio di Dio, con le sue relazioni con altre donne, o con un’altra donna.
Era una pratica abituale di Wesley quella di portare avanti la sua guerra al Calvinismo per cambiare ed elidere passaggi negli scritti di altri che supportavano il Calvinismo ed opponevano il suo vangelo del libero arbitrio. “Wesley di solito ‘corresse’ ed editò i passaggi che erano in conflitto con la sua posizione dalle ristampe di scrittori Puritani di cui faceva la supervisione” (Murray, Wesley, p. 68). Questa era una trasgressione abituale del nono comandamento nel corso della violazione del primo, secondo e terzo comandamento.
Nella controversia Wesley studiava ambiguità e mentiva per difendersi e per promuovere i suoi falsi insegnamenti. “A volte,” Murray concede, “è difficile evitare l’impressione che fosse equivoco” (Murray, Wesley, p. 224). I suoi contemporanei riconobbero il suo inganno. Uno disse: “Lo conosco da tanto. E’ un’anguilla, prendilo da dove vuoi, ti scivolerà tra le dita” (citato in: Murray, Wesley, pp. 224, 225).
Il pio Toplady non fu troppo forte quando avvertì l’ingannevole eretico del fatto che si trovava in pericolo mortale di dannazione:
Chi condanno? Chi consegno empiamente alla punizione futura? Io non condanno nessuno. Non oso pronunciarmi a riguardo dello stato eterno di alcun uomo. Per questo non giudico nemmeno Mr. Wesley stesso: tuttavia devo dirgli che se sia (come sincerissimamente desidero che possa essere) la volontà divina di salvarlo, egli ha una porta molto stretta da passare attraverso prima di giungere in cielo (Augustus M. Toplady, “More Work for Mr. John Wesley,” in The Works of Augustus Toplady, London: J. Cornish, 1853, p. 732).
La ragione per questo avvertimento era che Wesley “è ancora morto alla sensazione di vergogna come è cieco alle dottrine di Dio” (Toplady, Works, p. 732).
Murray e gli Uomini di Murray
Ciò che fa apparire i peccati di Wesley come rosso rubino nel libro di Murray è che essi sono ammessi da parte di un autore che cerca disperatamente di coprirli tutti. Iain Murray ha scritto il libro come un’entusiastica lode del predicatore Metodista e del suo risveglio. Ognuna delle iniquità di Wesley, dottrinali come pratiche, è minimizzata, scusata, o spiegata superficialmente. Se dovessimo credere a Murray, Wesley oppose il Calvinismo perchè temeva il pericolo dell’”Ipercalvinismo,” un male molto peggiore dell’eresia del libero arbitrio arminiana, se per Murray il libero arbitrio arminiano è poi un’eresia … “Vi è tuttavia qualcosa da dire in difesa del fraintendimento di Wesley a riguardo del Calvinismo. I Riformatori e i Puritani non ebbero mai da fronteggiare l’Ipercalvinismo” (Murray, Wesley! dtw15 , p. 61).
Inoltre, secondo Murray, Wesley fraintese il Calvinismo. Egli suppose che la dottrina calvinista della predestinazione insegna che Dio, nell’amore, ha eletto soltanto alcune persone, mentre ha riprovato altre in odio. Infatti, secondo Murray, il Calvinismo non insegna una tale cosa. Il Calvinismo insegna l’amore di Dio per tutti gli uomini senza eccezione. Il Calvinismo insegna l’amore di Dio in Gesu’ Cristo per tutti gli uomini senza eccezione. “Il punto tra il Calvinismo e l’Arminianesimo non è se Dio ami tutti gli uomini, è se Dio ami tutti gli uomini egualmente” (Murray, Wesley, pp. 60-63). Se Wesley avesse compreso che il Calvinismo insegna una grazia universale ineffettiva, piuttosto che particolare e sovrana, non avrebbe opposto il Calvinismo come egli fece!
Similmente, Wesley negò la giustificazione per sola fede a motivo della sua avversione all’antinominasimo rampante nella chiesa del tempo: “Parte del problema di Wesley era la sua preoccupazione ossessiva con l’Antinomianismo” (Murray, Wesley, p. 227).
Per quanto riguarda le iniquità morali di Wesley, Murray ci assicura che Wesley smantellò gli scritti degli antichi Puritani togliendovi le loro affermazioni Calviniste (che si presume che fossero affermazioni riguardanti una grazia particolare e sovrana, dal momento che i Puritani non hanno imparato il loro Calvinismo da Iain Murray), citò i suoi oppositori in modo diverso da quanto avevano scritto, rivide le confessioni, e mentì quando avvertì il calore della controversia, perchè era un uomo molto indaffarato, che scriveva molto e non aveva tempo per l’accuratezza. “Una parte della spiegazione è che Wesley lavorava troppo velocemente e con troppa indifferenza alla stretta coerenza” (Murray, Wesley, pp. 225, 226).
Wesley and The Men who Follow è importante perchè espone un moderno seguace di Wesley tanto quanto perchè, non intenzionalmente, espone John Wesley. Il seguace moderno di Wesley è l’autore del libro.
Iain Murray professa di essere un Calvinista. Egli è un ministro Presbiteriano in Scozia. A capo dell’influente Banner of Truth Trust, ha il nome di un campione di spicco del Calvinismo, non soltanto in Gran Bretagna, ma anche in tutto il mondo.
A riguardo del vangelo e la teologia di Wesley, che consisteva di grazia universale condizionata dal supposto libero arbitrio dell’uomo, di giustificazione per fede ed opere, di un’espiazione universale, del perdere la salvezza da parte dei santi, della seconda benedizione di perfezione istantanea, e del blasfemo attacco alla predestinazione, il giudizio di Murray è: “il fondamento della teologia di Wesley era sano” (Murray, Wesley, p. 77). La teologia di Wesley era meramente “confusa” (Murray, Wesley, p. 79). Murray loda Wesley per la sua “dedizione alla Bibbia” (Murray, Wesley, p. 80). La linea del libro di Murray è che Wesley predicò il vangelo e che il suo risveglio fu una gloriosa opera dello Spirito di Cristo per mezzo del vangelo.
E’ ora evidente quello che Iain Murray e la Banner of Truth al suo comando stanno facendo alla fede Riformata in Gran Bretagna e, per come hanno opportunità, nel mondo. Essi stanno distruggendo il Calvinismo dall’interno.
I nemici all’esterno assalgono il Calvinismo apertamente perchè insegna la grazia sovrana e particolare che è basata nell’elezione eterna, la quale ultima è parte dell’unico decreto che comprende l’eterna riprovazione degli altri.
Murray e i suoi uomini corrompono il Calvinismo insidiosamente, dall’interno. Essi ritraggono il Calvinismo come una dottrina di amore universale di Dio per i peccatori. Essi sono perfettamente silenziosi a riguardo della riprovazione, e non dicono altro che la dottrina di un amore universale per i peccatori implica necessariamente la reiezione della riprovazione. Essi portano avanti una guerra rumorosa e senza tregua contro la dottrina della particolarità della grazia di Dio nel vangelo, solo per gli eletti, e la condannano come il peggior nemico che il Calvinismo ha mai avuto: “Ipercalvinismo.” Ed essi lodano fino al cielo il “vangelo” di un John Wesley, che il mondo conosce come il messaggio della grazia universale sospesa sul libero arbitrio del peccatore, il “vangelo” che il Sinodo di Dordt giudicò una forma di Pelagianesimo “dall’inferno” (Canoni di Dordt, II, Reiezione degli Errori 3).
Ecco, secondo Murray e i suoi uomini, la grazia universale ineffettiva, radicata in una volontà di amore di Dio priva di riprovazione è … Calvinismo!
Ed il messaggio della grazia sovrana per gli eletti soltanto, che realiza la salvezza di tutti quelli a cui Dio la dà nella predicazione del vangelo è … Ipercalvinismo.
Non giunge come una sorpresa, quindi, che alla fine del libro Murray, avendo difeso l’insegnamento di Wesley come il vangelo, ed avendo ricomposto il Calvinismo come grazia universale ineffettiva, propone che di qui in poi consideriamo l’Arminianesimo ed il Calvinismo come due forme del vangelo che cooperano. Qualcosa di “buono” proiene dalla controversia tra Wesley ed i Calvinisti. “Uomini da entrambi i lati della divisione hanno rivalutato il tanto che avevano in comune … Ciò condusse alla determinazione che da allora in poi i Calvinisti e gli Arminiani evangelici, senza minimizzare le loro differenze, dovessero rispettarsi l’un l’altro ogni volta che fosse possibile” (Murray, Wesley, p. 230).
“Calvinisti ed Arminiani evangelici“!
Due forme dell’unico e stesso vangelo!
Così che la fede Riformata rispetti e faccia tutto quanto è in suo potere per aiutare la diffusione del messaggio che la salvezza dipende dal libero arbitrio dell’uomo, che Cristo morì per moltitudini che tuttavia periscono all’inferno, che la grazia di Dio è resistibile, che si può perdere la salvezza, e che la gloria della salvezza appartiene al peccatore. Perchè questo messaggio, secondo Murray, è una forma del vangelo di Dio.
Murray cita un vecchio predicatore con approvazione. “Arminio, Calvino, Baxter, tutti uomini eccellenti, ognuno a modo suo proprio, e tuttavi quanto divisi nelle loro nozioni! Ma Gesu’, quell’eterna fonte di amore, benedirà, spererei da parte mia con carità, tutti quelli che sinceramente desiderano magnificare il suo santo nome, nonostante le loro differenti comprensioni di questi punti” (Murray, Wesley, p. 231).
Due Testimoni
Molto del Cristianesimo Calvinista nominale, specialmente in Gran Bretagna, mostra la sua approvazione. Si leggano le revisioni favorevoli del libro di Murray su Wesley nella stampa Riformata. Si noti la popolarità di Murray e la Banner presso i Calvinisti professanti.
Ma rimangono almeno due testimoni del fatto che Murray e i suoi uomini stanno corrompendo la fede Riformata al suo cuore stesso, e del fatto che la grazia di Dio è sovrana ed irresistibile.
Le Protestant Reformed Churches [Chiese Protestanti Riformate].
E Dordt.
Da: The Standard Bearer, Volume 80, nº 6