Capitolo 2
In lui ci ha eletti prima della fondazione del mondo. – Efesini 1:4
Nel capitolo precedente abbiamo visto che, nonostante l’impossibilità di mettere in evidenza delle nuove verità per quanto riguarda un argomento così antico come quello della salvezza per grazia, possiamo almeno rispolverare certi aspetti antichi e fondamentali di questa dottrina e dare nuova enfasi ad alcune verità che oggi sono dimenticate o negate. Una di queste verità è la dottrina biblica della elezione sovrana a salvezza. Di certo non è una dottrina popolare. Specialmente nei nostri giorni, non incontra il favore generale, anche nel mezzo di coloro che professano di credere che un peccatore è salvato per sola grazia. Che la grazia sovrana debba essere grazia particolare, e che grazia particolare presupponga un elezione libera e sovrana, questa è una verità che da molti è vista come appartenere alla vecchia bottega ecclesiale o dogmatica. Piuttosto oggigiorno sono molto più popolari coloro che apertamente e arditamente negano la dottrina della sovrana predestinazione di Dio e che predicano la salvezza presentandola come una possibilità, una chance per tutti. Dio da parte Sua desidera seriamente la salvezza di tutti gli uomini, e la offre a tutti. E l’uomo, con un atto del suo libero arbitrio, ha la capacità di accettare o rifiutare tale salvezza offerta. Non può esserci dubbio sul fatto che, se la verità dovesse essere determinata da un voto popolare, la dottrina della elezione sovrana sarebbe rigettata da una ampia maggioranza.
Non si medita sulla dottrina dell’elezione. Tale verità non è mai stata popolare; e una maggioranza di voti di certo non è affidabile per determinare quale sia la verità su Dio, Cristo, l’uomo e la salvezza. In questo dobbiamo sempre rivolgerci alla Parola di Dio. E se accettiamo incondizionatamente gli insegnamenti della Sacra Scrittura, allora non può esserci dubbio nelle nostre menti sula fatto che Dio abbia scelto costoro per essere salvati. Nostro Signore, ammirando i frutto della Sua opera in Galilea, pronuncia questo notevole ringraziamento verso il Padre: “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai savi e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli. Sì, o Padre, perché così ti è piaciuto. Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio, e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio avrà voluto rivelarlo” (Matteo 11:25-27). Ai giudei in Capernaum che lo rigettano, il Signore dice trionfante: “Tutto quello che il Padre mi dà verrà a me …”. E ancora, “Nessuno può venire a me, se il Padre che mi ha mandato non lo attira” (Giovanni 6:37, 44). Quando i giudei di Gerusalemme non credono in Lui, dice il Signore che costoro non credono perché non sono le Sue pecore. Le Sue pecore ascoltano la Sua voce, e Lui le conosce, e loro lo seguono; ed Egli dona loro vita eterna; e nessuno le rapirà mai dalla Sua mano. E queste pecore sono coloro che il Padre gli ha dato: “Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti; e nessuno le può rapire dalla mano del Padre mio” (Giovanni 10:26-29). In Romani 8:28 noi siamo assicurati del fatto che tutte le cose cooperano per il bene di coloro che amano Dio. Perché? Perché coloro che amano Dio sono chiamati secondo l’eterno proposito di Dio. E cos’è questo eterno proposito? Eccolo: “Poiché quelli che egli ha preconosciuti, li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del suo Figlio, affinché egli sia il primogenito fra molti fratelli. E quelli che ha predestinati, li ha pure chiamati; quelli che ha chiamati, li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati” (Romani 8:29-30). Fu detto a Rebecca: “Il maggiore servirà al minore,” e, anche questo, prima che i bambini fossero nati, e prima che avessero fatto alcunché di buono o malvagio, “affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio secondo l’elezione e non a motivo delle opere, ma per colui che chiama) … come sta scritto: «Io ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù»” (Romani 9:11-13). “Egli dice infatti a Mosè: «Io avrò misericordia di chi avrò misericordia, e avrò compassione di chi avrò compassione». Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia” (Romani 9:15-16). E L’Iddio e Padre del Signore Gesù Cristo “ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo, allorché in lui ci ha eletti prima della fondazione del mondo” (Efesini 1:3-4). Infatti Egli ci ha “predestinati ad essere adottati come suoi figli per mezzo di Gesù Cristo secondo il beneplacito della sua volontà” (Efesini 1:5). E in Cristo “siamo anche stati scelti per un’eredità, essendo predestinati secondo il proponimento di colui che opera tutte le cose secondo il consiglio della sua volontà” (Efesini 1:11). Potremmo citare molti più passi, ma questo dovrebbe essere sufficiente per provare che la dottrina dell’elezione a salvezza è pienamente Scritturale.
Ovviamente, è impossibile in queste pagine spiegare questa dottrina in tutte le sue implicazioni. Ma lasciatemi stabilire, in primo luogo, che la dottrina Scritturale dell’elezione significa che Dio ha dall’eternità sovranamente determinato chi deve essere salvato in Gesù Cristo, avendo ordinato tutti gli strumenti e le maniere per la loro salvezza, e significa anche che questi si distinguono da coloro che Egli si propose di non salvare. E mireremo specialmente a tre elementi di questa verità: l’elezione è un’elezione personale, un’elezione sovrana, e un’elezione organica.
Essa è un’elezione personale. Con questo intendo che è un’elezione di persone, i cui nomi Dio ha scritto dall’eternità nel libro della vita. Vogliamo enfatizzare ciò contro la veduta di coloro che cercano di spiegare l’insegnamento Scritturale sull’elezione come se esso significasse che Dio abbia scelto una nazione, la nazione d’Israele, e inoltre nemmeno a salvezza eterna ma verso alcuni privilegi temporali e nazionali; oppure contro quelli che la spiegano dicendo che Dio sceglie solo certe condizioni, come la fede in Cristo, e, quindi, si può dire che Egli abbia eletto credenti alla vita eterna. Ma Giacobbe ed Esaù appaiono proprio essere delle persone in Romani 9:13, non nazioni né condizioni. E inoltre leggiamo che quando Paolo predicò il vangelo ai Gentili in Antiochia di Pisidia “tutti coloro che erano preordinati alla vita eterna credettero” (Atti 13:48).
Secondo, dobbiamo evidenziare che l’elezione è assolutamente sovrana.
Con questo intendiamo che Dio è il Signore anche della salvezza, e che la base e la causa del Suo scegliere qualcuno a salvezza non deve essere ricercata nell’uomo, ma in Lui solo. L’elezione è per grazia, non per opere. È necessario affermarlo con speciale enfasi contro coloro che cercano la base della loro elezione nell’aver eletto sé stessi. Ammesso, essi dicono, che la Scrittura insegni un’elezione personale, così che Dio dall’eternità abbia ordinato chi debba essere salvato, questo non può implicare che nella Sua elezione Egli non abbia alcuna considerazione per il carattere e le opere degli eletti. Egli piuttosto sceglie i migliori. La causa ultima dell’elezione e della riprovazione non può essere il mero volere dell’Altissimo. Ciò sarebbe arbitrario. Presenterebbe Dio come un tiranno. Pertanto, la predestinazione si basa sulla prescienza di Dio. È basata del prevedere le buone opere. Dio previde e preconobbe dall’eternità coloro che sarebbero stati disposti a credere e ad accettare Cristo e coloro che lo avrebbero rigettato, ed elezione significa che Egli ordinò i primi a vita e gloria eterne. L’elezione, quindi, non è sovrana. Essa è condizionata dall’arbitrio dell’uomo. Non è per grazia, ma per opere. E questo perché la Bibbia insegna che chiunque vuole può prendere dall’acqua della vita gratuitamente. Tuttavia, quanto appena detto questo non è in accordo alla Parola di Dio. Sia chiaro, non abbiamo obiezioni al vangelo secondo il quale chiunque vuole può venire e prendere gratuitamente dall’acqua della vita. E aggiungiamo che tutto coloro che vengono sicuramente riceveranno: perché il loro stesso voler venire è già il frutto della grazia e il risultato dell’elezione eterna. Questo perché la fede e il voler venire non sono la causa dell’elezione divina; al contrario, il voler venire a Cristo è il frutto della grazia predestinante di Dio (Romani 9:16). Infatti, riguardo i gentili in Antiochia non è detto che quanti di loro cedettero, o quanti di loro vollero credere, furono perciò ordinati a vita eterna; è vero l’opposto, cioè che coloro che erano ordinati a vita eterna cedettero. Noi non siamo scelti perché siamo migliori degli altri, infatti come loro anche noi siamo per natura figli d’ira. Non c’è assolutamente nulla di cui vantarsi. L’elezione è sovrana. Si poggia su Dio solo. È per grazia. Dio è il Signore!
Ma l’elezione è anche organica. Quando insistiamo, sulla base delle Scritture, che l’elezione è personale, non intendiamo che Dio ha arbitrariamente determinato di salvare un numero di persone e altrettanto arbitrariamente ha lasciato il resto in perdizione. Non c’è arbitrarietà in Dio. Tutte le Sue opere nel tempo e nell’eternità sono perfette, e caratterizzate da somma sapienza. L’elezione è secondo il suo proposito eterno. E questo proposito consiste nella somma rivelazione della gloria di Dio, attraverso Gesù Cristo, l’incarnato Figlio di Dio, il primogenito di ogni creatura, il quale morì e risuscitò, e che è esaltato alla destra di Dio; e per Gesù Cristo, questa gloria di Dio deve essere manifestata tramite i milioni e milioni di eletti glorificati che lo conosceranno e proclameranno le Sue gloriose lodi, e attraverso l’intera nuova creazione, i nuovi cieli e la nuova terra nelle quali regnerà la giustizia. L’elezione è susserviente a questo grande proposito, dominata da questo proposito. Perciò, Dio non ha scelto un numero arbitrario di persone; Egli ha scelto una chiesa, il corpo di Cristo, un tempio santo nel Signore. Un tempio non è una semplice pila di mattoni e di altro materiale da costruzione che più grande è meglio è: esso è piuttosto un bellissimo intero, rappresentante un’idea, dove ogni parte deve occupare il suo proprio posto al fine di servire la bellezza del tutto, così che il numero e la posizione di ogni parte è determinata dall’intero. Questo vale anche per la chiesa. Essa è un grande intero, che rappresenta un’idea, la gloria di Dio in Cristo, concepito dal perfetto artigiano; e la posizione e il numero di tutti i membri del tutto è determinato nell’eterna sapienza e proposito di Colui che opera ogni cosa secondo il consiglio della Sua propria volontà. E quando tutti gli eletti verranno raccolti, e la chiesa di tutte le epoche sarà perfezionata e glorificata, essa sarà il capo della nuova creazione, nella quale tutte le cose saranno unite in Cristo, e Dio sarà tutto in tutti! Questa è l’elezione!
Questa dottrina è di grande importanza e ha un grande significato pratico.
Del tutto appropriatamente, questa dottrina è stata chiamata cor ecclesiae, il cuore della chiesa. L’intero sistema della dottrina della salvezza per grazia è costruito su di essa e l’ha come suo fondamento, e cade o sta in piedi con questa verità. Se negate o distorcete questa essenziale verità, potrete anche continuare a parlare incoerentemente di salvezza per grazia per un certo tempo, ma alla fine perderete sicuramente tutte le grandi dottrine della salvezza. Negatela, e non potrete sostenere la dottrina della totale depravazione: perché se in certa misura presentate la salvezza come dipendente dalla volontà e dalla scelta del peccatore, siete obbligati ad attribuirgli qualche residuo di bontà grazie al quale sia capace di compiere la giusta decisione e scelta. Rifiutate di accettare la dottrina della sovrana elezione, e infine negherete la verità dell’espiazione vicaria. Perché se la morte di Cristo è sostitutoria, coloro per i quali Egli morì sono sicuramente giustificati e riconciliati a Dio. Ma è evidente che non tutti gli uomini vengono salvati. Quindi, dovete scegliere tra due alternative: o Cristo rappresenta gli eletti, oppure nella Sua morte Egli non pagò veramente per i peccati di coloro per i quali morì. L’elezione e l‘espiazione vicaria sono inseparabilmente connesse. Lo stesso è vero per la relazione tra elezione e tutte le benedizioni della salvezza che ci sono donate in Cristo Gesù nostro Signore, quelle della chiamata e della fede, della giustificazione e della santificazione, della speranza e dell’amore, della preservazione e della perseveranza. O queste sono tutte benedizioni della grazia, e quindi sorgono dall’elezione sovrana, oppure dipendono dalla volontà e dall’opera dell’uomo, e quindi non sono per grazia. La dottrina dell’elezione è di centrale importanza per l’intero corpo della verità della salvezza.
Ma questa verità ha anche un immenso significato pratico. Essa è la condizione indispensabile di ogni vera religione. Perché ogni vera religione e Teocentrica. E ciò è vero solo di quella religione che ha la sua ultima fonte nella elezione sovrana di Dio perché essa sola confessa che Dio è tutto e che l’uomo è un nulla assoluto. Così all’uomo non rimane niente di cui vantarsi. Tutta la sua bontà, buona intenzione, opere, religione, pietà sono gettate nella polvere in quanto insignificanti davanti a Dio. Questo perché noi siamo salvati in quanto siamo stati scelti. E noi siamo scelti non perché ci siamo distinti dagli altri, non grazie ad alcuna bontà o volontarietà da parte nostra, ma unicamente perché è piaciuto a Dio di distinguerci, e questo per sola grazia. Dio è tutto! Noi non portiamo nulla a Lui, Egli dona a noi tutto. Non abbiamo nulla di cui gloriarci. Colui che si gloria si glori nel Signore!
Oltretutto, questa dottrina conferisce un indicibile consolazione ed è la fonte di ogni vero conforto e certezza. Non ci si può azzardare di obiettare che questa dottrina non offre conforto ai poveri peccatori: niente può essere più lontano dalla verità. Certo, questa dottrina non ha alcun conforto per l’empio impenitente. Ma chiediamoci: c’è forse qualche forma di presentazione del vangelo che possa confortare l’empio e il malvagio? Non c’è alcuna pace per l’empio, dice Dio! Ma per il penitente, per l’anima che ricerca, per l’affamato e l’assetato, per il dolente e lo stanco, per costoro c’è forse un vangelo più confortante di quello della graziosa elezione di Dio? Costui può essere sicuro di essere ricevuto e perdonato: perché la sua penitenza, il suo cercare, il suo essere affamato e assetato non sono altro che il frutto della grazia che elegge. Inoltre, quando ci guardiamo intorno in questo mondo, pieno di confusione e follia, di corruzione e apostasia, c’è forse sicurezza da qualche parte, se non nella verità della divina elezione sovrana, nel fatto che la Sua opera non fallirà, che la Sua chiesa sarà senza dubbio raccolta e che il Suo regno sarà stabilito e manifestato in gloria? La salvezza appartiene al Signore: essa sarà sicuramente realizzata fino alla fine! Che le potenze delle tenebre ruggiscano, infurino e sorgano pure contro l’Iddio vivente e contro il Suo Unto, noi sappiamo che il loro ruggire e la loro furia possono solo strumenti usati per la realizzazione del sovrano proposito di Dio di salvezza. Le porte dell’inferno non potranno sopraffare la chiesa! Niente può separarci dall’amore di Dio che è in Cristo, nostro Signore!
(Capitolo 2 di: Herman Hoeksema, The Wonder of Grace, Reformed Free Publishing Association, MI, USA, 1982; traduzione italiana: Marco Barone)