Capitolo 5
…In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio – Giovanni 3:3
Quando il ramo, o il tralcio, di un albero da frutto è innestato sul tronco di un altro albero, il primo risultato di questa unione organica è che la natura e la vita dell’albero iniziano a distribuirsi lungo il germoglio innestato. Tale risultato è piuttosto nascosto alla nostra vista. È un’operazione misteriosa. Infatti, per un tempo potrebbe apparire all’agricoltore che si stia verificando l’esatto opposto, cioè che il tralcio innestato stia morendo a causa dell’innesto, scrutando se boccioli o germogli possano apparire prima che l’innesto si secchi. Ma se l’innesto ha successo, allora il ramo innestato riceve l’inizio di una nuova vita grazie all’unione con il tronco.
Lo stesso è vero del peccatore che è stato unito a Cristo. Egli è un ramo dell’albero selvatico della razza umana colpevole e corrotta. Egli ha una natura selvaggia e genera frutti corrotti e selvatici. Ma Cristo è quel tronco nuovo e coltivato, la radice di un albero nuovo. Quando quel peccatore morto e selvatico è unito e innestato in Cristo, il primo risultato di questa unione è che la nuova natura e la nuova vita di Cristo sono impartite al peccatore corrotto. Costui viene rinnovato. Spiritualmente, è diventato un altro uomo. E questo non è detto che avvenga in un sol colpo. Cioè non è detto che costui divenga immediatamente conscio del profondo cambiamento che è stato operato in lui. Forse egli non giunge subito al ravvedimento e ad una fede consapevole. Ma sta di fatto che, se uno è in Cristo, egli è una nuova creatura: le cose vecchie sono passate, ed, ecco, tutte le cose sono fatte nuove (2 Corinzi 5:17)!
Questo cambiamento iniziale e profondo è chiamato dalle Scritture con il nome di rinascita, o rigenerazione, del peccatore. La Bibbia parla di questa rinascita frequentemente e in modi diversi. A coloro che hanno ricevuto il diritto di diventare figlio di Dio, Giovanni scrive: “i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà di uomo, ma sono nati da Dio” (Giovanni 1:13). Questo implica che la rinascita è quell’opera unicamente divina con la quale Dio ci impartisce la Sua stessa natura, così che possiamo divenire come Lui, e figli Suoi. Il Salvatore dice a Nicodemo: “In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio” (Giovanni 3:3). Questo passaggio ci insegna chiaramente che la rigenerazione è quella condizione assolutamente indispensabile per ogni attività spirituale. Prima che un uomo venga rigenerato, egli non può fare nulla di positivo per quanto riguarda le cose spirituali del regno di Dio. In 1 Pietro 1:3 l’apostolo scrive che siamo stati rigenerati ad una viva speranza per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti, e, anche questo, secondo l’abbondante grazia di Dio. E al verso 23 dello stesso capitolo leggiamo che siamo “stati rigenerati non da un seme corruttibile, ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio vivente e che dura in eterno”. Nella sua prima epistola l’apostolo Giovanni sottolinea spesso che i credenti sono nati di nuovo. “Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché il seme di Dio dimora in lui e non può peccare perché è nato da Dio” (1 Giovanni 3:9). E “se voi sapete che egli è giusto, sappiate che chiunque pratica la giustizia è nato da lui” (1 Giovanni 2:29). E ancora: “Noi sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca” (1 Giovanni 5:18). Perciò, i credenti sono chiamati frequentemente i figli di Dio non solo in quel senso giuridico che gli permette di essere adottati come figli, ma anche nel senso spirituale, in quanto essi sono partecipi della natura divina e sono conformati in accordo all’immagine di Suo Figlio. Tale cambiamento è così radicale che uno che è in Cristo viene chiamato nuova creatura (2 Corinzi 5:17). Questo non è altro che la resurrezione dai morti: “In verità, in verità vi dico: L’ora viene, anzi è venuta, che i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e coloro che l’avranno udita vivranno”(Giovanni 5:25).
Ora, in cosa consiste questa meravigliosa opera della grazia chiamata rinascita o rigenerazione del peccatore? Si tratta di qualcosa come una riforma morale, o la coltivazione di una personalità, oppure il rendere l’uomo moralmente migliore? È uguale alla conversione? Questa rigenerazione dipende in qualche senso dalla scelta dell’uomo? Il peccatore deve in qualche modo o in qualche grado cooperare alla sua rigenerazione? Queste sono domande importanti, e dalle nostre risposte dipende una verace concezione della salvezza per sola grazia.
In generale, possiamo affermare, come è ampiamente evidente da tutti i passi della Scrittura citati, che la rigenerazione è quella prodigiosa opera della grazia di Dio grazie alla quale il peccatore è risuscitato dalla sua morte spirituale ad un inizio di vita spirituale. Senza addentrarci in un’esposizione dettagliata, ci soffermeremo sui punti principali che seguono.
Prima di tutto, la rigenerazione, o rinascita, ci ricorda con forza che a causa della sua prima nascita l’uomo è morto. Egli è nato morto. Se non fosse così, perché le Scritture dovrebbero insistere così tanto sul fatto che deve nascere di nuovo? E, se non fosse così, perché la Bibbia dovrebbe parlare di questo cambiamento del peccatore chiamandolo risurrezione? Per di più, la Parola di Dio stessa testimonia abbondantemente che il peccatore è morto nel peccato. Ma cosa significa? Di certo non significa che non egli non possiede vita naturale, o che a causa del peccato si sia trasformato in un altro essere. Che egli viva, naturalmente parlando, è evidente, egli si muove in questo mondo e compie molte cose grandiose. Egli pensa e vuole, pianifica e congettura, scopre e inventa, vede e sente, parla e reagisce al mondo intorno a lui. Ma spiritualmente parlando, cioè, in relazione a Dio e a ciò che è buono, egli è morto. La sua intera natura è corrotta. Il peccato non è una questione di semplici azioni. Se così fosse, egli avrebbe bisogno solamente di una riforma e di educazione. Ma morte spirituale implica che la stessa natura del peccatore è corrotta. La sua mente è ottenebrata, e gli impedisce di discernere il bene e il male. La sua volontà è perversa e ostinata, e gli impedisce di scegliere il bene. Tutte le sue inclinazioni sono impure e contaminate, e gli impediscono di compiacersi nel bene. Ma questa morte spirituale significa molto altro. Il peccatore non solo è un ammasso di materia interamente passivo e inattivo. Egli è molto peggio. Infatti egli odia ciò che è bene e ama le tenebre piuttosto che la luce perché il suo cuore, dal quale sgorgano le sorgenti della vita, è corrotto, la sua mente è ottenebrata e la sua volontà è perversa. E, per quanto riguarda il vangelo e le cose del regno di Dio, questo significa che l’uomo naturale manca della capacità, della facoltà di comprenderle. Costui non ha occhi per vedere, né orecchie per udire, né mente per discernere, né volontà di desiderarle né sceglierle. Egli non può accettare Cristo, e nessuna persuasione potrà indurlo ad accettarlo. Non è capace di essere affamato e assetato di giustizia. Al contrario, in questa condizione di natura egli reagirà sempre contro il vangelo, resisterà lo Spirito Santo, e rigetterà il Cristo di Dio. A meno che un uomo non sia nato di nuovo, egli non può vedere il regno di Dio.
Ma, secondo punto, è dovere fare un’altra osservazione riguardo lo stato di natura dell’uomo. Egli non solo è morto nel peccato; egli è anche terreno. Egli fu tratto dalla polvere della terra, e a questa terra è legato e costretto. Questo non significa che Adamo nel suo stato di rettitudine non amava Dio e non cercava la Sua gloria in tutte le cose, ma significa che le cose celesti, cioè quelle cose che occhio non ha visto e orecchio non ha udito e che non sono mai sorte in cuore d’uomo, queste cose gli erano celate. Quindi, anche se l’uomo naturale non fosse morto nel peccato, egli sarebbe comunque terreno e avrebbe comunque bisogno di ricevere continuamente nuove forze al fine di discernere e di aspirare alle cose celesti del regno di Dio. Anche questo è presupposto nella rigenerazione: ricordiamoci infatti che la nuova nascita è la risurrezione; e tale risurrezione non è il ritorno ad una vita precedente, ma il risorgere ad un più alto e celeste livello di vita.
Terzo punto: la rigenerazione è quel cambiamento nell’uomo il quale lo rende capace di cercare il regno di Dio. Non stiamo parlando di conversione, e non deve essere confusa con essa. Nella conversone l’uomo è attivo: egli inizia ad usare il potere e le facoltà che gli sono state date nella precedente rigenerazione. Egli diventa conscio della nuova vita. Egli si ravvede, si confessa, si pente, è affamato e assetato del pane e dell’acqua della vita, crede e abbraccia Cristo e tutti i Suoi benefici, fugge dal peccato e ricerca il bene. Ma questa non è la nuova nascita in sé, è piuttosto l’attività del nuovo nato spiritualmente. Quando un bambino nasce, egli è attivo; egli piange, si muove, scalcia e cerca il seno della madre dal quale prende nutrimento. Egli ha ricevuto nella sua concezione e nascita la capacità e le facoltà di fare tutte queste cose. Lo stesso vale per il peccatore nato di nuovo. Egli è un bambino neonato nel senso spirituale. Egli deve nascere di nuovo prima di poter agire. Egli deve avere occhi prima che possa vedere, orecchie prima che possa udire, una capacità spirituale prima che possa discernere, un nuovo volere prima che possa desiderare e accettare le cose del regno di Dio. Deve avere il potere della fede prima che possa credere, il dono del ravvedimento prima che possa ravvedersi, e l’amore di Dio deve essere sparso sul suo cuore prima che egli possa corrispondere a tale amore. Tale capacità è instillata nel cuore del peccatore nella nuova nascita, la rigenerazione. In quest’ultima, Dio, tramite l’efficacia dello Spirito, “apre il cuore chiuso, ammorbidisce quello duro, circoncide quello incirconciso, infonde nuove qualità nella volontà, e la rende da morta viva, da cattiva buona, da nolente volente, da refrattaria accondiscendente, e la aziona e fortifica, affinché, come un buon albero, possa produrre un frutto di buone azioni” (Canoni di Dordrecth III, IV, 11). Voi siete salvati per grazia, mediante la fede, e questo (cioè, la capacità della fede), non viene da voi, ma è il dono di Dio.
Inoltre, questa nuova nascita è una nascita dall’alto. È una resurrezione. È instillato nei cuori un nuovo principio di vita dal prodigio della rigenerazione. E questa nuova vita non è terrena, ma celeste; non è dal basso, ma dall’altro. È un inizio della risurrezione; è un principio della resurrezione e della vita di Cristo stesso! Perciò, tramite la rigenerazione siamo resi capaci non solo di ricercare la giustizia ma anche di aspirare alle cose celesti del regno di Dio. Grazie a questa nuova vita, noi diventiamo stranieri e pellegrini su questa terra, e cercatori di quella città il cui costruttore e architetto è Dio.
Quarto. Alla luce di tutto quello che è stato detto sulla nuova nascita, dovrebbe essere pienamente evidente che essa è una pura e semplice opera sovrana di Dio, un’opera nella quale il peccatore non ha alcuna parte, e nella quale non coopera in alcun senso con Dio, un’opera cioè dove il peccatore è interamente passivo. È importante che questo venga sottolineato al fine di difendere la salvezza per sola grazia, soprattutto ai nostri giorni dove questa verità di solito viene distorta e mal rappresentata. Coloro che insistono nel presentare la salvezza come dipendente dalla volontà dell’uomo non conoscono cosa sia la nuova nascita, sebbene ne parlino spesso. Rinascere come una nuova creazione, o risuscitare dai morti, non è contemplata nella concezione della salvezza di costoro. Essi rendono la rigenerazione qualcosa che dipende dal volere del peccatore. Dicono che se l’uomo semplicemente accettasse Cristo, egli sarebbe rigenerato. Offrono la rigenerazione al peccatore! Essi lo pregano e lo supplicano di rigenerarsi! Ciò è assurdo, assurdo come un uomo che va al cimitero per pregare i deceduti di uscire dalla tomba! Così come Adamo non cooperò nella sua creazione, e così come Lazzaro non cooperò nella sua risurrezione, allo stesso modo il peccatore non coopera con Dio nella sua rigenerazione. Essa è un opera di Dio soltanto, senza il nostro apporto. Infatti “questa è quella rigenerazione tanto celebrata nelle Scritture, la nuova creazione, la risurrezione dai morti, e la vivificazione, che Dio opera senza di noi, in noi. Ed essa non avviene affatto mediante il mero suono esterno della dottrina, o con la persuasione morale, o in un modo di operare tale che dopo l’operazione di Dio rimanga negli uomini la potestà di essere rigenerati o non essere rigenerati, convertiti o non essere convertiti; ma è un’operazione assolutamente sovrannaturale, potentissima e insieme soavissima, mirabile, arcana, ed ineffabile, nella sua virtù, secondo la Scrittura (che è ispirata dall’Autore di quest’opera), non minore o inferiore rispetto alla creazione, né alla risurrezione dai morti” (Canoni di Dordrecth III, IV, 12).
Per quinto, diciamo che questa verità è di grande importanze pratica. Essa lo è perché, prima di tutto, essendo unicamente l’opera di Dio nella quale il peccatore è pienamente passivo, è evidente che non c’è limite d’età per coloro che possono essere i recipienti di questa meravigliosa benedizione della grazia. Il peccatore più incallito, anche se vecchio e canuto, potrebbe essere rigenerato; ma anche l’infante potrebbero ricevere questa grazia di Dio. Infatti, c’è un’ottima ragione per credere che, nella sfera della chiesa, Dio di solito rigeneri i discendenti del patto durante la loro infanzia. Non solo, ma non c’è nemmeno ragione per disperarsi sulla loro salvezza nel caso dovessero morire durante l’infanzia, anche se non avessero mai ascoltato il vangelo; ma questa verità richiede a noi come chiesa, e come genitori, che noi cresciamo i nostri figli nella sfera del vangelo e li istruiamo nel timore del Signore fin dall’infanzia. Sul petto della madre il bimbo potrebbe imparare a balbettare le sue preghiere ed essere istruito in una prima conoscenza del vangelo. E quando diventa più grande, egli deve essere solidamente istruito nella Parola di Dio, non solo in casa e in chiesa, ma anche a scuola. Un’istruzione cristiana non è solo una chiamata: è anche una possibilità, e questo grazie a Dio alla sua meravigliosa opera della nuova nascita!
Inoltre, di questo straordinario mistero, possiamo essere certi che tale nuova nascita non andrà mai perduta o incompiuta, essendo un’opera d’autorità interamente divina. Essa potrebbe essere distrutta per quello che vediamo in quanto pecchiamo spesso e spesso ci rendiamo indegni della grazia di Dio! Ma Dio non muta mai. Una volta rigenerati, saremo sempre rigenerati. Ricordiamoci infatti che questa opera della grazia è operata dall’Iddio della nostra salvezzatramite Gesù Cristo nostro Signore. È il frutto del nostro essere uniti con Lui. È solo nell’unione con Lui che noi riceviamo questo nuovo principio di vita. Ma anche dopo essere rinati, non possediamo nuova vita in noi stessi. Tale vita è sempre in Cristo, e da Cristo questa vita fluisce costantemente nei nostri cuori tramite lo Spirito che in noi dimora. Essa è dipendente dalla nostra unione con il Salvatore. Ed è proprio questo che la rende salva e sicura. Egli non ci lascerà mai. E niente potrà mai separaci dal Suo amore! I doni di Dio sono senza pentimento!
(Capitolo 5 di: Herman Hoeksema, The Wonder of Grace, Reformed Free Publishing Association, MI, USA, 1982; traduzione italiana: Marco Barone)